mercoledì 24 marzo 2021

Gli uccelli e l'indovino: prima lo imito, poi lo condanno!

San Francesco era abituato a predicare nelle campagne parlando agli uccelli.
A distanza di tempo, i francescani divennero feroci persecutori di questa pratica magica.

Il frate Bernardino da Siena pare fosse il più severo ammonitore contro gli indovini che divinavano sugli uccelli...

« "Se tu porrai che il canto della gallina, o quel del corbo [...] sia cattivo o buon augurio [...] in queste simili cose adori el dimonio"

Nello stesso quaresimale [anno 1425] Bernardino torna ad ammonire i fiorentini sull'argomento, e ancora le due pratiche sono accomunate:

"Guarda Iddio che non si vadi dietro a' canti di gallina, o d'uccegli, o auguri di bestie" ». [1]

Francesco d'Assisi, che ben conosceva la superstizione popolaresca, due secoli prima [anno 1224] aveva tratto il presagio delle stimmate alla Verna proprio dal volo di un falco!

« Durante il suo soggiorno lassù, un falco, facendo proprio lì il suo nido, gli si legò con patto di intensa amicizia.

Sembra proprio che l'esultanza esibita dagli uccelli di così varia specie e il canto del falcone fossero un presagio divino. » [2]

Divinare sul volo e sui versi degli uccelli era una pratica magica molto diffusa nel mondo antico:
Sinesio di Cirene, scrittore del tardo Impero, ne parlava a fondo...

« Così i sapienti osservano il futuro:
[...] altri ancora nei versi degli uccelli, nel modo in cui si posano e nel volo.
[...] Persino gli uccelli, se possedessero una scienza, avrebbero potuto trarre una tecnica divinatoria dall'osservazione degli uomini, così come abbiamo fatto noi con loro
. » [3]


Note alle immagini ---

_La miniatura qui sopra è tratta da un Salterio belga conservato alla Morgan Library di New York:
il riferimento del documento è MS M. 72, folio 139v, e si può visionare nel sito della Biblioteca.

_La seconda immagine è un gustoso schizzo di Matthew Paris:
illustra una "Predica" tenuta da san Francesco agli uccelli.

L'autore era un monaco inglese dell'abbazia di Saint Albans, che proseguì l'Opera nota come Chronica Majora del monaco Ruggero di Wendover, il quale faceva parte della sua stessa abbazia.

Matteo Parigino arricchì, inoltre, la Chronica con favolosi e variopinti disegni a colori:
consiglio di sfogliare il prezioso Manoscritto, noto come ms. 016, nel sito della Parker Library di Cambridge che lo ha integralmente digitalizzato.

_La miniatura in apertura proviene dalla Bibliothèque Municipale di Angers, e mostra un vescovo infliggere una punizione ad un indovino di uccelli.
Il riferimento è il seguente: ms. 0372, folio 282v.


Note al testo ---

[1] Cfr. Marina Montesano, Supra acqua et supra ad vento: superstizioni, maleficia e incantamenta nei predicatori francescani Osservanti, Istituto storico italiano per il Medioevo, Roma 1999, p. 22.

[2] Cfr. Bonaventura da Bagnoregio, Legenda Maior, Capitolo VIII in Fonti francescane, Editrici francescane, Padova 2004 - ff 1158.

I Fioretti, in proposito, ci dicono che « molte consolazioni riceveva da Dio, non solamente per visitazioni angeliche, ma eziando per uccelli salvatichi. »
Cfr. Della seconda considerazione sulle sacre sante istimmate
- ff 1913.

[3] Cfr. Sinesio di Cirene, Il libro dei sogni, Archinto, Milano 2010, p. 38.


Post sulla lingua degli Uccelli:

L'Umbria e gli uccelli: un legame antico.

Lo stregone che fece paura al Papa:
la predica agli Uccelli secondo il monaco Ruggiero
.

Uccelli maledetti: il culto clandestino della Natura nel Medioevo.

martedì 9 marzo 2021

La paura fa 90: lo 'stile' francescano...

Tra i frati, c'erano anche delle mele marce da punire.

I metodi persuasivi del Santo pare fossero molto efficaci!

Angelo Clareno, nel Libro delle tribolazioni, ci racconta il caso di un frate reticente, tal Pietro Stacia:
le maledizioni che san Francesco gli scagliava contro erano sante ed eterne, perché volute da Dio...

« Essendogli nota la cocciutaggine, anzi la mente indurita, di un certo frate che nel secolo era stato dottore in legge, di nome frate Pietro Stacia, [...] lo maledì.

E dato che era stato grande nel secolo e molto dotto, amato non poco dai ministri per la sua dottrina, verso il termine della vita di san Francesco i frati lo pregavano che volesse perdonare a un sì grande uomo, che egli aveva maledetto, e concedergli la grazia della sua benedizione. Rispose loro:
"Figli, non posso benedire chi è stato maledetto ed è maledetto da Dio"
.

[...] tutti i presenti impararono che colui che era maledetto dal beato Francesco, lo era già stato per l'eternità da Dio. » [1]

Molti frati temevano così tanto le 'maledizioni' di Francesco da infliggersi punizioni anche dure, se colti in 'fallo'.

« Un frate di nome Barbaro una volta offese, con una parola ingiuriosa, un confratello
[...] Ma appena si accorse che il confratello ne era rimasto piuttosto offeso, si accese d'ira contro se stesso, e preso dello sterco d'asino se lo mise in bocca per masticarlo:
"Mastichi sterco d'asino questa lingua che ha sputato veleno d'ira sul mio fratello."

[...] Il santo gongolava di gioia nell'udire tali cose, perché vedeva che i suoi figli da soli praticavano esempi di santità
». [2]

Come otteneva Francesco tutta questa disciplina?

Tommaso da Celano ci racconta in proposito una punizione, inflitta ad un frate che si era recato a visitarlo senza il Suo permesso.
Francesco gli strappò il cappuccio e lo gettò in mezzo alle fiamme:
tanto per non essere frainteso!

« Una volta tolse il cappuccio a un frate che era venuto da solo senza obbedienza, e lo fece gettare in un grande fuoco.
Nessuno si mosse per togliere il cappuccio, perché temevano il volto alquanto adirato del padre
. » [3]


Post correlati sullo 'stile' francescano ---

◉ Sulle punizioni che colpivano i frati disobbedienti, vedi:

Vietato entrare: la lotta contro i monaci.

◉ Per infliggere le punizioni pare che san Francesco si servisse di un frate fiorentino corpulento, il pugile di Firenze, definito da Salimbene de Adam come « un frate laico, duro e violento, torturatore e carnefice pessimo » [ff 2619].
Leggi, in proposito, il post:

San Francesco e il pugile di Firenze: a scuola di pugni prima di papa Bergoglio.

◉ Nelle fonti si rinviene anche una punizione 'politica' che spettò al frate Giovanni della Cappella (o da Campello?), scomunicato per aver tentato una scissione nella fraternitas.
Vedi il post:

San Francesco e l'epurazione dei dissidenti: l'impiccagione di frate Giovanni.


Nota all'immagine ---

_La miniatura sopra e in apertura, con un frate che fa le 'boccacce' a margine del folio, proviene dalla British Library che ha integralmente digitalizzato il manoscritto:
è il famoso Sloane ms 2435, contenente Le Régime du corps di Aldobrandino da Siena, un trattato medievale sulla condotta di vita più 'salutista':

Note al testo ---

[1] Cfr. Angelo Clareno, Libro delle Cronache o delle Tribolazioni dell'ordine dei frati minori. L'esempio di frate Stacia -ff 2169.

[2] Cfr. Tommaso da Celano, Vita Seconda, Capitolo CXV. Il buon esempio di un frate e il costume dei primi frati -ff 739.

[3] Cfr. Tommaso da Celano, Vita Seconda, Capitolo CXIV.
Getta nel fuoco il cappuccio di un frate che era venuto spinto da devozione ma senza permesso (ff 738).
La stessa punizione del cappuccio è narrata anche da san Bonaventura nella Leggenda maggiore: ff 1116.

Nota alle Fonti ---

La traduzione che seguo è sempre:
Fonti Francescane, Editrici Francescane, Padova 2004.