venerdì 19 febbraio 2021

La luna e le corna: il culto della Vacca lunare.


Mettere le corna, si sa, non ha un significato molto 'aulico'.
Perché?

Partiamo da un acquerello dell'artista americana Carlotta Bonnecaze, realizzato per illustrare un carro allegorico indù nel Carnevale di New Orleans del 1893:
sopra il carro, trainato da due antilopi cornute, il dio Lunare Soma.


Nel sincretismo di età ellenistica, i Greci avevano associato
Soma a Dioniso
.
Pierre Saintyves lo spiegava assai bene in una nota a margine de L'Origine del culto dei Santi...

« Gli dèi vedici non sono restati confinati in India.
Creati senza dubbio già prima delle varie diramazioni della razza indoeuropea li ritroviamo, perlomeno i principali, in tutte le mitologie occidentali e in particolare in Grecia e a Roma.
[...] Soma, il dio delle libagioni, è il prototipo di Dioniso e di Bacco
. » [1]

Il dio indù delle libagioni era legato a Dioniso per due elementi peculiari: la falce di Luna e le corna.

Attenti ai colori: rosso, bianco e nero.

Il dio vedico Chandra, a cui Soma era stato assimilato, vola a bordo di un carro rosso fuoco nell'oscurità della notte, rischiarata dal chiarore lunare: un acquarello su carta dal South and Southeast Asian Art di Los Angeles ci mostra i tre colori...

A trainare il carro, una gazzella che fa sfoggio delle sue due corna.

Una raffigurazione indù del tutto speculare al nostro paganesimo romano: ecco un'acquaforte da Annibale Carracci (1657) con il dio Bacco: avanza su un carro trionfale trainato da due capri che fanno sfoggio delle loro corna...

Le corna erano esse stesse una stilizzazione della Luna.

Robert Graves ne I Miti Greci narra come gli antichi greci associassero la ninfa lunare Io alla vacca sacra:

« Gli Argivi venerano la Luna come vacca, perché dal cornuto primo quarto di luna dipendevano le piogge autunnali e dunque l'abbondanza dell'erba da pascolo.
I suoi tre colori: bianco per il primo quarto, rosso per la luna piena, nero per la luna calante rappresentavano le tre età della dea-Luna: Fanciulla, Ninfa e Vegliarda
. » [2]

L'equivalenza tra la Luna e la vacca è alla base del femminino sacro.

La dea cornuta Semele, che aveva partorito il dio taurino Dioniso, era tutt'uno con la dea Luna Selene:
Graves spiegava come le due dèe fossero una sola entità...

« Semele viene di solito interpretata come una variante di Selene ("luna"), e nove era il numero tradizionale delle orgiastiche sacerdotesse della Luna che prendevano parte a tali feste. » [2]

Tutto chiaro?

Il dio toro egizio Apis aveva una mezza luna impressa sul corpo:
proprio come narra l'erudito antico Igino [3].

Una bella incisione (XI) dai Commentaria di Domenico Agostino Bracci mostra il toro sormontato dalla mezza luna.
Occhio al disegno:
la coda del toro ripete il movimento delle corna...

La falce di Luna è una sopravvivenza delle corna: la Dea taurina, non a caso, ha una mezza luna sulla testa.

Nel mondo romano, Diana tauropula era così chiamata perché a Lei veniva sacrificato il toro.
Cito una bella xilografia dal Romanum Museum (1708), scritto dall'antiquario francese Michel-Ange de la Chausse...



Lo stupro della ninfa Io ---

Robert Graves riporta, per intero, la triste vicenda della ninfa Io dalle corna di Vacca:
il Suo culto Matriarcale è uno dei primi casi di violenza maschile per succedere al potere della Dea...

« Zeus Pico, re dell'Occidente, mandò i suoi servi a rapire Io e abusò di lei non appena la fanciulla varcò la soglia del palazzo.

Dopo aver dato alla luce una figlia di Zeus chiamata Libia, Io si rifugiò in Egitto; ma colà regnava Ermete, figlio di Zeus; proseguì allora la sua fuga al monte Silpio in Siria, dove morì di dolore e di vergogna
. »

Cfr. Robert Graves, I Miti Greci, Op. cit. sotto, p. 171.

Io è talmente legata a Giove che, in astronomia, esiste perfino un satellite del grande pianeta a Lei intitolato:
vedi la relativa pagina su Wikipedia.

Ora le corna vi piacciono (un po') di più?
Note alle immagini ---

_La miniatura qui sopra proviene dalla Bnf di Parigi.

L'ho trovata citata in Anthony Melnikas, The Corpus of the Miniatures in the manuscripts of the Decretum Gratiani,
Studia Gratiana, Roma 1975.
Nel libro, è citata come Ms. lat. 3898, f. 397.

_La stampa citata sopra, con il toro e la falce di luna, proviene dai Commentaria de antiquis scalptoribus del Bracci, Firenze 1784,
ed è consultabile su Google Libri.

_L'incisione (1678) con il Trionfo di Bacco su carro (terza immagine del post) fu realizzata sulla base di un affresco di Annibale Carraci.
Rimando a questo link per tutti i riferimenti.

_L'Opera integrale del Romanum museum... si può consultare su GoogleLibri.

_L'acquerello della Bonnecaze con il carro del dio Soma è visibile, scansionato ad alta risoluzione, in Wikimedia Commons.

Nel sito Monster Brains sono visibili i suoi deliziosi acquerelli sul tema del 'Krewe of Proteus'.


Note al testo ---

[1] Cfr. Pierre Saintyves, L'Origine del culto dei Santi, Eleusi Edizioni, Perugia 2015, p. 32.

[2] Cfr. Robert Graves, I Miti Greci, Longanesi, Milano 1999, nota 5 a p. 48 e nota 1 a p. 172.

[3] « [...] bovem emeret qui lunae signum in latere haberet ».
Cfr. Gaius Julius Hyginus, Fabulae [178] –mito di Europa.

giovedì 4 febbraio 2021

Il Vaticano: l'antico tempio degli Indovini. Vaticinare prima del Papa.

Lo scrittore latino Aulo Gellio nelle 'Noctes Atticae' ci racconta, nel Libro Sedicesimo, che nell'antica Roma esistesse una zona così sacra da essere la residenza degli indovini.

Si chiamava Vaticano, ed era appunto consacrata al dio delle nascite Vaticanus...

« Avevo inteso dire che la regione Vaticana e il dio che vi presiede ricevessero tal nome dai vaticini che vengono fatti in quella regione per il potere e l'ispirazione di quel dio.

Ma oltre a questa ragione Marco Varrone dice che vi è un'altra etimologia di tal nome.
Nei libri 'Antichità divine' scrive:
"Infatti, il dio Vaticano ebbe tal nome perché presiede ai primi suoni della vita umana; i bimbi infatti, appena son venuti al mondo, emettono come primo suono la prima sillaba della parola vaticanus, donde il 'vagire', che rappresenta il suono della voce del bimbo appena nato
. » [1]

L'incisore padovano Girolamo Porro, illustrando i Vaticinia sive Prophetiæ dell'abate Gioacchino da Fiore nel 1600, giocò su questa continuità storica creando un divertente papa 'vaticinatore'.

Malgrado la Chiesa si sia appropriata nei secoli di luoghi e funzioni degli antichi indovini, infatti, i suoi predicatori ne hanno spesso condannato le pratiche!

Proprio i predicatori francescani furono tra i più assidui avversari dei riti paganeggianti, nei sermoni...

« [...] secondo Bernardino da Siena, "dice colui che è servo di Dio:
'Io voglio solamente credare in lui e non voglio credare alli incanti né a le fantasie:
io voglio tenere quello che tiene la santa Chiesa
. » [2]

Nel romanzo 'La figlia della Luna', scritto nel 1917, il mago inglese Aleister Crowley faceva un'osservazione molto puntuale su questa ambiguità della Chiesa...

« La messa è una cerimonia magica compiuta allo scopo di conferire a una sostanza materiale una virtù divina;
ma non c'è nessuna differenza materiale tra un'ostia consacrata ed una non consacrata.
Eppure c'è una differenza enorme nella reazione morale del comunicando.

Ben sapendo che il suo principale sacramento è soltanto uno tra gli innumerevoli esperimenti possibili nella magia talismanica, la Chiesa non ha mai negato la realtà di quell'Arte, ma ha trattato come rivali i suoi esponenti.
Non osa tagliare il ramo su cui sta seduta
. » [3]


Nota alle immagini ---

Il libro dei Vaticinia è integralmente consultabile su Google Libri.
Sopra, ne riporto il frontespizio.
Considerando l'astrusità delle 'profezie' che il disegnatore doveva illustrare, le sue incisioni rasentano il genio!


Note al testo ---

[1] Cfr. Aulo Gellio, Notti Attiche, Rizzoli Bur, Milano 1997, Libro Sedicesimo, XVII, p. 1125.

Ho citato il passo sull'ager Vaticanus anche all'inizio del saggio breve Orge Sacre: il vino di Bacco e il sangue di Osiride, per introdurre il tema della continuità tra devozione pagana e fede cristiana.

[2] Cfr. Marina Montesano, "Supra acqua et supra ad vento": superstizioni, maleficia e incantamenta nei predicatori francescani Osservanti, Istituto storico italiano per il Medio Evo, Roma, 1999, p. 22.

[3] Cfr. Aleister Crowley, La figlia della Luna, Edizioni Arktos, Torino 1983, p. 117.