mercoledì 18 ottobre 2023

Madre Luna: il simbolo della Dea nella chiesa di un cimitero.

Nella chiesa perugina al cimitero di Monterone c'è un simbolo mariano curioso, sulla cuspide dell'altare:

due V incrociate, chiuse ai lati da due segni a forma di mezza Luna.
Sotto corre una scritta ambigua:

V SS. delle Grazie

La Chiesa di Santa Maria delle Grazie, in cima al colle, fiancheggia l'ingresso al Cimitero:
cosa c'entra la Madre di Cristo con i Morti?
Torniamo al nostro simbolo:
la V si riferisce alla Vergine, a cui la chiesa è consacrata.

Gian Luigi Beccaria spiegava come la Madonna ereditò questa lettera dal culto di Venere, di cui la Vergine era la continuazione in età cristiana...

« Sostituzione frequente è Maria in luogo di Venere:
capillus Veneris diventa cheveux de Notre-Dame


[...] Il tipo capelli della Madonna 'capelvenere' si diffonde a livello popolare in tutte le lingue europee forse per il tramite stesso dei monaci che negli erbari propongono la sostituzione del nome pagano col nome cristiano. » [1]

L'iscrizione non è casuale:
la V è il più antico simbolo del Femminino.

In un vaso da Vulci, Dioniso si mostra a due Menadi;
una di loro regge un capro in mano:
i loro corpi sono 'avvolti' da V multiple, dritte e al rovescio.
Le due mezzelune, affrontate, nel mondo pagano erano simbolo della Vita che ☽ nasce e che muore ☾ .

Il poeta latino Ovidio, ne I Fasti, scriveva sul doppio volto della profetessa Carmenta:
era Lei a dispensare la sorte dei nascituri...

« E chiunque tu sia, se ami gli antichi riti, sta’ vicino
a chi prega, ascolterai nomi mai prima uditi:
si cerca di placare Pòrrima, e Postverta


[…] si crede che l’una cantasse ciò che era stato,
l’altra predicesse ciò che sarebbe accaduto
. » [2]

Le due facce di Carmenta predicevano il futuro del nascituro, come i due volti di Giano -dio a cui la Dèa era associata, e alle cui feste seguiva: nel Calendario romano.
« Carmenta era quindi la dea che prediceva il futuro a chi nasceva, analoga alla Moira dei Greci.

[…] Gli appellativi che venivano attribuiti alla dea, di antevorta e postvorta, sono interpretati da Pettazzoni, come riferiti alla luna. Infatti, nel suo ciclo, la luna si presenta rivolta ora in una direzione ora in un’altra (luna crescente e ☾ luna calante).

Le due “facce” di Carmenta sono associate in qualche modo alle due facce di Giano. » [3]

Le due Lune affrontate erano il simbolo della Dèa come Labrys:
l'ascia bipenne della cultura Minoica.

In un vaso (phitos) rinvenuto nel golfo di Mirabella, vediamo la labrys associata ad una grande testa di Toro:
l'animale paredro della Madre Cretese...
Ermes usò un'ascia bipenne per estrarre Atena dalla testa di Zeus.

Come scrisse l'archeologa inglese Jane Ellen Harrison, Atena era la Grande Madre ingenerata – associata al simbolo della bipenne
a cui si diede poi un padre:
partorita proprio con l'ascia, simbolo del Suo culto Matriarcale.

« Come folgore scaturì la sua vita dalla luce della testa del Padre, eppure questo rimane un disperato espediente teologico per privare delle sue condizioni matriarcali una Kore nata dalla terra. » [4]
Questo simbolismo, materno e funebre,

Luna crescenteLuna calante ☾ ,

si deve a un fatto empirico:
molti nascituri, nel mondo antico e fino all'Ottocento, venivano alla luce già Morti.

La dèa che vigilava sulle gravidanze era, anche, Colei che avrebbe accompagnato i Morti al 'guado'.

L'antropologa Michela Zucca spiegava:

« La nascita, nel mondo antico, era l'altra faccia della morte:
il numero di decessi per complicazioni da parto doveva essere altissimo, le madri hanno continuato a morire fra i dolori più atroci per dar luce a nuove vite fino a poco tempo fa
. » [5]

Nella chiesa mariana di un Cimitero, e in un Simbolo, è sopravvissuto questo arcaico potere.

Se vuoi approfondire l'argomento, dai uno sguardo al libro...



◉ Sul culto lunare della Dèa-vacca, vedi:

La luna e le corna: il culto della Vacca lunare.

◉ Sulla Madre oscura protettrice, vedi:

Madre Nera e dèmoni protettivi: la dèa apotropaica e la Madonna Bruna.


Note alle immagini ---

_La pittura vascolare con la Nascita di Atena, sopra, è assegnata al Pittore del Phrynos, e fa parte delle collezioni del British Museum.

_La pittura vascolare con Dioniso che appare a due Menadi, terza immagine del post, è opera del Pittore di Amasis: il vaso, a figure nere, proviene da Vulci ed è custodito nel Cabinet des médailles della Bnf di Parigi.
Visita la pagina dedicata su Wikipedia.

_La miniatura con una figura a due teste, quarta immagine del post, è tratta dal manoscritto B 11.22 del Trinity College di Cambridge: folio 8 verso.

_Il vaso con una testa di Toro (o Vacca sacra), e asce bipenne che corrono intorno, emblema Minoico, è un Pythos dal Museo Archologico di Heraklion (isola di Creta).


Note al testo ---

[1] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo. Santi, dèmoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, p. 74.

[2] Cfr. George Thomson, Eschilo e Atene, Einaudi, Torino, 1949,
p. 218.

[3] Cfr. Enrico Comba e Margherita Amateis, Le porte dell’anno: cerimonie stagionali e mascherate animali, Collana di studi del "Centro interdipartimentale di scienze religiose", Università di Torino, 2019, p. 327.

[4] « Her life as the lightning was flashed from the light of her Father's head, but it remains a desperate theological expedient to rid an earth-born Kore of her matriarchal conditions. »

Cfr. Jane Ellen Harrison, The making of a Goddess: Athene in Prolegomena to the study of Greek religion, Cambridge University Press, 1908, p. 302.

Alessandro Zabini ha curato, nel libro, la traduzione del testo che la Harrison dedicava alla dèa Atena.

[5] Cfr. Michela Zucca, Donne delinquienti. Storie di streghe, eretiche, ribelli, bandite, tarantolate, Tabor, Valle di Susa, 2021,
p. 42.

mercoledì 11 ottobre 2023

Sant'Antonio: il dèmone del Fuoco purificatore.

Sant'Antonio Abate è ciò che resta di un antico dèmone del Fuoco,
i cui poteri non erano (sempre) benefici.

Alfonso Di Nola, storico delle Religioni, scriveva...

« [...] la mitologia subalterna ha cumulato nell'immagine del fuoco materiale attribuito al santo molti motivi di diversa origine e natura, trasformandolo in un signore del fuoco, che ha dominio sul potere ambiguo in esso presente. » [1]

« [...] sant'Antonio è il signore dell'ignis sacer, curato per sua intercessione, ma anche da lui mandato all'uomo per punizione.
Il male stesso prende il nome dal santo
.

[...] il santo fa la parte di un cattivo demone del fuoco. » [1]

La 'signoria' sul fuoco conservò, nell'immaginario cristiano, quel regno ctònio che accomunava sant'Antonio alle entità Infere.
Cosa c'era prima del diavolo?

Un fabbro che forgiava tesori, e abitava le cavità della terra sacre alla Madre Terra...

« artefici-stregoni che vivono isolati nei boschi, signori del ferro e del fuoco, più a contatto di altri con le viscere della madre terra, esseri neri che incutono paura per la fuliggine che ricopre il loro volto, e rispetto per la loro grande maestria. » [2]

Il diavolo, in origine, era un fabbro zoppo che lavorava alla fornace con il fuoco purificatore.

Perché era zoppo?

Il dio Padre lo aveva precipitato agli Inferi, come Zeus aveva già fatto con Efesto:
guai a ribellarsi al potere del Padre!

« Il mito narra che Efesto divenne zoppo dopo uno "scontro" con Zeus.
Anche il diavolo è diventato zoppo in seguito a uno scontro con Dio, come conseguenza di un castigo.

Zoppo è il diavolo, zoppo è Efesto, entrambi di cielo in terra caduti:
il diavolo zoppo ha alle spalle, come Efesto, una famosa brutta caduta, la caduta dal cielo di angelo ribelle, ed Efesto neonato è scaraventato da Zeus giù dall'Olimpo
. » [2]
Il dominio sul fuoco rimase in dote a sant'Antonio Abate che ne conservò il potere purificatore...

« Il fuoco di sant'Antonio era difatti ritenuto la conseguenza di un contatto con un'anima volante del purgatorio che intendeva lasciare un segno della sua presenza per portare a ravvedimento la persona colpita:
la malattia, chiamata popolarmente fuoco sacro, nel Logudoro e in Gallura è foggu di lu purgadoriu:
scompariva se si celebrava una messa pagata con il ricavato di una questua fra i vicini
. » [2]


Note alle immagini ---

_La miniatura sopra, che raffigura un vecchio zoppo, è tratta da un manoscritto visibile nel sito della British Library:
Add Ms 42130, folio 55r.

_La miniatura in apertura mostra il Santo tra le fiamme con il segno degli Ospitalieri Antoniani: la Tau.
È tratta dal manoscritto Harley 1251: folio 39 verso.

_La seconda miniatura, con un diavolo zoppo, è tratta dal manoscritto Yates Thompson ms 13 : folio 140v.


Note al testo ---

[1] Cfr. Alfonso Di Nola, Gli aspetti magico-religiosi di una cultura subalterna italiana, Bollati Boringhieri, Torino, 2001, p. 247.

[2] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo. Santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, pp. 146, 151, 197.

mercoledì 4 ottobre 2023

Vietato entrare: la lotta contro i monaci.


I monasteri non riscuotevano le simpatie di san Francesco.

Il monachesimo era una vecchia istituzione del mondo feudale con cui i frati non dovevano confondersi.
Guai a farsi vedere nei paraggi di un monastero:
il 'buon' Francesco non lo avrebbe perdonato!

Tommaso da Celano racconta punizioni memorabili...

« Un frate aveva in monastero due figlie di perfetta condotta religiosa.
Un giorno si offrì volentieri per portare là un piccolo e povero dono da parte del santo, ma questi lo riprese con estrema durezza, con parole che qui non posso riferire
.

[...] Un altro frate d'inverno, mosso da compassione, si recò ad un altro monastero, non tenendo conto della proibizione del santo, così tassativa.
Quando Francesco lo venne a sapere, lo fece camminare nudo per parecchie miglia, nel freddo intensissimo della neve
. » [1]

Perché mai san Francesco era così duro con chi, tra i frati, violava il divieto di entrare nei monasteri?
Costruire non era cosa facile:
specie nel MedioEvo!

Molti primitivi tuguri francescani sorgevano su proprietà benedettine [2] che i monaci dismettevano:
Francesco capì che la fortuna dei frati era legata al declino (morale e materiale) dell'Ordine benedettino.

Fin dalla prima cappella ceduta, che divenne il quartier generale dei frati: la Porziuncola.

« Successivamente Francesco, seguendo la volontà e l'ispirazione di Dio, domadò umilmente e ottenne la chiesa dall'abate di San Benedetto del monte Subasio, presso Assisi. » [3]

Francesco sapeva come corteggiare i monaci, alla bisogna, ed inviava loro, ogni anno, un bel cesto di pesce...

« Sebbene l'abate e i monaci avessero concesso in dono al beato Francesco e ai suoi frati la chiesa senza volerne contraccambio o tributo annuo, tuttavia il beato Francesco, da abile e provetto maestro, [...] ogni anno mandava al monastero una corba piena di pesciolini chiamate lasche. » [4]
Il declino dei benedettini era vistoso [2].

Nell'immaginario popolare, si formò l'idea che i monaci appartenessero ad un mondo chiuso e immutabile:
tanto da essere accostati ai morti...

« I numerosissimi racconti monastici di apparizioni confermano il simbolismo funerario dell'abbigliamento dei monaci.

Dal giorno in cui ha "preso l'abito", il monaco non lo lascia più, né in vita né nella tomba [...] La sua cappa munita di un cappuccio (cuculla) svolge una funzione particolare nel passaggio dalla vita alla morte e, al contrario, nella visita che un morto fa ai vivi. » [5]

Nei racconti della Valnerina, si ritrova una versione ancora più sinistra sul rapporto MonaciMorti...

« Nel racconto 8, le anime di due monaci assassinati non si rendono visibili ai passanti notturni ma fanno udire un sordo trascinar di catene che dichiara che stanno ancora scontando le pene del purgatorio. » [6]

◉ Sulle rivalità all'interno della fraternitas, vedi:

San Francesco e quella lettera contro gli stupri poco gradita...

◉ Sulle punizioni che toccavano ai frati 'ribelli', vedi...

La paura fa 90: lo 'stile' francescano...

Il bello dei cadaveri: l'Obbedienza secondo San Francesco.

San Francesco e il pugile di Firenze: a scuola di pugni prima di papa Bergoglio.


Note alle immagini ---

_L'immagine in apertura è una miniatura raffigurante due monaci:
il Padre Superiore ed un sottoposto.
È tratta dal manoscritto Stowe ms 17, folio 191r:
nel sito della British Library si può visionare il documento integrale.

_La seconda miniatura, con il monaco intento a scavare, è tratta dal manoscritto Yates Thompson 26, visibile nel sito della British Library: folio 39r.

_Le tre miniature, con un monaco alla prese con gli scheletri, provengono tutte dal manoscritto Ms M. 359
della Morgan Library di New York: folii 132r, 141v e 144v.
Note al testo ---

[1] Cfr. Tommaso da Celano, Capitolo CLVI -ff 795
in Fonti Francescane, Editrici Francescane, Padova, 2004, p. 497.

⮩ Citavo il passo, spiegando la penetrazione francescana in territorio benedettino, ne Le stimmate dello sciamano, Eleusi, Perugia, 2010, a p. 129.

[2] Paolo Rossi ci ricorda che -oltre alla Porziuncola- pure l'eremo di Cesi o Portaria e l'eremo di Vasciano fossero, in origine, presidi benedettini che i monaci abbandonavano.

« Nella solitudine boschiva del monte, oltre a diverse spelonche, v'era una fatiscente cappellina benedettina che a Francesco fu ceduta dall'Abate di Porta Reale, padrone di quel luogo. »

⮩ Cfr. Paolo Rossi, L'eremita degli Arnolfi, comunemente detto eremo di Cesi o di Portaria (Terni), Vincezo Ursini Editore, Catanzaro, 1996, p. 16.

« Il Monachesimo, che aveva fatto fronte ai barbari, nel secolo XII era entrato in profonda crisi, e vediamo scomparire tanti monasteri e abbazie, che non sono più scuole e centri ascetici, ma vengono trasformate in commende date a vescovi e cardinali. »

« Nel silenzio recondito della fitta boscaglia, l' "Alter Christus", oltre al benedettino oratorio intitolato a San Silvestro, trovò una cisterna d'acqua, più tardi detta "Pozzo di San Francesco" ».

⮩ Cfr. Paolo Rossi, Francesco d'Assisi e la valle ternana: notizie sui viaggi apostolici tenuti dal Poverello di Dio nella provincia di Terni, Thyrus, Arrone, 1997, pp. 18 e 30.

[3] Cfr. Leggenda dei tre Compagni, Capitolo XIII - ff 1465.

[4] Cfr. Compilazione di Assisi -ff 1575.

Un'altra fonte sottolinea la perfetta sintonia tra frati e monaci (!), e aggiunge:
« [i monaci] ricambiavano il dono con una giara di olio. »
⮩ Vedi Specchio di perfezione, Capitolo 56 -ff 1744.

[5] Cfr. Jean-Claude Schmitt, Spiriti e fantasmi nella società medievale, Laterza, Roma-Bari, 2003, p. 272.

[6] Cfr. Mario Polia, Tematiche del pensiero religioso e magico in Tra Cielo e Terra. Religione e magia nel mondo rurale della Valnerina, Volume II, Edicit, Foligno 2009, p. 420,