venerdì 26 aprile 2024

"Specchio delle mie brame..." Vuoi conoscere il Futuro? Chiedi allo specchio.


Padre Ugolino Nicolini, in un articolo sulla stregoneria in Umbria, citava il Processo (1567) subito da una strega -di nome Porzia- del contado perugino...

« Si trattava di sapere se la padrona di casa, incinta, avrebbe partorito un maschio o una femmina.
Lo strumento per il sortilegio era costituito da uno specchio, lasciato a Porzia da un vecchio frate, specchio nel quale doveva guardare, dopo l'apposita formula di scongiuro suggerita dal frate, una fanciulla innocente
. » [1]

Lo specchio è uno strumento di contatto con i Morti:
la società medievale ne aveva ereditato l'uso dalla cultura tribale.
Mircea Eliade scriveva...

« i morti sanno tutto.
È una credenza universale che la mantica si spieghi col commercio coi morti
.
[...] Guardando nello specchio, lo sciamano può vedere l'anima del defunto. » [2]

I Morti, dotati di Onniveggenza, avrebbero predetto il futuro:
un bambino, più vicino al mondo sovrasensibile, privo di filtri razionali - meglio se figlio di un Mago! -, si credeva capace di ascoltarne la voce:
guardando attraverso lo specchio.

Ne Le Arti Magiche si legge...

« Si metteva uno specchio davanti ad un fanciullo, che d'ordinario era il figlio del mago, od un fanciullo che abitava nella stessa casa, e lo si metteva in una posizione tale che il solo ragazzo potesse vedere la superficie riflettente [...].
Allora il mago domandava al suo allievo che cosa vedesse sul terso metallo, e la risposta che dava il fanciullo era esattamente quanto doveva accadere nel futuro. » [3]

Ma il contatto con i Morti, assicurato dallo specchio, non era (sempre) gradito.

Proprio per evitare che la casa si infestasse quando c'era il morto in casa, gli specchi venivano coperti.
L'antropologo Giancarlo Baronti raccolse, in proposito, molte testimonianze preziose...

« La velatura degli specchi costituisce una delle prime azioni che si compiono nei primi momenti che seguono il decesso e in genere riguarda la stanza del morto, ma in alcuni casi viene estesa a tutta la casa

[...] "Se coprivono subito i specchie perché n ce se deve riflette l'immagine del morto sennò armane di lì e non je la fà a partì." » [4]


Nota all'immagine ---

_In apertura, miniatura con un giovane uomo che guarda, riflessa, la propria immagine su uno specchio: la Morte -in persona- lo regge.
Immagine tratta dal sito de la Bibliothèque Mazarine di Parigi:
Ms 507, folio 113.
Si trova, anche, in Biblissima.


Post sul pericolo di uno specchio rotto:

Non rompere lo specchio: i Morti che proteggono dai dèmoni.

◉ Sul legame tra bambini e mondo magico, vedi:

Bambini pagani? I piccoli Maghi e il Limbo.

M'ama / non m'ama: una divinazione d'amore fatta con i fiori.


Note al testo ---

[1] Cfr. Ugolino Nicolini, La stregoneria a Perugia e in Umbria nel medioevo: con i testi di sette processi a Perugia e uno a Bologna, estratto dal Bollettino della Deputazione di storia patria per l'Umbria, n. 84, Perugia, 1987, pp. 8-9.

Nicolini aveva desunto il testo da:
Antonino Bertolotti, Streghe sortiere e maliardi nel secolo XVI in Roma, Arnaldo Forni Editore [ristampa anastatica, 1979], Firenze, 1883, pp. 69-71.

"La Porzia teneva uno specchietto rotondo, chiuso da una scatoletta lignea, che le aveva lasciato un vecchio frate, morendo.
Questo specchio chiamavasi l'Angelo Bianco, poiché uno spirito, detto Gian Paolo, eravi stato constretto dal vecchio frate
."

[2] Cfr. Mircea Eliade, Lo sciamanismo e le tecniche dell'estasi, Edizioni Mediterranee, Roma, 1974, pp. 106 e 178.

[3] Cfr. Le Arti Magiche: magia suprema rossa e nera, segreti per diventare maghi, amuleti, filtri, ricette e formule magiche, Hermes Edizioni, Roma, 1985, pp. 142-143.
Consultabile alla pagina citata, su Google Libri.

[4] Cfr. Giancarlo Baronti, Margini di sicurezza: l'ideologia folclorica della morte in Umbria, Morlacchi, Perugia, 2016,
pp. 353 e 363.

giovedì 18 aprile 2024

Natura mutante: trucchi per inculcare la parola del Signore.

I predicatori avevano a che fare con pagani che capivano (solo) la lingua della Natura.

Le piante furono, per secoli, l'argomento forte dei sermoni:
studiate per veicolare la parola di Cristo!

È il caso della passiflora:
una pianta che ricorreva nei sermoni in Sud America...

« La pianta è originaria dell'America meridionale (Brasile, Perù) e i primi missionari in Sud America hanno voluto riconoscere nel suo fiore gli strumenti della Crocifissione:

le tre punte della foglia rappresenterebbero la lancia, i tre stimmi capitali i chiodi, i filamenti del calice macchiati di rosso e disposti in cerchio la corona di spine, gli stami con i filamenti saldati allo stilo e liberi alla sommità la spugna imbevuta di fiele oppure il martelllo, in altri elementi si riconosce qui il flagello, là la colonna
. » [1]
Usare le piante era una strategia comunicativa già praticata dagli evangelizzatori per convertire i pagani europei.

La conversione dei celti irlandesi fu attuata da san Patrizio usando una pianta che quei popoli (ben) conoscevano: il trifoglio.

San Patrizio spiegò agli Irlandesi che il trifoglio era come la Trinità:
tre foglie che insistono su uno stesso stelo.

Non c'era differenza sostanziale (!) tra adorare la Trinità e riconoscersi nel culto del Trifoglio...

« Per questa trasparente connessione con la Trinità la forma del trifoglio veniva spesso utilizzata per decorare le finestre e la arcate delle chiese medioevali, ed è per questo che il trifoglio è ancora oggi il simbolo della cattolicissima Irlanda:

secondo la leggenda, infatti, a questa pianticella san Patrizio, evangelizzatore degli Irlandesi, ricorreva per spiegare loro il difficile concetto della coesistenza e della unicità di Dio
. » [2]
Per la Croce di Cristo si doveva usare (solo) una pianta che desse frutti:
guai ad usare il salice, pianta che non dava frutti (commestibili) e che, per il suo aspetto 'sofferente', si associava alle streghe:

« il legno della croce da piantare nei campi doveva essere tagliato da un albero che dà frutto
[...] nel contado di Cascia non si usava il salice perché è albero che non dà frutto. » [3]


➔ La Natura al servizio dei predicatori ---

Francesco, lo stregone che piantava gli alberi.

➔ Sul salice, albero stregoneco ---

Salice di Ecate: il pianto che purifica.

➔ Sul noce, altro albero associato alle streghe ---

Le streghe e gli aborti: il Noce che rende libere.

➔ Sull'uso di appendere una ghirlanda per scacciare i dèmoni a Natale, vedi:

Ghirlande appese: l'esorcismo di Natale.


Note alle immagini ---

_Sopra, Cristo benedice le erbe affiancato dalla Vergine Maria.
Il manoscritto si trova al Trinity College di Cambridge, ed è visibile integralmente scansionato: ms O.2.48, folio 95r.

_La seconda immagine, con un sermone davanti all'albero, è una miniatura dal manoscritto Add MS 17341: folio 118r.

_In apertura del post, miniatura con un vescovo fito-zoomorfo:
dalle zampe ferine e la coda arborea.

→ L'immagine è tratta dal manoscritto Stowe ms 17: folio 42r.


Note al testo ---

[1] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo. Santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, p. 65.

[2] Cfr. Paolo Bartoli, Tocca ferro: le origini magico religiose delle superstizioni su fortuna e sfortuna, Protagon, Perugia, 1994, p. 112.

[3] Cfr. Mario Polia, Le piante e il sacro: la percezione della natura nel mondo rurale della Valnerina, Quater, Foligno, 2010, pp. 46-47.

venerdì 5 aprile 2024

Incantare è pregare? Quando il prete diventa uno Stregone.

Che differenza c'è tra il prete e lo stegone?

Ancora un secolo fa, nel mondo rurale, il divario tra le due figure non era netto.
Lo storico Schmitt scrive...

« [...] fino al folklore contemporaneo, il prete, il curato erano sovente confusi con lo stregone.
A maggior ragione, questa confusione minacciava i santi, che dovevano difendersene
. » [1]

Perfino in ambiente clericale il confine era sfumato...

« Nei tribunali ecclesiastici, termini come "strega" o "stregone", "mago", "incantatore" e "beneditore" erano usati quasi come sinonimi. » [2]

La confusione era determinata dalle preghiere recitate, a soggetto sacro: usate anche dai maghi per le evocazioni magiche...

« [...] il morente o la famiglia o altre persone a ciò delegate credono di riuscire ad incrementare il loro potere attraverso la ripetizione meccanica, non religiosa, di atti, preghiere e formule:

il credente, immergendosi così in un clima tipicamente magico, ripete per più volte e senza adesione vissuta e pensata ai contenuti, le giaculatorie o le orazioni, credendole più efficaci in funzione della loro ripetizione
. » [3]

Preghiera e magia hanno lo stesso meccanismo:
l'incanto reiterato.

L'istituzione sacerdotale sceglie, poi, cosa innalzare o condannare.

Valgono le parole del mago inglese Aleister Crowley...

« La messa è una cerimonia magica compiuta allo scopo di conferire a una sostanza materiale una virtù divina; ma non c'è nessuna differenza materiale tra un'ostia consacrata ed una non consacrata.
Eppure c'è una differenza enorme nella reazione morale del comunicando.

Ben sapendo che il suo principale sacramento è soltato uno tra gli innumerevoli esperimenti possibili della magia talismanica, la Chiesa non ha mai negato la realtà di quell'Arte, ma ha trattato come rivali i suoi esponenti.
Non osa tagliare il ramo su cui sta seduta. » [4]
Post sulle formule magiche che chiamano la divinità:

Ripeti TRE volte: poteri dello Scongiuro.

Dio è colpevole: punire la divinità.

Pratiche magiche nella devozione cristiana:

Sangue divinatorio: cosa cerca chi vaga nei cimiteri?

Il Vaticano: l'antico tempio degli Indovini. Vaticinare prima del Papa.

Attrazione dei dèmoni nei luoghi sacri:

Chiese Incatenate e streghe prigioniere!


Nota alle immagini ---

_Le miniature con il Vescovo diabolico (notare pastorale e corna), con cui ho illustrato il post, sono tratte da Le Pèlerinage de la vie humaine, manoscritto Ms Douce 300 digitalizzato nel sito della Bodleian Library di Oxford: folio 5, recto e verso.


Note al testo ---

[1] Cfr. Jean-Claude Schmitt, La parola addomesticata. San Domenico, il gatto e le donne di Fanjeaux in Religioni delle classi popolari, Il Mulino, Quaderni Storici [41], Bologna, 1979, p. 424.

[2] Cfr. Keith Thomas, La religione e il declino della magia, traduzione di Francesco Saba Sardi, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1985,
pp. 274-275.

[3] Cfr. Alfonso di Nola, La nera signora. Antropologia della morte, Newton Compton Editori, Roma, 1973, p. 173.

[4] Cfr. Aleister Crowley, La figlia della Luna, Edizioni Arktos, Torino, 1983, pp. 116-117.

martedì 26 marzo 2024

Mandragora: la 'bambolina' da onorare.

Nel mondo contadino era importante fare offerte alla mandragora...

« [...] ho potuto vedere di persona una mandragora alla quale venivano presentate offerte. » [1]

« [...] l'uomo spiegò che la "bambolina", se trattata bene, favorisce la produzione delle famose lenticchie locali e, allo stesso tempo, aumenta la ricchezza del possessore. » [1]

Si conservava la pianta 'agghindata' come una bambola.
Mario Polia, nel libro su "Le piante e il sacro", descrive (bene) questo rito domestico in Valnerina...

« Il nome col quale la mandragola era localmente conosciuta era "bambolina".
La radice era connotata dal "sesso", per cui esisteva una bambolina maschio ed una femmina
. » [1]

« Dietro la cassapanca, vi era una mandragola, alta circa venticinque centimetri, di "sesso" femminile mi assicurò il proprietario.
La mandragora era abbigliata come una bambola, con un vestitino a colori tra cui predominava il rosso.

Sul vestito erano appuntate con degli spilli alcune banconote
. » [1]

Guai a non rispettare la mandragora:
ai 'profanatori' sarebbe toccata una punizione terribile...

« [...] Loreto Niccoli mi parlò anche dei pericoli inerenti la raccolta della mandragora, il cui grido, lanciato al momento di essere estirpata, può uccidere chi la raccoglie. » [1]

« Lo svellere la pianta suscitava tempeste. » [2]

Perché si attribuivano poteri tremendi a una 'bambolina'?

Nella magia, il Sacro acquista -spesso- la forma, miniaturizzata, dell'intimità domestica.

Ciò che è piccolo e, apparentemente, trascurabile detiene poteri numinosi: guai a tralasciarlo!

Gilbert Durand, in Strutture antropologiche dell'immaginario, scriveva...

« Il folklore insiste sul ruolo casalingo, domestico di tutto questo "piccolo mondo":
i nani leggendari fanno cucina, coltivano l'orto, attizzano il fuoco

[...] restano nella coscienza popolare come piccole divinità maliziose certo, ma benefiche. » [3]


◉ Sul potere apotropaico del colore rosso, vedi:

Non sciogliere il nodo: un fiocco rosso contro i demoni.

◉ Sui festoni floreali apotropaici alla porta di casa, vedi:

Ghirlande appese: l'esorcismo di Natale.

Natura magica nel mito francescano:

Dov'è finita la mano? Indizi per un culto degli alberi alla Basilica di San Francesco.

Francesco, lo stregone che piantava gli alberi.



Nota all'immagine ---

_La miniatura sopra con una Mandragora rossa, di cui ho evidenziato un dettaglio in apertura dal blog della British Library, proviene dal manoscritto Sloane Ms 1975: folio 49r.

→ Ai piedi della mandragora si vede il cane che serviva ad estirparla: « occorreva attaccare un cane alle radici per strapparla dal suolo (quel cane era votato alla morte) ». [2]


Note al testo ---

[1] Cfr. Mario Polia, Le piante e il sacro. La percezione della natura nel mondo rurale della Valnerina, Quater, Foligno, 2010, pp. 296-298.

[2] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo. Santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, 2000, p.315.

[3] Cfr. Gilbert Durand, Le strutture antropologiche dell'immaginario: introduzione all'archetipologia generale, Edizioni Dedalo, Bari, 1972, p. 215.

venerdì 15 marzo 2024

Offerte al Fuoco: la porta di contatto con gli Antenati.

Gli antenati abitano il focolare:
per onorarne il culto si offriva cibo al fuoco...

« Le offerte di cibo al ceppo natalizio e al fuoco [...] attribuiscono al focolare domestico e alla fiamma che vi arde la funzione di centro sacro attorno al quale si svolge il culto famigliare agli antenati. » [1]

Il fuoco richiama nella casa le anime dei Morti che l'hanno abbandonata.
Guai a lasciarlo acceso quando un nuovo Morto stazionava in casa:
lo spazio si sarebbe infestato subito!

« Fino ai nostri giorni, tra i contadini umbri perdura l'usanza di spegnere il focolare domestico quando vi è un defunto in casa.
L'osservanza di questo tabù tradizionale ha dato luogo a forma di mutua assistenza per cui amici, o parenti, recano alla famiglia in lutto il pranzo funebre già preparato con speciali accorgimenti rituali
. » [2]

Tenere acceso il fuoco era un (vero) rito.
L'antropologo Giancarlo Baronti scriveva...

« Il focolare, centro dello spazio abitativo [...] tramite privilegiato di contatto e di passaggio tra il nostro e gli altri mondi: il mondo degli esseri fantastici, dei morti, della divinità. » [3]

Nel fuoco 'crepitano' le anime dei Morti:
quando succedeva, era d'obbligo ascoltarle...

« A Cona di Montegallo, quando il fuoco sibilava o gorgogliava, si credeva che fossero le anime dei morti della famiglia che chiedevano suffragi.
In quel caso, si facevano dire delle messe
. » [4]


Nota all'immagine ---

_In apertura, dettaglio da un Bestiario inglese conservato alla British Library: peccatori avvolti nelle fiamme
Segnatura: Add MS 11283, folio 41r.


Note al testo ---

[1] Cfr. Mario Polia, Il ciclo dei mesi in Tra cielo e terra: religione e magia nel mondo rurale della Valnerina, Tomo I, Edicit, Foligno, 2009, p. 353.

[2] Cfr. Mario Polia, Le piante e il sacro: la percezione della natura nel mondo rurale della Valnerina, Quater, Foligno, 2010, nota 20 a p. 176.

[3] Cfr. Giancarlo Baronti, Tra bambini e acque sporche: immersioni nella collezione di amuleti di Giuseppe Bellucci, Morlacchi, Perugia, 2008, p. 76.

[4] Cfr. Mario Polia, Tematiche del pensiero religioso e magico in Tra cielo e terra: religione e magia nel mondo rurale della Valnerina, Tomo III, Edicit, Foligno, 2009, p. 491.

martedì 5 marzo 2024

Sangue nel latte: riscrittura cristiana di un'offerta alla dèa Cerere.


La strega, in origine, era Nutrice: colei che dava il Latte.

Del doppio potere della Madre -nutrice e strega: come la strega Medea che versa il sangue dei suoi figli- rimane una traccia preziosa nella lingua parlata...

« Il latte, il sangue, e la nutrice signora della vita e della morte:
vari indizi, e qualche fossile linguistico, ci fanno scoprire nel latte regolarmente il sangue, ci lasciano intravvedere la nutrice come apportatrice di morte
.

[...] Il rapporto "nutrice" e "strega" forse è testimoniato anche dal ligure bàzura 'strega', derivato dal latino bajula 'balia'. » [1]
Il sangue e il latte, nella devozione popolare, sono la versione cristiana del mosto e del latte: dono alla dèa romana Cerere.

« "Col sangue di Gesù e col latte di Maria", così si legge in un 'santino' devozionale di qualche decennio fa, "voglio salvare l'anima mia" ».

« [...] nel martirio di Santa Cristina, dalle mammelle tagliate zampillò non cruor [sangue, in latino] ma niveo, candido latte. » [2]

I predicatori cristiani sfruttarono una simbologia pagana.

Le offerte alla dèa della terra -Cerere- e al dio del vino -Bacco-, il cui 'sacrificio' (l'uva macerata) assicurava il vino nei vasi, si trasformarono nel rito cristiano del pane e del vino versato: sacrificio di Cristo.

Virgilio, nelle Georgiche, scriveva...

« Tutta la tua famiglia agreste adori Cerere, / e tu scioglile il miele con latte e con dolce Bacco [vino] ». [3]
Cicerone, nel De Natura Deorum, spiegava come gli Dèi della Terra fossero una cosa sola coi prodotti che dalla Terra nascevano...

« Perciò chiamavano col nome del dio stesso ciò che da lui era derivato, come quando chiamano Cerere le messi o Libero il vino. » [4]

Il 'sacrificio' del dio Vino era indispensabile per il buon esito della vendemmia.

« In un noto epigramma la vigna che un capro ha brucato esclama:
"E se tu mi divorassi fino alla radice, io comunque produrrò tanta uva quanta ce ne vorrà per libare su di te quando sarai sacrificato."

Sotto il torchio della spremitura l'uva muore, ma rinasce nel vino
. » [5]

Andrea Romanazzi citava i lamenti dei vignaioli antichi per propiziare il 'sangue' di Dioniso: il Vino...

« Pensiamo, ancora, ai lamenti dei vignaioli della terra di Canaan che, secondo i racconti riportati da Erodoto, si tenevano in numerose aree del bacino del Mediterraneo. » [6]


◉ Sull'evoluzione dal vino di Bacco al Sangue cristiano, vedi post e relativo libro:

Orge Sacre: il vino di Bacco e il sangue di Osiride.

◉ Sul 'sacrificio' eucaristico, vedi:

Cristo 'infornato': mangiare gli Dèi.

◉ Sulla strega come Nutrice, e la figura ligure della Bazura, vedi il sito: Sponde di bosco Madre.


Note alle immagini ---

_Sopra, miniatura che illustra il miracolo noto come Lactatio Bernardi, avvenuto nel 1146:
san Bernardo di Clairvaux sarebbe stato 'inondato' dal latte della Vergine Maria, che lo avrebbe 'colpito' spremendosi un capezzolo!

⮩ Si trova nel manoscritto MS Douce 264, conservato alla Bodleian Library di Oxford e visibile nel sito della Biblioteca inglese:
folio 38v.

_Ho tratto la miniatura in apertura da Wikipedia.
Proviene dal manoscritto alchemico medievale "Aurora Consurgens", presso la Zentralbibliothek di Zurigo:
Ms. Rh. 172, folio 13 verso.

_La seconda miniatura del post, con due uomini 'poppanti', è tratta dal The Unterian Psalter', dall'University of Glasgow:
folio 94 recto.


Note al testo ---

[1] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo. Santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, 2000, p. 215.

[2] Cfr. Piero Camporesi, Il sugo della vita. Simbolismo e magia del sangue, Garzanti, Milano, 2007, p. 11.

[3] Cfr. Virgilio, Georgiche, vv. 343-344, traduzione di Luca Canali, Biblioteca universale Rizzoli, Milano, 1983, p. 167.

[4] Cfr. Cicerone, La Natura divina, Libro II, paragrafo 61, Bur Rizzoli, Milano, 1994, p. 203.

[5] Cfr. Reinhold Merkelbach, I misteri di Dioniso, ECIG, Genova, 1991, p. 139.

[6] Cfr. Andrea Romanazzi, La stregoneria in Italia, Venexia, Roma, 2007, p. 104.

venerdì 23 febbraio 2024

Salice di Ecate: il pianto che purifica.

Il salice era, anticamente, l'albero infero delle streghe.
Nella "Dea Bianca", Graves scrive...

« [...] il salice, o vinco, sacro in Grecia a Ecate, Circe, Era e Persefone, tutti aspetti mortuari della Triplice Dea e veneratissimo dalle streghe. » [1]

« Nell'Europa settentrionale il suo legame con le streghe è così forte che le parole witch, 'strega', e wicked, 'malvagio', derivano dallo stesso termine che anticamente indicava il salice e da cui deriva anche wicker, 'vimine'. » [1]

La forma del salice, con le foglie ricadenti, ispirava il lamento.

Dalla fibra ricavata dal salice, il vimine, si ottenevano le scope:
due elementi, la scopa e il pianto, connessi tra loro...

« In tedesco salice si dice weide e in inglese willow o withe, mentre wicker vuol dire "ciò che è fatto di vimini"; a queste tre parole si ricollega significativamente witch, la 'strega'.

[...] Le legature di vimini della scopa delle streghe inglesi le votavano ad Ecate, che esse invocavano. » [2]

Perché mai le streghe si associavano al pianto funebre?

Le streghe erano Morti che non avevano ricevuto lamento:
l'albero del pianto era il loro simbolo.

- - -

Una traccia della credenza si trova nei Sinodi Diocesani.

Le anime dei morti dimenticati si manifestavano nel giorno dell'Epifania:
quando tornavano a vendicarsi dei Vivi...

« Tutti potevano (ingegnandovisi) osservare le streghe, per le quali l'Epifania era giorno di fatica

[...] Con ogni verosimiglianza tutte queste streghe raffigurano le anime dei morti, libere di aggirarsi per le contrade dei vivi e di recar danno, in questa loro antichissima festa ». [3]


◉ Un 'trucco' per vedere le streghe ---

Falce di Luna: la magia del forcone.

Pratiche per tenere lontane le streghe ---

Teschio di cane: un'arma contro i malefici delle 'gatte'.

La magia della conta: come annullare le streghe.

Il pelo malefico: un esercito di Ricci per combattere le streghe.


Nota all'immagine ---

_In apertura, illustrazione in stile Art Dèco del pittore George Barbier con, stlizzati, un capro sotto un salice 'piangente'.

→ Il capro era associato alle streghe perché bestia cornuta, e quindi lunare.
◉ Vedi anche il post:
La luna e le corna: il culto della Vacca lunare.


Note al testo ---

[1] Cfr. Robert Graves, La dea bianca. Grammatica storica del mito poetico, Adelphi, Milano, pp. 198-199.

[2] Cfr. Jacques Brosse, Storie e leggende degli alberi, Studio Tesi, Pordenone, 1989, p. 218.

[3] Cfr. Cleto Corrain e Pierluigi Zampini, Documenti etnografici e folkloristici nei Sinodi Diocesani dell'Emilia-Romagna,
Estratto da "Palestra del Clero", Rovigo, 1964, p. 10.

sabato 10 febbraio 2024

Aruru: la dea Vasaio prima della Bibbia.

Materia deriva dal latino Mater.
Nell'etimologia della parola, è racchiuso il potere millenario della donna...

« Ecco che la materia (...) ricava il suo significato materno dal primo materiale vivo con cui abbiamo avuto un dialogo complesso, durato mesi:
il corpo di femmina che ci ha generato
. » [1]

Il potere generativo della Madre era tale che, nel mito babilonese, la dea Aruru creava impastando l'argilla.

Ne I Miti greci, Graves spiega...

« [...] la dea Aruru crea il primo uomo, Eabani, modellando la creta;
ma, benché Zeus fosse ormai considerato Signore Onnipotente da molti secoli, i mitografi furono costretti ad ammettere che il Creatore di ogni cosa avrebbe anche potuto essere una Creatrice
. » [2]

Gli Ebrei, deportati in Egitto, elaborarono una propria mitologia ereditando la cultura egiziana: dove alla Vasaia divina corrispondeva il dio Vasaio Khnum.

La vasaia scomparve, e rimase il Dio-Vasaio:
tale lo presenta il racconto della Genesi...

« Jaweh-Elohim modellò l'uomo con la polvere del terreno
[...] seguendo la mentalità dell'ambiente, Dio è presentato come un vasaio che plasma, con polvere sottile del terreno coltivabile, il corpo umano. » [3]


➔ Sul predominio del Dio patriarcale, già nella cultura mesopotamica, attraverso l'uccisione della Dea Madre Serpente Tiamat, vedi il post:

Il serpente paredro della Dea Madre: i capitelli della chiesa di San Filippo Neri a Perugia.


Nota all'immagine ---

_In apertura, miniatura con una donna Vasaio tratta dal De re metallica: è conservata al Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Inventariata come Kunstkammer, 5105: vedi il sito del Museo.


Note al testo ---

[1] Cfr. Guido Tonelli, Materia. La magnifica illusione, Feltrinelli, Milano, 2023, pp. 18 e 19.

[2] Cfr. Robert Graves, I Miti greci, Longanesi, Milano, 1985, nota 2 a p. 28.

[3] Cfr. Genesi, note di Emanuele Testa, San Paolo, Alba-Cuneo, 1999, p. 74 -versetto 7.

lunedì 5 febbraio 2024

Come nasce un demone: i gatti che leccano...

Leccare è un atto demoniaco.
Chi lo fa, rivela affinità con il diavolo e con la Sua principale manifestazione: il gatto.

Il medievista francese Jean-Claude Schmitt ricorda...

« A metà del XIII secolo, Alberto Magno, intervenendo nel dibattito allora scottante sulla generazione dei demoni, riporta l'avventura di un omosesssuale che, trovandosi 'sotto' (dum molliciei vitio subiaceret), vide una schiera di gatti gettarsi su di lui per leccare e portar via 'il seme che l'aveva contaminato'. » [1]

Secondo il predicatore Stefano di Bourbon, i gatti 'leccatori' erano dotati di una lingua enorme...

« [...] il beato Domenico obbligò nove donne convertite dall'errore a guardare il demonio che le possedeva: questo apparve sotto la forma di un gatto
[...] la sua lingua, che pendeva mezzo piede, sembrava di fuoco ». [1]

Il gatto poteva predire la mala sorte:
tenerlo d'occhio era d'obbligo.
Giuseppe Pitrè raccontava, in proposito, una torbida superstizione del popolo siciliano...

« Cattivi segni il miagolìo di un gatto (segno interpretato come fatale se si hanno parenti in viaggio) ». [2]


Post sulle streghe che si celano nelle gatte ---

Teschio di cane: un'arma contro i malefici delle 'gatte'.

Le streghe che si trasformano in gatte.


Nota all'immagine ---

_In apertura, gatto-Vescovo (o si tratta di un diavolo travestito?) dalla Morgan Library di New York, scansione tratta dal sito della Biblioteca americana: ms M. 79, folio 146 r.


Note al testo ---

[1] Cfr. Schmitt, La parola addomesticata. San Domenico, il gatto e le donne di Fanjeaux in Religioni delle classi popolari, Il Mulino, Quaderni Storici [41], Bologna, 1979, pp. 417-418.
Schmitt cita l'errore degli eretici catari, e il prodigio operato da san Domenico, dal Trattato (1250 circa) del predicatore domenicano Stefano di Bourbon.

[2] Cfr. Pitrè, Usi e costumi, credenze e pregiudizi, 1889
in Giancarlo Baronti, La morte in piazza..., Argo, Lecce, 2000,
p. 349.
➔ Vedi la stessa citazione in Google Libri.

venerdì 26 gennaio 2024

Osiride e l'Ateismo: l'imbroglio dei Re Sacri.

Secondo Evemero di Messene, gli dèi antichi non erano altro che Re sacralizzati nel corso del tempo.

Nel trattato Iside e Osiride, Plutarco condannava gli atei che credevano alle "imposture" di Evemero...

« Evemero ha degradato tutti gli dèi riconosciuti, senza eccezione, a nomi di comandanti e di ammiragli e di re, che sarebbero appartenuti a epoche lontane, e che si troverebbero elencati a Panchea incisi a lettere d'oro. » [1]

« In questo modo finiremmo per aprire grandi porte alla massa degli atei e per umanizzare le cose divine, dando inoltre sfrenata libertà di parola alle imposture di Evemero di Messene, quello che inventò di sua fantasia certi scritti mitologici irreali e privi di fondamento, e riuscì a diffondere nel mondo ogni forma di ateismo. » [1]

Zeus era un re cretese, già morto da secoli prima di essere innalzato a padre degli Dèi.

« Callimaco di Cirene (IV-III sec. a.C.), Evemero da Messina (IV-III sec. a.C.), Epimenide di Creta (VIII-VII secolo a.C.) fecero riferimento al mito della presunta morte di Zeus e alla sua sepoltura in terra cretese. » [2]
Nel De Natura deorum, si capisce che Cicerone detestasse Evemero e le sue idee astruse sull'imbroglio dei Re Sacri...

« E quelli che insegnano che gli uomini coraggiosi, famosi o potenti furono divinizzati dopo la morte e che proprio questi sono gli dèi che abitualmente veneriamo, preghiamo, adoriamo, non sono forse del tutto privi di religione?

[...] Evemero tuttavia descrive la morte e i luoghi di sepoltura degli dèi.
Ti sembra che egli abbia consolidato la religione o l'abbia eliminata del tutto
? » [3]

Le idee di Evemero non erano prive di fondamento:
i Re hanno sempre legittimato, per via divina, il potere!
Marc Bloch ne I Re Taumaturghi spiegava che, nel MedioEvo, i re francesi e inglesi avessero fama di guaritori:
il tocco delle 'scrofole'...

« Di dove, dunque, agli occhi dei loro sudditi, i re traevano quel carattere sacro che li poneva quasi al rango dei sacerdoti? »

« [...] era nella natura stessa dell'unzione regia di servire come arma, di volta in volta, a partiti opposti:
ai monarchici, perché, con essa, i re si trovavano segnati da un'impronta divina; ai difensori dello spirituale, perché, sempre con essa, i re sembravano accettare la loro autorità dalla mano dei sacerdoti
. » [4]
Nel mondo antico, gli Dèi consacravano i Re direttamente dal cielo:
ciò spiega perché alcuni Re defunti furono sacralizzati.

La costellazione Cefeo porta il nome di uno tra questi Re leggendari, mitizzato e trasformato in un'entità celeste...

« La cerva Cassiopea, sensuale dea che vive nel bosco presso l'acqua datrice di vita, è accompagnata dalla figura ancillare della pantera Cefeo, re assiso sul suo scranno, forse un signore degli animali maschile, uno sciamano teriomorfo o un dio dell'anno giovane, divinità itifallica della fertilità, rappresentato su un trono fin dal V o VI millennio a.C. . » [5]

Isidoro di Siviglia, un autore cristiano, citava compiaciuto quest'idea 'atea' sull'origine degli dèi pagani:

« [...] grazie all'opera di persuasione dei demoni, tale allusione mise radici tanto profonde nell'animo dei posteri che questi finirono per considerare dèi, ed adorare come tali, quegli uomini che i loro predecessori avevano onorato con il solo scopo di onorarne il nome. » [6]

◉ Un post sulla morte degli dèi ---

Vivo o morto? Cristo e gli dèi mutanti dell'antichità.


Note alle immagini ---

_Sopra, miniatura che mostra il re benedetto da Dio: è tratta dal manoscritto Yates Thompson 14, folio 29v.
Il documento è conservato presso la British Library.

_La miniatura in apertura del post presenta un sigillo federiciano:
« Rex Siciliae ».
È tratta dal Ms 016, contenente la Chronica Maiora illustrata dal monaco Matthew Paris: follio 127 recto.
Il manoscritto è visibile integralmente su internet, nel sito della Parker Library dal Corpus Christi College di Cambridge.

_La seconda miniatura, con la testa di un Re dal naso zoomorfo, è tratta dal manoscritto Yates Thompson Ms 14, folio 85v:
vedi il sito della British Library.

_La terza e la quarta miniatura nel post, invece, sono tratte dallo Yates Thompson ms 13: folii 154v e 156r.


Note al testo ---

[1] Cfr. Plutarco, Iside e Osiride, Adelphi, Milano, 1985, p. 83.

[2] Cfr. Stefania Tosi, La Dea delle origini. Prima di Dio. Dal mito all'archeologia del femminino sacro, Uno Editori, Torino, 2022,
p. 169.

[3] Cfr. Marco Tullio Cicerone, La Natura DivinaLibro Primo [42], Bur Rizzoli, Milano, 1994, p. 14.

[4] Cfr. Marc Bloch, I re taumaturghi, Einaudi, Torino, 2008,
pp. 165-166.

[5] Cfr. Carlo Matti, Bestiario del cielo: il significato segreto delle costellazioni, Ca' del Monte, 2021, p. 52.

[6] Cfr. Isidoro di Siviglia, Etimologie o Origini, Utet - Unione Tipografico-Editrice Torinese, 2004, p. 673 - Libro XI [4].

venerdì 12 gennaio 2024

Ripeti TRE volte: poteri dello Scongiuro.

Per essere efficace, uno scongiuro deve essere ripetuto tre volte.

Ernesto De Martino ricordava varie tipologie di scongiuri, e spiegava come il numero TRE rendesse potente l'incanto...

« Lo scongiuro deve essere ripetuto tre volte e ogni volta sarà accompagnato con un Credo, un Salve Regina e un Pater.

[...] In questo tipo di scongiuro a tre forze negative (sguardo, pensiero maligno e intenzione invidiosa) vengono contrapposte altre forze (il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo) che si presume siano più potenti ». [1]

Si tratta di una pratica della stregoneria che ha lasciato diverse tracce nella Letteratura, per niente auliche!
Giovanni Crocioni, citando il Decamerone di Boccaccio, scriveva...

« Il buon Gianni [...] appena la moglie ebbe pronunziato lo scongiuro, sputò tre volte -gesto ritenuto, superstiziosamente, difensivo contro danni e pericoli, rituale in simili occasioni. » [2]

Era pericoloso associare lo scongiuro al nome di Dio.
Tanto è vero che nella lingua parlata sono sopravvissute imprecazioni modificate, in cui si evita di menzionare la divinità.

Il linguista Gian Luigi Beccaria spiega...

« Il nome di Dio è sostituito negli scongiuri con altre parole vagamente omofone.
La forma fonetica è leggermente modificata per evitare il termine tabù.

Per dinci in italiano sostituisce 'per Dio', Cribbio, Cristoforo sostituiscono Cristo.

[...] Numerose imprecazioni in francese finiscono per bleu (parbleu) e non hanno nulla a che vedere col colore, ma sono una modifica di Dieu;
c'è morbleau invece di mort (de) Dieu, corbleu invece di corps (de) Dieu
. » [3]


◉ Il numero TRE in una cantilena magica:

« An-ghin-gò / Tre galline e tre capò ».
I poteri del numero TRE in una filastrocca
.


◉ Sulle 'maledizioni' nell'uso popolare per augurare fortuna, vedi:

Magia al rovescio. Maledizioni che portano fortuna.


◉ Sulle sopravvivenze di rituali magici nel mondo infantile:

M'ama / non m'ama: una divinazione d'amore fatta con i fiori.


Nota alle immagini ---

_Le miniature del post sono tratte dal Roman de Renart, per segnatura ms 12584, visibile nel sito della Bnf di Parigi:
folio 61 recto.


Note al testo ---

[1] Cfr. Ernesto De Martino, Sud e Magia, Feltrinelli, Milano, 1989,
p. 19.

[2] Cfr. Giovanni Crocioni, Le tradizioni popolari nella letteratura italiana, a cura di Giuseppe Anceschi, Leo Olschki Editore, 1970,
p. 83.

[3] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo: santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, p. 119.

venerdì 5 gennaio 2024

Sangue divinatorio: cosa cerca chi vaga nei cimiteri?

I Morti conoscono il futuro:
per leggerlo, li si interrogava usando il loro sangue.

Il poeta latino Orazio scrive...

« [...] il sangue cola
nella fossa per trarre d'oltretomba
gli spiriti, da cui aver responsi
. » [1]

L'uso del sangue predittivo si conserva, a Napoli, ancora oggi nel sangue di san Gennaro.
In Umbria un'antica tradizione legava le predizioni al sangue di santa Chiara da Montefalco.

« L'anno 1508 essendovi guerra tra i Bevanati ed i Monfalchesi, quelli contro questi aveano tramate tali insidie da sorprenderli, e farne un macello.

Il sangue della Beata allor si commosse, e col suo bollire pose in guardia i suoi cittadini. » [2]

Il sangue più potente era quello dei bambini.
Le streghe andavano a cercarlo nei cimiteri...

« In un processo lucchese del 1571 l'unguento delle streghe risulta composto da sangue "de bambori stregati di quello che si succhia e del grasso di un giustiziato. ». [3]

Le predizioni dei Morti erano preziose.

Quando non ne si trovava il Sangue per le divinazioni, pure le loro ossa erano (molto) utili:
si credeva che le streghe le rubassero dalle sepolture...

« Nel 1595 la diciottenne udinese Valentina Garzotti era ricorsa a un sortilegio d'amore per far tornare a sé l'innamorato [...].
Fu così che sottrasse dal camposanto del sagrato di una chiesa il piccolo osso di un morto, lungo meno di un dito, pronunciando le parole:

"Io non piglio quest'osso, ma piglio il cuor di Francesco in nome del gran diavolo" » [4]


◉ Sugli animali veggenti che comunicano coi defunti:

Animali parlanti: gli Antenati che tornano.

La voce degli Antenati: i Rospi indovini.


◉ Sulla fama 'macabra' delle streghe, vedi:

Le streghe e gli aborti: il Noce che rende libere.


Nota all'immagine ---

_In apertura, Iside con sistro e gocce di sangue.
Si tratta di un collage ideato dall'uomo d'affari John Bingley Garland, oggi nella biblioteca inglese appartenuta ad Evelyn Waugh.
➔ La dèa Iside è ispirata ad una famosa statua dai Musei Capitolini:
da notare, nel disegno, la fibbia a forma di mezza luna.


Note al testo ---

[1] Cfr. Orazio, Satire, Libro Primo, Volume I, 8. Priapo e le streghe, vv. 27-29, Centauria, Milano, 2015, p. 533.

[2] Cfr. Lorenzo Tardy, Vite della B. Chiara di Montefalco e della B. Rita da Cascia dell'ordine degli eremiti di S. Agostino..., Napoli, tipografia Manfredi, 1841, p. 234.
Il testo è presente, scansionato, su Google Libri.

[3] Cfr. Giancarlo Baronti, La morte in piazza, Argo Editrice, Lecce, 2000, p. 150.

[4] Cfr. Giuseppina Minchella, Pratiche di magia nella repubblica di Venezia in Età Moderna in Magia, superstizione, religione: una questione di confini, a cura di Marina Caffiero, Edizioni di storia e letteratura, Roma, 2015, pp. 70-72.