mercoledì 24 maggio 2023

Non sciogliere il nodo. Un fiocco Rosso contro i dèmoni.

Una miniatura da un manoscritto della British Library mostra un dèmone che cerca di assalire un morto.
Notare il colore -non casuale!- del lenzuolo: rosso.

Il rosso aveva funzione apotropaica, come il nodo:
entrambi servivano a respingere gli Spiriti Maligni.

« il simbolismo fallico del rosso, mentre da una parte conferisce potere apotropaico al nastro di stoffa [...] 'lega' la fattura e ostacola il passo, col nodo, a ogni influsso del male' ». [1]

Sciogliere un nodo rosso era pericoloso:
ci si privava di una protezione contro i dèmoni, come rompendo uno specchio.

Si scioglieva un nodo rosso solo se certi del contenuto benevolo...

« lo scioglimento evoca la liberazione di forze particolari o di poteri nascosti.

[...] Nell'antica Grecia i simulacri di molte divinità venivano legati per impedire agli esseri superiori, che si credeva vivessero nelle statue, di abbandonarle. » [2]


Post sugli specchi, e il pericolo di romperli ---

Non rompere lo specchio: i Morti che proteggono dai dèmoni.


Note alle immagini ---

_Sopra, capolettera T a forma di diavolo rosso cornuto.

Il documento, Saint Ambroise: De officiis, digitalizzato su Gallica, proviene dalla Bnf, Département des manuscrits, Latin 14847:
folio 163r.

_In apertura, miniatura dal manoscritto Arundel 484, digitalizzato nel sito della British Library, primi del '300: folio 245.


Note al testo ---

[1] Cfr. Paolo Bartoli, Tocca ferro. Le origini magico-religiose delle superstizioni su fortuna e sfortuna, Protagon, Perugia, 1994,
pp. 115-116.

[2] Cfr. Hans Biedermann, Enciclopedia dei Simboli, Garzanti, Milano, 1991, p. 323.

mercoledì 17 maggio 2023

Magia al rovescio. Maledizioni che portano fortuna.

Molti incanti sono sopravvissuti nella lingua parlata:
li usiamo senza accorgercene.
Modi di dire scaramantici, a cui non prestiamo più attenzione, hanno un preciso significato magico.

Per augurare del bene, per esempio, si evoca tutto il male possibile.

È il senso di antiche espressioni augurali che, per la loro durezza, farebbero pensare a tutto meno che ad un augurio!

Cacciatori e marinai facevano uso di queste espressioni, in cui si ritrovano i loro nemici più acerrimi:
il lupo e la balena da scongiurare.

Basta pensare a formule come:

« Tanta merda! »
« In culo alla balena! »
« In bocca al lupo! »

Nel pensiero arcaico non ci si doveva far capire dagli Spiriti perché questi erano, sempre, in agguato.
Il linguista Beccaria fa alcuni esempi tratti da cerimoniali, in giro per il mondo...

« C'erano vari raggiri per confondere lo spirito errabondo e impedirgli di molestare i vivi.

I Karen, una tribù della Birmania, adottavano un modo di parlare e di agire che fosse esattamente l'inverso di quello che volevano esprimere:
dopo aver bruciato sul rogo il defunto, il sacerdote rivolgendosi allo spirito usava un modo di esprimersi all'inverso:
il nord diventa sud e viceversa,
l'ovest diventa l'est e viceversa
.

Nomina il cielo quando vuole designare la terra, la terra quando vuole designare il cielo.
Così gli alberi hanno le radici piantate nel cielo e i rami in terra
. » [1]

Per scongiurare il male e i dèmoni che lo causano una delle pratiche più usate, a livello popolare, era attribuirgli un nome benevolo.

« Il sigificato letterale delle terribili Eumenidi è infatti 'le ben disposte'.

[...] I marinai hanno chiamato bonaccia il mare piatto e immobile (francese bonasse, spagnolo bonanza) perché è una situazione temuta dai marinai e attribuita a spiriti maligni, a un demone meridiano. » [1]

Evocare un mondo al rovescio era alla base dei riti scaramantici...

« [...] alcune frasi o gesti attirerebbero o allontanerebbero la fortuna o la sfortuna.
Un tipico esempio di tale credenza è l'idea che, dicendo qualcosa, questa non accadrà o potrebbe accadere il contrario di ciò che si desidera accada
.

[...] Per esempio, a un cacciaore non si dirà "Buona caccia", ma "In bocca al lupo", espressione entrata anche nel linguaggio comune e utilizzata per augurare "buona fortuna". » [2]


◉ Sui residui d'incanti nell'uso popolare quotidiano, vedi anche il seguente post ---

M'ama / non m'ama: una divinazione d'amore fatta con i fiori.


Nota alle immagini ---

_Le miniature con cui ho illustrato il post, provengono dal manoscritto Add ms 62925, visibile nel sito della British Library:
folii 57 recto, 59 recto, 77 verso.


Note al testo ---

[1] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo: santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, pp. 109-110.

[2] Cfr. Paolo Iacci, Il fattore C: fortuna e determinazione nella vita e nel lavoro, Guerini Next, Milano, 2017, p. 74.

martedì 9 maggio 2023

Animali Totem: il culto apotropaico di san Lupo.

Nei santi, specie in quelli dell'Alto MedioEvo, si conservano i poteri totemici delle religioni primitive.

Il santo eredita i poteri dell'animale a cui è associato.
Il linguista Mario Alinei, nel libro "Dal totemismo al cristianesimo popolare", spiegava...

« cristianizzazione ingenua nella figura del San Lupo adorato dai pastori francesi, che all'alba si inginocchiano per rivolgere una preghiera al santo che li protegga dall'omonimo nemico. » [1]

Ecco un esempio magico:
come il lupo toglieva la voce così san Lupo la restituiva...

« Il santo protegge da questa o da quella malattia a seconda del nome che porta.
[...] Penso a san Lupo, cui è affidata la cura della gola.

Il lupo è un animale-demone, di conseguenza anche un demone delle malattie.
[...] ancora oggi quando s'incontra qualcuno privo di voce gli si chiede se "ha visto il lupo"; e anche in francese avoir vu le loup significa 'aver perso la parola'.

Il lupo era ritenuto causa di crampi e paralisi alle corde vocali, una vera malattia, che in Francia ha preso il nome di le mal de saint-Loup, "furore lupesco"
. » [2]

Il lupo, per il suo carattere selvaggio, era associato ai guerrieri.

« Il lupo era connesso, nel mondo greco antico, con un particolare stato mentale prodotto dall'intervento di una figura chiamata Lyssa.

Cadere in preda di Lyssa significava quindi essere trasformati temporaneamente in un essere selvaggio, dominato dalla forza distruttiva del guerriero. » [3]

Franco Cardini spiega il potere 'totemico' del Lupo...

« La saga nordica ci presenta, appunto, dei guerrieri-belva.

I guerrieri così 'mutati' acquistavano tra l'altro, nella loro belva tutelare, il potere fascinatorio sull'uomo, la facoltà di terrorizzarlo. » [4]

Post sul mito del Lupo nella devozione francescana ---

Da san Francesco a Cappuccetto Rosso: il culto apotropaico del Lupo.


Note alle immagini ---

_Sopra, miniatura con un vescovo-Lupo che 'predica' a delle papere.
È tratta dal manoscritto ms 49622, visibile nel sito della British Library: folio 128 recto.

_In apertura, miniatura con un Lupo che stringe tra gli artigli una papera.
È tratta dal manoscritto Stowe ms 17: 84 recto.

_La seconda miniatura del post, con un lupo che addenta la spada di un guerriero, è tratta dal manoscritto Add 49622: folio 190v.


Note al testo ---

[1] Cfr. Mario Alinei, Dal totemismo al cristianesimo popolare : sviluppi semantici nei dialetti italiani ed europei, Edizioni dell'Orso, Alessandria, 1984, p. 79.

Alinei si riferiva all'etnografo francese Paul Sébillot che raccontava come i bambini venissero condotti alla cappella di
San Lupo a Boutigny per vincere la paura nella belva.

⮩ Cfr. Sébillot, La Faune et la flore in Le folk-lore de France, Tome troisème, Librairie Orientale & Américaine, Guilmoto Éditeur, Paris, 1906, p 37.
Testo in lingua originale su Gallica.

[2] Cfr. Gian Luigi Beccaria, Santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, p. 46.

[3] Cfr. Enrico Comba e Margherita Amateis, Le porte dell'anno: cerimonie stagionali e mascherate animali, Accademia University Press, Torino, 2019, p. 71.

[4] Cfr. Franco Cardini, Il lupo di Gubbio. Dimensione storica e dimensione antropologica di una 'leggenda', in Studi Francescani, Firenze, 1977, pp. 326-327.

domenica 30 aprile 2023

Teschio di cane: un'arma contro i malefici delle 'gatte'.


Il cane ha sempre avuto una funzione protettiva: perfino da morto!

Mario Polia spiegava che esporre il teschio di un cane all'ingresso di casa, nel mondo contadino, fosse un mezzo efficace per tenere lontani i malefici gatti...

« A Castel San Felice in Val di Narco, la madre di Liliana - Liliana ha settant'anni - teneva, in un'apposita nicchia del camino, un teschio di cane - la testa de lu ca'- che serviva a impedire che le streghe, nottetempo, s'infilassero in casa scendendo dalla canna fumaria ». [1]

I cani erano addirittura seppelliti sotto il pavimento, per esorcizzare le gatte-streghe.
Polia scrive ancora...

« Nell'Ascolano [...] per evitare che le streghe entrassero in casa, specie se vi erano dei neonati, si seppellivano presso la porta tre cagnolini vivi.
Le streghe, che detestano i cani, non avrebbero neppure potuto avvicinarsi all'uscio
». [1]

Il pittore rinascimentale Bartolomeo Caporali ci mostra in un'Annunciazione, a destra dell'Angelo, un cane che abbaia ad un gatto: il dettaglio allude alle forze del Bene che incalzano il diavolo.

La paura nei gatti era tale che, spesso, non li si lasciava nemmeno entrare in casa: dietro di loro, potevano celarsi le streghe.

Andreina Ciceri, nelle Tradizioni popolari in Friuli, notava...

« Bisognava far attenzione che non entrassero cattivi spiriti, magari sotto forma di gatti

[...] A Sorzento (Valli del Nat) si faceva la "sagra dei gatti", cioè un banchetto a base di gatti opportunamente trattati (gatti maschi, lasciati in purga) su una tavola imbandita

[...] tutto ciò non manca di rimandare ai gatti che, come simboli stregoneschi, si bruciavano in cima ai falò. » [3]

Guai ad ascoltare i discorsi del gatto!
L'antropologo Lombardi Satriani, in un articolo edito per 'Il Corriere della Sera Illustrato', scriveva...

« Non ascoltate il gatto se dice: Buon Natale.

[...] A San Martino di Finita (Cosenza) anche agli animali debbono essere dati cibi particolari ed abbondanti, affinché non critichino e maledicano i loro padroni, quando a mezzanotte viene concesso loro di parlare

[...] nessun essere umano si azzarda a vedere tale mutamento o ad ascoltare gli animali, perché il mattino seguente troverebbe certamente la morte al suo fianco. » [4]


Post associato sulle 'gatte' magiche :

Le streghe che si trasformano in gatte.

Post sui gatti divinizzati nel culto di Santa Gertrude:

La santa gattara: il corteo della dea Freya e i cacciatori di topi.

Post sulla voce atavica degli animali:

Animali parlanti: gli Antenati che tornano.


Note alle immagini ---

_Sopra, San Domenico predica e un diavolo appare, in forma di gatto che si arrampica su una corda.

Miniatura tratta da un manoscritto (1400-1410 circa) dalla Biblioteca Reale dei Paesi Bassi a L'Aia (Koninklijke Bibliotheek), e visibile nel sito della Biblioteca: Le Miroir Historical.
⮩ Per segnatura, 72 A 24: folio 313v.

_In apertura, miniatura da un manoscritto ebraico, noto come Barcelona Haggadah, con un cane guardiano, visibile nel sito della British Library: folio 26 verso.


Note al testo ---

[1] Cfr. Mario Polia, Tematiche del pensiero religioso e magico in Tra cielo e terra: religione e magia nel mondo rurale della Valnerina, Volume II, Edicit, Foligno, 2009, pp. 646-647.

[2] Cfr. Andreina Nicoloso Ciceri, Tradizioni popolari in Friuli, Reana del Rojale (Udine), volume II, p. 581.

[3] Cfr. Luigi Lombardi Satriani, Non ascoltate il gatto..., tratto dal 'Corriere della Sera Illustrato', 23 dicembre 1978, p. 19.

sabato 22 aprile 2023

Dioniso era una donna? La morte rituale del Re.


Dioniso indossava vesti femminili.

Il suo abbigliamento, curioso per un dio maschile (!), ha spinto gli studiosi a pensare che dietro di lui ci fosse un arcaico culto Matriarcale.

« [...] se il capo del thìasos era un uomo con abiti femminili, possiamo dedurre in linea generale con una certa fondatezza che il capo del thìasos doveva essere stato una volta una donna; e la sostituzione dell'uomo alla donna si spiega come un primo passo verso il controllo maschile di quello che in origine era stato un culto esclusivamente femminile. » [1]

« In Egitto, all'inizio del IV secolo a.C., per la processione di Dioniso gli uomini si vestivano da donna.
Il filosofo Demetrio di Falero si rifiutò di farlo e dispiacque così al re d'Egitto, che si considerava la reincarnazione di Bacco
.» [2]

Il re tebano Penteo viene fatto a pezzi dalle Menadi, sacerdotesse di Dioniso: il mito è una traccia dell'antico potere Matriarcale.
Questo potere prevedeva una coppia divina: la Grande Madre e un dio mortale, di cui il Re assumeva le vesti.

Iside-Osiride (dio annegato).
Cibele-Attis (dio evirato).
Semele-Dioniso (dio smembrato dai Titani).

Robert Graves spiega...

« La morte rituale del re variava a seconda delle circostanze:
egli veniva fatto a pezzi da donne invasate [Penteo], trafitto da una lancia, atterrato a colpi d'ascia, colpito al tallone da una freccia avvelenata [Achille], gettato in mare dall'alto di una scogliera [Osiride], bruciato su una pira, annegato in una fonte o travolto da un cocchio [Ippolito].
Ma doveva morire
. » [3]

Mircea Eliade, nel Trattato di storia delle religioni, spiegava come gli dèi (mortali) della fecondità [Dioniso e Osiride, su tutti] fossero sempre associati ad una Grande Madre...

« Gli dèi meteorologici (fulmine, uragano, pioggia) e generatori (toro) perdono la loro autonomia celeste, la loro sovranità assoluta.

Ognuno di loro è accompagnato, spesso dominato, da una Grande Dea: da lei dipende, in ultima analisi, la fecondità universale. » [4]

Il Cristianesimo usò lo stesso schema:

i re Cristiani erano investiti del proprio potere da un dio morto tra le braccia di una Grande Madre Lunare (la Madonna).

◉ L'uccisione del maschio: un simbolo Matriarcale ---

La femmina che uccide il maschio: la Mantide, simbolo del potere Matriarcale.


◉ Un post e un libro sugli dèi pagani, diventati Santi cristiani ---

L'Origine del culto dei Santi: gemellaggi pagani.


Note alle immagini ---

_Sopra e in apertura del post, miniature dal manoscritto Add ms 62925, visibile integralmente nel sito della British Library:
folii 29 recto e 99 verso.

_La seconda immagine del post, con il re Penteo fatto a pezzi da sua madre Agave, in preda al furore bacchico, è una pittura vascolare dal Louvre di Parigi, 450 a.C. :
vedi la pagina dedicata su Wikipedia.


Note al testo ---

[1] Cfr. George Thomson, Eschilo e Atene, Einaudi, Torino, 1949, nota 38 a p. 218.

[2] Cfr. Marie Delcourt, La pratica rituale del travestimento in L'amore in Grecia, a cura di Claude Calame, Laterza, Roma-Bari, 1988, p. 97.

[3] Cfr. Robert Graves, I miti greci, Introduzione, Longanesi, Milano, 1983, pp. 6-7.

[4] Cfr. Mircea Eliade, Trattato di storia delle religioni, Bollati Boringhieri, Torino, 2001, p. 90.

martedì 11 aprile 2023

Miele divino: dalla Madonna delle Api alla dea Cibele, detta l'«Ape Regina».

Bachofen, studioso tedesco del Matriarcato e dei suoi simboli, spiegava...

« La vita delle api ci mostra la ginecocrazia nella sua forma più chiara e pura.

Ogni alveare ha una regina che è la madre di tutta la stirpe.
Di fronte a lei sta un gran numero di fuchi, maschi adibiti unicamente alla fecondazione.
Essi non lavorano e, quando hanno svolto l'unico compito della loro esistenza, vengono uccisi dalle api operaie, femmine. » [1]

Le api femmine uccidono i maschi, ormai inutili perché hanno già svolto il loro scopo riproduttivo.

Questo simbolismo rese l'Ape Regina sacra nel mito:
emblema della Grande Dèa unita ad un amante mortale.
Graves scriveva...

« Essa uccideva il divino paredro che si era accoppiato a lei sulla vetta della montagna, così come l'ape regina uccide il maschio, cioè strappandogli i genitali.

[...] Per la medesima ragione Cibele, l'Afrodite frigia del monte Ida, era adorata come ape regina, e i suoi sacerdoti si autocastravano nel corso di un'estasi mistica in memoria di Attis, amante della dea. » [2]

Le Api avevano un culto tellurico Matriarcale:
tanto che le Sacerdotesse di Eleusi ne portavano il nome.
La dèa Terra era una cosa sola con le Sue api...

« Nella tradizione greco-romana le sacerdotesse di Eleusi erano chiamate "le api". » [3]

L'iniziazione rendeva le donne "melisse" [in greco, « api »].
I pungiglioni di questi animaletti avrebbero vendicato Demetra delle profanazioni subite.
Marco Giuman, in proposito, scriveva che...

« ce lo suggerisce, ancora, una tradizione poco nota ma di chiara ascendenza ellenica, riportata nel commento serviano all'Eneide: una sacerdotessa di Demetra iniziata ai Misteri eleusini viene uccisa da alcune conoscenti in quanto si è rifiutata di rivelare loro i segreti rituali della confraternita.

La dea, furibonda per quanto accaduto, invia una tremenda pestilenza e fa nascere api dal corpo della defunta, il cui nome, manco a dirlo, è proprio Melissa.
Demetra, i Misteri, l'ape
». [4]

Nel filtro cristiano, la Madonna riprese molte funzioni e attributi dalle Dèe antiche.
Le api e il miele, in alcuni luoghi di culto, a Lei rimasero associati...

« L'idea, propria già degli antichi, secondo cui non sarebbero le api stesse a generare la loro covata, ma la trarrebbero dai fiori che succhiano, fece delle api anche il simbolo della Vergine Maria. » [5]


Post sulla Mantide, emblema Matriarcale ---

La femmina che uccide il maschio: la Mantide, simbolo del potere Matriarcale.

◉ Vedi la pagina su Wikipedia dedicata alla Chiesa dei Santi Paolo e Bartolomeo ad Alcamo, in Sicilia:
qui si conservano una pala ed una statua alla Madonna del Miele.

◉ Vedi la pagina su Wikipedia dedicata alla santa medievale irlandese Gobnait:
come nel mito greco per Demetra, anche Gobnait era associata alle api e si racconta le usasse come strumento di punizione.


Note alle immagini ---

_La miniatura sopra, con una donna contornata da Api, proviene da un Salterio in latino e in francese dalla Bayerische Staatsbibliothek, digitalizzato nel sito tedesco della Münchener Digitalisierungszentrum di Monaco in Baviera:
vedi la pagina dedicata su Wikipedia.

_L'immagine in apertura è una dracma con Ape a rilievo, conservata al Saint Louis Art Museum (U.S.A.) :
come si evince dalla descrizione nel sito del museo americano, proviene da Efeso, colonia greca in Turchia.
⮩ Sul fronte sono scritte a rilievo le iniziali della città: E - Φ .

⮩ Sul reperto, vedi anche una pagina in Wikipedia che ne riporta la riproduzione grafica.

_Sotto, un disegno del 1914 per una vetrata opera dell'artista irlandese Harry Clarke con Santa Gobnait attorniata dalle Api:
vedi la pagina dedicata al disegno su Wikipedia.


Note al testo ---

[1] Johann Jakob Bachofen, Il matriarcato: ricerca sulla ginecocrazia del mondo antico nei suoi aspetti religiosi e giuridici, Einaudi, Torino, 1988, Volume I, p. 79.

[2] Cfr. Robert Graves, I miti greci, Longanesi, Milano, 1983,
nota 3 a p. 61.

[3] Cfr. Corinne Morel, Dizionario dei simboli, dei miti e delle credenze, Giunti, Firenze, 2006, p. 72.

[4] Cfr. Marco Giuman, Melissa. Archeologia delle api e del miele nella Grecia antica, Giorgio Bretschneider Editore, Roma, 2008,
pp. 36-37.

[5] Cfr. Hans Biedermann, Enciclopedia dei simboli, Garzanti, Milano, 1999, p. 39.

domenica 2 aprile 2023

Pasqua esplosiva: le usanze 'belle' di una volta.


I 'botti' non erano un'esclusiva di Capodanno.

Per scacciare i dèmoni si faceva molto rumore nella settimana Santa!
Beccaria ci spiega dove e perché...

« A Roma, come ricorda il Belli (sonetto 931, La Quaresima), i fanciulli con le mazzole (i bastoni di legno) andavano il giovedì e il venerdì santo percuotendo le porte delle case e delle botteghe, mentre per la città si sparavano colpi di fuochi d'artificio e di armi ("Io fo ar zu' tempo li portoni rotti / colla mazzola: io, ssciorte le campane, / sparo la divozzione de li bbotti"). »

« [...] in Romagna i fedeli battevano fragorosamente con bastoni pavimenti muri banchi confessionali sagrato delle chiese
[...] toccava al sacerdote dare il via agli strepiti percuotendo lo schienale di un banco di chiesa con un martello di legno, e da quel momento i ragazzi si scatenavano, uscivano per le strade a fare i giudei. » [1]

« Pur di far rumore, si trascinavano anche cassette di legno piene di pezzi di ferro (a Castelluccio Superiore, Potenza, chiamate tròccola).

Un informatore dell'Atlante Linguistico Italiano testimonia che a Manfredonia (Foggia) si legavano tutte insieme delle scatole di latta vuote allo scopo di fare gran fracasso per "cacciare il diavolo". » [1]

Che senso avevano queste usanze?

Il rumore, fin dalle culture primitive, serviva a purificare il luogo dai dèmoni...

« Questa funzione apotropaica del rumore affonda le radici nelle nebbie della preistoria.
Sin dalle età più lontane si pensò che il rumore, che allontanava anche le fiere, dovesse servire contro le forze del male
. »

Gli animali fuggivano terrorizzati?
Ciò era buon segno!
Raffaele Pettazzoni dedicò perfino un saggio al rumore magico...

« È noto che i giochi dei fanciulli in genere sono delle sopravvivenze.

[...] Nello stesso modo un oggetto che serve oggi da giocattolo ai fanciulli fu una volta -per esempio- un'arma vera e propria, oppure uno strumento sacrosanto di importantissimi riti religiosi.

Una testimonianza esplicita ci è data da uno scolio ad Apollonio Rodio [...] la rotella mossa dalle fattucchiere si chiama rhymbiòn (diminutivo di rhymbos = rhombos, 'piccolo rombo').

Qui è anche accennata la formazione di questo rombo magico, che non era quella elementare della tavoletta di legno, bensì una più complicata: una specie di rotella metallica traversata da un filo che si teneva pei due capi -uno per mano-, e facendola girare si produceva un suono
. » [2]

La guerra è "bella"? ---

L'etimologia della parola 'bella', con cui ho giocato nel titolo del post, deriva del latino 'bellum':
gli antichi romani così chiamavano la "guerra" perché era ordinata, frutto del calcolo militare...

« I Germani chiamavano "warra" la mischia, il combattimento disordinato, in contrasto con il latino bellum che indicava invece la battaglia ordinata e ben predisposta.
[...] Warra prese il sopravvento su bellum, termine dolce e piano che comunque linguisticamente non rende l'idea dello scontro, contenuta invece nel più duro vocabolo guerra. »

Cfr. Giuseppe Pittàno e Rossanna Bonafede, Storie di parole, Gallucci Editore, Roma, 2015, p. 55.


Nota alle immagini ---

_Le miniature nel post sono tratte dal manoscritto B.11.22 del Trinity College di Cambridge, visibile integralmente scansionato nel sito della biblioteca inglese:
folii 6 recto, 20 recto, 30 recto, 91 verso.


Note al testo ---

[1] Cfr. Gian Luigi Beccaria, Sicuterat. Il latino di chi non lo sa: Bibbia e liturgia nell'italiano e nei dialetti, Garzanti, Milano, 1999, pp. 191-197.

[2] Cfr. Raffaele Pettazzoni, Il rombo in I Misteri: saggio di una teoria storico-religiosa, Bologna, Nicola Zanichelli Editore, 1924,
p. 17.

lunedì 20 marzo 2023

Fare il diavolo 'a quattro'. Tracce di un rito demoniaco nella lingua parlata.


Dietro l'espressione « fare il diavolo a quattro » c'è una pratica magica sopravvissuta in forma di spettacolo teatrale.

Nei secoli passati, i diavoli si portavano in scena:
era il residuo di veri scongiuri.
Il linguista Gian Luigi Beccaria spiega...

« Ma torniamo al diavolo a quattro o a sette, locuzioni che si è pensato di riportare al teatro poolare medievale, alle sacre rappresentazioni:
ce n'erano di quelle che potevano permettersi quattro diavoli, o anche più, le grandi diavolerie, di meno le piccole, fatte in economia, con pochi diavoli
. » [1]

Il teatro 'diabolico' era la sopravvivenza di danze e rappresentazioni apotropaiche:
ne è rimasta traccia nei popoli primitivi.

Alfonso Di Nola, storico delle Religioni, narra l'usanza del popolo Mon della Birmania che rappresentava i dèmoni in danze a scopo scaramantico...

« [...] nella cerimonia della "salvazione del villaggio" di evidente struttura sciamanica, si celebra una danza violenta nella quale i partecipanti impersonano gli spiriti maligni (tasé), gli orchi (balù), le streghe, i cani e i maiali. » [2]
Paolo Toschi, folklorista romagnolo, ci racconta come evocare il diavolo ed allestire scene infernali fosse importante nelle rappresentazioni Sacre che si facevano in chiesa...

« Sulla effettiva raffigurazione della scena nei suoi aspetti realistici non abbiamo nessun dubbio:
gl'inventari della confraternita di San Domenico di Perugia, elencano, fra la suppellettile usata per le 'devozioni':
'sei vesti nere', una è del Nemico, e anche 'una feccia del demonio' e 'una barba con pelo nero'
. » [3]

Un rito catartico derivato dal Teatro antico.

Le Erinni, i dèmoni del rimorso che tormentavano chi si era macchiato di delitti infamanti, perseguitano Oreste reo di aver ucciso la madre: Clitennestra.

Il supplizio di Oreste è espiatorio:
messo in scena dal tragediografo Eschilo, lo redime dalla colpa per intervento diretto della dèa Atena...

« Le Erinni erano personificazioni dei rimorsi di coscienza, capaci, come ancora accade nella pagana Melanesia, di uccidere un uomo che per trascuratezza e sbadataggine abbia infranto un tabù. » [4]


Nota alle immagini ---

_Le miniature con cui ho illustrato il post, sono tratte dalle Decretali Smithfield: Royal MS 10 E IV.
Il manoscritto è integralmente visibile nel sito della British Library.
I folii con il diavolo dispettoso che viene immobilizzato, sono:
223 recto, 209 verso e 210 recto.


Note al testo ---

[1] Cfr. Gian Luigi Beccaria, Santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, p. 325.

[2] Cfr. Di Nola, Il diavolo: le forme, la storia, le vicende di Satana e la sua universale e malefica presenza presso tutti i popoli, dall'antichità ai nostri giorni, Newton Compton Editori, Roma, 2006, p. 28.

[3] Cfr. Toschi, Le origini del Teatro italiano, Boringhieri, Torino, 1976, pp. 222-223.

[4] Cfr. Robert Graves, I miti greci, Longanesi, Milano, 1983,
nota 2 a p. 395.

sabato 11 marzo 2023

Cristo 'infornato': mangiare gli Dèi.


L'antropologo Ernesto De Martino, nel saggio sul Pianto Rituale del mondo antico, spiegava come le lacrime propiziatorie per le messi (sacrificio di Cerere/Libero) si fossero 'evolute' nel pianto cristiano per il sacrificio di Gesù...

« [...] la passione del Cristo poté conservare determinati legami con la passione vegetale, come mostra il pane eucaristico

[...] come nel Pater noster medio alto-tedesco di Johannes von Krolewitz (sec. XIII) dove si legge che Cristo fu "seminato" dal creatore, "germogliò", "venne a maturazione", "fu mietuto", "legato in un covone", "trasportato nell'aia", "trebbiato", "vagliato", "macinato", "chiuso in un forno" e infine dopo tre giorni "tratto fuori" e "mangiato" come pane.

[...] ancora al principio del nosto secolo una contadina neogreca poteva dire della Pasqua:
"Sono in ansia perché se domani Cristo non risorge, noi quest'anno non avremo grano"
. » [1]
I predicatori cristiani sostituirono 'nominalmente' il supplizio degli dèi antichi della fertilità con il supplizio di Cristo.

La Pasqua, non a caso, cade la prima domenica di Luna piena dall'equinozio di Primavera:
un momento cruciale nel ciclo della Terra.

Il 'sacrificio' del pane esisteva già secoli prima della messa cristiana: gli evangelizzatori ne aggiornarono (solo) i nomi.

Plutarco, storico e sacerdote dell'Apollo delfico, guardava con disgusto alle lacrime versate dai suoi contemporanei per il sacrificio 'divino' del grano, che propiziava la rinascita della Terra...

« Non è forse ridicolo il fatto che piangano i frutti e li invochino a crescere e a maturare per il vantaggio degli uomini, al fine di poterli consumare e poi piangere di nuovo? » [2]

Mangiare gli dèi era una pratica delirante.
Cicerone avversava chi lo faceva...

« La madre [di Proserpina] si chiama Cerere come geres (produrre), perché produce le messi

[...] Quando diciamo che le messi sono Cerere, il vino Libero, ci serviamo di un modo di dire usuale, ma pensi che esista qualcuno così pazzo da credere che il cibo di cui si nutre sia dio? » [3]

Un Padre della Chiesa, Clemente Alessandrino, condannava la divinizzazione del grano e del vino:
come se a farlo fossero (solo) i pagani...

« Altri, nel cogliere i frutti coltivati delle piante, chiamarono Deo il grano, come gli Ateniesi, e Dioniso la vite, come i Tebani. » [4]


Post sugli dèi morenti e chi beve il loro sangue ---

Orge Sacre: il vino di Bacco e il sangue di Osiride.

Vivo o morto? Cristo e gli dèi mutanti dell'antichità.

Osiride e San Giusto: i due Annegati che regnavano sui Morti.


Nota alle immagini ---

_Le miniature con cui ho illustrato il post, sono tratte dal manoscritto 42130 della British Library:
folii 170 recto / verso, 172 verso.


Note al testo ---

[1] Cfr. Ernesto De Martino, Morte e pianto rituale. Dal lamento funebre antico al pianto di Maria, Boringhieri, Torino, 1975,
pp. 343-344.

[2] Cfr. Plutarco, Iside e Osiride, Adelphi, Milano, 1985,
pp. 133 e 138.

[3] Cfr. Cicerone, La Natura divina [De Natura deorum], traduzione di Cesare Marco Calcante, Rizzoli BUR, Milano, 1994, pp. 211 e 337.

[4] Cfr. Clemente Alessandrino, Protreptico ai Greci, a cura di Quintino Cataudella, Società Editrice Internazionale, Torino, 1940,
p. 52.

venerdì 3 marzo 2023

Madre Nera e dèmoni protettivi: la dèa apotropaica e la Madonna Bruna.


Il colore della Grande Madre è il Nero.

« [...] il nero è all'origine il simbolo della fecondità, come nell'Antico Egitto o in Africa del nord:
il colore della terra fertile e delle nubi gonfie di pioggia
. » [1]

Le Madonne Nere servirono ad assorbire il culto Matriarcale, che aveva il colore scuro della terra.

« Proprio dalla Grande Madre derivano le Vergini Nere, le Madonne Nere dal volto scuro venerate in molti santuari. » [2]

« Sia che fosse chiamata Iside, Ishtar o Gea o con altri nomi, essa rappresentava la dea Terra ». [2]

Il Nero era associato alla Madre, con funzione protettiva.
Nelle culture antiche, la Madre Nera aveva potere apotropaico:
difendeva il culto, e chi in esso si riconosceva.

La Gorgone Medusa, con la sua Maschera nera, come già spiegava Robert Graves, era una Grande Madre protettrice che spaventava i profanatori...

« Le Gorgoni rappresentavano la triplice dea e portavano maschere profilattiche, con occhi fiammeggianti e la lingua che sporgeva tra i denti lunghissimi, per spaventare gli estranei e allontanarli dai loro misteri. » [3]

L'evocazione della Madre Oscura, ripulita da elementi orridi, rimase nella devozione mariana.
È il caso di un Santuario a Castel Ritaldi: la Madonna Bruna.

Nome biblico: il Cantico dei Cantici parlava di una Sposa Bruna in cui sopravviveva il mito delle divinità Oscure...

« Bruna son io e pur leggiarda [...]
Non state a guardare
se io son bruna.
Perché mi ha abbronzato il sole
». [4]
Malgrado le pitture del Santuario della "Bruna" raffigurino una Madonna di carnagione chiara, il Suo nome indica l'antica devozione per una Madonna Nera.

Un indizio del culto per la Madre Oscura già lo dava Luigi Fausti, in un opuscolo devozionale dei primi del '900...

« Perché fu chiamata della Bruna?
Il Vescovo Lascaris credette che ciò avvenisse per il bruno colore dell'Immagine.
Abbiam veduto che nel 1510 si voleva costruire, sul luogo della primitiva cappella, una chiesa della Madonna della Bruna.
Il nome risale dunque alle origini
. [5] »

Che fine aveva fatto la Madonna 'scura'?

Sostituita con una più accettabile, di carnagione chiara:
l'incarnato scuro di questa Madre Terra rimase (solo) nel nome...

« la priorità cronologica spetta a La Bruna, titolo che designò, crediamo, una vecchia Maestà sostituita ai primi del Cinquecento dalla pittura di Tiberio di Assisi ».

« L'immagine, infatti, difficilmente potrebbe definirsi bruna come in generale si afferma: al contrario, si direbbe soffusa di una luce interna che conferisce un tono perlaceo al suo incarnato ». [6]


◉ Sulle Madonne Nere, vedi la relativa pagina su Wikipedia.

◉ Sul Santuario della Bruna, a Castel Ritaldi, vedi la pagina nel sito de I luoghi del silenzio.


Note alle immagini ---

_In apertura del post, statua dell'Artemide Efesia, nera e ricoperta di mammelle, dal Museo Archeologico di Napoli.
⮩ Vedi la pagina dedicata alla statua in Wikipedia.

_La Gorgone nera, seconda immagine nel post, è un particolare da un vaso attico a figure nere con Perseo che uccide la Medusa, dal British Museum, metà del quinto secolo a.C.
⮩ Vedi la descrizione nel sito del Museo.


Note al testo ---

[1] Cfr. Jean Chevalier e Alain Gheerbrant, Dizionario dei Simboli, Bur Rizzoli, Milano, 1986, p. 123.

[2] Cfr. Petra Von Cronenburg, Madonne Nere. Il mistero di un culto, traduzione di Teresa Galiani, Arkeios, Roma, 2004, p. 9-10.

[3] Cfr. Robert Graves, I miti greci, Longanesi, Milano, 1983, nota 3 a p. 114.

[4] Il riferimento alla 'Sposa Bruna' è nel Cantico dei Cantici, Capitolo I, vv. 5-6.
Ho tratto il testo da La Sacra Bibbia, Conferenza Episcopale Italiana, Noventa Padovana, 1996, p. 637.

[5] Cfr. Memorie Storiche raccolte dal Canonico Luigi Fausti della [Chiesa] Metropolitana di Spoleto, Tipografia dell'Umbria,
1919, p. 6.

[6] Cfr. Santuario Madonna della Bruna in Castel Ritaldi, a cura di Giuseppe Guerrini, Spoleto, 2010, pp. 16 e 48.

martedì 21 febbraio 2023

Nel regno di Persefone: la dea delle Maschere.


Un manoscritto francese del ciclo Arturiano ci mostra, a margine del testo, un uomo incalzato da un armigero che si mette in testa una maschera diabolica cornuta.

Tra la maschera e il diavolo c'è la persona.

Il vocabolo 'persona' deriva da una parola etrusca che significa 'maschera': Phersu.
Come ci spiegano alcuni dizionari...

« Persona: dall'etrusco phersu 'maschera'. » [1]

« Persona: voce probabilmente di origine etrusca, che propriamente significava "maschera teatrale" e poi prese il valore di 'individuo di sesso non specificato', "corpo", e fu usata come termine grammaticale e teologico. » [1]
La persona nascosta dietro la maschera viene dagli Inferi: è un indizio della presenza dei Morti.

Lo storico francese Jean-Claude Schmitt spiega...

« [...] le maschere farebbero così di coloro che le portano dei posseduti dai morti.
Il lessico ha grande importanza; il termine classico larva indicava lo spirito malvagio, divenuto agli occhi della Chiesa un dannato o un demone
.

Ogni volta che condanna le mascherate la Chiesa parla di larvae daemonum.

Il diavolo e i demoni sono infatti per eccellenza le figure cristiane della maschera; "trasformano" i visi, atto sacrilego quanto mai, poiché l'uomo è stato creato a immagine di Dio
. [2]

Le maschere erano considerate evocazioni dei Morti.

Persefone, dèa Regina dei morti, ha nel nome -non a caso!- la stessa radice di persona > phersu.

Un altro studioso francese, Jean-Pierre Vernant, spiegava come la Maschera della dèa fosse il simbolo del Suo potere ctonio.

« Dal fondo dell'Ade dove dimora, la testa di Gorgo sorveglia come un guardiano le frontiere del territorio di Persefone.
La sua maschera è il simbolo dell'alterità radicale del mondo dei morti al quale nessun vivente può accostarsi. » [3]

Persefone, coperta da una Maschera, regnava sulle 'persone' (cioè sui Morti) e si accompagnava alla dèa delle streghe: Ecate...

« La regina Persefone sa essere benigna e misericordiosa.
Essa è fedele ad Ade, ma non ha avuto figli da lui e gli preferisce la compagnia di Ecate dea delle streghe
. » [4]

Post sulle divinità degli Inferi e le loro Maschere ---

La maschera delle streghe: l'identità nascosta delle masche.


Note alle immagini ---

_Sopra, due miniature con Maschere.

La penultima miniatura si riferisce alla commedia di Terenzio Andria, con protagonisti il vecchio Simo ed il suo 'liberto' Sosia (uno schiavo liberato) .
Nell'ultima miniatura, figurano Maschere riposte in una 'scaffalatura'.
Le immagini sono tratte dal Codex Vaticanus Latinus 3868, visionabile nel sito della Biblioteca Apostolica Vaticana:
folii 4 verso e 77 recto.

_La miniatura in apertura, con un uomo che mette una maschera da diavolo cornuto, proviene dalla Bnf di Parigi, manoscritto Français 95, scansionato integralmente su Gallica: folio 199 verso.

_La seconda miniatura del post, con una scimmietta che si difende dietro ad uno scudo su cui è dipinto un volto umano, proviene dal manoscritto Bodleian 264 alla Biblioteca dell'Università di Oxford, integralmente visibile nel sito dell'Istituto:
folio 55v.


Note al testo ---

[1] Cfr. Nicola Zingarelli, Vocabolario, Zanichelli, Bologna, 1997,
p. 1283.
Cfr. La Piccola Treccani: dizionario enciclopedico, vol. IX: Perit-Reay, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, 1996, p. 20.

[2] Cfr. Jean-Claude Schmitt, "Medioevo superstizioso", Laterza, Roma-Bari, 2005, pp. 60-61.

[3] Cfr. Jean-Pierre Vernant, Figure, Idoli, Maschere, Il Saggiatore, traduzione di Adriana Zangara, Padova, 2001, pp. 82-83.

[4] Cfr. Robert Graves, I miti greci, Longanesi, Milano, 1985, nota f a p. 108.

giovedì 9 febbraio 2023

Danza stregata: prigionieri Pagani che ballano.


Pierre Saintyves, nel suo studio sulle origini magiche del Girotondo, raccontava una terribile punizione toccata a dei pagani, prigionieri di una danza stregata per non aver rispettato la cerimonia officiata da un prete sull'altare.

Sant'Eriberto sarebbe intervenuto per spezzare la maledizione della danza stregata...

« Gli infedeli danzavano un'ultima danza in tondo, cantando:
"o madre del fuoco, potente dèa!
"

[...]Il sacerdote iniziò a confondersi e a provare una forte ira e proruppe in un grido:
"Bene alllora! Che continuino a danzare così per tutto il resto dell'anno!

Questa maledizione si esaudì subito e in tutto e per tutto.
Volenti o nolenti, dovettero danzare senza fine, nei terribili geli dell'inverno e nei brucianti calori dell'estate, sotto il sole splendente e sotto la pioggia battente, notte e giorno, senza tregua.
Non avevano né fame, né sete, né sentivano la fatica; non avevano bisogno di dormire.
Erano maledetti
. » [1]

Letizia Cimitan, nei Racconti Popolari Friulani, includeva un aneddoto sulla danza stregata di cui fu vittima un prete:
sembra una vendetta magica (quasi) a pareggiare l'aneddoto nella Vita di sant'Eriberto...

« Un ragazzo viene ricompensato da un'anima del purgatorio ed esprime tre desideri:
un violino magico che costringe la gente a danzare; un fucile infallibile; uno zufolo [flauto tradizionale] che lo porta dove lui vuole.

La prima persona che incontra è un prete.
Il ragazzo uccide un uccello e manda il prete a raccoglierlo nel cespuglio di rovi dove è caduto.
Quando il prete è dentro al cespuglio il giovane si mette a suonare il violino, costringendo il prete a danzare fra le spine
. » [2]

Andrea Romanazzi spiegava che la danza fu demonizzata dalla Chiesa come pratica deviante:
pagana e diabolica...

« Ogni sabba descritto durante i processi inquisitoriali e nelle narrazioni popolari era associato alla danza, espressione sacra degli antichi rituali pagani di fertilità.

[...] Alcuni movimenti delle "danze saltellate" presentavano una caratteristica forma di squilibrio deambulatorio che risale al culto di Dioniso, detto appunto Sphaleotas, cioè 'colui che fa vacillare'. » [3]
Note alle immagini ---

_Sopra, Lancillotto 'slega' le vittime di una danza stregata.
Miniatura tratta da un manoscritto della Bnf, integralmente scansionato su Gallica, Français 333:
folio 51 verso.

_In apertura, uomini mascherati da animali danzano, stringendosi a catena.
Miniatura tratta dal manoscritto Bodleian 264, visibile nel sito della Biblioteca dell'Università di Oxford: folio 181 verso.

_La seconda miniatura del post, con donne che danzano in cerchio, affiancate da un suonatore di organo portativo, proviene dal medesimo manoscritto Bodleian 264 di Oxford: folio 172 verso.


Note al testo ---

[1] Cfr. Pierre Saintyves, Liturgie Popolari. Le origini magiche del Girotondo, traduzione di Michela Pazzaglia, Eleusi, Perugia, 2018,
p. 63.

[2] Cfr. Letizia Cimitan, Repertorio della narrativa di tradizione orale della Carnia, Società filologica friulana, Udine, 1988, p. 52.

[3] Cfr. Andrea Romanazzi, La stregoneria in Italia, Venexia, Roma, 2007, pp. 102-103.

mercoledì 1 febbraio 2023

La strega e lo Sdrago delle acque. Origine magica di una parola.


Cristoforo Majorana, illustrando le Eroidi di Ovidio, ci mostra la strega Medea volare a cavallo di due draghi.

L'associazione drago-strega passa attraverso le acque che la bestia si credeva abitasse.

Il drago è animale strettamente legato alle acque.
Un verbo italiano ne conserva l'origine magica: dragare.

Si 'draga' il fondo di un canale per liberarlo dalla terra che lo ostruisce.
Il linguista Mario Alinei spiega...

« La natura aquatica del drago è abbondantemente documentata
[...] Nei dialetti delle Alpi centrali e occidentali, ma anche in siciliano, il verbo draccare [...] significa "piovere a dirotto, diluviare", in corrispondenza con i nomi dragada, draunnara "pioggia insistente" e darkeriu "acquazzone". » [1]

La fertilità dipende dallo sdrago che vive a contatto con le acque:
in alcuni dialetti italiani, il drago è una cosa sola con la potenza distruttiva delle acque che domina.

L'invocazione per raccolti abbondanti, nella società contadina, vedeva proprio sfilare un drago processionale...

« Il rapporto tra draghi e fertilità
[...] ancora in epoca moderna il rito cattolico delle Rogazioni (consistente in processioni pubbliche per ottenere buoni raccolti) si accompagnava spesso al trasporto di un enorme "drago" nelle campagne. » [2]

L'indizio risolutivo è nella parola francese Sorcier (stregone → da cui Sorcellerie: stregoneria) derivante dalla parola Source:
sorgente, fonte.

Lo stregone è, prima di tutto, colui che governa le acque e il drago, che nelle acque vive, è il Suo diretto collaboratore...

« Va specificato che, una volta asceso al cielo, il drago non perde l'originaria qualità acquatica:
nella pioggia, nella tempesta, nella tromba marina, nell'arcobaleno, il legame con l'acqua resta fondamentale
.

[...] in Puglia lo sdrago è un uomo che si trasforma in nuvole durante i temporali, qualcosa di simile a uno stregone o ad uno sciamano. » [1]


Un post sul Drago processionale che evocava le pioggie ---

Le processioni del Drago: un rito medievale per ottenere fertilità.


Note alle immagini ---

_Sopra, due miniature con un drago marino dal manoscritto Royal MS 2 B VII della British Library: folii 88 verso e 89 recto.

_L'immagine in apertura, con la strega Medea a cavallo di due draghi alati, è un'illustrazione per le Eroidi di Ovidio attribuita al pittore Cristoforo Majorana, fine del '400: le miniature provengono dalla Huntington Library di San Marino, California (U.S.A.).


Note al testo ---

[1] Cfr. Mario Alinei, DESLI. Dizionario Etimologico Semantico della Lingua Italiana, Pendragon, Bologna, 2015, pp. 74-75.

[2] Cfr. Mario Alinei, Quaderni di Semantica, Volume XXIII, n°1, giugno 2002, p. 34.

martedì 17 gennaio 2023

Animali parlanti: gli Antenati che tornano.


Per conoscere il futuro si ascolta ciò che dicono gli animali.
Gli animali, infatti, parlano:
la loro voce è profetica...

« Oltre che capire il linguaggio degli uomini, gli animali parlano, ed è questa nelle nostre tradizioni popolari diffusissima credenza: in particolare c'è un giorno dell'anno in cui gli animali parlano, predicono il futuro
[...] ed è la notte della festa di Sant'Antonio (in alcune zone la credenza è riservata alla notte di Natale, per esempio in Friuli, in Carinzia, nei paesi del Nord Europa ». [1]

Dietro la voce degli animali ci sono gli antenati:
i Morti comunicano con gli uomini incarnandosi negli animali...

« Ci si inoltra per questa via nelle nebbie della preistoria, quando l'animale era posto al centro della realtà, progenitore, parente, creatore del mondo, protettore dell'individuo e del clan, oggetto di venerazione per il vincolo di parentela esistente tra i membri del clan e l'animale antenato. » [1]


Gli stregoni e i Santi interpretavano la voce profetica degli animali-Antenati.
Andreina Ciceri, nelle Tradizioni Popolari Friulane, spiegava come il mondo bucolico si basasse su questa voce antica...

« A mezzanotte parlano le fonti e gli animali
[...] A Cormons dicevano: "Gli animali hanno scaldato il Bambino, bisogna rispettarli!

Perciò ogni volta che le campane suonavano a Madìns (lis tre danzis) bisogna portare loro una bracciata di foraggio.
Guai però andarci a mezzanotte: uno li sentì parlare e, siccome annunciavano la sua morte, lanciò loro la mannaia che di rimbalzo, lo uccise
. » [2]
La Chiesa assorbì la credenza popolare negli animali parlanti il 17 gennaio, festa di sant'Antonio Abate:
nel Suo giorno, specie in Romagna, gli animali acquistavano prodigiosamente la voce...

« [...] il bovaro o l'arzdora fanno in modo di ascoltare le rivelazioni delle bestie della stalla nella notte magica; ma al solito, la prima profezia riguarda proprio la morte dell'ascoltatore, il quale in effetti, prima dell'alba, muore per la paura. »

« Così, il malgoverno delle bestie viene lamentato e punito in quanto mancanza di rispetto agli Antenati che in loro temporaneamente si incarnano

[...] Inoltre le bestie parlano con la voce dei defunti, ed essi conoscono il futuro e possono svelarlo, così come possono portare l'abbondanza e la prosperità o, se non sono fatti oggetto di rispetto, anche la sfortuna e la morte. » [3]

Gli Animali parlavano con la voce dei defunti, tanto che a loro si dava da mangiare il pasto dei Morti...

« Ma non è solo attraverso l'attribuzione della parola, che la tradizione dimostra di riservare agli animali domestici il ruolo di temporanea incarnazione delle anime dei defunti.

[...] altre usanze sembrano infatti confermare questo insieme di credenze, come ad esempio quella di nutrire, in quei giorni, certi animali domestici con le fave, il classico "cibo dei morti". » [3]

Post sulle 'stregonerie' Animali e riscontri agiografici...

Animali Incantati: dal mito di Orfeo all'incanto dei Santi.

Stregoneria Animale: il gufo succhiatore che si trasforma in capro.


Note alle immagini ---

_La miniatura sopra, con un leone dalla testa umana, è tratta dal Bestiario Add MS 11283, scansionato integralmente nel sito della British Library: folio 8r.

_Le altre miniature del post sono tratte dal manoscritto B.11.22 del Trinity College di Cambridge, visibile integralmente nel sito della Biblioteca inglese: folii 32 recto, 56 verso, 216 verso.


Note al testo ---

[1] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo. Santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, pp. 98-99 e
nota 11 a p. 108.

[2] Cfr. Andreina Ciceri, Tradizioni popolari in Friuli, Chiandetti Editore, Reana del Rojale (Udine), 1982, p. 585.

[3] Cfr. Eraldo Baldini, Alle radici del folklore romagnolo: origine e significato delle tradizioni e superstizioni, Longo, Ravenna, 1986, pp. 57-58.