venerdì 6 settembre 2024

Magia cristiana. Stregoni in incognito.

La croce di Cristo e la devozione ai Santi assorbirono scongiuri e incantesimi del paganesimo antico...

« Basta analizzare le principali collezioni di testi magici copti per rendersi conto che gran parte degli incantesimi contenenti maledizioni e incantesimi negativi si rivolgevano a Cristo, come Pnoute (il nome della divinità in copto) e agli arcangeli.

[...] un documento riporta la richiesta, rivolta ai martiri, di portare dolore e pestilenza sui vicini.
Un secondo documento chiede a Maria, madre di Cristo, di portare alla morte la vittima tramite un'ulcera. » [1]

Dal mondo egizio agli Eschimesi, le pratiche magiche si perpetuarono:
l'esploratore danese Knud Rasmussen raccontava come l'uso della Croce avesse rimpiazzato, pure tra gli Inuit, i porta-fortuna...

« I racconti biblici erano accolti nello stesso modo letterale delle leggende pagane e ci si accontentava di semplificare la pluralità degli antichi amuleti sostituendoli con la croce

[...] E come in passato era uso proteggere persone e animali dalle sventure grazie alla forza nascosta degli amuleti, così adesso era considerato naturale mettere il crocefisso al collo dei cani
. » [2]

La pratica della magia era così diffusa in ambito cristiano, fino al secolo scorso, che il collezionista di amuleti Giuseppe Bellucci raccontava la diffidenza incontrata, ogni volta:
la gente credeva di trovarsi di fronte ad uno stregone, interessato ai loro amuleti per operare malefici...

« Molto spesso ebbi a lottare con quella diffidenza straordinaria, che, volendo raccogliere oggetti di tal genere comunemente s'incontra, avendo a che fare con genti sospettose, credule, gelose

È credenza generale difatti, che le streghe, gli stregoni ed i diavoli possano presentarsi agl'incauti sotto le parvenze più belle
[...] possano presentarsi talora anche sotto la veste di un galantuomo ». [3]


Pratiche magiche nella devozione cristiana:

Incantare è pregare? Quando il prete diventa uno Stregone.

Sangue divinatorio: cosa cerca chi vaga nei cimiteri?

Preti maghi: lezioni di Superstizione...

Il Vaticano: l'antico tempio degli Indovini. Vaticinare prima del Papa.


Punizioni nel Clero:

Carcere nel monastero: che fine fanno i preti Maghi?


Nota all'immagine ---

_In apertura, miniatura con Vescovo cornuto.
È tratta dal manoscritto MS. Douce 300 della Bodleian Library di Oxford: folio 8 recto.


Note al testo ---

[1] Cfr. Alessio Leo, Da Osiride a Cristo. Il paganesimo dei cristiani dell'Antico Egitto, Edizioni Albo Versorio, Milano, 2015, p. 97.

[2] Cfr. Knud Rasmussen, Aua, Adelphi, Miano, 2018, p. 96.

[3] Cfr. Giuseppe Bellucci, Un capitolo di psicologia popolare. Gli amuleti, Unione Tipografica Cooperativa Editrice, Perugia, 1908,
pp. 5-6.

martedì 27 agosto 2024

Carcere nel monastero: che fine fanno i preti Maghi?

Dove finivano a scontare la pena i preti accusati di Magia?

Fin dal MedioEvo, esistevano in monasteri e conventi delle celle dove i religiosi condannati venivano rinchiusi.
Vincenzo Paglia spiegava...

« Questo tipo di prigione applicato come pena sotto la forma di reclusione in un monastero, perdurò approssimativamente sino al sec. XIII.

In seguito i vescovi fecero costruire delle prigioni non conventuali, ove, alla funzione preventiva, si aggiungeva quella punitiva, con la privazione della libertà intesa come fine della pena
. » [1]

Già Antonino Bertolotti, nell'800, raccontava delle prigioni monastiche: utili a rieducare quei religiosi che esercitavano, di nascosto, la Magia.

« N'è di prova la Bolla del 5 maggio 1514 con la quale si ordina che i chierici, dati alla magia, sieno notati d'infamia, chiusi nelle prigioni de' monasteri e privati dei benefizi. » [2]

E se la pena non era (solo) detentiva?

I sacerdoti non potevano 'sporcarsi' le mani con il sangue.
Se il giudice ecclesiastico comminava una pena corporale, esistevano -tra i religiosi- dei torturatori 'laici' che l'avrebbero eseguita.

È il caso del frate fiorentino Giovanni delle Lodi alle cui 'cure' erano sottoposti i compagni da 'redimere':
secondo la testimonianza del frate parmigiano Salimbene de Addam che scrive nella sua Chronica...

« Del gruppo di frate Elia era poi un certo Giovanni, detto delle Lodi, frate laico, duro e violento, torturatore e carnefice pessimo, che, su ordine di Elia, dava la disciplina ai frati senza misericordia. » [3]


➔ Sul frate 'pugile', lodato (perfino) da san Francesco, vedi:

San Francesco e il pugile di Firenze: a scuola di pugni prima di papa Bergoglio.

➔ Alle punizioni inflitte ai frati che non si sottomettevano, stabilite dal ministro Generale, dedico un approfondimento:
Magia e Tortura nelle Fonti Francescane: Appendice in Mostri Santi dell'Umbria. Luoghi del sacro Orrore, Eleusi Edizioni, Perugia, 2024, pp. 61-81.


➔ Sulle punizioni inflitte ai preti macchiatisi di pratiche magiche, vedi:

L'astrolabio e i maghi che leggono il Cielo.

Gli uccelli e l'indovino: prima lo imito, poi lo condanno!

Preti maghi: lezioni di Superstizione...


Nota all'immagine ---

_In apertura, un dettaglio dalle Carceri: Invenzioni di Giovanni Battista Piranesi.
L'incisione è il secondo stato dell'Acquaforte XIII (1760-1761).
→ Cfr. Mario Praz, Bibliografia essenziale in Giovan Battista Piranesi, Le carceri, Abscondita, 2011, Milano, p. 40.


Note al testo ---

[1] Cfr. Vincenzo Paglia, La 'Pietà' dei carcerati: confraternite e società a Roma nei secoli XVI e XVIII, Edizioni di storia e letteratura, Roma, 1980, p. 7.

[2] Cfr. Antonino Bertolotti, Streghe sortiere e maliardi nel secolo XVI in Roma, Firenze, 1883 [ristampa anastatica 1979], p. 34

[3] Cfr. Cronaca di Salimbene, paragrafo [28] in Fonti Francescane, Editrici Francescane, Padova, 2004 -ff 2619.

martedì 20 agosto 2024

Ne sai come una strega. La 'saga' romana e la donna sapiente.


La maga antica si credeva in possesso di una conoscenza superiore.

Il nome stesso con cui era chiamata -saga: da cui la parola sagace- indicava il suo essere ➔sapiente.

Maxwell Teitel Paule, in Canidia: la prima strega di Roma, scrive...

« Il nome/aggettivo saga, usato spesso per indicare una strega, nel senso più generico comunica semplicemente un'idea di conoscenza.

Cicerone spiega che chi è sagace (il verbo latino è sagire) è profondamente consapevole (sentire acute);
perciò alcune vecchie donne sono assennate (sagae) perché sanno molte cose (multa scire)
. » [1]

Le streghe facevano a gara, tra di loro, nella confezione dei filtri.

Orazio, nel V Epodo, riporta il lamento della strega Canidia:
una saga è riuscita a superarla!

« Il rito è fallito e lei si lamenta del fatto che Varo è stato "liberato dall'incantesimo di una venefica più sapiente". » [2]

Nel MedioEvo, perdurava il lascito della cultura magica antica.

La strega, ➔janara nel Mezzogiorno, conosceva i misteri della dea delle selve Diana: tanto da averne acquisito il nome...

« Un'ipotesi più convincente è quella che riconduce a Diana: la 'janara' non sarebbe altro che la 'dianara', la donna saggia, seguace della dea dei boschi e della Luna, associata alla Dea Madre Cibele, a Madre Natura e ad Iside. » [3]


Nota all'immagine ---

_ In apertura, allegoria della Luna dalla Sala dei Pianeti di Palazzo Trinci a Foligno, primi del XIV secolo.
→Il potere generativo della donna si credeva governato dalle fasi lunari.

Alla luna era associato il gatto e le streghe che assumevano forma felina:
➔ vedi il Post: Le streghe che si trasformano in gatte.


Note al testo ---

[1] Cfr. Maxwell Teitel Paule, Canidia: la prima strega di Roma, Leg edizioni, Gorizia, 2017, p. 20.

[2] Si riferisce ad Orazio, V Epodo, vv. 71-72.
➔ Cfr. Teitel Paule, Canidia..., Op. cit., p. 113.

[3] Cfr. Janare e Magàre in Francesco Maria Morese, L'eredità degli antenati. Il lascito ancestrale di Italici, Romani e Longobardi nel Folklore di Salerno tra religiosità popolare e sopravvivenze pagane, Pellegrini Editore, Cosenza, 2019, pp. 221-222.

venerdì 9 agosto 2024

Conchiglia anti-Streghe: poteri di un amuleto.


Un'incisione tratta da "The Discovery of witches" (1647) ci mostra il cacciatore inglese di fattucchiere Matthew Hopkins in un interrogatorio:
➔ notarne il vestito.
Sul mantello sfoggia 7 conchiglie.
L'amuleto [simbolo di fertilità: il numero 7 non è casuale!] lo protegge dagli influssi delle malefiche.

Due santi, in relazione (stretta) tra loro -san Giacomo e san Rocco-, portavano indosso conchiglie.

Scolpirle sui monumenti sepolcrali serviva a tenere a →distanza i dèmoni e le streghe che insidiavano le tombe.

Alfredo Cattabiani, in Acquario: simboli, miti, credenze e curiosità sugli esseri delle acque, spiega...

« [...] si ponevano queste conchiglie nelle sepolture, insieme con il corpo dei defunti.
A Monterre-Silly, nei pressi di Vienne, è stata scoperta una tomba del VI o VII secolo contenente un gran numero di ostriche fossili, di vicina provenienza
.

A Mouilleron-en-Pareds, nella Vandea, uno scheletro di epoca franca aveva la testa circondata da grandi conchiglie, le capesante

[...]. Ma in questo secondo caso al simbolismo usuale, che allude alla futura resurrezione dei corpi, si è aggiunto probabilmente quello tipico di un pellegrino a Santiago de Compostela che, tornando dal pellegrinaggio, portava con sé una 'capasanta'. »

Jean Delumeau, ne La città assediata, descrive un'altra sepoltura...

« Sopra il cuscino e sul petto si vedono [→ si riferisce al monumento funebre di François de le Sarraz] delle conchiglie di san Giacomo (conchiglie a pettine) ». [2]

Si usava perforare all'estremità le conchiglie per tenerle appese: associate, spesso, ad un altro amuleto →il pelo di tasso.

Conchiglie si ritovano ne "Il feticismo primitivo in Italia..." del Bellucci, e nella sua collezione al Museo Archeologico dell'Umbria.

« [...] per il foro passa un nastro, poi annodato, diretto ad appendere l'amuleto.
Nella concavità della conchiglia è fissato un frammento di pelle con pelo di tasso.
Amuleto contemporaneo contro il malocchio e le streghe, trovato appeso esteriormente nella regione superiore sinistra del petto di una donna
. » [3]

Amuleti anti-streghe dalla collezione Bellucci:

La magia della conta: come annullare le streghe.

Il pelo malefico: un esercito di Ricci per combattere le streghe.


➔ Sulla conchiglia associata alla Madonna, vedi:

L'uovo sacro: la Madre senza padre.


➔ Sulle streghe che insidiano le sepolture, vedi:

Sangue divinatorio: cosa cerca chi vaga nei cimiteri?

Salice di Ecate: il pianto che purifica.


Note alle immagini ---

_Sopra, conchiglia con pelo di tasso:
la densità dei peli era ritenuta anti-stregonica
→induceva le megere a contarli finché non avessero rinunciato all'impresa, abbandonando la casa.

_in apertura, dettaglio tratto dall'Antiporta dell'Opera, digitalizzata nel sito della British Library.

→ Citavo l'incisione anche ne Il maleficio delle Tre Civette, e nel relativo libro: Ambarabaciccìcoccò / tre civette sul comò: storia di un maleficio, Eleusi Edizioni, Perugia, 20014, p. 16.


Note al testo ---

[1] Cfr. Alfredo Cattabiani, Acquario. Simboli, miti, credenze e curiosità sugli esseri delle acque: dalle conchiglie alle sirene, dai delfini ai coccodrilli, dagli dei agli animali fantastici, Mondadori, Milano, 2002, p. 167.

[2] Cfr. Jean Delumeau, Il peccato e la paura. L'idea di colpa in Occidente dal XIII al XVIII secolo, Il Mulino, Bologna, 1987, p. 316.

[3] Cfr. Giuseppe Bellucci, Il feticismo primitivo in Italia e le sue forme di adattamento, Forni Editore [ristampa anastatica dell'edizione del 1919], dicembre 1983, p. 47.

venerdì 2 agosto 2024

Nutrice Totemica: la Madre progenitrice.


L'animale, nelle culture arcaiche, è l'antenato capostipite...

« Si crede in una relazione di parentela tra i membri del gruppo e l'animale (o pianta o oggetto), il quale spesso esprime l'idea che il gruppo umano ne sia uscito per filiazione. » [1]

Gli stemmi delle città antiche hanno, spesso, un animale-Madre in cui il gruppo etnico riconosce la sua origine.

« [...] dietro questa funione reale, a livello ideologico c'è la 'comare-animale', la comare-volpe, la nutrice totemica;
o, se vogliamo dare un esempio più concreto e famoso, la (comare) lupa di Roma, che allatta Romolo e Remo
. » [2]

Nel totemismo, l'animale è il progenitore.
Nelle culture primitive, a base Matriarcale, l'animale svolge la funzione nutritiva essenziale: alleva la stirpe.

La funzione di 'animale capostipite' è chiara nell'etimologia latina della parola 'uccello' → avis:
perché gli avi sono (!) uccelli...

« La parola usata in latino per designare l'antenata, insomma, indica con chiarezza che questa antenata era originariamente una creatura in forma di uccello, un uccello progenitore.

Si tratta, d'altronde, in una mentalità e in un'ottica fiabesche, di un atto del tutto normale:
si pensi alla famosa raccolta di fiabe di Perrault, che ha per titolo
I racconti di mamma Oca
. » [3]


◉ Sugli animali-antenati e la santificazione di un animale totemico:

Animali parlanti: gli Antenati che tornano.

Animali Totem: il culto apotropaico di san Lupo.


Umanizzazione degli animali: assumerne la forma...

Atena era una strega? La tribù della civetta e le maschere rituali.

Animali Incantati: dal mito di Orfeo all'incanto dei Santi.


Sopravvivenza della Nutrice nel mito cristiano:

Serpenti Sacri: la Nutrice. Dalla dea Minoica a santa Verdiana.


◉ Sulle donne-uccello nella superstizione popolare, vedi:

Madre-uccello: donne che diventano streghe.

Al tempo in cui Mamma Oca era una strega, ovvero la Signora che possiede gli uccelli...


Nota all'immagine ---

_In apertura, dettaglio con Uccello-Nutrice dal Trittico delle Delizie di Hieronymus Bosch dal Museo del Prado di Madrid, 1490-1500.
➔ Vedi la pagina su Wikipedia.


Note al testo ---

[1] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo. Santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, pp. 98-99.

[2] Cfr. Mario Alinei, Dal totemismo al cristianesimo popolare: sviluppi semantici nei dialetti italiani ed europei, Edizioni dell'Orso, Alessandria, 1984, p. 16.

[3] Cfr. Mario Alinei e Francesco Benozzo, DESLI. Dizionario etimologico-semantico della lingua italiana: come nascono le parole, Pendragon, Bologna, 2015, p. 66.

venerdì 26 luglio 2024

Terra Madre: violenza e Tabù.

Le feste cristiane di san Martino e sant'Anna si sono sovrapposte ad antichi culti agrari...

« san Martino (11 novembre) è collegato alla fase iniziale della semina e sant'Anna (26 luglio) alla fase terminale della trebbiatura del cereale.

[...] la semina è un'attività tipicamente maschile sia dal punto di vista pratico che simbolico, la trebbiatura, restituendo il seme germogliato, maturato e accresciuto dalla 'madre' terra, appare, di conseguenza, simbolicamente associata al femminile. » [1]

Lavorare i campi nel giorno di sant'Anna -la Madre della Madonna- equivale ad una profanazione: punibile con la vita...

« Sembra quasi che siano le macchine stesse che si ribellino al lavoro sacrilego loro imposto e si rivoltino contro gli uomini:

" ...L giorno de Sant'Anna n se lavorava perché è la festa de la mamma de la Madonna no.
E nvece n contadino na volta batteva e alora mentre che mboccavno l grano nt la machina, c'è ntrata anche na persona e l'ha amazzata
". » [1]

Nel mito cristiano echeggiano moniti arcaici che si ritrovano nei popoli primitivi, in giro per il mondo...

« In base a questa concezione, in vari popoli, come presso alcune tribù indiane d'America, la tribù dravidica dei Baiga e presso i popoli altaici, non si lavora la terra per non ferire e lacerare il corpo della propria madre. » [2]

Ferire la Terra Madre era pericoloso:
nel giorno a Lei consacrato, il lavoro era interdetto...

« [...] la morte dell'uomo nel corso della trebbiatura e, a maggior ragione, anche le morti precedentemente documentate in relazione a mietiture blasfeme, potrebbero velatamente ma sostanzialmente continuare ad alludere alla inesausta necessità della riparazione della più antica colpa, del 'peccato originale' della cerealicoltura: l'uccisione dei cereali. » [1]

Plutarco, nel trattato Iside e Osiride, fa riferimento alla colpa atavica dell'agricoltura: la violenza sulla Madre...

« [...] un certo poeta così allude ai mietitori:
"quando i giovani falcian le membra a Demetra
. » [3]

Nell'immaginario magico contadino, l'aratro era mortale...

« L'agricoltore si difende contro i rischi provenienti dalla numinosità dell'aratro, mangiando tre pezzetti di pane intinti nel vino, affinché il diavolo non gli nuoccia.

I sogni di aratro e arare, comportano morte
. » [4]
De Martino raccontava la 'passione' delle messi che ogni anno si ripeteva, assicurando raccolti più (o meno) abbondanti:
in base alle lacrime versate...

« Il primo covone come covone rituale è esplicitamente attestato per gli egiziani da Diodoro Siculo:
i mietitori deposte al suolo le spighe 'per prime tagliate' si abbandonano al compianto presso il covone, battendosi il petto ed invocando Iside
. »

« L'ultimo covone, o la vittima che lo rappresentava, era compianto cerimonialmente, e il nome della vittima coincideva con quello del canto funebre della mietitura. » [5]


Post sul 'sacrificio' del grano e mito cristiano ---

Cristo 'infornato': mangiare gli Dèi.

➔ Sulla coppia Dio mortale-Madre Immortale ---

Dioniso era una donna? La morte rituale del Re.

➔ Sul sacrificio divino che produce i frutti ---

Orge Sacre: il vino di Bacco e il sangue di Osiride.


Note alle immagini ---

_La miniatura sopra proviene dal Salterio Macclesfield conservato al Fitzwilliam Museum di Cambridge, visibile nel sito del museo inglese: folio 77r.

_La miniatura in apertura del post proviene dalla British Library, manoscritto Add Ms 42130 detto Luttrell Psalter:
folio 171r.


Note al testo ---

[1] Cfr. Giancarlo Baronti, Il buon uso dei santi. San Martino e sant'Anna: tradizione scritts e autonomia folclorica, Argo, Lecce, 2005, pp. 9, 118 e 152-153.

[2] Cfr. Carlo-Tullio Altan, Lo spirito religioso del mondo primitivo, Il Saggiatore, Milano, 1960, p. 320.

[3] Cfr. Plutarco, Iside e Osiride, Adelphi, Milano, 1985, p. 133 [66].

[4] Cfr. Alfonso Di Nola, La nera signora. Antropologia della morte, Newton Compton Editori, Roma, 1973, p. 157.

[5] Cfr. Ernesto de Martino, Morte e pianto rituale. Dal lamento funebre antico al pianto di Maria, Bollati Boringhieri, Torino, 1975, pp. 255-257.

venerdì 12 luglio 2024

Sangue profetico: i Morti che succhiano.

Omero nell'Odissea canta il risveglio dell'anima di Tiresia:
Ulisse lo disseta con il sangue...

« Orsù, dalla fossa allontanati, togli l'aguzzo brando,
perché beva questo sangue e ti dica parole veraci.
[...] Appena bevé il fosco sangue,
mi parlò allora con queste parole l'esimio veggente
. » [1]

Nel mito cristiano sopravvivono le credenze antiche:
→ tanto che al Morto, già Santo, si chiedeva -attraverso il Suo sangue profetico- un auspicio per l'avvenire.

Succede, ancora oggi, nella liquefazione del sangue di san Gennaro:
una divinazione che sancisce il futuro dell'anno.

Il mondo pagano era uso ricorrere al sangue:
il poeta latino Orazio narra che le streghe Canidia e Sagagna...

« Presero a grattare la terra con le unghie e a sbranare a morsi un'agnella nera;
il sangue era versato nella fossa, per evocarne i Mani, anime che avrebbero dato responsi
. » [2]

Il sangue era prezioso: guai a versarlo.

Nate dal → sangue di Urano, versato dal figlio parricida Crono, le Erinni si sarebbero vendicate su Oreste che aveva ucciso, a sua volta, la madre Clitemnestra:
spargendo altro sangue sui viventi...

« [...] le Erinni minacciarono, se la sentenza non fosse stata mutata, di lasciar cadere sull'Attica una goccia del sangue del loro cuore, che avrebbe isterilito il suolo, distrutte le messi e ucciso tutti i fanciulli di Atene. » [3]

Le entità dell'Oltretomba non andavano indisposte.

La sete di sangue delle streghe, morte a lungo trascurate e per ciò assetate, ha la stessa origine...

« Pure la strega, analogamente al vampiro, era spesso considerata succhiatrice di sangue soprattutto dei bambini:
a tal proposito citiamo le streghe che si davano convegno sotto il noce di Benevento o le streghe della Galizia, addirittura dette 'meigas chuchonas', cioè 'grandi succhiatrici di sangue
. » [4]


◉ Sul sangue predittivo dei Morti, vedi:

Sangue divinatorio: cosa cerca chi vaga nei cimiteri?

◉ Sul vino versato, che diventa sangue di Dioniso (uva macerata) e poi sacrificio di Cristo, vedi:

Sangue nel latte: riscrittura cristiana di un'offerta alla dèa Cerere.

◉ Sull'atto demoniaco del leccare, vedi:

Come nasce un demone: i gatti che leccano...

◉ Sulla connessione tra ferite sanguinanti e culto dei Morti, vedi:

Laverna, l'oscura dèa senza corpo.

Il potere del Sangue nelle società primitive da san Francesco a Jodorowsky.


Nota all'immagine ---

_In apertura, è un collage dal Victorian Blood Book:
→ vedi la pagina sulla collezione.


Note al testo ---

[1] Cfr. Omero, Odissea, Libro XI, vv. 95-96/99, traduzione di Aurelio Privitera, Fabbri Centauria, Milano, 2015, pp. 319-321.

[2] Cfr. Orazio, Satire, Libro I, VIII, vv. 26-29, a cura di Renato Ghiotto, Rizzoli Bur, Milano, 1981, p. 173.

[3] Cfr. Robert Graves, I miti greci, Longanesi, Milano, 1985,
pp. 396-397.

[4] Cfr. Carla Corradi Musi, Vampiri Europei e Vampiri dell'Area Sciamanica, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli (Cz), 1995, p. 66.

martedì 2 luglio 2024

Spettro: vai via! Il rogo del paglione.

Il ritorno del Morto faceva paura:
tenere a bada i Morti era una preoccupazione ricorrente.

« Ancora fino a non molti decenni fa, i viaggiatori stranieri che percorrevano la Grecia registravano quasi in ogni villaggio terribili storie di morti che uscivano dalla tomba per tormentare e uccidere i vivi. » [1]

In tutto il mondo contadino si compivano riti per scongiurare gli spettri: così l'antropologo Ernesto de Martino...

« [...] il lamento assolve una funzione risolutrice anche rispetto a un altro aspetto della crisi del cordoglio, cioè il ritorno irrelativo del morto come rappresentazione ossessiva o come immagine allucinatoria.

Il folklore lucano è ancor oggi ricco, soprattutto fra le contadine, di continui richiami a questo terrificante ritorno del morto come spettro. » [2]

Il risveglio dei Morti non era (solo) un terrore antico.

La paura che i Morti tornassero alla luce era perenne.
L'usanza prescriveva, nelle campagne e oltre, di cancellare le tracce del Morto in casa:
fino a bruciarne il letto o il giaciglio.

« Dovunque, avvenuta la sepoltura, era osservato il costume di bruciare il pagliericcio del morto.
Anche qui, non si trattava di una precauzione igienica ma di un antico rito che serviva ad allontanare dalla casa in cui era vissuto, l'anima del defunto
.

Nelle Marche, l'incendio del 'paglione' significava che il morto se n'era andato via per sempre. » [3]


Paura negli Spiriti? La soluzione è diventare invisibili:

Vestirsi a lutto: come ingannare gli Spiriti.


➔ Sul ritorno dei Morti, vedi anche:

Animali parlanti: gli Antenati che tornano.

La voce degli Antenati: i Rospi indovini.


Nutrirsi dei Morti sepolti:

Mangiare e bere i Morti: il tesoro di Ade.


Nota all'immagine ---

_In apertura, miniatura da un Libro d'Ore della British Library al'uso di Saint Omer: Add MS 36684, folio 101 verso.


Note al testo ---

[1] Cfr. Giorgio Ieranò, Demoni, mostri e prodigi. L'irrazionale e il fantastico nel mondo antico, Marsilio Editori, Venezia, 2017, pp. 26-27.

[2] Cfr. Ernesto de Martino, Morte e pianto rituale. Dal lamento funebre antico al pianto di Maria, Bollati Boringhieri, Torino, 1975, pp. 103-104.

[3] Cfr. Mario Polia, Tematiche del pensiero religioso e magico in Tra cielo e terra: religione e magia nel mondo rurale della Valnerina, Volume II, Edicit, Foligno, 2009, pp. 443-444.

lunedì 24 giugno 2024

Atena era una strega? La tribù della civetta e le maschere rituali.

Nei miti antichi si trovano tracce dei poteri Totemici.
La cultura tribale associava ad ogni dio uno (o più) animali...

« Atena era definita 'glaucopide', occhi di civetta, perché forse nella sua forma più primitiva era stata venerata anche in forma di rapace. » [1]

Il culto della dèa Atena si legava a diversi uccelli.
Graves sostiene che gli adoratori della Dea ne assumessero la forma tramutandosi in uccello...

« Atena non era associata col cuculo, ma aveva molte altre epifanie di uccello la cui origine era certamente totemica.

In Omero essa ci appare come aquila marina (Odissea III 371) e rondine (Odissea XII 239)

[...] Ma la sua principale epifania era la saggia civetta.

Alla tribù della civetta spettò di celebrare i riti della dea fino all'epoca classica;
gli iniziati travestiti da civetta dovevano catturare i loro uccelli totemici in una complicata cerimonia
. » [2]

Assumere le forme di un uccello serviva ad essere posseduti dal dio.

L'animale progenitore è alla base dei culti religiosi:
viene prima del culto per gli dèi che, progressivamente, si sostituirono agli animali loro epifania.

« [...] se determinati animali avevano un ruolo sacro tanto importante da richiedere una denominazione magico-religiosa prima pagana poi cristiana, questo ruolo doveva risalire all'origine stessa della religione e cioè al totemismo. » [3]
Il commediografo greco Aristofane ci da un indizio attraverso le parole di un personaggio, Pistetero:
in origine, erano proprio gli uccelli a ricevere quei sacrifici che poi si offriranno agli dèi...

« E allora, poi, nessuno giurava sugli dèi, ma sugli uccelli, tutti gli uomini. » [4]


◉ Sulle donne-streghe che hanno forma di uccello:

Madre-uccello: donne che diventano streghe.

Al tempo in cui Mamma Oca era una strega, ovvero la Signora che possiede gli uccelli...


◉ Sui poteri profetici degli uccelli veggenti:

Gli uccelli e l'indovino: prima lo imito, poi lo condanno!


◉ Sul culto degli Animali, e la loro santificazione:

Animali Totem: il culto apotropaico di san Lupo.


◉ La maschera/persona e l'identità (infera) delle streghe...

Nel regno di Persefone: la dea delle Maschere.

La maschera delle streghe: l'identità nascosta delle masche.


Note alle immagini ---

_In apertura, civetta armata -simbolo di Atena.
Vaso attico a figure rosse dal Louvre di Parigi, 410-390 a.C.
→ vedi la relativa pagina su Wikipedia.

_In chiusura, Atena con elmo ed una piccola civetta.
Vaso da olio a figure rosse dal Metropolitan Museum di New York.
→ notare le passamanerie serpentiformi della tunica:
il serpente era, insieme alla civetta, l'animale sacro alla dea.

→ Come si vede nell'Atena Giustiniani ai Musei Vaticani.


Note al testo ---

[1] Cfr. Giorgio Ieranò, Demoni, mostri e prodigi. L'irrazionale e il fantastico nel mondo antico, Marsilio Editori, Venezia, 2017, p. 33.

[2] Cfr. Robert Graves, I miti greci, Longanesi, Milano, 1985,
nota 4 a p. 305.

[3] Cfr. Mario Alinei, Dal totemismo al cristianesimo popolare, Edizioni dell'Orso, Alessandria, 1984, p. 49.

[4] Cfr. Aristofane, Uccelli in Pace, Uccelli, vv. 520-522, collezione di Teatro a cura di Raffaele Cantarella, Einaudi, Torino, 1993, p. 85.

venerdì 14 giugno 2024

Preti maghi: lezioni di Superstizione...

Antonino Bertolotti, in Streghe sortiere e maliardi..., narra l'arresto di una strega perugina e di un frate: colti in flagrante nel mezzo di un rito magico...

« Il prete aveva letto tre volte lo scongiuro, allorché gli sbirri, avvisati da altra donna malevola, irruppero dentro, ponendo fine all'incompleto sortilegio. » [1]

Bernardino da Siena predicava contro le cameras incantationum et maleficiorum in cui i preti compivano riti magici...

« In questi laboratori si potevano commettere orrendi sacrilegi.
Non si tratta di esagerazioni del predicatore poiché anche nei nostri processi la strega Caterina aveva avuto da un sacerdote per le sue pratiche un'ostia cosacrata
. » [2]

In una visita pastorale nell'archidiocesi di Spoleto, fu interrogato un prete macchiatosi di pratiche esorcistiche.

« [...] frammenti di una visita pastorale eseguita dal vicario del vescovo di Spoleto nel territorio di Norcia nel settembre del 1465.
In questa visita si può leggere il resoconto di un interrogatorio all'arciprete di una parrocchia, il quale praticava ordinariamente incantesimi; uno di questi è riportato alla lettera
... » [2]

Padre De Angelis citava le parole del rito...

« [...] falli la ☩ et tolli la terra di sotto allo pe dritto et mittilo nellaqua et facce lo signo della ☩ bibine tu et damne ad ipso

[...] et dicanose tre pater noster et tre ave marie: et tre signi de croce se fanno. » [3]

A forza di evocarli nelle pratiche, pare che i folletti diventassero resistenti (!) agli esorcismi:
tanto che i religiosi li temevano...

« La caratteristica dei folletti di resistere agli esorcismi era stata segnalata, con ben altra autorità, da Gervasio di Tilbury negli Otia Imperialia (1212):
"Ci sono alcuni spiriti, che il popolo chiama folletti
[nel testo: folletos], i quali abitano nelle case dei contadini e non sono scacciati né dall'acqua benedetta, né dagli esorcismi." » [4]


➔ Sull'uso (clandestino) della magia nel Clero, vedi:

L'astrolabio e i maghi che leggono il Cielo.

Incantare è pregare? Quando il prete diventa uno Stregone.

Il Vaticano: l'antico tempio degli Indovini. Vaticinare prima del Papa.


Pratiche esorcistiche nelle chiese x scacciare i dèmoni:

Chiese Incatenate e streghe prigioniere!


Tecnica della conta nella magia cristiana:

Ripeti TRE volte: poteri dello Scongiuro.


➔ Sulle pratiche magiche popolari, vedi:

Magia cristiana. Stregoni in incognito.


Nota all'immagine ---

_In apertura, miniatura da un manoscritto del Decretum Gratiani che puniva le pratiche magiche commesse dai religiosi, tratto dal Walters Art Museum di Baltimora (U.S.A.):
Ms. W. 133, folio 247 recto.

Notare il dettaglio con il prete che indica il numero [26] della Causa: XXVI.


Note al testo ---

[1] Cfr. Antonino Bertolotti, Streghe sortiere e maliardi nel secolo XVI in Roma, Forni [ristampa anastatica], Sala Bolognese, 1979,
pp. 70 e 79.

Bertolotti racconta più di un caso sui frati/stregoni.
Ad esempio, quello di « fra Gio. Antonio » [...] « Sacerdote della Religione de frati minori osservanti di S. Francesco d'età d'anni 42 » denunciato, a Napoli, l'anno 1556...

« Era stregone, negromante, mago sacrilego, e sovratutto imbroglione, poiché con arte ed inganni girò il mondo, spacciandosi per patriarca. »

[2] Cfr. Ugolino Nicolini, La stregoneria a Perugia e in Umbria in Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l'Umbria, Vol. LXXXIV, Perugia, 1987, pp. 23-27.

[3] Cfr. P. De Angelis, Un frammento di sacra visita della diocesi spoletina del 1465 in Archivio per la storia ecclesiastica dell'Umbria, vol. 3, 1916, p. 469:
digitalizzato dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma:
vedi la relativa pagina.

[4] Cfr. Giuseppe Bonomo, Studi demonologici, Flaccovio Editore, Palermo, 1970, p. 122.

martedì 4 giugno 2024

La Dèa nel drago: rovesciamento del Femminino.

Un manoscritto dalla British Library ci mostra santa Margherita emergere dal ventre di un drago.

L'associazione tra la Santa e il Mostro è più antica del Suo mito:
deriva dal mondo pagano, dove il serpente (e simili!) era associato alla Madre.

Un esempio?
Il mito di san Marcello, vescovo di Parigi, che abbatte il drago è scolpito su uno dei portali della Cattedrale di Notre-Dame,
subito all'ingresso est → sotto l'archivolto:
sopra la Sua testa, si vede il trionfo della Madonna.
Il drago si arrampica lungo la colonna: san Marcello lo schiaccia con la pastorale che si trasforma in un'arma.
Jacques Le Goff scriveva...

« [...] la scena della vita di san Marcello che rappresenta il vescovo trionfante sul drago, utilizza la stessa iconografia:
il santo conficca il pastorale nella bocca del mostro
. » [1]

Il femminino sacro si è conservato alla base della scena:
il drago sorge dal corpo di una donna 'dissoluta'.

La Biblioteca Sanctorum riporta la versione medievale del mito...

« Una nobile dama di vita dissoluta era stata sepolta ed un grande serpente aveva cominciato a divorarne il corpo:
"mulieri, cuius membra bestia devorabat, ipse draco factus est sepoltura"
. » [2]

I predicatori cristiani, che a Parigi diffusero il culto di san Marcello, rovesciarono il significato del mito pagano.

La Pòtnia, nutrice del serpente, si trasformò nel filtro cristiano in una donna lasciva, peccatrice, il cui cadavere era dilaniato dal serpente...
◉ Il Vescovo abbatte il dragoscolpito in due chiese umbre:

Il vescovo e il drago: una battaglia per immagini alla chiesa di San Giovanni Profiamma.

San Crescenziano abbatte il drago:

Il drago a difesa della Madre: la falsificazione di un mito pagano.

San Felice prende ad accettate il drago:

Boschi sacri: l'ascia di san Felice all'abbazia di Sant'Anatolia di Narco.

◉ Un post e un libro sull'associazione Dèa-serpenti:

Serpenti Sacri: la Nutrice. Dalla dea Minoica a santa Verdiana.

◉ Il serpente in un tempio Mariano:

Il serpente paredro della Dea Madre: i capitelli della chiesa di San Filippo Neri a Perugia.

◉ Sul drago e le acque del Femminino, vedi:

La strega e lo Sdrago delle acque. Origine magica di una parola.

Evocazione della pioggia mediante il drago:

Le processioni del Drago: un rito medievale per ottenere fertilità.


Note alle immagini ---

_Nella cattedrale parigina, la scena con il drago si sviluppa nella colonna centrale del portale, detta 'Trumeau'.

_All'inizio del post, miniatura con santa Margherita divorata dal drago:
manoscritto Yates Thompson ms 13 della British Library, folio 86v.

_Sotto, san Felice abbatte il drago a colpi d'accetta: bassorilievo sulla facciata della chiesa dei Santi Felice e Mauro a sant'Anatolia di Narco, in Valnerina.

Note al testo ---

[1] Cfr. Jacques Le Goff, Tempo della chiesa e tempo del mercante, Einaudi, Torino, 1977, p. 240.

[2] Cfr. Bibliotheca Sanctorum, vol. VIII: Liadan-Marzio,
Istituto Giovanni XXIII, Pontificia Università Lateranense,
Roma, 1967, pp. 669-671.

martedì 28 maggio 2024

Bellezza pagana: che aspetto ha un dèmone?


I dèmoni pagani hanno un'ammaliante bellezza.

Attirano i mortali con forme attraenti e, nel caso delle Sirene, un canto melodioso.

« Le tre Sirene (due soltanto secondo Omero) erano le canore figlie della Terra che attiravano i marinai nei prati della loro isola, dove le ossa delle vittime precedenti giacevano ammucchiate

[...] le Sirene erano sia le sacerdotesse che piangevano su di loro, sia gli uccelli che popolavano l'isola stessa, al servizio della dea della Morte. » [1]

Le Sirene sono dèmoni seducenti e feroci:
la loro natura ambigua deriva da un altro → dèmone: Eros...

« Lo stesso Eros, il dio dell'amore, è un daimon che agisce come tramite tra gli dèi e gli uomini, secondo quanto dice sempre Platone in un altro dialogo, il Simposio. » [2]

« Circe è dunque una divinità, figlia del Sole.
[...] Come le Sirene, ha una voce melodiosa. E, come molti altri demoni maligni, ha un'apparenza affascinante e seducente.

Il canto e la bellezza sono strumenti di cui si serve per irretire gli uomini
. » [2]

Qui è racchiusa la mutazione della parola dèmone:
la differenza è (tutta) estetica...

« [...] si apre così la strada che porta la parola daimon da una valenza positiva, o quantomeno neutra, a una valenza negativa.
Si passa dal demone al demonio
. » [2]

Il Cristianesimo, per condannarli, fece i dèmoni orrendi:
la bellezza dei dèmoni pagani si conservò, nella tradizione popolare, in (piccole) creature chiamate 'folletti'...

« [...] secondo la credenza popolare, i folletti appaiono in forma di uomini piccolissimi, a volte di deforme aspetto, ma più spesso sono bellissimi. »

« Il Cristianesimo dei primi secoli, infatti, non negò l'esistenza delle divinità pagane, ma respinse il loro carattere divino e in tal modo ridusse gli antichi dèi alla condizione di demoni. » [3]


◉ Sull'evocazione difensiva della sessualità, vedi:

Manofica contro Ombre: gli Spiriti della notte.

◉ Su Cappuccetto Rosso e il dèmone adombrato nel racconto:

Il demone col berretto Rosso: origini di una favola....

Genesi dei dèmoni:

Come nasce un demone: i gatti che leccano...


Nota all'immagine ---

_In apertura, miniatura che mostra una donna (vanesia) specchiarsi e un drago incombere su di lei:
tratta dal manoscritto Add Ms 42130: folio 63r.


Note al testo ---

[1] Cfr. Robert Graves, I Miti greci, Longanesi, Milano, 1985, nota 3 a p. 565.

[2] Cfr. Giorgio Ieranò, Demoni, mostri e prodigi. L'irrazionale e il fantastico nel mondo antico, Marsilio Editori, Venezia, 2017,
pp. 11-12 e p. 112.

[3] Cfr. Giuseppe Bonomo, Studi demonologici, Flaccovio Editore, Palermo, 1970, pp. 100 e 102.

lunedì 20 maggio 2024

Ecate: la dèa (censurata) dell'Abbondanza.


Ecate era una dèa (molto) potente nell'antichità.
Il Suo declassamento ci fa intuire come la cultura Patriarcale prese il sopravvento:
Robert Graves scriveva...

« Dal racconto di Esiodo risulta che Ecate fu in origine la triplice dea, dal potere supremo sul Cielo, sulla Terra e sul Tartaro.

Ma gli Elleni diedero la preminenza alla sua forza distruttrice a scapito della sua forza creatrice e infine essa fu invocata soltanto nei riti clandestini di magia nera, specialmente nei luoghi dove si incrociano tre strade
. » [1]

Come le donne assicuravano la procreazione così Ecate donava la Vita:
onorarla era un atto necessario.

« Essa, unica tra tutte le divinità della Teogonia -con l'ovvia eccezione di Zeus- gode del particolare privilegio rappresentato dal fatto che la sua giurisdizione, la sua timé, si estende sulla terra, sul mare, nel cielo ». [2]

« Agli albori del V secolo Ecate è tutto tranne che una dea della magia, e ancora meno una dea nefasta come lo diverrà nei secoli successivi.
Nel corso del V secolo s'inscrive invece la netta mutazione delle sue prerogative
». [3]

Ecate era la dea della prosperità.
Tanto che Aristofane, nella commedia Pluto, faceva una battuta (molto) precisa...

« Puoi chiedere alla dea Ecate se è meglio essere ricchi o poveri.
E lei ti dirà che i benestanti e i ricchi ogni mese le offrono un pranzo e che i poveri se lo prendono, prima ancora che sia depositato
». [4]

Perché una dèa così importante, in origine -addirittura- la più importante, fu relegata agli oscuri riti delle streghe?

Il poeta Esiodo, nella Teogonia, ci fornisce un indizio prezioso:
la Madre universale aveva il potere di dare e togliere...

« i branchi di lanose pecore, se così vuole il suo cuore,
da piccoli li fa grandi e da molti riduce a pochi.

Così, per quanto sia nata unigenita da sua madre,
fra tutti gli immortali è onorata di doni
». [2]

Il potere materno sulla Vita faceva paura.

Le streghe, devote ad Ecate, sopravvissute nella Magia medievale, rendevano 'sterili' gli uomini e andavano condannate...

« Consideriamo il De planctu ecclesiae redatto verso il 1330 su richiesta di Giovanni XXII dal francescano Alvaro Pelayo, allora grande penitenziere alla corte di Avignone.

Certe donne sono "empie indovine" e gettano il malocchio.
Talune, "molto criminali", "adoperando incantesimi, malefizi e l'arte di Zabulon", impediscono la procreazione.
Esse provocano la sterilità con erbe e composizioni magiche
. »
[5]


◉ Sulle streghe che tolgono la vita, vedi:

Le streghe e gli aborti: il Noce che rende libere.

◉ Sul dominio della sessualità imputato alle streghe:

Madre-uccello: donne che diventano streghe.

Al tempo in cui Mamma Oca era una strega, ovvero la Signora che possiede gli uccelli...


Nota all'immagine ---

_In apertura, miniatura che presenta la dea Flora: è opera di Robinet Testard, tratta dal De mulieribus claris.
Manoscritto conservato presso la Bnf: Français 599, folio 56v.

→ La dea romana personificava l'Abbondanza:
come Ecate, in origine.


Note al testo ---

[1] Cfr. Robert Graves, I miti greci, Longanesi, Milano, 1985, nota 7 a p. 110.

[2] Cfr. Esiodo, Teogonia, Rizzoli - Bur, Milano, 1994, p. 91.
Note al testo di Graziano Arrighetti, p. 145.

[3] Cfr. Nicola Serafini, La dea Ecate nell'antica Grecia. Una protettrice dalla quale proteggersi, Aracne, Ariccia (Roma), 2015, p. 325.

[4] "Alle sue immagini collocate nei crocicchi (da cui l'appellativo di Trivia), l'ultimo giorno di ogni mese i Greci usavano offire cibi cucinati che, a quanto pare, finivano per sfamare i poveracci".
→ Cfr. Aristofane, Pluto, Fabbri Centauria, Trebaseleghe (Pd), 2017, p. 47 e ➔ Note al testo di Fulvio Barberis, vv. 594-597, p. 95.

[5] Cfr. Jean Delumeau, La paura in Occidente. Storia della paura nell'età moderna, traduzione di Paolo Traniello, Il Saggiatore, Milano, 2018, pp. 415-416.

venerdì 10 maggio 2024

Manofica contro Ombre: gli Spiriti della notte.


Il poeta latino Ovidio, nei Fasti, ci descrive un gesto preciso per difendersi dagli Spiriti Maligni:
la manofica.

« Chi rammenta l'antico rito e teme gli dèi
[...] mostra il pollice tra le dita congiunte tacendo
perché l'ombre lievi non gli vadano incontro
. » [1]

La manofica è, insieme alle corna, il più frequente gesto apotropaico per respingere i dèmoni.
Romanazzi ne spiega il potere...

« Interessantissimo amuleto di tradizione italiana è poi la manufica, una manina di corallo, di legno o d'altro materiale, chiusa a pugno mentre il pollice fa capolino tra il medio e l'indice.

Il gesto, che ripropone l'organo sessuale femminile, assicurerebbe la fertilità. » [2]

Ma la manofica, da sola, non bastava:
urgeva un altro (potente) simbolo di fertilità: le Fave.
Si gettavano fave lungo il percorso notturno per scacciare gli Spiriti.

« Giunta la mezzanotte, il paterfamilias si alzava e, a piedi nudi, si recava ad una fonte per detergervi le mani.

[...] Una volta purificate le mani, prendeva delle fave nere e ne gettava un pugno dietro le spalle. » [3]

Le fave assicuravano il contatto con i Morti:
tanto che si cominciava a piantarle, anche in Umbria, (proprio) nel giorno ai Morti consacrato...

« Così come è considerato un dovere ineludibile mangiare le fave per la ricorrenza dei morti, è anche ritenuto una sorta di obbligo rituale in tutta la regione piantarle proprio in quel giorno. » [4]

Mangiare le fave poteva essere pericoloso.
Nel mondo antico c'era (perfino) chi invitava a non farlo...

« Le fave erano collegate all'oltretomba e Aristotele aveva scritto che Pitagora non voleva vederle, toccarle o mangiarle perché erano "simili alle porte dell'Ade"

[...] Secondo Plinio, era credenza diffusa che nei bacelli delle fave dimorassero le anime dei defunti e ciò era uno dei motivi per cui le fave erano considerate oggetto di tabù ». [5]


➔ Usi anti-stregonici: qualche traccia...

Il pelo malefico: un esercito di Ricci per combattere le streghe.

La magia della conta: come annullare le streghe.

Paura negli Spiriti? La soluzione è diventare invisibili:

Vestirsi a lutto: come ingannare gli Spiriti.

➔ Sul potere apotropaico del rosso:

Non sciogliere il nodo. Un fiocco Rosso contro i dèmoni.

Ghirlande appese: l'esorcismo di Natale.


Nota alle immagini ---

_Nel post, foto di amuleti dalla collezione di Giuseppe Bellucci: al Museo Archeologico dell'Umbria.

➔ Nella prima foto, si riconoscono -tra gli altri- una manofica in corallo (il colore rosso è un potente apotropaico) e un campanello per scacciare gli spiriti.
Nella seconda foto, altra manofica e due cornetti:
uno a forma elicoidale.


Note al testo ---

[1] Cfr. Ovidio, I Fasti, traduzione di Luca Canali, Rizzoli Bur, Milano, 1998, Libro V, vv. 430-432.

[2] Cfr. Andrea Romanazzi, La stregoneria in Italia: scongiuri, amuleti e riti della tradizione, Venexia, Roma, 2007, p. 171.

[3] Cfr. Mario Polia, Le piante e il sacro, Quater, Foligno, 2010,
p. 121.

[4] Cfr. Giancarlo Baronti, Margini di sicurezza: l'ideologia folclorica della morte in Umbria, Morlacchi, Perugia, 2016, p. 121.

[5] Cfr. Giovanni Sole, Il tabù delle fave. Pitagora e la ricerca del limite, Rubbettino, Saveria Mannelli, 2004, pp. 66-67.

venerdì 3 maggio 2024

Il demone col berretto Rosso: origini di una favola...

Cappuccetto Rosso è la sopravvivenza di un demone?

Nel folklore popolare si raccontava, spesso, di un folletto con un cappuccio Rosso che insidiava la notte.

« Lo sciantello era come n bambino tutto vestito de rosso co na cuffietta. » [1]

« Secondo le tradizioni del Cervese (Ravenna) il mazègol è un omino che porta in testa un berrettino rosso... » [1]

« [...] il massariol, noto con varî nomi un po' dappertutto e raffigurato di solito con un berretto rosso, è un piccolo folletto burlone e dispettoso. » [2]

Con la cristianizzazione, tutto ciò che era rimasto escluso dalla conversione fu demonizzato:
quel cappuccio divenne sinonimo di maledizione.

Mancare di battezzare un neonato significava dannarlo.

« [...] le anime di morti senza battesimo si trasformano in mazzamurielli, genietti or benefici or malefici vestiti di rosso con in testa un berrettino del medesimo colore. » [1]

I 'mazzamurielli' suscitavano il terrore nel mondo contadino:
specie tra Umbria, Lazio e Marche...

« Nelle Marche il nome del folletto-incubo è mazzamuriello, e con lo stesso nome è denominato nel Lazio. » [4]

Se il folletto perdeva il suo cappuccio rosso era disposto a tutto pur di riaverlo...

« In Puglia, a Cerignola, a Putignano e altrove, si dice che lo "scazzamurieddu" per riavere il cappuccio rosso è disposto a dare tutto il denaro che gli si chiede. » [3]

« In Sicilia si crede che "lu nfelluttu" ("fulletto" o "fuddittu") non ha più alcun potere se gli si porta via il berrettino rosso ("cappidduzzu"), per cui egli paga qualsiasi somma per tornarne in possesso. » [3]

Quando il parto era tragico, e non si era fatto in tempo ad aspergere il piccolo, occorreva un battesimo post mortem.

A ciò servivano i santuari 'à repit':
luoghi in cui il neonato sarebbe tornato in vita per il tempo necessario a renderlo cristiano: pena la trasformazione in folletto...

« [...] l'officiante, di solito un eremita, riceve il neonato morto dalle mani dei parenti, lo pone sull'altare, finge che ritorni in vita, gli impartisce il battesimo e poi lo riconsegna sempre morto, ma divenuto nel frattempo cristiano e quindi non più inquieto e inquietante. » [1]


◉ Sul culto pagano del Fuoco, vedi:

Il demone col berretto Rosso: il dio del fuoco e Cappuccetto Rosso.

◉ Sul potere apotropaico del Rosso:

Non sciogliere il nodo. Un fiocco Rosso contro i dèmoni.

◉ Sulle tracce di paganesimo nella favola:

Da san Francesco a Cappuccetto Rosso: il culto apotropaico del Lupo.


Nota all'immagine ---

_In apertura, miniatura con un dèmone dal cappuccio rosso, travestito da uccello: notarne la testa aquilina e le zampe equine.

➔ Il dettaglio è digitalizzato nel sito francese di ARCA.
Per segnatura, Ms 0165: folio 26 verso.


Note al testo ---

[1] Cfr. Giancarlo Baronti, Margini di sicurezza: l'ideologia folclorica della morte in Umbria, Morlacchi, Perugia, Tomo III, 2016, pp. 1065 e 1067.

[2] Cfr. Giuseppe Vidossi, Saggi e scritti minori di folklore, Bottega d'Erasmo, Torino, 1960, p. 232.

[3] Cfr. Giuseppe Bonomo, Studi demonologici, Flaccovio Editore, Palermo, 1970, p. 128.

[4] Cfr. Alessandro Alimenti, Folletti, streghe, vampiri ed altri esseri fantastici: il sonno e la notte disturbati
in → Medicine e magie. Le tradizioni popolari in Italia, a cura di Tullio Seppilli, Electa, Milano, 1989, p. 37.

venerdì 26 aprile 2024

"Specchio delle mie brame..." Vuoi conoscere il Futuro? Chiedi allo specchio.

Padre Ugolino Nicolini, in un articolo sulla stregoneria in Umbria, citava il Processo (1567) subito da una strega -di nome Porzia- del contado perugino...

« Si trattava di sapere se la padrona di casa, incinta, avrebbe partorito un maschio o una femmina.
Lo strumento per il sortilegio era costituito da uno specchio, lasciato a Porzia da un vecchio frate, specchio nel quale doveva guardare, dopo l'apposita formula di scongiuro suggerita dal frate, una fanciulla innocente
. » [1]

Lo specchio è uno strumento di contatto con i Morti:
la società medievale ne aveva ereditato l'uso dalla cultura tribale.
Mircea Eliade scriveva...

« i morti sanno tutto.
È una credenza universale che la mantica si spieghi col commercio coi morti
.
[...] Guardando nello specchio, lo sciamano può vedere l'anima del defunto. » [2]

I Morti, dotati di Onniveggenza, avrebbero predetto il futuro:
un bambino, più vicino al mondo sovrasensibile, privo di filtri razionali - meglio se figlio di un Mago! -, si credeva capace di ascoltarne la voce:
guardando attraverso lo specchio.

Ne Le Arti Magiche si legge...

« Si metteva uno specchio davanti ad un fanciullo, che d'ordinario era il figlio del mago, od un fanciullo che abitava nella stessa casa, e lo si metteva in una posizione tale che il solo ragazzo potesse vedere la superficie riflettente [...].
Allora il mago domandava al suo allievo che cosa vedesse sul terso metallo, e la risposta che dava il fanciullo era esattamente quanto doveva accadere nel futuro. » [3]

Ma il contatto con i Morti, assicurato dallo specchio, non era (sempre) gradito.

Proprio per evitare che la casa si infestasse quando c'era il morto in casa, gli specchi venivano coperti.
L'antropologo Giancarlo Baronti raccolse, in proposito, molte testimonianze preziose...

« La velatura degli specchi costituisce una delle prime azioni che si compiono nei primi momenti che seguono il decesso e in genere riguarda la stanza del morto, ma in alcuni casi viene estesa a tutta la casa

[...] "Se coprivono subito i specchie perché n ce se deve riflette l'immagine del morto sennò armane di lì e non je la fà a partì." » [4]


Nota all'immagine ---

_In apertura, miniatura con un giovane uomo che guarda, riflessa, la propria immagine su uno specchio: la Morte -in persona- lo regge.
Immagine tratta dal sito de la Bibliothèque Mazarine di Parigi:
Ms 507, folio 113.
Si trova, anche, in Biblissima.


Post sul pericolo di uno specchio rotto:

Non rompere lo specchio: i Morti che proteggono dai dèmoni.

◉ Sul legame tra bambini e mondo magico, vedi:

Bambini pagani? I piccoli Maghi e il Limbo.

M'ama / non m'ama: una divinazione d'amore fatta con i fiori.


Note al testo ---

[1] Cfr. Ugolino Nicolini, La stregoneria a Perugia e in Umbria nel medioevo: con i testi di sette processi a Perugia e uno a Bologna, estratto dal Bollettino della Deputazione di storia patria per l'Umbria, n. 84, Perugia, 1987, pp. 8-9.

Nicolini aveva desunto il testo da:
Antonino Bertolotti, Streghe sortiere e maliardi nel secolo XVI in Roma, Arnaldo Forni Editore [ristampa anastatica, 1979], Firenze, 1883, pp. 69-71.

"La Porzia teneva uno specchietto rotondo, chiuso da una scatoletta lignea, che le aveva lasciato un vecchio frate, morendo.
Questo specchio chiamavasi l'Angelo Bianco, poiché uno spirito, detto Gian Paolo, eravi stato constretto dal vecchio frate
."

[2] Cfr. Mircea Eliade, Lo sciamanismo e le tecniche dell'estasi, Edizioni Mediterranee, Roma, 1974, pp. 106 e 178.

[3] Cfr. Le Arti Magiche: magia suprema rossa e nera, segreti per diventare maghi, amuleti, filtri, ricette e formule magiche, Hermes Edizioni, Roma, 1985, pp. 142-143.
Consultabile alla pagina citata, su Google Libri.

[4] Cfr. Giancarlo Baronti, Margini di sicurezza: l'ideologia folclorica della morte in Umbria, Morlacchi, Perugia, 2016,
pp. 353 e 363.

giovedì 18 aprile 2024

Natura mutante: trucchi per inculcare la parola del Signore.

I predicatori avevano a che fare con pagani che capivano (solo) la lingua della Natura.

Le piante furono, per secoli, l'argomento forte dei sermoni:
studiate per veicolare la parola di Cristo!

È il caso della passiflora:
una pianta che ricorreva nei sermoni in Sud America...

« La pianta è originaria dell'America meridionale (Brasile, Perù) e i primi missionari in Sud America hanno voluto riconoscere nel suo fiore gli strumenti della Crocifissione:

le tre punte della foglia rappresenterebbero la lancia, i tre stimmi capitali i chiodi, i filamenti del calice macchiati di rosso e disposti in cerchio la corona di spine, gli stami con i filamenti saldati allo stilo e liberi alla sommità la spugna imbevuta di fiele oppure il martelllo, in altri elementi si riconosce qui il flagello, là la colonna
. » [1]
Usare le piante era una strategia comunicativa già praticata dagli evangelizzatori per convertire i pagani europei.

La conversione dei celti irlandesi fu attuata da san Patrizio usando una pianta che quei popoli (ben) conoscevano: il trifoglio.

San Patrizio spiegò agli Irlandesi che il trifoglio era come la Trinità:
tre foglie che insistono su uno stesso stelo.

Non c'era differenza sostanziale (!) tra adorare la Trinità e riconoscersi nel culto del Trifoglio...

« Per questa trasparente connessione con la Trinità la forma del trifoglio veniva spesso utilizzata per decorare le finestre e la arcate delle chiese medioevali, ed è per questo che il trifoglio è ancora oggi il simbolo della cattolicissima Irlanda:

secondo la leggenda, infatti, a questa pianticella san Patrizio, evangelizzatore degli Irlandesi, ricorreva per spiegare loro il difficile concetto della coesistenza e della unicità di Dio
. » [2]
Per la Croce di Cristo si doveva usare (solo) una pianta che desse frutti:
guai ad usare il salice, pianta che non dava frutti (commestibili) e che, per il suo aspetto 'sofferente', si associava alle streghe:

« il legno della croce da piantare nei campi doveva essere tagliato da un albero che dà frutto
[...] nel contado di Cascia non si usava il salice perché è albero che non dà frutto. » [3]


Esaltazione della Natura e oscuramento di Dio ---

Dov'è finita la mano? Indizi per un culto degli alberi alla Basilica di San Francesco.

➔ La Natura al servizio dei predicatori ---

Francesco, lo stregone che piantava gli alberi.

➔ Sul salice, albero stregoneco ---

Salice di Ecate: il pianto che purifica.

➔ Sul noce, altro albero associato alle streghe ---

Le streghe e gli aborti: il Noce che rende libere.

➔ Sull'uso di appendere una ghirlanda per scacciare i dèmoni a Natale, vedi:

Ghirlande appese: l'esorcismo di Natale.


Note alle immagini ---

_Sopra, Cristo benedice le erbe affiancato dalla Vergine Maria.
Il manoscritto si trova al Trinity College di Cambridge, ed è visibile integralmente scansionato: ms O.2.48, folio 95r.

_La seconda immagine, con un sermone davanti all'albero, è una miniatura dal manoscritto Add MS 17341: folio 118r.

_In apertura del post, miniatura con un vescovo fito-zoomorfo:
dalle zampe ferine e la coda arborea.

→ L'immagine è tratta dal manoscritto Stowe ms 17: folio 42r.


Note al testo ---

[1] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo. Santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, p. 65.

[2] Cfr. Paolo Bartoli, Tocca ferro: le origini magico religiose delle superstizioni su fortuna e sfortuna, Protagon, Perugia, 1994, p. 112.

[3] Cfr. Mario Polia, Le piante e il sacro: la percezione della natura nel mondo rurale della Valnerina, Quater, Foligno, 2010, pp. 46-47.