sabato 27 agosto 2022

Pentiti: sai troppo. La Cultura come colpa.

L'erudizione è un'arma usata dal diavolo per dannare gli uomini.

I diavoli più pericolosi sono ottimi eruditi...

« Non sono infrequenti le storie su indemoniati dotti, che parlano per bocca del diavolo (si narrava, a Messina, di uno spirdatu che si era messo a discutere con un esimio teologo su argomenti di alta filosofia, intercalando con disinvoltura frasi greche e latine). » [1]

Bisogna diffidare degli uomini troppo colti:
il diavolo ha un debole per le formule difficili!

« Anche nel XXV cantare del Morgante il "molto savio" Astarotte mostra di conoscere a perfezione la Bibbia
[...] ha molta familiarità con i testi sacri, li cita a volte in latino, in latino gli sfugge a un certo punto anche una formula notarile
. » [1]


San Francesco diffidava dei libri:
la lettura è un esercizio pericoloso.
Meglio rimanere ignoranti, perfino nella Liturgia, e non rischiare che il diavolo s'insinui con pensieri capziosi.
A chi gli chiedeva l'uso di un salterio, rispose...

« [...] quando avrai avuto il salterio, bramerai il breviario.
E avuto il breviario, ti assiderai in cattedra come un solenne prelato e dirai al tuo fratello: "Portami il breviario!"
. »

« Poi il beato Francesco riprese:
"Fratello, anch'io sono stato tentato così di avere dei libri"
[...] Tanti sono quelli che volentieri si elevano alla scienza, che sarà beato chi si renderà sterile per amore del Signore Dio
. » [2]


Nota alle immagini ---

_Le miniature del post provengono dal manoscritto Add MS 62925, digitalizzato nel sito della British Library:
folii 44r, 39v e 30r.


Note al testo ---

[1] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo. Santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, p. 137.

[2] Cfr. Compilazione di Assisi, L'insidia della scienza in
Fonti Francescane, Editrici Francescane, Padova, 2004 -ff 1650.

giovedì 18 agosto 2022

Donna-belva: lo Spirito femminile del bosco.

I popoli asiatici immaginavano lo Spirito dominatore del Bosco nelle sembianze di una donna.
L'etnografo Dmitry Zelenin ne cita alcuni...

« I popoli del Caucaso per lo più si immaginano lo spirito tutore della caccia sotto le spoglie di una fanciulla solitaria; quaneo il cacciatore la incontra, ella quasi sempre gli offre il suo giaciglio, si dimostra riconoscente se questi ricambia i suoi sentimenti e si vendica della sua trascuratezza.

[...] Anche presso gli Ostiachi della Siberia si ritrovano analoghi racconti sullo spirito femminile del bosco Vont-junk-ni, che seduce il cacciatore ad unirsi in matrimonio.

[...] in accordo anche a quanto dice l'antico proverbio russo "i lari [divinità del focolare] sono nemici dello spirito del bosco", cioè lo spirito della casa e quello del bosco sono nemici tra loro. » [1]

Questo spirito-donna regnava sulle belve, ed era opposta allo Spirito domestico del fuoco. [1]
Una copia della dea greca lunare Artemide?

In un tondo, dal Collegio del Cambio di Perugia, la vediamo con i suoi principali attributi:
una mezzaluna e la faretra di frecce.
Robert Graves spiega che dietro l'arco c'è il simbolo di Artemide:
la faretra è una stilizzazione della Luna...

« La Vergine dall'Arco d'Argento, che i Greci introdussero nella famiglia olimpica, era il membro più giovane della famiglia di Artemide, poiché 'Artemide' era un appellativo della triplice dea-Luna.
[...] Il suo arco d'argento è il simbolo della luna nuova. » [2]


Il culto selvaggio di Artemide "cristianizzato" ---

L'Orsa Maggiore e la Madonna dell'orso:
il mito sciamanico della Signora degli Animali
.


Note alle immagini ---

_In apertura del post, miniatura dal manoscritto 4751 visibile scansionato nel sito della British Library: folio 11v.

_In conclusione, una decorazione dal soffitto del Nobile Collegio del Cambio di Perugia con figure mitologiche, dipinte all'inizio del '500.


Note al testo ---

[1] Cfr. Zelenin, Tabù linguistici nelle popolazioni dell'Europa orientale e dell'Asia settentrionale, saggio del 1928 edito in lingua italiana nei Quaderni di semantica, Parte I IX (1988), pp. 241 e 248.

[2] Cfr. Robert Graves, I miti greci, Longanesi, Milano, 1983, nota 1 a p. 74.

lunedì 8 agosto 2022

Non dire quella parola: Nomi tabù di Dio.


« Parli del diavolo e spuntano le corna! »

È un modo di dire popolare che cela un monito magico-religioso.
Guai a nominare un dio: c'è il rischio di evocarlo!

Beccaria lo spiegava bene...

« I detti sul "nomini il diavolo e il diavolo compare" sono appunto legati alla primitiva credenza che la menzione esplicita di una divinità o demone rischia di provocare la sua apparizione immediata:
invocando si evoca l'essere pericoloso che la parola nomina e che a quell'essere è indissolubilmente legata
. » [1]

Nominare significa possedere.
Gli dèi antichi tenevano nascosto il vero nome, in modo che nessuno ne acquisisse il potere.
Andrea Romanazzi spiega...

« La consuetudine di tener nascosto il primo nome si estendeva, nell'antichità, anche agli dèi.

Essi erano infatti conosciuti con moltissimi appellativi per distogliere l'attenzione dal nome vero, il quale avrebbe dato, a colui che ne fosse venuto a conoscenza, gli stessi poteri del dio. » [2]

Questa usanza riguardava tutti gli dèi antichi, anche quello ebraico-cristiano che diffidava i suoi devoti dal nominarlo.

« Ritroviamo la stessa importanza del nome di Dio nella Bibbia, ove il primo comandamento afferma perentoriamente:
"Non pronunciare il nome di Dio invano"
. » [2]

Un capolettera miniato, da un manoscritto devozionale olandese, ci mostra la testa di Dio:
è contornata da cartigli che recano i suoi dieci nomi...

Note alle immagini ---

_La miniatura sopra è tratta dal Walters Art Museum di Baltimora (U.S.A.).
La segnatura è: Ms W. 171, folio 3r.

_In apertura del post, è un disegno con il diavolo che appare ad un monaco tratto da un manoscritto della British Library:
Add ms 11390, folio 2v.


Note al testo ---

[1] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo. Santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, 2000, pp. 116, 118.

« Chi conosceva il nome di un dio, lo teneva nelle sue mani.
In una narrazione egizia si racconta che Iside induce con astuzie il dio Sole, Rê, a rivelarle il nome, e in quel modo essa acquista la signoria su di lui e su tutti gli altri dèi
.

[...] Anche i diversi nomi di Odino sono le maschere sotto le quali è celata l'identità possente e terribile del dio.
Possedere il nome è possedere il potere di chi lo porta
. »


[2] Cfr. Romanazzi, La stregoneria in Italia: scongiuri, amuleti e riti della tradizione, Venexia, Roma, 2007, pp. 32-34.