giovedì 22 luglio 2021

Il demone col berretto Rosso: il dio del fuoco e Cappuccetto Rosso.

Andreina Ciceri, nel 1969, descriveva un demone dal cappuccio rosso che imperversava nei racconti popolari friulani...

« In Friuli suole apparire sul far della notte, poco dopo l'Ave Maria: è piccolissimo e porta in testa un berretto rosso; forma lo spauracchio specialmente dei fanciulli. »

« L'informatrice Santa Micottis aveva undici anni quando, andando con una coetanea verso il monte, sentì fischiare dietro una casera:
era lo scarific', tutto rosso, alto circa 50 centimetri
. » [1]

Per scacciare l' «Omenùt» si teneva acceso un braciere durante la notte [1].
Il demone era, forse, una sopravvivenza del dio celtico del fuoco Beleno, che si adorava nel Friuli antico.

« [...] sappiamo però che il più grande dei loro Dei, il Dio protettore particolare della regione Friulana, si chiamava Beleno, ed era il dio del sole e della guerra, il dio dell'arte e della vita.

Dopo l'occupazione romana, Egli fu identificato con Apollo:
aveva spesso il soprannome di Carnio ed in suo onore si celebravano delle feste, in cui si accendevano dei grandi fuochi:
secondo alcuni l'usanza di accendere i fuochi la sera dell'Epifania sarebbe un reso del culto di Beleno
. » [2]
L'ostilità dei predicatori cristiani verso il mondo pagano attribuì un'aura torbida ai suoi simboli.

Il cappuccio rosso divenne un segno del proibito nella cultura medievale: specie in alcune aree del Nord-Est, dove le prostitute dovevano portarne uno per farsi riconoscere...

« Per significare l'infamia, oltre al giallo furono scelti anche altri colori:
a Padova e a Treviso le leggi quattrocentesche ingiunsero a 'meretrices et riffianae' di posare sul capo 'unum capucium coloris rubei' ovvero un cappuccio rosso
». [3]

Avere il cappuccio rosso era, per la donna, un indizio di quel mestiere infamante:
guai se le prostitute non avessero portato un cappuccio rosso!

« [...] nelle Provisiones ducales civitatis Tarvisii, Venetiis, 1768, si legge:
Nec liceat meretricibus publicis ire per civitate sine caputiis rubeis in capitibus
». [4]

Possibile che dietro al racconto di Cappuccetto Rosso, e del Lupo che voleva mangiarla, ci sia una storia di prostituzione minorile?

Post sul culto del Lupo in un luogo francescano ---

Il culto pagano del Lupo si ritrova nella chiesa di san Francesco della Pace a Gubbio.
Qui si vede perfino il 'sepolcro' del Lupo che ammansì il Santo:

Da san Francesco a Cappuccetto Rosso:
il culto apotropaico del Lupo
.


Note alle immagini ---

•L'immagine in apertura è un Giullare che ride dipinto da Anonimo. Olio su tavola dal Museo Nazionale di Stoccolma, 1540.

•La seconda immagine è un olio di pittore olandese del '500, custodito in Massachusetts (U.S.A.):
ho tratto l'immagine da una pagina di Wikipedia.
Da notare, in tutte le immagini, la « marotte »:
lo scettro in legno dei giullari, con testa buffa scolpita.

Ho scelto immagini di giullari per illustrare il post perché i pittori attribuivano ai folli i due colori diabolici del meretricio:
il rosso e il giallo
.

•L'illustrazione in chiusura, che mostra Cappuccetto Rosso e il lupo, è della pittrice Jessie Willcox Smith (1911).
Ho tratto anche questa immagine da Wikipedia.


Note al testo ---

[1] Cfr. Andreina Ciceri, In margine ad una raccolta di narrativa popolare in Studi di letteratura popolare friulana, Società filologica friulana, Udine, 1969, pp. 95-96.

« Talvolta la gente accendeva un fuoco vicino alla porta e lasciava le bragi, così lo scarific', quando veniva di notte, si scottava i piedi. »

[2] Cfr. Pietro Zampa, I santi del Friuli, Pradamano, 1930, pp. 7-8.

[3] Cfr. Elisabetta Grignera, I Soperchi ornamenti. Copricapi e acconciature femminili nell'Italia del Quattrocento, Protagon Editori, Siena, 2010, pp. 286, 288.

[4] « [...] quanto ai colori Misson, visitando Venezia nel 1688, ricorda che dame e borghesi vestivano tutte di nero, mentre "abiti di colori sgargianti, gialli e rossi come tulipani, contraddistinguevano le donne di facili costumi". »

Cfr. Doretta Davanzo Poli, Le cortigiane e la moda in
Il gioco dell'amore. Le cortigiane di Venezia dal Trecento al Settecento, Casinò Municipale Ca' Vendramin Calergi,
Venezia, 2 febbraio-16 aprile 1990, pp. 102-103.


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• Ringrazio la scrittrice goriziana Nataša Cvijanović per avermi fornito indicazioni sullo Scarific':
il demone dal berretto rosso che popola i racconti della sua Terra.

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