venerdì 13 dicembre 2024

Uccelli stregati: divinare con le poppe...

Per avere accesso ai segreti di una donna, la superstizione popolare comandava di chiedere agli uccelli: Suoi intermediari...

« In Sardegna si diceva che mettendo il cuore del barbagianni sulla mammella sinistra di una donna addormentata, questa avrebbe confessato i suoi segreti, credenza già attestata in Alberto Magno ». [1]

L'idea era così radicata che l'attributo principale della donna, quello che la connotava come Nutrice e come (potenziale!) strega, era usato sia per dare il latte sia il veleno.

Nel '500, il libro "Strega o delle illusioni del Demonio" dava la parola sul tema a due personaggi...

« Apistio: "L'uccello strega, il timido assiulo che di notte canta mestamente.
Plinio pensa che sia favoloso quel che si trova scritto delle streghe, che mettono le loro poppe in bocca ai bambini
.

[...] Fronimo: "Le streghe d'oggi, quando si dice che sono portate al gioco di Diana e guastano i fanciulli nati da poco che piangono nelle culle, in realtà premono loro in bocca il veleno ». [2]

Gli uccelli erano così legati al potere femminile che a loro le ragazze chiedevano quando sarebbero 'maturate': usanza sopravvissuta, dalla magia antica, nella cultura popolare...

« Le adolescenti, invece, chiedevano al cuculo quando si sarebbe sviluppato il loro seno [...].

La formula recitava:

"Cuccù, cuccù de le penne ròsce
quando staco a mette' le pocce
? » [3]


➔ Sugli uccelli 'succhiatori' di mammelle, vedi:

Stregoneria Animale: il gufo succhiatore che si trasforma in capro.


➔ Sul legame tra uccelli e sesso femminile:

Madre-uccello: donne che diventano streghe.


Streghe che controllano la sessualità attraverso gli uccelli:

Al tempo in cui Mamma Oca era una strega, ovvero la Signora che possiede gli uccelli...


➔ Sugli uccelli, indizio di stregoneria, nella Magia medievale:

Uccelli maledetti: il culto clandestino della Natura nel Medioevo.


Nota all'immagine ---

_In apertura, capolettera miniato tratto dal Salterio Unterian dell'University of Glasgosw: folio 94 recto.


Note al testo ---

[1] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo. Santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, p. 223.
Beccaria, nel libro, cita il testo in latino:
"Si cor eius cum dextro pede super dormientem ponatur..."

[2] Cfr. Giovan Francesco II Pico della Mirandola, Della "Strix" in
Pinuccia di Gesaro, Streghe. L'ossessione del diavolo, Praxis 3, Bolzano, 1988, pp. 194-195.

➔ Vedi anche Giovan Francesco Pico della Mirandola, Strega o delle illusioni del demonio, a cura di Albano Biondi, Marsilio, Venezia, 1989, pp. 59 e 61.

➔ Il testo originale, in volgare, per dire "veleno" usava una (curiosa) perifrasi:
« Le streghe d'oggi [...] dano li giovevoli rimedi. »

[3] Cfr. Mario Polia, Tematiche del pensiero religioso e magico in Tra cielo e terra. Religione e magia nel mondo rurale della Val Nerina, Volume II, Edicit, Foligno, 2009, p. 389.

venerdì 6 dicembre 2024

Campane apotropaiche: amuleti per combattere i demoni.

Il suono delle campane, nel mondo contadino, non serviva tanto ad annunciare la parola del Signore, ma a scacciare i dèmoni e i cataclismi che essi portavano:
per rafforzarlo, era uso inciderle con delle Invocazioni...

« L'epigrafe del celeste messaggero veniva spesso ripetuta sulle campane.
Il 'breve' era stato inciso, tanto per fare qualche esempio, sulla campana del 1239 del campanile della Basilica Superiore di Assisi così come su quella del 1438 di Foligno.

I santi rintocchi provenenti dalla casa di Dio avrebbero già dovuto da soli mettere in fuga l'armata invisibile dei demoni; le campane rafforzate dalle parole incise sul bronzo, diventavano invincibili amuleti. » [1]

L'etnografo perugino Giuseppe Bellucci, ai primi del '900, indagò questa pratica difensiva in Umbria.
Si applicavano gli amuleti alla campana (perfino) in fase di fusione...

« La leggenda vuole che nella campana grossa del Comune -Mr Franciscus perusinus fecit A. D. MDLXV- sia stato fuso un campanello he appartenne a s. Francesco e contemporaneamente furono gettati nel metallo in fusione alcuni capelli di s. Chiara di Assisi.
Per queste ragioni si attribuisce alla campana una virtù superiore a tutte le altre nel fugare la grandine (Cannara)
. » [2]

Non sempre il suono delle campane era un dissuasore efficace contro i demoni: se poste (troppo) in basso, potevano perfino attirarli...

« A proposito di campane, si credeva che quelle della chiesa di Sant'Anatolia, al contrario delle campane di Grotti, attirassero la grandine nella vallata.
L'inefficacia delle campane di Sant'Anatolia deriva dal fatto che la chiesa è posta in basso, nella valle: "stanno affondate". » [3]


➔ Una pratica apotropaica 'domestica' ---

Ghirlande appese: l'esorcismo di Natale.


Nota all'immagine ---

_In apertura del post, miniatura a margine del manoscritto ms Douce 5: folio 180 verso.
Nel sito della Bodleian Library di Oxford, l'Opera è presente (integralmente) scansionata.


Note al testo ---

[1] Cfr. Arsenio e Chiara Frugoni, Storia di un giorno in una città medievale, Laterza, Roma-Bari, 2004, p. 45.

[2] Cfr. Giuseppe Bellucci, La grandine nell'Umbria, Sala Bolognese (Bo), 1973, p. 57 → ristampa anastatica del volume edito a Perugia nel 1903.

[3] Cfr. Mario Polia, Tematiche del pensiero religioso e magico in Tra cielo e terra: religione e magia nel mondo rurale della Valnerina, volume II, Edicit, Foligno, 2009, p. 469.

martedì 19 novembre 2024

Il "pasto di Ecate" e le tombe segrete.

Mangiare sopra la tomba di un morto era una pratica (pagana) frequente che i Sinodi, a fatica, combattevano.

« [...] i pasti sopra la tomba condannati da Ambrogio e da Agostino sono menzionati ancora a Concordia nel 1587, a Pistoia nel 1588, a Capodistria nel 1637.

In Valtellina è attestato sino all'Ottocento l'uso di mangiare una zuppa di riso e latte sulla bara coperta da una tovaglia, e si racconta che in Molise e nel Napoletano le madri spremessero dalle loro mammelle gocce di latte sulla tomba del figlio neonato, per nutrirlo e placarne l'irrequietezza
. » [1]

Dietro questo uso c'era la divinizzazione del Morto.

Per 'corteggiarlo', gli si preparava un banchetto speciale:
il 'pasto di Ecate' ➔ dal nome della dea che regnava sull'Oscurità...

« Non bastava preservare il morto [...], bisognava assicurarsene l'amicizia.
Non era un dio ormai?

Innanzitutto, lo si invitava a un pasto di famiglia dopo il quale gli si lasciava da bere e da mangiare.
I Greci chiamavano questo pasto περιδειπνον, Εκατης δειπνον (pasto di Ecate)
. » [2]

Guai a scherzare con il Morto:
le tombe dei defunti illustri, nel mondo antico, dovevano rimanere segrete.

I poteri associati a (certi) morti erano (troppo) ambiti:
le loro sepolture andavano protette.

« Sepolture di questo genere sono tombe-talismano, che appunto per questo devono rimanere segrete, perché nessuno possa trafugare le reliquie e con esse impadronirsi dei poteri che queste inglobano.

Ne esistevano varie, in Grecia.
Il luogo della tomba dell'eroina Dirce a Tebe era noto solo al comandante della cavalleria (o ipparco); quando costui deponeva la carica, rivelava il luogo, in segreto e di notte, solo al suo successore.

Tombe segrete avevano a Corinto gli eroi Sisifo e Neleo.
Questi magici "guardiani della soglia" rappresentano una versione antica del santo protettore della tradizione cristiana medievale
. » [3]

Il convito sulla tomba del Morto era un rito così sentito, fino al secolo scorso, che -nella cultura contadina- si temeva di 'trasportare' i Suoi poteri:
piatti e cibo andavano lasciati dove si erano consumati...

« Terminato il convito, al quale erano invitati tutti i parenti, per ordine di grado, i piatti erano riposti nel medesimo canestro in cui erano stati portati, senza lavarli e avendo cura di lasciare nella casa in lutto ogni avanzo, anche il più piccolo, altrimenti si rischierebbe di "riportare il morto". » [4]


➔ Sui pasti funebri rituali che propiziano l'abbondanza:

Mangiare e bere i Morti: il tesoro di Ade.

Cristo 'infornato': mangiare gli Dèi.


Nota all'immagine ---

_In apertura, miniatura da una Bibbia all'uso di Saint Omer dalla British Library:
Add ms 36684, folio 144 recto.


Note al testo ---

[1] Cfr. Ottavia Niccoli, Nihil (in)certius morte. A proposito di una percezione incerta della morte in età moderna in Storica. Rivista quadrimestrale, Anno XXVII, n. 76, 2020, Viella s.r.l. e Associazione "Storica", p. 72.

[2] Cfr. Pierre Saintyves, L'origine del culto dei Santi, traduzione di Michela Pazzaglia, Eleusi Edizioni, Perugia, 2015, p. 105.

[3] Cfr. Giulio Guidorizzi, La trama segreta del mondo. La magia nell'antichità, Il Mulino, Bologna, 2022, p. 67.

[4] Cfr. Mario Polia, Tematiche del pensiero religioso e magico in Tra cielo e terra: religione e magia nel mondo rurale della Valnerina, Volume II, Edicit, Foligno, 2009, p. 446.

venerdì 8 novembre 2024

Il "giuoco di Diana" e la Signora Oriente: censure Mariane.

Giovanni Francesco II, nipote dell'umanista Pico della Mirandola, compose ai primi del '500 il libro Strega o delle illusioni del demonio.
In esso si descrivevano i (dissoluti!) raduni delle streghe:
il "giuoco di Diana".

L'Opera sarà, nel modenese, alla base della 'caccia'.
Un miscredente, Apistio, chiede alla Strega...

« Apistio: Sei tu mai andata al gioco di Diana, overo alle Erodiadi?
Strega: Certo sì che sono andata a questo gioco, il quale sia di Diana o delle Erodiadi questo non so
. » [1]

Nelle campagne, i riti di fertilità erano diffusi.

Gli inquisitori credevano che le donne accusate di stregoneria partecipassero al gioco di Diana.
Pinuccia di Gesaro cita il Processo alla strega Sibilla Zanni, svoltosi il 26 maggio 1390...

« La recidiva confessa di essere andata fin dalla sua fanciullezza al gioco di Diana, detta anche Erodiade, di averle sempre reso omaggio inclinando il capo e dicendo: "State bene, Madonna Oriente".

La Oriente rispondeva al saluto con le parole:
"Ben venute, figlie mie"
. » [2]

All'occhio dei religiosi, i riti a cui partecipavano le donne erano pericolosi:
specie nelle profondità telluriche.

I predicatori, soprattutto francescani, cercarono di 'cristianizzare' il più possibile: al punto da celebrare nelle grotte stesse (!) e da portare, nelle caverne, icone e statue (Mariane).
Ne sono un esempio le "grotte di san Fortunato" ▲ :
a Montefalco, sotto il convento di san Francesco.

Per limitare il culto della fertilità, la Cronaca della Provincia Serafica di San Francesco ci informa che fu rimossa una 'pietra sacrata" sull'altare -pietra all'origine delle Processioni...

« [...] hanno risoluto di proibire, sì come in vigore del presente decreto gravemente proibiscono al p. Guardiano pro tempore, e da tutti i sacerdoti del predetto convento il celebrare, o permettere che si celebri in avvenire in detto luogo, o grotta sotto pene arbitrarie, e l'introdurvi donne sotto pena di violata clausura;

ordinando ancora al p. Guradiano che levi da quell'altare la pietra sagrata, qual potrà porre in uno di quegl'altari della chiesa, che ne son privi. In fede etc.

Dato nel Sagro Convento degl'Angioli il dì 10 maggio 1725
. » [3]

Marina Montesano, in Supra acqua et supra ad vento, racconta l'ostinazione di san Bernardino contro le acque della Fonte Tecta ad Arezzo.

Il predicatore francescano, nel 1425, aveva già tentato di sopprimerne il culto, senza successo.

Tre anni dopo, riuscirà a far demolire la costruzione con un trucco: facendovi erigere sopra la chiesa di Santa Maria delle Grazie...

« Su espressa richiesta di Bernardino, infatti, si cerca la sorgente per ostruirla e eliminare ogni traccia delle acque taumaturgiche.
Il culto della Vergine cui la chiesa è dedicata soppianta quindi in modo radicale e definitivo l'antica venerazione per la Fonte Tecta
. » [4]


Processioni ad una Pietra murata in chiesa, a Trevi:

Il tempio di Diana e le processioni al Sacro Buco: indizi alla chiesa di Santa Maria di Pietra Rossa...


➔ Sulle grotte di Montefalco:

Le sacerdotesse di San Fortunato: i misteri delle grotte di Montefalco.


➔ Sulla Madonna in sostituzione dei culti pagani:

Donne protettrici: la Madonna vs. Ecate.

La Madonna come antidoto agli dèi pagani.


Note alle immagini ---

_Sopra, è il cunicolo centrale delle 'grotte di san Fortunato':
scavate nell'argilla, nel fondo, ospitano una statua della Vergine.

_In apertura, Timarete -leggendaria pittrice antica- dipinge la dèa Diana. Miniatura dal De claris mulieribus di Francesco Petrarca, metà del XV secolo.
Manoscritto della British Library, Royal MS 16 G V: folio 68v.


Note al testo ---

[1] Cfr. Giovanfrancesco Pico della Mirandola, Strega o delle illusioni del demonio, a cura di Albano Biondi, Marsilio, Venezia, 1989, p. 59.
➔ Il testo è riportato, anche, in Pinuccia di Gesaro, Streghe...,
p. 199.

[2] Cfr. Pinuccia di Gesaro, Streghe. L'ossessione del diavolo, il repertorio dei malefizî, la repressione, Praxis 3, Bolzano, 1988,
p. 378.

[3] Cfr. Silvestro Nessi - Emore Paoli, San Fortunato di Montefalco. Un evangelizzatore umbro del IV secolo, Edizioni Porziuncola, Santa Maria degli Angeli - Assisi (Pg), pp. 47-48.

➔ Si riferisce al Registro dei capitoli e congregazioni provinciali dei Frati Minori Osservanti, 1708-1760, in Archivio della Porziuncola, p. 230.

➔ Lo citavo ne Le sacerdotesse di san Fortunato. Il mistero delle grotte di Montefalco in Il culto proibito della dèa, Eleusi Edizioni, Perugia, 2011, pp. 58-59.

[4] Cfr. Marina Montesano, "Supra acqua et supra ad vento". Superstizioni, maleficia e incantamenta nei predicatori francescani Osservanti, Istituto storico italiano per il Medio Evo, Nuovi studi storici - 46, Roma, Palazzo Borromini, 1999, p. 177.

sabato 2 novembre 2024

Abiti magici: potere degli Antenati.

Nei Sinodi Diocesani, tra il Lazio e le Marche, si rinvengo tracce del potere atavico attribuito ai vestiti dei Morti.

Sull'abito dei defunti si compivano riti magici per acquisire le energie dei trapassati, già divini...

« Qualcuno in diocesi di Montefiascone e Corneto-Tarquinia era sempre pronto a togliere qualche lembo dalle vesti del defunto per usarne a scopi magici. » [1]

« [...] una appetitosa notizia che ci viene dal Sinodo di Ripatransone del 1642:
la gente era solita svolgere incantesimi sopra i morti, nocturnis horis
. » [1]

Indossare vestiti appartenuti a un Morto aveva potere terapeutico portentoso.
Alfonso Di Nola raccontava...

« Nel Salento le malattie della pelle si curano sfregando la parte malata sulla mano di un morto.
In Abruzzo chi soffre di emicrania guarisce sfregando sulle tempie la lacrima di un morto.
La mano di una persona deceduta di morte lenta appare utile per curare l'erpete
.

[...] il contatto con il morto ha un potere rigenerante. » [2]

Fin dal mondo antico, ai Morti si associavano poteri divini.

Orazio, nel V Epodo, minaccia le streghe Canidia e Sagagna:
la loro vittima si sarebbe vendicata, una volta morta...

« quae vis deorum est Manium »

« questo è il potere divino che spetta ai defunti » [3]

Giacomo Giri spiegava il verso in modo (molto) chiaro:
« de' trapassati; quelli che muoiono diventano dei; » [3]

Pierre Saintyves, ne L'origine del culto dei Santi, mostrava quanto fosse stretto il legame tra divinità e Morti.

Una traccia della divinizzazione dei defunti perdura nel mondo cristiano, dove al giorno dei Santi [1 novembre] segue quello dei Morti [2 novembre]...

« I Greci e i Romani consideravano i morti degli esseri divini.
[...] I templi di queste diviità erano le tombe che riportavano anche l'iscrizione sacramentale Dis manibus, in greco θεοις χθονιοις (agli dèi ctoni).

Era lì che il dio risiedeva: manesque sepulti, dice Virgilio.
Davanti alla tomba c'era un altare per i sacrifici come davanti ai templi degli dèi. » [4]


➔ Sulla protezione assicurata dai Morti, vedi:

Pipistrelli inchiodati: le anime dei Morti a protezione della casa.

Non rompere lo specchio: i Morti che proteggono dai dèmoni.


Nutrire i Morti per ottenere profezie:

Sangue profetico: i Morti che succhiano.

Ricchezza dei Morti, cioè dell'Oltretomba:

Mangiare e bere i Morti: il tesoro di Ade.

Vestirsi di nero per nascondersi dagli Spiriti:

Vestirsi a lutto: come ingannare gli Spiriti.


Nota all'immagine ---

_In apertura, miniatura tratta dal Libro d'Ore di Mirandola appartenuto a Galeotto I Pico della Mirandola, conservato presso la British Library. 1490 circa.


Note al testo ---

[1] Cfr. Cleto Corrain e Pierluigi Zampini, Documenti etnografici e folkloristici nei Sinodi Diocesani dell'Emilia-Romagna, Estratto da "Palestra del Clero", Agosto-Settembre 1964, Rovigo, p. 10.

[2] Cfr. Marina Montesano, Supra acqua et supra ad vento: superstizioni, maleficia e incantamenta nei predicatori francescani Osservanti, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, Roma, 1999, p. 69.
→ Si riferisce ad Alfonso Maria Di Nola, Lo specchio e l'olio: le superstizioni degli italiani, 1993.

[3] Cfr. Quinto Orazio Flacco, Odi ed Epodi, commentati da Giacomo Giri, Società Editrice Dante Alighieri, Città di Castello, 1962, p. 345.

[4] Cfr. Pierre Saintyves, L'Origine del culto dei Santi, traduzione di Michela Pazzaglia, Eleusi Edizioni, Perugia, 2015, p. 96.

venerdì 18 ottobre 2024

Mostri Santi dell'Umbria: luoghi del Sacro Orrore.

Sulla facciata della chiesa medievale di San Gregorio a Castel Ritaldi (Pg) incombe la testa di un demone:
Genopalus Inferus.

Esporre mostri a guardia dei templi risale al mondo antico:
si muravano volti mostruosi di Gorgoni per spaventare i dèmoni.
Robert Graves scrive...

« Le Gorgoni rappresentavano la triplice dea e portavano maschere profilattiche, con occhi fiammeggianti e la lingua che sporgeva tra i denti lunghissimi, per spaventare gli estranei e allontanarli dai loro misteri. » [1]

Al Museo Archeologico di Corfù, in Grecia, si vede sul timpano del tempio una di queste Gorgoni mostruose:
➔ notare i due serpenti, attributo Matriarcale, che s'intrecciano in una cintura...

« Il Mostro viene ad assumere, dunque, la funzione di guardiano della soglia, di quella soglia che divide l'umano dal divino, il caos dall'ordine, il razionale dall'irrazionale. » [2]
C'erano notti dell'anno più pericolose:
erano tra il Solstizio d'Inverno e la → notte di Natale (21-24 dicembre) e tra il Soltizio d'Estate e la → notte di San Giovanni, detta delle Streghe (21-24 giugno).

Le streghe e i dèmoni cercavano d'introdursi nelle chiese per ridestare i Morti che giacevano sepolti sotto il pavimento...

« I giorni solstiziali (san Giovanni o il Natale) erano sentiti come delicati e decisivi momenti di passaggio, momenti dell'anno gravidi di incertezza di cui gli spiriti maligni cercavano di approfittare. » [3]

Per evitare che infestassero le case era d'obbligo astenersi, in quei giorni, dal fuso.

« Le streghe si aggiravano numerose in quel giorno, se dovevano cercar posto nella lana rimasta sul fuso, o rifugiarsi nelle chiese intorno all'Epifania. » [4]

Proteggere le chiese era, invece, più complesso:
per bonificare i luoghi sacri dalle infestazioni demoniache si arrivava (pure) a cingere (!) le chiese con catene.

La pratica più diffusa era scolpire figure mostruose all'ingresso.

Sulla facciata della Cattedrale di San Rufino, ad Assisi, si notano decine di queste teste mostruose: disposte a guardia dell'ingresso...
Le streghe si credeva fossero Morti non pianti.

Tornavano sulla terra per vendicarsi delle mancate attenzioni ricevute dai Vivi:
le chiese medievali erano, esternamente, rivestite di Mostri apotropaici per dissuadere le megere dal varcare la soglia.

Ernesto De Martino notava...

« [...] se i riti non sono eseguiti, e il morto resta senza sepoltura e senza lamento, il regno dei morti non è raggiunto, e il cadavere permane inquieto in una sorta di rischiosa instabilità, tornando ostimente tra i vivi. » [5]

A Spoleto, sulla facciata della chiesa di San Pietro extra moenia si notano, addirittura, due enormi uccelli a guardia del lunotto che avevano una (chiara) funzione apotropaica...

Come ricordava lo storico elvetico Walter Burkert...

« Trasmettere la religione è trasmettere timore.
"Primo il timore produsse nel mondo gli dèi" scrive Stazio [...]
Brividi di timore sono parte essenziale dell'esperienza del sacro. » [6]

Ed ecco il libro che dedico ai Mostri difensivi, in Umbria, nell'architettura religiosa...

➔ Sui mascheroni mostruosi sulla facciata di una chiesa:

I dèmoni che vide san Francesco: due mascheroni demoniaci alla Pieve di San Gregorio a Castel Ritaldi.


➔ Sulle streghe come Morti non pianti, vedi il post:

Salice di Ecate: il pianto che purifica.


➔ Per catturare le fattucchiere e sull'uso d'incatenare le chiese:

Chiese Incatenate e streghe prigioniere!


Pratiche difensive contro gli Spiriti:

Non rompere lo specchio: i Morti che proteggono dai dèmoni.

Vestirsi a lutto: come ingannare gli Spiriti.


➔ Sul fuso che non deve girare → fatale alla Bella:

Il maleficio degli arcolai: le antiche superstizioni sul filare nel racconto della Bella Addormentata.


Nota all'immagine ---

_La seconda immagine del post è una Gorgone scolpita sul timpano del tempio di Artemide:
ricostruzione presente al Museo di Corfù di cui si vedono immagini in Wikipedia.


Note al testo ---

[1] Cfr. Robert Graves, I Miti greci, traduzione di Elisa Morpurgo, Longanesi, Milano, 1983, nota 3 a p. 114.

[2] Cfr. Marosa Marcucci, I Mostri di Pietra. Guardiani della soglia, a cura di Antonio Costantini, Mario Congedo Editore, Galatina-Lecce, 1997, p. 56.

[3] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo: santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, p. 59.

[4] Cfr. Cleto Corrain e Pierluigi Zampini, Documenti etnografici e folkloristici nei Sinodi Diocesani dell'Emilia Romagna, estratto da "Palestra del Clero", Rovigo, 1964, p. 10.

[5] Cfr. Ernesto De Martino, Morte e pianto rituale: dal lamento funebre antico al pianto di Maria, Boringhieri, Torino, 1975, pp. 211-212.

[6] Cfr. Walter Burkert, La creazione del sacro, Adelphi, Milano, 2003, pp. 51-52.

venerdì 4 ottobre 2024

Lo stregone e l'angoscia: san Francesco e la "paura" dei Suoi devoti.

Ernesto de Martino riportava nei Prolegomena al Pensiero Magico una confidenza fatta da un informatore, Aua, all'esploratore danese Knud Rasmussen:

« [...] Aua ebbe a dire una volta a Rasmussen:
"Noi non crediamo: noi abbiamo angoscia...

Abbiamo angoscia per lo spirito della terra che fa le intemperie...
Abbiamo angoscia per Sila...
Abbiamo angoscia per gli spiriti maligni dell'aria, del mare, della terra che possono aiutare i cattivi sciamani a far del male ai loro simili.
Abbiamo angoscia per le anime dei morti e per quelle degli animali che abbiamo ucciso
." » [1]

La paura è il principale 'ingrediente' della fascinazione magica.

San Francesco, spesso, la usava per punire i reprobi.
La distruzione del borgo di Greccio è (solo) uno dei tanti esempi che si rinvengono nelle Fonti Francescane.

Gli abitanti del paese non fanno penitenza malgrado i moniti del Santo: la pena, per loro, è dietro l'angolo.
Tommaso da Celano, nella Vita Seconda, scrive...

« [...] il giusto castigo del Signore colpisce meno severamente chi cade nel peccato una volta di chi è recidivo.

Si risvegliò contro di essi il furore di Dio e ai flagelli di prima si aggiunse la guerra e venne dal cielo un'epidemia che fece innumerevoli vittime.
Da ultimo, un incendio vendicatore distrusse tutto il borgo
. » [2]


Post sulla paura come 'metodo' di governo dei frati ---

La paura fa 90: lo 'stile' francescano...

"Guai a quei frati..." Punizioni francescane per tenere alta la disciplina.

Il bello dei cadaveri: l'Obbedienza secondo San Francesco.


Magia e violenza nelle Fonti ---

Il Serafino sanguinario: una sopravvivenza Sciamanica.


Note alle immagini ---

_Sopra, miniatura con un frate che bastona un demone a margine delle Decretali Smithfield, inventariate come Royal MS 10 E IV:
folio 250v.

_In apertura, un frate 'spaventato' implora la clemenza di una scimmietta (!) armata di tutto punto.
Miniatura a margine dal Salterio Gorleston della British Library:
Add Ms 49622, folio 86 verso.


Note al testo ---

[1] Cfr. Ernesto de Martino, Il mondo magico. Prolegomeni a una storia del magismo, Bollati Boringhieri, Torino, 1973, p. 175.

[2] Cfr. Vita Seconda di Tommaso da Celano, Capitolo VII in Fonti Francescane, Editrici Francescane, Padova, 2004 - ff 621.

➔ Riportavo l'aneddoto sulla distruzione del borgo di Greccio, nella versione della Compilazione di Assisi [ff 1605], in Animali stregati? Il potere dell'Incanto: Introduzione in
Animali incantati: dal mito di Orfeo all'incanto dei Santi, Eleusi Edizioni, Perugia, 2022, p. 17.

venerdì 27 settembre 2024

Donne protettrici: la Madonna vs. Ecate.

Girolamo Tartarotti, in un'Opera settecentesca sulle riunioni delle streghe, notava una Regina, o Grande Signora, che guidava il rito...

« [...] presiede a tutte una Reina col titolo di Magna Domina, ovvero Domina cursus; ed altro non è che l'antica Diana, cioè un Demonio, il quale una volta in forma di Diana e d'Erodiade si faceva vedere ». [1]

Il culto di Diana era così forte da persistere, negli appellativi popolari: tanto che se ne trovano tracce in Età Moderna...

« Nel Lussemburgo degli anni 1590-1630, dove infierisce una dura persecuzione della stregoneria, si mantiene -sia pure deformato- il ricordo di Diana, volgarizzata sotto il nome di 'Gene'.

Ancora nel XVIII secolo numerose statue della dea erano presenti nel ducato
. » [2]

Diana era una dèa ambigua:
una Vergine lunare che regnava sui boschi e a cui bisognava chiedere protezione se li si voleva attraversare...

« Diana era identificata con la dea Ecate, divinità lunare e ctonia che frequentava i crocevia nelle ore notturne.

[...] Probabilmente, sulla figura di Diana-Artemide, la dea virginale, si sovrappose l'immagine ed il culto di Maria Vergine ». [3]

Nel mondo pagano non esisteva una (netta) contrapposizione tra divinità del Bene e del Male:
come sarà, poi, nel Cristianesimo manicheo.

Le signore che si riunivano nella Notte, più che a streghe malefiche, somigliavano (spesso) a delle fate benevole...

« nel De universo Guglielmo d'Alvernia parla di dominae nocturnae guidate da una domina Abundantia

[...] Piuttosto che 'streghe', queste dominae nocturnae richiamano spiriti o fate che propiziano l'abbondanza ». [4]

Il culto mariano si sovrappose, localmente, alle divinità femminili:
ciò avvenne nonostante i predicatori volessero contrapporre la Grande Madre cristiana alle sue predecessore pagane.

Secondo la Vita Leo, vicino alla cappella di Santa Maria della Porziuncola esisteva un trivio
➔ ciò suggerisce, già dal primo insediamento benedettino, la conversione al culto Mariano di un luogo sacro alla Dea...

« Accanto a un trivio, "iuxta hospitale leprosorum", per ispirazione divina [Egidio] si orientò verso S. Maria della Porziuncola ». [5]

La funzione protettiva della Madonna, in età Medievale, riprese il potere difensivo che gli antichi attribuivano ai crocicchi di Ecate...

« I rintocchi serali dell'avemaria, nell'ora del tramonto, preannunciavano che il giorno era finito, e che fino all'alba sarebbe durato il regno notturno degli esseri maligni

[...] era conveniente restare in casa, come dicevano i nostri vecchi, da un'avemaria all'altra.
Di lunga tradizione l'adagio "quando è suonata l'avemaria niente più cristiani per la via". » [6]

« La presenza protettiva della dea Ecate negli incroci e la sua funzione di guida erano assicurate in molti modi.
Innanzitutto, in questi luoghi esistevano dei piccoli tempietti a lei dedicati o delle statue raffiguranti la dea
. » [7]

➔ Sulla dèa Ecate a tre teste, ed un affresco medievale con la Madonna tricefala in trono:

Madonna a Tre Teste: incredibile affresco all'abbazia di San Pietro a Perugia!


➔ Confronto tra la Maestà perugina e coeve Madonne in trono:

La Madonna a Tre Teste e quei due angeli sospetti...


➔ Sui (temuti) poteri di Ecate, vedi:

Ecate: la dèa (censurata) dell'Abbondanza.


➔ Sul legame tra iconografia Mariana e raffigurazioni di Artemide:

Madonna delle frecce: una traccia del culto di Artemide.


➔ Sulla conversione a santuari Mariani, vedi:

La Madonna come antidoto agli dèi pagani.


Nota alle immagini ---

_Sopra, Madonna tricefala (dettaglio) sulla facciata dell'abbazia di san Pietro a Perugia, XIV secolo.

_In apertura, ex-voto con Madonna che allatta il Bambino:
dalla chiesa di Santa Maria a Vallo di Nera, XIV secolo.


Note al testo ---

[1] Cfr. Girolamo Tartarotti, Del congresso notturno dele Lammie, in Rovereto, a spese di Giambattista Pasquali, 1749, Libro Primo, Capitolo Nono, p. 52.

[2] Cfr. Jean Delumeau, La paura in occidente (secoli XIV-XVIII). La città assediata, Società Editrice Internazionale, Torino, 1979, p. 572.

[3] Cfr. Walter Mazzilli, Chiesa e cultura folklorica nell'area urbana e rurale di Piediluco in Il santuario di s. Francesco d'Assisi in Piediluco, Edizioni Thyrus, Arrone (Tr), 1999, p. 167.

[4] Cfr. Marina Montesano, "Supra acqua et supra ad vento". Superstizioni, maleficia e incantamenta nei predicatori francescani Osservanti, Istituto storico italiano per il Medio Evo, Nuovi studi storici - 46, Roma, Palazzo Borromini, 1999, p. 101.

[5] Cfr. Stefano Brufani, Introduzione a Edigio d'Assisi, Dicta, Fondazione Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo, Spoleto, 2013, p. 9.

[6] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo. Santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, p. 209.

[7] Cfr. Nicola Serafini, La dea Ecate nell'antica Grecia. Una protettrice dalla quale proteggersi, Aracne, Ariccia (Roma), 2015, p. 116.

venerdì 20 settembre 2024

Il Serafino sanguinario: una sopravvivenza Sciamanica.

I racconti sull'iniziazione degli Sciamani siberiani hanno una (discreta!) somiglianza con la Stimmatizzazione di san Francesco.

Il 'miracolo' francescano è, in realtà, la sopravvivenza nel mito cristiano di un ferimento rituale.

Lo sciamano viene preso, 'artigliato', da un Grande Uccello che appare all'improvviso nel cielo, in modo violento, e gli trasmette i poteri taumaturgici:
lo sciamano cade in trance, e l'Uccello ne seziona il corpo.

Al risveglio dalla trance, l'uomo è in grado di operare guarigioni e diventa, così, un medicine-man...

« Secondo un mito dei Nentsy, una volta un taglialegna si trovò improvvisamente sul dorso di un uccello mirvy, dal quale egli cadde poi, attraverso una buca, negli Inferi.

[...] In seguito fu tagliato a pezzi e di nuovo ricomposto, dopodiché uno degli spiriti lo ricondusse in superficie. » [1]

Il prodigio francescano è speculare a questo racconto.

Francesco acquista le stimmate 'colpito' da un Angelo-Uccello che gli appare, mentre è raccolto in preghiera:
nelle cavità rupestri dove i ladri veneravano l'antica dèa romana dell'Ombra e della Morte Laverna.
Le grotte di Laverna erano il riparo di pastori e malfattori prima della 'bonifica' francescana: come spiegava già, in un Trattato seicentesco sul 'Monte Serafico', padre Salvatore Vitale...

« De' ladroni se fu questo monte, ed à lor Dea in questo luogo, dove hor è 'l Tempio della Madonna, cioè la Chiesa piccola, era il suo Tempio. » [2]

L'Uccello inizia lo sciamano: provocandogli le ferite taumaturgiche.

Di questa iniziazione cruenta, elusa dagli agiografi maggiori -non solo fisica, ma anche verbale-, rimane una (minima) traccia in una nota a margine del Trattato sull'insediamento dei frati minori in Inghilterra di Tommaso da Eccleston...

« San Francesco però aveva rivelato a frate Rufino, suo compagno, che, quando aveva visto l'angelo ancora da lontano, ne era rimasto molto spaventato e che l'angelo l'aveva colpito duramente ». [3]

La formula latina originale, per quel « colpito duramente »,
è « dure tractavit ».
Un'espressione -tractare dure- il cui significato è chiaro:
fare violenza fisica...

« Verumtamen dixit fratri Ruffino socio suo, quod, cum a longe videret angelum, nimis territus fuit, et quod eum dure tractavit ». [4]
Il linguista Mario Alinei spiegava i caratteri del rito:
le ferite (mutilazioni) sono il segno distintivo dell'iniziazione totemica..

« Questa consisteva in una morte fittizia, cioé nell'essere divorati ritualmente dall'animale-totem (non di rado con conseguenze non fittizie, come mutilazioni), e in una fittizia resurrezione, cioè nell'essere rivomitati, restituiti alla vita, come figli maturi, continuatori delle gesta dell'antenato-totem. » [5]


Post sulle origini pagane della Verna ---

Laverna, l'oscura dèa senza corpo.

Falco o gufo? La Dea dell'ombra e le piume diaboliche.


◉ Sulla devozione pagana e il culto mariano, vedi ---

La Madonna come antidoto agli dèi pagani.

Erylo, il mostro invincibile, e i sette martiri della Scarzuola.


➔ Sul sincretismo tra potere del Sangue e prodigio francescano ---

Il potere del Sangue nelle società primitive da san Francesco a Jodorowsky.

◉ Parlai delle tracce sciamaniche nel mito francescano, anni fa, in una conferenza...

Lo sciamano insanguinato. Convegno a Perugia: pillole introduttive.


◉ Sulle origini del Santuario francescano, vedi:

Laverna dei morti: la storia non scritta della Verna in
Le stimmate dello sciamano. Il mito di san Franceco tra sangue e magia, Eleusi Edizioni, Perugia, 2010, pp. 23-36.


◉ Sull'angoscia suscitata dai poteri magici del Santo, vedi:

Lo stregone e l'angoscia: san Francesco e la "paura" dei Suoi devoti.


Note alle immagini ---

_Sopra, capolettera miniato con il Serafino che appare al Santo.
L'Opera è tratta dal manoscritto Ms 71 verso del Paul Getty Museum: datato al 1275 circa.

_In apertura, affresco da una Vela della Cripta di san Magno, presso la Cattedrale di Santa Maria ad Anagni, primi anni del '200.

→ Da notare gli Occhi di cui sono cosparse le ali dell'angelo:
simbolo primitivo dell'Onniscienza divina.

Dante, nel Canto 29 del Purgatorio (vv. 94-96), descriveva quattro animali alati cosparsi di occhi:

« Ognuno era pennuto di sei ali;
le penne piene d'occhi; e li occhi d'Argo,
se fosser vivi, sarebber cotali
».

_La seconda immagine del post è una foto dell'accesso alla grotta della Verna in cui si tramanda san Francesco dormisse, e in cui ebbe la visita 'provvidenziale' del falco descritta nelle Fonti:

« non solamente per visitazioni angeliche, ma eziando per uccelli salvatichi:
[...] in tutto quello tempo della quaresima uno falcone nidificava ivi presso la cella sua e ogni notte, un poco innanzi al mattutino, col suo canto e col suo isbattersi alla cella sua sì lo destava, e non si partia insino che non si levava suso a dire il mattutino ».

→ Cfr. Fioretti. Della seconda considerazione delle sacre sante istimate in Fonti Francescane - ff 1913.


Note al testo ---

[1] Cfr. Anna-Leena Sikala, Mostro in Dizionario del mito, a cura di Mircea Eliade, Jaca Book, Milano, 2018, p. 146.

[2] Cfr. Salvatore Vitale, Monte Serafico della Verna, in Firenze, 1628, p. 11.
L'Opera è integralmente consultabile in Google Libri.

[3] Cfr. Tommaso da Eccleston, L'insediamento dei frati minori in Inghilterra, traduzione di Feliciano Olgiati, in Fonti Francescane, Editrici Francescane, Padova, 2004, paragrafo 92 -ff 2519.

[4] Cfr. Fratris Thomae vulgo dicti de Eccleston Tractatus de adventu Fratrum Minorum in Angliam, a cura di A. G. Little, Manchester University Press, 1951, p 75.

[5] Cfr. Mario Alinei, Dal totemismo al cristianesimo popolare: sviluppi semantici nei dialetti italiani ed europei, Edizioni dell'Orso, Alessandria, 1984, p. 15.

sabato 14 settembre 2024

Mosca o gatta? Le trasformazioni della strega Matteuccia.

Al processo civile contro la strega Matteuccia di Ripabianca, a Todi, la donna è accusata di trasformarsi sovente e di usare un capro come cavalcatura:
per raggiungere il luogo di riunione delle streghe, alla noce di Benevento.

In cosa si trasformava Matteuccia?

« [...] et ipsa in musipulam conversa » [1]

Domenico Mammoli, che tradusse il testo del Processo, ipotizzava per la parola musipula una (c) mancante: muscipula.
→ In botanica, la Dionaea Muscipula è una Venere 'acchiappamosche': mosca deriva dalla parola musca.

Da capire, semmai, come possa una mosca cavalcare un capro...!

« Ed immediatamente appare innanzi a lei un certo demonio sotto l'aspetto di un capro ed essa stessa, trasformatasi in mosca va alla detta noce cavalcando ». [1]

Nel testo latino, l'autore ricorre ad un verbo, «equitando» cioè «cavalcando», che (certo) non si addice ad una mosca!

Isidoro di Siviglia, nelle Etimologiae, ci dà un indizio (forse) risolutivo per interpretare musipula:
la parola mus-, scrive, indica il topo...

« Il mus, ossia il topo, è un animale assai piccolo
[...] La mustela, ossia la donnola, è stata così chiamata quasi a dire mus longus, "topo lungo" ». [2]

→ Sulla stessa radice: muscipula, in latino, è la trappola per topi.

La nostra Matteuccia si trasformava, quindi, in una cacciatrice di topi?
Poco importa: i suoi accusatori non ebbero pietà!

Lo storico Enrico Menestò raccontava il tragico epilogo di Matteuccia: vittima di un immaginario delirante e delle prediche (feroci) di san Bernardino da Siena...

« È assai probabile che Bernardino, durante il soggiorno Tuderte, sia venuto a conoscenza dell'attività di Matteuccia, finendo per avere un ruolo fondamentale nella sua cattura e condanna.

Matteuccia di Francesco, originaria di Ripabianca, oggi frazione di Deruta, ma nel medioevo "castrum comitatus Tuderti", viene giudicata e condannata al rogo il 20 marzo 1428 da Lorenzo de Surdis, romano, capitano del popolo e conservatore della pace della città di Todi e del suo comitato ». [3]



➔ Sulla trasformazione 'felina', vedi:

Le streghe che si trasformano in gatte.

➔ Sui cacciatori di streghe e gli amuleti anti-stregonici:

Conchiglia anti-Streghe: poteri di un amuleto.

Pratiche per inibire le streghe:

Il pelo malefico: un esercito di Ricci per combattere le streghe.


Nota all'immagine ---

_In apertura, miniatura con un gatto 'umanizzato' che porta, in spalla, la cassa della volpe morta.
Libro d'Ore dal Walters Art Museum di Baltimora: folio 77 recto.


Note al testo ---

[1] Cfr. Domenico Mammoli, Processo alla strga Matteuccia di Francesco (Todi, 20 marzo 1428), Opuscoli - Accademia Tudertina, Fondazione Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo, Spoleto, 2013, pp. 28-29.

[2] Cfr. Isidoro di Siviglia, Degli animali minuti in Etimologie o Origini, Libro XII, Utet- Unione Tipografico-Editrice Torinese, Torino, 2004, p. 39.

[3] Cfr. Enrico Menestò, La fortuna del processo alla strega Matteuccia in Mammoli, Processo..., pp. IX e XII.

→ Sul documento, Menestò scrive: « L'originale degli atti del processo si conserva nell'Archivio storico comunale di Todi.
È contenuto nelle carte 21v-23v di un fascicolo membranaceo di complessive 25 carte
[...]. Il fascicolo, segnato 20bis, fa parte di una serie composta di ben 66 unità. »

venerdì 6 settembre 2024

Magia cristiana. Stregoni in incognito.

La croce di Cristo e la devozione ai Santi assorbirono scongiuri e incantesimi del paganesimo antico...

« Basta analizzare le principali collezioni di testi magici copti per rendersi conto che gran parte degli incantesimi contenenti maledizioni e incantesimi negativi si rivolgevano a Cristo, come Pnoute (il nome della divinità in copto) e agli arcangeli.

[...] un documento riporta la richiesta, rivolta ai martiri, di portare dolore e pestilenza sui vicini.
Un secondo documento chiede a Maria, madre di Cristo, di portare alla morte la vittima tramite un'ulcera. » [1]

Dal mondo egizio agli Eschimesi, le pratiche magiche si perpetuarono:
l'esploratore danese Knud Rasmussen raccontava come l'uso della Croce avesse rimpiazzato, pure tra gli Inuit, i porta-fortuna...

« I racconti biblici erano accolti nello stesso modo letterale delle leggende pagane e ci si accontentava di semplificare la pluralità degli antichi amuleti sostituendoli con la croce

[...] E come in passato era uso proteggere persone e animali dalle sventure grazie alla forza nascosta degli amuleti, così adesso era considerato naturale mettere il crocefisso al collo dei cani
. » [2]

La pratica della magia era così diffusa in ambito cristiano, fino al secolo scorso, che il collezionista di amuleti Giuseppe Bellucci raccontava la diffidenza incontrata, ogni volta:
la gente credeva di trovarsi di fronte ad uno stregone, interessato ai loro amuleti per operare malefici...

« Molto spesso ebbi a lottare con quella diffidenza straordinaria, che, volendo raccogliere oggetti di tal genere comunemente s'incontra, avendo a che fare con genti sospettose, credule, gelose

È credenza generale difatti, che le streghe, gli stregoni ed i diavoli possano presentarsi agl'incauti sotto le parvenze più belle
[...] possano presentarsi talora anche sotto la veste di un galantuomo ». [3]


Pratiche magiche nella devozione cristiana:

Incantare è pregare? Quando il prete diventa uno Stregone.

Sangue divinatorio: cosa cerca chi vaga nei cimiteri?

Preti maghi: lezioni di Superstizione...

Il Vaticano: l'antico tempio degli Indovini. Vaticinare prima del Papa.


Punizioni nel Clero:

Carcere nel monastero: che fine fanno i preti Maghi?


Nota all'immagine ---

_In apertura, miniatura con Vescovo cornuto.
È tratta dal manoscritto MS. Douce 300 della Bodleian Library di Oxford: folio 8 recto.


Note al testo ---

[1] Cfr. Alessio Leo, Da Osiride a Cristo. Il paganesimo dei cristiani dell'Antico Egitto, Edizioni Albo Versorio, Milano, 2015, p. 97.

[2] Cfr. Knud Rasmussen, Aua, Adelphi, Miano, 2018, p. 96.

[3] Cfr. Giuseppe Bellucci, Un capitolo di psicologia popolare. Gli amuleti, Unione Tipografica Cooperativa Editrice, Perugia, 1908,
pp. 5-6.

martedì 27 agosto 2024

Carcere nel monastero: che fine fanno i preti Maghi?

Dove finivano a scontare la pena i preti accusati di Magia?

Fin dal MedioEvo, esistevano in monasteri e conventi delle celle dove i religiosi condannati venivano rinchiusi.
Vincenzo Paglia spiegava...

« Questo tipo di prigione applicato come pena sotto la forma di reclusione in un monastero, perdurò approssimativamente sino al sec. XIII.

In seguito i vescovi fecero costruire delle prigioni non conventuali, ove, alla funzione preventiva, si aggiungeva quella punitiva, con la privazione della libertà intesa come fine della pena
. » [1]

Già Antonino Bertolotti, nell'800, raccontava delle prigioni monastiche: utili a rieducare quei religiosi che esercitavano, di nascosto, la Magia.

« N'è di prova la Bolla del 5 maggio 1514 con la quale si ordina che i chierici, dati alla magia, sieno notati d'infamia, chiusi nelle prigioni de' monasteri e privati dei benefizi. » [2]

E se la pena non era (solo) detentiva?

I sacerdoti non potevano 'sporcarsi' le mani con il sangue.
Se il giudice ecclesiastico comminava una pena corporale, esistevano -tra i religiosi- dei torturatori 'laici' che l'avrebbero eseguita.

È il caso del frate fiorentino Giovanni delle Lodi alle cui 'cure' erano sottoposti i compagni da 'redimere':
secondo la testimonianza del frate parmigiano Salimbene de Addam che scrive nella sua Chronica...

« Del gruppo di frate Elia era poi un certo Giovanni, detto delle Lodi, frate laico, duro e violento, torturatore e carnefice pessimo, che, su ordine di Elia, dava la disciplina ai frati senza misericordia. » [3]


➔ Sul frate 'pugile', lodato (perfino) da san Francesco, vedi:

San Francesco e il pugile di Firenze: a scuola di pugni prima di papa Bergoglio.

➔ Alle punizioni inflitte ai frati che non si sottomettevano, stabilite dal ministro Generale, dedico un approfondimento:
Magia e Tortura nelle Fonti Francescane: Appendice in Mostri Santi dell'Umbria. Luoghi del sacro Orrore, Eleusi Edizioni, Perugia, 2024, pp. 61-81.


➔ Sulle punizioni inflitte ai preti macchiatisi di pratiche magiche, vedi:

L'astrolabio e i maghi che leggono il Cielo.

Gli uccelli e l'indovino: prima lo imito, poi lo condanno!

Preti maghi: lezioni di Superstizione...


Nota all'immagine ---

_In apertura, un dettaglio dalle Carceri: Invenzioni di Giovanni Battista Piranesi.
L'incisione è il secondo stato dell'Acquaforte XIII (1760-1761).
→ Cfr. Mario Praz, Bibliografia essenziale in Giovan Battista Piranesi, Le carceri, Abscondita, 2011, Milano, p. 40.


Note al testo ---

[1] Cfr. Vincenzo Paglia, La 'Pietà' dei carcerati: confraternite e società a Roma nei secoli XVI e XVIII, Edizioni di storia e letteratura, Roma, 1980, p. 7.

[2] Cfr. Antonino Bertolotti, Streghe sortiere e maliardi nel secolo XVI in Roma, Firenze, 1883 [ristampa anastatica 1979], p. 34

[3] Cfr. Cronaca di Salimbene, paragrafo [28] in Fonti Francescane, Editrici Francescane, Padova, 2004 -ff 2619.

martedì 20 agosto 2024

Ne sai come una strega. La 'saga' romana e la donna sapiente.


La maga antica si credeva in possesso di una conoscenza superiore.

Il nome stesso con cui era chiamata -saga: da cui la parola sagace- indicava il suo essere ➔sapiente.

Maxwell Teitel Paule, in Canidia: la prima strega di Roma, scrive...

« Il nome/aggettivo saga, usato spesso per indicare una strega, nel senso più generico comunica semplicemente un'idea di conoscenza.

Cicerone spiega che chi è sagace (il verbo latino è sagire) è profondamente consapevole (sentire acute);
perciò alcune vecchie donne sono assennate (sagae) perché sanno molte cose (multa scire)
. » [1]

Le streghe facevano a gara, tra di loro, nella confezione dei filtri.

Orazio, nel V Epodo, riporta il lamento della strega Canidia:
una saga è riuscita a superarla!

« Il rito è fallito e lei si lamenta del fatto che Varo è stato "liberato dall'incantesimo di una venefica più sapiente". » [2]

Nel MedioEvo, perdurava il lascito della cultura magica antica.

La strega, ➔janara nel Mezzogiorno, conosceva i misteri della dea delle selve Diana: tanto da averne acquisito il nome...

« Un'ipotesi più convincente è quella che riconduce a Diana: la 'janara' non sarebbe altro che la 'dianara', la donna saggia, seguace della dea dei boschi e della Luna, associata alla Dea Madre Cibele, a Madre Natura e ad Iside. » [3]


Nota all'immagine ---

_ In apertura, allegoria della Luna dalla Sala dei Pianeti di Palazzo Trinci a Foligno, primi del XIV secolo.
→Il potere generativo della donna si credeva governato dalle fasi lunari.

Alla luna era associato il gatto e le streghe che assumevano forma felina:
➔ vedi il Post: Le streghe che si trasformano in gatte.


Note al testo ---

[1] Cfr. Maxwell Teitel Paule, Canidia: la prima strega di Roma, Leg edizioni, Gorizia, 2017, p. 20.

[2] Si riferisce ad Orazio, V Epodo, vv. 71-72.
➔ Cfr. Teitel Paule, Canidia..., Op. cit., p. 113.

[3] Cfr. Janare e Magàre in Francesco Maria Morese, L'eredità degli antenati. Il lascito ancestrale di Italici, Romani e Longobardi nel Folklore di Salerno tra religiosità popolare e sopravvivenze pagane, Pellegrini Editore, Cosenza, 2019, pp. 221-222.

venerdì 9 agosto 2024

Conchiglia anti-Streghe: poteri di un amuleto.

Un'incisione tratta da "The Discovery of witches" (1647) ci mostra il cacciatore inglese di fattucchiere Matthew Hopkins in un interrogatorio:
➔ notarne il vestito.
Sul mantello sfoggia 7 conchiglie.
L'amuleto [simbolo di fertilità: il numero 7 non è casuale!] lo protegge dagli influssi delle malefiche.

Due santi, in relazione (stretta) tra loro -san Giacomo e san Rocco-, portavano indosso conchiglie.

Scolpirle sui monumenti sepolcrali serviva a tenere a →distanza i dèmoni e le streghe che insidiavano le tombe.

Alfredo Cattabiani, in Acquario: simboli, miti, credenze e curiosità sugli esseri delle acque, spiega...

« [...] si ponevano queste conchiglie nelle sepolture, insieme con il corpo dei defunti.
A Monterre-Silly, nei pressi di Vienne, è stata scoperta una tomba del VI o VII secolo contenente un gran numero di ostriche fossili, di vicina provenienza
.

A Mouilleron-en-Pareds, nella Vandea, uno scheletro di epoca franca aveva la testa circondata da grandi conchiglie, le capesante

[...]. Ma in questo secondo caso al simbolismo usuale, che allude alla futura resurrezione dei corpi, si è aggiunto probabilmente quello tipico di un pellegrino a Santiago de Compostela che, tornando dal pellegrinaggio, portava con sé una 'capasanta'. »

Jean Delumeau, ne La città assediata, descrive un'altra sepoltura...

« Sopra il cuscino e sul petto si vedono [→ si riferisce al monumento funebre di François de le Sarraz] delle conchiglie di san Giacomo (conchiglie a pettine) ». [2]

Si usava perforare all'estremità le conchiglie per tenerle appese: associate, spesso, ad un altro amuleto →il pelo di tasso.

Conchiglie si ritovano ne "Il feticismo primitivo in Italia..." del Bellucci, e nella sua collezione al Museo Archeologico dell'Umbria.

« [...] per il foro passa un nastro, poi annodato, diretto ad appendere l'amuleto.
Nella concavità della conchiglia è fissato un frammento di pelle con pelo di tasso.
Amuleto contemporaneo contro il malocchio e le streghe, trovato appeso esteriormente nella regione superiore sinistra del petto di una donna
. » [3]

Amuleti anti-streghe dalla collezione Bellucci:

La magia della conta: come annullare le streghe.

Il pelo malefico: un esercito di Ricci per combattere le streghe.


➔ Sulla conchiglia associata alla Madonna, vedi:

L'uovo sacro: la Madre senza padre.


➔ Sulle streghe che insidiano le sepolture, vedi:

Sangue divinatorio: cosa cerca chi vaga nei cimiteri?

Salice di Ecate: il pianto che purifica.


Note alle immagini ---

_Sopra, conchiglia con pelo di tasso:
la densità dei peli era ritenuta anti-stregonica
→induceva le megere a contarli finché non avessero rinunciato all'impresa, abbandonando la casa.

_in apertura, dettaglio tratto dall'Antiporta dell'Opera, digitalizzata nel sito della British Library.

→ Citavo l'incisione anche ne Il maleficio delle Tre Civette, e nel relativo libro: Ambarabaciccìcoccò / tre civette sul comò: storia di un maleficio, Eleusi Edizioni, Perugia, 20014, p. 16.


Note al testo ---

[1] Cfr. Alfredo Cattabiani, Acquario. Simboli, miti, credenze e curiosità sugli esseri delle acque: dalle conchiglie alle sirene, dai delfini ai coccodrilli, dagli dei agli animali fantastici, Mondadori, Milano, 2002, p. 167.

[2] Cfr. Jean Delumeau, Il peccato e la paura. L'idea di colpa in Occidente dal XIII al XVIII secolo, Il Mulino, Bologna, 1987, p. 316.

[3] Cfr. Giuseppe Bellucci, Il feticismo primitivo in Italia e le sue forme di adattamento, Forni Editore [ristampa anastatica dell'edizione del 1919], dicembre 1983, p. 47.

venerdì 2 agosto 2024

Nutrice Totemica: la Madre progenitrice.


L'animale, nelle culture arcaiche, è l'antenato capostipite...

« Si crede in una relazione di parentela tra i membri del gruppo e l'animale (o pianta o oggetto), il quale spesso esprime l'idea che il gruppo umano ne sia uscito per filiazione. » [1]

Gli stemmi delle città antiche hanno, spesso, un animale-Madre in cui il gruppo etnico riconosce la sua origine.

« [...] dietro questa funione reale, a livello ideologico c'è la 'comare-animale', la comare-volpe, la nutrice totemica;
o, se vogliamo dare un esempio più concreto e famoso, la (comare) lupa di Roma, che allatta Romolo e Remo
. » [2]

Nel totemismo, l'animale è il progenitore.
Nelle culture primitive, a base Matriarcale, l'animale svolge la funzione nutritiva essenziale: alleva la stirpe.

La funzione di 'animale capostipite' è chiara nell'etimologia latina della parola 'uccello' → avis:
perché gli avi sono (!) uccelli...

« La parola usata in latino per designare l'antenata, insomma, indica con chiarezza che questa antenata era originariamente una creatura in forma di uccello, un uccello progenitore.

Si tratta, d'altronde, in una mentalità e in un'ottica fiabesche, di un atto del tutto normale:
si pensi alla famosa raccolta di fiabe di Perrault, che ha per titolo
I racconti di mamma Oca
. » [3]


◉ Sugli animali-antenati e la santificazione di un animale totemico:

Animali parlanti: gli Antenati che tornano.

Animali Totem: il culto apotropaico di san Lupo.


Umanizzazione degli animali: assumerne la forma...

Atena era una strega? La tribù della civetta e le maschere rituali.

Animali Incantati: dal mito di Orfeo all'incanto dei Santi.


Sopravvivenza della Nutrice nel mito cristiano:

Serpenti Sacri: la Nutrice. Dalla dea Minoica a santa Verdiana.


◉ Sulle donne-uccello nella superstizione popolare, vedi:

Madre-uccello: donne che diventano streghe.

Al tempo in cui Mamma Oca era una strega, ovvero la Signora che possiede gli uccelli...


Nota all'immagine ---

_In apertura, dettaglio con Uccello-Nutrice dal Trittico delle Delizie di Hieronymus Bosch dal Museo del Prado di Madrid, 1490-1500.
➔ Vedi la pagina su Wikipedia.


Note al testo ---

[1] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo. Santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, pp. 98-99.

[2] Cfr. Mario Alinei, Dal totemismo al cristianesimo popolare: sviluppi semantici nei dialetti italiani ed europei, Edizioni dell'Orso, Alessandria, 1984, p. 16.

[3] Cfr. Mario Alinei e Francesco Benozzo, DESLI. Dizionario etimologico-semantico della lingua italiana: come nascono le parole, Pendragon, Bologna, 2015, p. 66.