due V incrociate, chiuse ai lati da due segni a forma di mezza Luna.
Sotto corre una scritta ambigua:
La Chiesa di Santa Maria delle Grazie, in cima al colle, fiancheggia l'ingresso al Cimitero:
cosa c'entra la Madre di Cristo con i Morti?
Torniamo al nostro simbolo:
la V si riferisce alla Vergine, a cui la chiesa è consacrata.
Gian Luigi Beccaria spiegava come la Madonna ereditò questa lettera dal culto di Venere, di cui la Vergine era la continuazione in età cristiana...
« Sostituzione frequente è Maria in luogo di Venere:
capillus Veneris diventa cheveux de Notre-Dame
[...] Il tipo capelli della Madonna 'capelvenere' si diffonde a livello popolare in tutte le lingue europee forse per il tramite stesso dei monaci che negli erbari propongono la sostituzione del nome pagano col nome cristiano. » [1]
L'iscrizione non è casuale:
la V è il più antico simbolo del Femminino.
In un vaso da Vulci, Dioniso si mostra a due Menadi;
una di loro regge un capro in mano:
i loro corpi sono 'avvolti' da V multiple, dritte e al rovescio.
Le due mezzelune, affrontate, nel mondo pagano erano simbolo della Vita che ☽ nasce e che muore ☾ .
Il poeta latino Ovidio, ne I Fasti, scriveva sul doppio volto della profetessa Carmenta:
era Lei a dispensare la sorte dei nascituri...
a chi prega, ascolterai nomi mai prima uditi:
si cerca di placare Pòrrima, e Postverta
[…] si crede che l’una cantasse ciò che era stato,
l’altra predicesse ciò che sarebbe accaduto. » [2]
Le due facce di Carmenta predicevano il futuro del nascituro, come i due volti di Giano -dio a cui la Dèa era associata, e alle cui feste seguiva: nel Calendario romano.
« Carmenta era quindi la dea che prediceva il futuro a chi nasceva, analoga alla Moira dei Greci.
[…] Gli appellativi che venivano attribuiti alla dea, di antevorta e postvorta, sono interpretati da Pettazzoni, come riferiti alla luna. Infatti, nel suo ciclo, la luna si presenta rivolta ora in una direzione ora in un’altra (luna crescente ☽ e ☾ luna calante).
Le due “facce” di Carmenta sono associate in qualche modo alle due facce di Giano. » [3]
Le due Lune affrontate erano il simbolo della Dèa come Labrys:
l'ascia bipenne della cultura Minoica.
In un vaso (phitos) rinvenuto nel golfo di Mirabella, vediamo la labrys associata ad una grande testa di Toro:
l'animale paredro della Madre Cretese...
Ermes usò un'ascia bipenne per estrarre Atena dalla testa di Zeus.
Come scrisse l'archeologa inglese Jane Ellen Harrison, Atena era la Grande Madre ingenerata – associata al simbolo della bipenne –
a cui si diede poi un padre:
partorita proprio con l'ascia, simbolo del Suo culto Matriarcale.
« Come folgore scaturì la sua vita dalla luce della testa del Padre, eppure questo rimane un disperato espediente teologico per privare delle sue condizioni matriarcali una Kore nata dalla terra. » [4]
Questo simbolismo, materno e funebre,
si deve a un fatto empirico:
molti nascituri, nel mondo antico e fino all'Ottocento, venivano alla luce già Morti.
La dèa che vigilava sulle gravidanze era, anche, Colei che avrebbe accompagnato i Morti al 'guado'.
L'antropologa Michela Zucca spiegava:
« La nascita, nel mondo antico, era l'altra faccia della morte:
il numero di decessi per complicazioni da parto doveva essere altissimo, le madri hanno continuato a morire fra i dolori più atroci per dar luce a nuove vite fino a poco tempo fa. » [5]
Nella chiesa mariana di un Cimitero, e in un Simbolo, è sopravvissuto questo arcaico potere.
Se vuoi approfondire l'argomento, dai uno sguardo al libro...
◉ Sul culto lunare della Dèa-vacca, vedi:
La luna e le corna: il culto della Vacca lunare.
◉ Sulla Madre oscura protettrice, vedi:
Madre Nera e dèmoni protettivi: la dèa apotropaica e la Madonna Bruna.
Note alle immagini ---
_La pittura vascolare con la Nascita di Atena, sopra, è assegnata al Pittore del Phrynos, e fa parte delle collezioni del British Museum.
_La pittura vascolare con Dioniso che appare a due Menadi, terza immagine del post, è opera del Pittore di Amasis: il vaso, a figure nere, proviene da Vulci ed è custodito nel Cabinet des médailles della Bnf di Parigi.
Visita la pagina dedicata su Wikipedia.
_La miniatura con una figura a due teste, quarta immagine del post, è tratta dal manoscritto B 11.22 del Trinity College di Cambridge: folio 8 verso.
_Il vaso con una testa di Toro (o Vacca sacra), e asce bipenne che corrono intorno, emblema Minoico, è un Pythos dal Museo Archologico di Heraklion (isola di Creta).
Note al testo ---
[1] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo. Santi, dèmoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, p. 74.
[2] Cfr. George Thomson, Eschilo e Atene, Einaudi, Torino, 1949,
p. 218.
[3] Cfr. Enrico Comba e Margherita Amateis, Le porte dell’anno: cerimonie stagionali e mascherate animali, Collana di studi del "Centro interdipartimentale di scienze religiose", Università di Torino, 2019, p. 327.
[4] « Her life as the lightning was flashed from the light of her Father's head, but it remains a desperate theological expedient to rid an earth-born Kore of her matriarchal conditions. »
Cfr. Jane Ellen Harrison, The making of a Goddess: Athene in Prolegomena to the study of Greek religion, Cambridge University Press, 1908, p. 302.
→ Alessandro Zabini ha curato, nel libro, la traduzione del testo che la Harrison dedicava alla dèa Atena.
[5] Cfr. Michela Zucca, Donne delinquienti. Storie di streghe, eretiche, ribelli, bandite, tarantolate, Tabor, Valle di Susa, 2021,
p. 42.