Girolamo Tartarotti, in un'Opera settecentesca sulle riunioni delle streghe, notava una Regina, o Grande Signora, che guidava il rito...
« [...] presiede a tutte una Reina col titolo di Magna Domina, ovvero Domina cursus; ed altro non è che l'antica Diana, cioè un Demonio, il quale una volta in forma di Diana e d'Erodiade si faceva vedere ». [1]
Il culto di Diana era così forte da persistere, negli appellativi popolari: tanto che se ne trovano tracce in Età Moderna...
« Nel Lussemburgo degli anni 1590-1630, dove infierisce una dura persecuzione della stregoneria, si mantiene -sia pure deformato- il ricordo di Diana, volgarizzata sotto il nome di 'Gene'.
Ancora nel XVIII secolo numerose statue della dea erano presenti nel ducato. » [2]
Diana era una dèa ambigua:
una Vergine lunare che regnava sui boschi e a cui bisognava chiedere protezione se li si voleva attraversare...
« Diana era identificata con la dea Ecate, divinità lunare e ctonia che frequentava i crocevia nelle ore notturne.
[...] Probabilmente, sulla figura di Diana-Artemide, la dea virginale, si sovrappose l'immagine ed il culto di Maria Vergine ». [3]
Nel mondo pagano non esisteva una (netta) contrapposizione tra divinità del Bene e del Male:
come sarà, poi, nel Cristianesimo manicheo.
Le signore che si riunivano nella Notte, più che a streghe malefiche, somigliavano (spesso) a delle fate benevole...
« nel De universo Guglielmo d'Alvernia parla di dominae nocturnae guidate da una domina Abundantia
[...] Piuttosto che 'streghe', queste dominae nocturnae richiamano spiriti o fate che propiziano l'abbondanza ». [4]
Il culto mariano si sovrappose, localmente, alle divinità femminili:
ciò avvenne nonostante i predicatori volessero contrapporre la Grande Madre cristiana alle sue predecessore pagane.
Secondo la Vita Leo, vicino alla cappella di Santa Maria della Porziuncola esisteva un trivio
➔ ciò suggerisce, già dal primo insediamento benedettino, la conversione al culto Mariano di un luogo sacro alla Dea...
« Accanto a un trivio, "iuxta hospitale leprosorum", per ispirazione divina [Egidio] si orientò verso S. Maria della Porziuncola ». [5]
La funzione protettiva della Madonna, in età Medievale, riprese il potere difensivo che gli antichi attribuivano ai crocicchi di Ecate...
« I rintocchi serali dell'avemaria, nell'ora del tramonto, preannunciavano che il giorno era finito, e che fino all'alba sarebbe durato il regno notturno degli esseri maligni
[...] era conveniente restare in casa, come dicevano i nostri vecchi, da un'avemaria all'altra.
Di lunga tradizione l'adagio "quando è suonata l'avemaria niente più cristiani per la via". » [6]
« La presenza protettiva della dea Ecate negli incroci e la sua funzione di guida erano assicurate in molti modi.
Innanzitutto, in questi luoghi esistevano dei piccoli tempietti a lei dedicati o delle statue raffiguranti la dea. » [7]
➔ Sulla dèa Ecate a tre teste, ed un affresco medievale con la Madonna tricefala in trono:
Madonna a Tre Teste: incredibile affresco all'abbazia di San Pietro a Perugia!
➔ Confronto tra la Maestà perugina e coeve Madonne in trono:
La Madonna a Tre Teste e quei due angeli sospetti...
➔ Sui (temuti) poteri di Ecate, vedi:
Ecate: la dèa (censurata) dell'Abbondanza.
➔ Sul legame tra iconografia Mariana e raffigurazioni di Artemide:
Madonna delle frecce: una traccia del culto di Artemide.
➔ Sulla conversione a santuari Mariani, vedi:
La Madonna come antidoto agli dèi pagani.
Nota alle immagini ---
_Sopra, Madonna tricefala (dettaglio) sulla facciata dell'abbazia di san Pietro a Perugia, XIV secolo.
_In apertura, ex-voto con Madonna che allatta il Bambino:
dalla chiesa di Santa Maria a Vallo di Nera, XIV secolo.
Note al testo ---
[1] Cfr. Girolamo Tartarotti, Del congresso notturno dele Lammie, in Rovereto, a spese di Giambattista Pasquali, 1749, Libro Primo, Capitolo Nono, p. 52.
[2] Cfr. Jean Delumeau, La paura in occidente (secoli XIV-XVIII). La città assediata, Società Editrice Internazionale, Torino, 1979, p. 572.
[3] Cfr. Walter Mazzilli, Chiesa e cultura folklorica nell'area urbana e rurale di Piediluco in Il santuario di s. Francesco d'Assisi in Piediluco, Edizioni Thyrus, Arrone (Tr), 1999, p. 167.
[4] Cfr. Marina Montesano, "Supra acqua et supra ad vento". Superstizioni, maleficia e incantamenta nei predicatori francescani Osservanti, Istituto storico italiano per il Medio Evo, Nuovi studi storici - 46, Roma, Palazzo Borromini, 1999, p. 101.
[5] Cfr. Stefano Brufani, Introduzione a Edigio d'Assisi, Dicta, Fondazione Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo, Spoleto, 2013, p. 9.
[6] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo. Santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, p. 209.
[7] Cfr. Nicola Serafini, La dea Ecate nell'antica Grecia. Una protettrice dalla quale proteggersi, Aracne, Ariccia (Roma), 2015, p. 116.
venerdì 27 settembre 2024
venerdì 20 settembre 2024
Il Serafino sanguinario: una sopravvivenza Sciamanica.
I racconti sull'iniziazione degli Sciamani siberiani hanno una (discreta!) somiglianza con la Stimmatizzazione di san Francesco.
Il 'miracolo' francescano è, in realtà, la sopravvivenza nel mito cristiano di un ferimento rituale.
Lo sciamano viene preso, 'artigliato', da un Grande Uccello che appare all'improvviso nel cielo, in modo violento, e gli trasmette i poteri taumaturgici:
lo sciamano cade in trance, e l'Uccello ne seziona il corpo.
Al risveglio dalla trance, l'uomo è in grado di operare guarigioni e diventa, così, un medicine-man...
« Secondo un mito dei Nentsy, una volta un taglialegna si trovò improvvisamente sul dorso di un uccello mirvy, dal quale egli cadde poi, attraverso una buca, negli Inferi.
[...] In seguito fu tagliato a pezzi e di nuovo ricomposto, dopodiché uno degli spiriti lo ricondusse in superficie. » [1]
Il prodigio francescano è speculare a questo racconto.
Francesco acquista le stimmate 'colpito' da un Angelo-Uccello che gli appare, mentre è raccolto in preghiera:
nelle cavità rupestri dove i ladri veneravano l'antica dèa romana dell'Ombra e della Morte Laverna.
Le grotte di Laverna erano il riparo di pastori e malfattori prima della 'bonifica' francescana: come spiegava già, in un Trattato seicentesco sul 'Monte Serafico', padre Salvatore Vitale...
« De' ladroni se fu questo monte, ed à lor Dea in questo luogo, dove hor è 'l Tempio della Madonna, cioè la Chiesa piccola, era il suo Tempio. » [2]
L'Uccello inizia lo sciamano: provocandogli le ferite taumaturgiche.
Di questa iniziazione cruenta, elusa dagli agiografi maggiori -non solo fisica, ma anche verbale-, rimane una (minima) traccia in una nota a margine del Trattato sull'insediamento dei frati minori in Inghilterra di Tommaso da Eccleston...
« San Francesco però aveva rivelato a frate Rufino, suo compagno, che, quando aveva visto l'angelo ancora da lontano, ne era rimasto molto spaventato e che l'angelo l'aveva colpito duramente ». [3]
La formula latina originale, per quel « colpito duramente »,
è « dure tractavit ».
Un'espressione -tractare dure- il cui significato è chiaro:
fare violenza fisica...
« Verumtamen dixit fratri Ruffino socio suo, quod, cum a longe videret angelum, nimis territus fuit, et quod eum dure tractavit ». [4]
Il linguista Mario Alinei spiegava i caratteri del rito:
le ferite (mutilazioni) sono il segno distintivo dell'iniziazione totemica..
« Questa consisteva in una morte fittizia, cioé nell'essere divorati ritualmente dall'animale-totem (non di rado con conseguenze non fittizie, come mutilazioni), e in una fittizia resurrezione, cioè nell'essere rivomitati, restituiti alla vita, come figli maturi, continuatori delle gesta dell'antenato-totem. » [5]
◉ Post sulle origini pagane della Verna ---
Laverna, l'oscura dèa senza corpo.
Falco o gufo? La Dea dell'ombra e le piume diaboliche.
◉ Sulla devozione pagana e il culto mariano, vedi ---
La Madonna come antidoto agli dèi pagani.
Erylo, il mostro invincibile, e i sette martiri della Scarzuola.
➔ Sul sincretismo tra potere del Sangue e prodigio francescano ---
Il potere del Sangue nelle società primitive da san Francesco a Jodorowsky.
◉ Parlai delle tracce sciamaniche nel mito francescano, anni fa, in una conferenza...
→ Lo sciamano insanguinato. Convegno a Perugia: pillole introduttive.
◉ Sulle origini del Santuario francescano, vedi:
→ Laverna dei morti: la storia non scritta della Verna in
Le stimmate dello sciamano. Il mito di san Franceco tra sangue e magia, Eleusi Edizioni, Perugia, 2010, pp. 23-36.
Note alle immagini ---
_Sopra, capolettera miniato con il Serafino che appare al Santo.
L'Opera è tratta dal manoscritto Ms 71 verso del Paul Getty Museum: datato al 1275 circa.
_In apertura, affresco da una Vela della Cripta di san Magno, presso la Cattedrale di Santa Maria ad Anagni, primi anni del '200.
→ Da notare gli Occhi di cui sono cosparse le ali dell'angelo:
simbolo primitivo dell'Onniscienza divina.
◉ Dante, nel Canto 29 del Purgatorio (vv. 94-96), descriveva quattro animali alati cosparsi di occhi:
« Ognuno era pennuto di sei ali;
le penne piene d'occhi; e li occhi d'Argo,
se fosser vivi, sarebber cotali ».
_La seconda immagine del post è una foto dell'accesso alla grotta della Verna in cui si tramanda san Francesco dormisse, e in cui ebbe la visita 'provvidenziale' del falco descritta nelle Fonti:
« non solamente per visitazioni angeliche, ma eziando per uccelli salvatichi:
[...] in tutto quello tempo della quaresima uno falcone nidificava ivi presso la cella sua e ogni notte, un poco innanzi al mattutino, col suo canto e col suo isbattersi alla cella sua sì lo destava, e non si partia insino che non si levava suso a dire il mattutino ».
→ Cfr. Fioretti. Della seconda considerazione delle sacre sante istimate in Fonti Francescane - ff 1913.
Note al testo ---
[1] Cfr. Anna-Leena Sikala, Mostro in Dizionario del mito, a cura di Mircea Eliade, Jaca Book, Milano, 2018, p. 146.
[2] Cfr. Salvatore Vitale, Monte Serafico della Verna, in Firenze, 1628, p. 11.
L'Opera è integralmente consultabile in Google Libri.
[3] Cfr. Tommaso da Eccleston, L'insediamento dei frati minori in Inghilterra, traduzione di Feliciano Olgiati, in Fonti Francescane, Editrici Francescane, Padova, 2004, paragrafo 92 -ff 2519.
[4] Cfr. Fratris Thomae vulgo dicti de Eccleston Tractatus de adventu Fratrum Minorum in Angliam, a cura di A. G. Little, Manchester University Press, 1951, p 75.
[5] Cfr. Mario Alinei, Dal totemismo al cristianesimo popolare: sviluppi semantici nei dialetti italiani ed europei, Edizioni dell'Orso, Alessaandria, 1984, p. 15.
Il 'miracolo' francescano è, in realtà, la sopravvivenza nel mito cristiano di un ferimento rituale.
Lo sciamano viene preso, 'artigliato', da un Grande Uccello che appare all'improvviso nel cielo, in modo violento, e gli trasmette i poteri taumaturgici:
lo sciamano cade in trance, e l'Uccello ne seziona il corpo.
Al risveglio dalla trance, l'uomo è in grado di operare guarigioni e diventa, così, un medicine-man...
« Secondo un mito dei Nentsy, una volta un taglialegna si trovò improvvisamente sul dorso di un uccello mirvy, dal quale egli cadde poi, attraverso una buca, negli Inferi.
[...] In seguito fu tagliato a pezzi e di nuovo ricomposto, dopodiché uno degli spiriti lo ricondusse in superficie. » [1]
Il prodigio francescano è speculare a questo racconto.
Francesco acquista le stimmate 'colpito' da un Angelo-Uccello che gli appare, mentre è raccolto in preghiera:
nelle cavità rupestri dove i ladri veneravano l'antica dèa romana dell'Ombra e della Morte Laverna.
Le grotte di Laverna erano il riparo di pastori e malfattori prima della 'bonifica' francescana: come spiegava già, in un Trattato seicentesco sul 'Monte Serafico', padre Salvatore Vitale...
« De' ladroni se fu questo monte, ed à lor Dea in questo luogo, dove hor è 'l Tempio della Madonna, cioè la Chiesa piccola, era il suo Tempio. » [2]
L'Uccello inizia lo sciamano: provocandogli le ferite taumaturgiche.
Di questa iniziazione cruenta, elusa dagli agiografi maggiori -non solo fisica, ma anche verbale-, rimane una (minima) traccia in una nota a margine del Trattato sull'insediamento dei frati minori in Inghilterra di Tommaso da Eccleston...
« San Francesco però aveva rivelato a frate Rufino, suo compagno, che, quando aveva visto l'angelo ancora da lontano, ne era rimasto molto spaventato e che l'angelo l'aveva colpito duramente ». [3]
La formula latina originale, per quel « colpito duramente »,
è « dure tractavit ».
Un'espressione -tractare dure- il cui significato è chiaro:
fare violenza fisica...
« Verumtamen dixit fratri Ruffino socio suo, quod, cum a longe videret angelum, nimis territus fuit, et quod eum dure tractavit ». [4]
Il linguista Mario Alinei spiegava i caratteri del rito:
le ferite (mutilazioni) sono il segno distintivo dell'iniziazione totemica..
« Questa consisteva in una morte fittizia, cioé nell'essere divorati ritualmente dall'animale-totem (non di rado con conseguenze non fittizie, come mutilazioni), e in una fittizia resurrezione, cioè nell'essere rivomitati, restituiti alla vita, come figli maturi, continuatori delle gesta dell'antenato-totem. » [5]
◉ Post sulle origini pagane della Verna ---
Laverna, l'oscura dèa senza corpo.
Falco o gufo? La Dea dell'ombra e le piume diaboliche.
◉ Sulla devozione pagana e il culto mariano, vedi ---
La Madonna come antidoto agli dèi pagani.
Erylo, il mostro invincibile, e i sette martiri della Scarzuola.
➔ Sul sincretismo tra potere del Sangue e prodigio francescano ---
Il potere del Sangue nelle società primitive da san Francesco a Jodorowsky.
◉ Parlai delle tracce sciamaniche nel mito francescano, anni fa, in una conferenza...
→ Lo sciamano insanguinato. Convegno a Perugia: pillole introduttive.
◉ Sulle origini del Santuario francescano, vedi:
→ Laverna dei morti: la storia non scritta della Verna in
Le stimmate dello sciamano. Il mito di san Franceco tra sangue e magia, Eleusi Edizioni, Perugia, 2010, pp. 23-36.
Note alle immagini ---
_Sopra, capolettera miniato con il Serafino che appare al Santo.
L'Opera è tratta dal manoscritto Ms 71 verso del Paul Getty Museum: datato al 1275 circa.
_In apertura, affresco da una Vela della Cripta di san Magno, presso la Cattedrale di Santa Maria ad Anagni, primi anni del '200.
→ Da notare gli Occhi di cui sono cosparse le ali dell'angelo:
simbolo primitivo dell'Onniscienza divina.
◉ Dante, nel Canto 29 del Purgatorio (vv. 94-96), descriveva quattro animali alati cosparsi di occhi:
le penne piene d'occhi; e li occhi d'Argo,
se fosser vivi, sarebber cotali ».
_La seconda immagine del post è una foto dell'accesso alla grotta della Verna in cui si tramanda san Francesco dormisse, e in cui ebbe la visita 'provvidenziale' del falco descritta nelle Fonti:
« non solamente per visitazioni angeliche, ma eziando per uccelli salvatichi:
[...] in tutto quello tempo della quaresima uno falcone nidificava ivi presso la cella sua e ogni notte, un poco innanzi al mattutino, col suo canto e col suo isbattersi alla cella sua sì lo destava, e non si partia insino che non si levava suso a dire il mattutino ».
→ Cfr. Fioretti. Della seconda considerazione delle sacre sante istimate in Fonti Francescane - ff 1913.
Note al testo ---
[1] Cfr. Anna-Leena Sikala, Mostro in Dizionario del mito, a cura di Mircea Eliade, Jaca Book, Milano, 2018, p. 146.
[2] Cfr. Salvatore Vitale, Monte Serafico della Verna, in Firenze, 1628, p. 11.
L'Opera è integralmente consultabile in Google Libri.
[3] Cfr. Tommaso da Eccleston, L'insediamento dei frati minori in Inghilterra, traduzione di Feliciano Olgiati, in Fonti Francescane, Editrici Francescane, Padova, 2004, paragrafo 92 -ff 2519.
[4] Cfr. Fratris Thomae vulgo dicti de Eccleston Tractatus de adventu Fratrum Minorum in Angliam, a cura di A. G. Little, Manchester University Press, 1951, p 75.
[5] Cfr. Mario Alinei, Dal totemismo al cristianesimo popolare: sviluppi semantici nei dialetti italiani ed europei, Edizioni dell'Orso, Alessaandria, 1984, p. 15.
sabato 14 settembre 2024
Mosca o gatta? Le trasformazioni della strega Matteuccia.
Al processo civile contro la strega Matteuccia di Ripabianca, a Todi, la donna è accusata di trasformarsi sovente e di usare un capro come cavalcatura:
per raggiungere il luogo di riunione delle streghe, alla noce di Benevento.
In cosa si trasformava Matteuccia?
« [...] et ipsa in musipulam conversa » [1]
Domenico Mammoli, che tradusse il testo del Processo, ipotizzava per la parola musipula una (c) mancante: muscipula.
→ In botanica, la Dionaea Muscipula è una Venere 'acchiappamosche': mosca deriva dalla parola musca.
Da capire, semmai, come possa una mosca cavalcare un capro...!
« Ed immediatamente appare innanzi a lei un certo demonio sotto l'aspetto di un capro ed essa stessa, trasformatasi in mosca va alla detta noce cavalcando ». [1]
Nel testo latino, l'autore ricorre ad un verbo, «equitando» cioè «cavalcando», che (certo) non si addice ad una mosca!
Isidoro di Siviglia, nelle Etimologiae, ci dà un indizio (forse) risolutivo per interpretare musipula:
la parola mus-, scrive, indica il topo...
« Il mus, ossia il topo, è un animale assai piccolo
[...] La mustela, ossia la donnola, è stata così chiamata quasi a dire mus longus, "topo lungo" ». [2]
→ Sulla stessa radice: muscipula, in latino, è la trappola per topi.
La nostra Matteuccia si trasformava, quindi, in una cacciatrice di topi?
Poco importa: i suoi accusatori non ebbero pietà!
Lo storico Enrico Menestò raccontava il tragico epilogo di Matteuccia: vittima di un immaginario delirante e delle prediche (feroci) di san Bernardino da Siena...
« È assai probabile che Bernardino, durante il soggiorno Tuderte, sia venuto a conoscenza dell'attività di Matteuccia, finendo per avere un ruolo fondamentale nella sua cattura e condanna.
Matteuccia di Francesco, originaria di Ripabianca, oggi frazione di Deruta, ma nel medioevo "castrum comitatus Tuderti", viene giudicata e condannata al rogo il 20 marzo 1428 da Lorenzo de Surdis, romano, capitano del popolo e conservatore della pace della città di Todi e del suo comitato ». [3]
➔ Sulla trasformazione 'felina', vedi:
Le streghe che si trasformano in gatte.
➔ Sui cacciatori di streghe e gli amuleti anti-stregonici:
Conchiglia anti-Streghe: poteri di un amuleto.
➔ Pratiche per inibire le streghe:
Il pelo malefico: un esercito di Ricci per combattere le streghe.
Nota all'immagine ---
_In apertura, miniatura con un gatto 'umanizzato' che porta, in spalla, la cassa della volpe morta.
Libro d'Ore dal Walters Art Museum di Baltimora: folio 77 recto.
Note al testo ---
[1] Cfr. Domenico Mammoli, Processo alla strga Matteuccia di Francesco (Todi, 20 marzo 1428), Opuscoli - Accademia Tudertina, Fondazione Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo, Spoleto, 2013, pp. 28-29.
[2] Cfr. Isidoro di Siviglia, Degli animali minuti in Etimologie o Origini, Libro XII, Utet- Unione Tipografico-Editrice Torinese, Torino, 2004, p. 39.
[3] Cfr. Enrico Menestò, La fortuna del processo alla strega Matteuccia in Mammoli, Processo..., pp. IX e XII.
→ Sul documento, Menestò scrive: « L'originale degli atti del processo si conserva nell'Archivio storico comunale di Todi.
È contenuto nelle carte 21v-23v di un fascicolo membranaceo di complessive 25 carte [...]. Il fascicolo, segnato 20bis, fa parte di una serie composta di ben 66 unità. »
per raggiungere il luogo di riunione delle streghe, alla noce di Benevento.
In cosa si trasformava Matteuccia?
« [...] et ipsa in musipulam conversa » [1]
Domenico Mammoli, che tradusse il testo del Processo, ipotizzava per la parola musipula una (c) mancante: muscipula.
→ In botanica, la Dionaea Muscipula è una Venere 'acchiappamosche': mosca deriva dalla parola musca.
Da capire, semmai, come possa una mosca cavalcare un capro...!
« Ed immediatamente appare innanzi a lei un certo demonio sotto l'aspetto di un capro ed essa stessa, trasformatasi in mosca va alla detta noce cavalcando ». [1]
Nel testo latino, l'autore ricorre ad un verbo, «equitando» cioè «cavalcando», che (certo) non si addice ad una mosca!
Isidoro di Siviglia, nelle Etimologiae, ci dà un indizio (forse) risolutivo per interpretare musipula:
la parola mus-, scrive, indica il topo...
« Il mus, ossia il topo, è un animale assai piccolo
[...] La mustela, ossia la donnola, è stata così chiamata quasi a dire mus longus, "topo lungo" ». [2]
→ Sulla stessa radice: muscipula, in latino, è la trappola per topi.
La nostra Matteuccia si trasformava, quindi, in una cacciatrice di topi?
Poco importa: i suoi accusatori non ebbero pietà!
Lo storico Enrico Menestò raccontava il tragico epilogo di Matteuccia: vittima di un immaginario delirante e delle prediche (feroci) di san Bernardino da Siena...
« È assai probabile che Bernardino, durante il soggiorno Tuderte, sia venuto a conoscenza dell'attività di Matteuccia, finendo per avere un ruolo fondamentale nella sua cattura e condanna.
Matteuccia di Francesco, originaria di Ripabianca, oggi frazione di Deruta, ma nel medioevo "castrum comitatus Tuderti", viene giudicata e condannata al rogo il 20 marzo 1428 da Lorenzo de Surdis, romano, capitano del popolo e conservatore della pace della città di Todi e del suo comitato ». [3]
➔ Sulla trasformazione 'felina', vedi:
Le streghe che si trasformano in gatte.
➔ Sui cacciatori di streghe e gli amuleti anti-stregonici:
Conchiglia anti-Streghe: poteri di un amuleto.
➔ Pratiche per inibire le streghe:
Il pelo malefico: un esercito di Ricci per combattere le streghe.
Nota all'immagine ---
_In apertura, miniatura con un gatto 'umanizzato' che porta, in spalla, la cassa della volpe morta.
Libro d'Ore dal Walters Art Museum di Baltimora: folio 77 recto.
Note al testo ---
[1] Cfr. Domenico Mammoli, Processo alla strga Matteuccia di Francesco (Todi, 20 marzo 1428), Opuscoli - Accademia Tudertina, Fondazione Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo, Spoleto, 2013, pp. 28-29.
[2] Cfr. Isidoro di Siviglia, Degli animali minuti in Etimologie o Origini, Libro XII, Utet- Unione Tipografico-Editrice Torinese, Torino, 2004, p. 39.
[3] Cfr. Enrico Menestò, La fortuna del processo alla strega Matteuccia in Mammoli, Processo..., pp. IX e XII.
→ Sul documento, Menestò scrive: « L'originale degli atti del processo si conserva nell'Archivio storico comunale di Todi.
È contenuto nelle carte 21v-23v di un fascicolo membranaceo di complessive 25 carte [...]. Il fascicolo, segnato 20bis, fa parte di una serie composta di ben 66 unità. »
venerdì 6 settembre 2024
Magia cristiana. Stregoni in incognito.
La croce di Cristo e la devozione ai Santi assorbirono scongiuri e incantesimi del paganesimo antico...
« Basta analizzare le principali collezioni di testi magici copti per rendersi conto che gran parte degli incantesimi contenenti maledizioni e incantesimi negativi si rivolgevano a Cristo, come Pnoute (il nome della divinità in copto) e agli arcangeli.
[...] un documento riporta la richiesta, rivolta ai martiri, di portare dolore e pestilenza sui vicini.
Un secondo documento chiede a Maria, madre di Cristo, di portare alla morte la vittima tramite un'ulcera. » [1]
Dal mondo egizio agli Eschimesi, le pratiche magiche si perpetuarono:
l'esploratore danese Knud Rasmussen raccontava come l'uso della Croce avesse rimpiazzato, pure tra gli Inuit, i porta-fortuna...
« I racconti biblici erano accolti nello stesso modo letterale delle leggende pagane e ci si accontentava di semplificare la pluralità degli antichi amuleti sostituendoli con la croce
[...] E come in passato era uso proteggere persone e animali dalle sventure grazie alla forza nascosta degli amuleti, così adesso era considerato naturale mettere il crocefisso al collo dei cani. » [2]
La pratica della magia era così diffusa in ambito cristiano, fino al secolo scorso, che il collezionista di amuleti Giuseppe Bellucci raccontava la diffidenza incontrata, ogni volta:
la gente credeva di trovarsi di fronte ad uno stregone, interessato ai loro amuleti per operare malefici...
« Molto spesso ebbi a lottare con quella diffidenza straordinaria, che, volendo raccogliere oggetti di tal genere comunemente s'incontra, avendo a che fare con genti sospettose, credule, gelose
È credenza generale difatti, che le streghe, gli stregoni ed i diavoli possano presentarsi agl'incauti sotto le parvenze più belle
[...] possano presentarsi talora anche sotto la veste di un galantuomo ». [3]
◉ Pratiche magiche nella devozione cristiana:
Incantare è pregare? Quando il prete diventa uno Stregone.
Sangue divinatorio: cosa cerca chi vaga nei cimiteri?
Preti maghi: lezioni di Superstizione...
Il Vaticano: l'antico tempio degli Indovini. Vaticinare prima del Papa.
➔ Punizioni nel Clero:
Carcere nel monastero: che fine fanno i preti Maghi?
Nota all'immagine ---
_In apertura, miniatura con Vescovo cornuto.
È tratta dal manoscritto MS. Douce 300 della Bodleian Library di Oxford: folio 8 recto.
Note al testo ---
[1] Cfr. Alessio Leo, Da Osiride a Cristo. Il paganesimo dei cristiani dell'Antico Egitto, Edizioni Albo Versorio, Milano, 2015, p. 97.
[2] Cfr. Knud Rasmussen, Aua, Adelphi, Miano, 2018, p. 96.
[3] Cfr. Giuseppe Bellucci, Un capitolo di psicologia popolare. Gli amuleti, Unione Tipografica Cooperativa Editrice, Perugia, 1908,
pp. 5-6.
« Basta analizzare le principali collezioni di testi magici copti per rendersi conto che gran parte degli incantesimi contenenti maledizioni e incantesimi negativi si rivolgevano a Cristo, come Pnoute (il nome della divinità in copto) e agli arcangeli.
[...] un documento riporta la richiesta, rivolta ai martiri, di portare dolore e pestilenza sui vicini.
Un secondo documento chiede a Maria, madre di Cristo, di portare alla morte la vittima tramite un'ulcera. » [1]
Dal mondo egizio agli Eschimesi, le pratiche magiche si perpetuarono:
l'esploratore danese Knud Rasmussen raccontava come l'uso della Croce avesse rimpiazzato, pure tra gli Inuit, i porta-fortuna...
« I racconti biblici erano accolti nello stesso modo letterale delle leggende pagane e ci si accontentava di semplificare la pluralità degli antichi amuleti sostituendoli con la croce
[...] E come in passato era uso proteggere persone e animali dalle sventure grazie alla forza nascosta degli amuleti, così adesso era considerato naturale mettere il crocefisso al collo dei cani. » [2]
La pratica della magia era così diffusa in ambito cristiano, fino al secolo scorso, che il collezionista di amuleti Giuseppe Bellucci raccontava la diffidenza incontrata, ogni volta:
la gente credeva di trovarsi di fronte ad uno stregone, interessato ai loro amuleti per operare malefici...
« Molto spesso ebbi a lottare con quella diffidenza straordinaria, che, volendo raccogliere oggetti di tal genere comunemente s'incontra, avendo a che fare con genti sospettose, credule, gelose
È credenza generale difatti, che le streghe, gli stregoni ed i diavoli possano presentarsi agl'incauti sotto le parvenze più belle
[...] possano presentarsi talora anche sotto la veste di un galantuomo ». [3]
◉ Pratiche magiche nella devozione cristiana:
Incantare è pregare? Quando il prete diventa uno Stregone.
Sangue divinatorio: cosa cerca chi vaga nei cimiteri?
Preti maghi: lezioni di Superstizione...
Il Vaticano: l'antico tempio degli Indovini. Vaticinare prima del Papa.
➔ Punizioni nel Clero:
Carcere nel monastero: che fine fanno i preti Maghi?
Nota all'immagine ---
_In apertura, miniatura con Vescovo cornuto.
È tratta dal manoscritto MS. Douce 300 della Bodleian Library di Oxford: folio 8 recto.
Note al testo ---
[1] Cfr. Alessio Leo, Da Osiride a Cristo. Il paganesimo dei cristiani dell'Antico Egitto, Edizioni Albo Versorio, Milano, 2015, p. 97.
[2] Cfr. Knud Rasmussen, Aua, Adelphi, Miano, 2018, p. 96.
[3] Cfr. Giuseppe Bellucci, Un capitolo di psicologia popolare. Gli amuleti, Unione Tipografica Cooperativa Editrice, Perugia, 1908,
pp. 5-6.
martedì 27 agosto 2024
Carcere nel monastero: che fine fanno i preti Maghi?
Dove finivano a scontare la pena i preti accusati di Magia?
Fin dal MedioEvo, esistevano in monasteri e conventi delle celle dove i religiosi condannati venivano rinchiusi.
Vincenzo Paglia spiegava...
« Questo tipo di prigione applicato come pena sotto la forma di reclusione in un monastero, perdurò approssimativamente sino al sec. XIII.
In seguito i vescovi fecero costruire delle prigioni non conventuali, ove, alla funzione preventiva, si aggiungeva quella punitiva, con la privazione della libertà intesa come fine della pena. » [1]
Già Antonino Bertolotti, nell'800, raccontava delle prigioni monastiche: utili a rieducare quei religiosi che esercitavano, di nascosto, la Magia.
« N'è di prova la Bolla del 5 maggio 1514 con la quale si ordina che i chierici, dati alla magia, sieno notati d'infamia, chiusi nelle prigioni de' monasteri e privati dei benefizi. » [2]
E se la pena non era (solo) detentiva?
I sacerdoti non potevano 'sporcarsi' le mani con il sangue.
Se il giudice ecclesiastico comminava una pena corporale, esistevano -tra i religiosi- dei torturatori 'laici' che l'avrebbero eseguita.
È il caso del frate fiorentino Giovanni delle Lodi alle cui 'cure' erano sottoposti i compagni da 'redimere':
secondo la testimonianza del frate parmigiano Salimbene de Addam che scrive nella sua Chronica...
« Del gruppo di frate Elia era poi un certo Giovanni, detto delle Lodi, frate laico, duro e violento, torturatore e carnefice pessimo, che, su ordine di Elia, dava la disciplina ai frati senza misericordia. » [3]
➔ Sul frate 'pugile', lodato (perfino) da san Francesco, vedi:
San Francesco e il pugile di Firenze: a scuola di pugni prima di papa Bergoglio.
➔ Alle punizioni inflitte ai frati che non si sottomettevano, stabilite dal ministro Generale, dedico un approfondimento:
Magia e Tortura nelle Fonti Francescane: Appendice in Mostri Santi dell'Umbria. Luoghi del sacro Orrore, Eleusi Edizioni, Perugia, 2024, pp. 61-81.
➔ Sulle punizioni inflitte ai preti macchiatisi di pratiche magiche, vedi:
L'astrolabio e i maghi che leggono il Cielo.
Gli uccelli e l'indovino: prima lo imito, poi lo condanno!
Preti maghi: lezioni di Superstizione...
Nota all'immagine ---
_In apertura, un dettaglio dalle Carceri: Invenzioni di Giovanni Battista Piranesi.
L'incisione è il secondo stato dell'Acquaforte XIII (1760-1761).
→ Cfr. Mario Praz, Bibliografia essenziale in Giovan Battista Piranesi, Le carceri, Abscondita, 2011, Milano, p. 40.
Note al testo ---
[1] Cfr. Vincenzo Paglia, La 'Pietà' dei carcerati: confraternite e società a Roma nei secoli XVI e XVIII, Edizioni di storia e letteratura, Roma, 1980, p. 7.
[2] Cfr. Antonino Bertolotti, Streghe sortiere e maliardi nel secolo XVI in Roma, Firenze, 1883 [ristampa anastatica 1979], p. 34
[3] Cfr. Cronaca di Salimbene, paragrafo [28] in Fonti Francescane, Editrici Francescane, Padova, 2004 -ff 2619.
Fin dal MedioEvo, esistevano in monasteri e conventi delle celle dove i religiosi condannati venivano rinchiusi.
Vincenzo Paglia spiegava...
« Questo tipo di prigione applicato come pena sotto la forma di reclusione in un monastero, perdurò approssimativamente sino al sec. XIII.
In seguito i vescovi fecero costruire delle prigioni non conventuali, ove, alla funzione preventiva, si aggiungeva quella punitiva, con la privazione della libertà intesa come fine della pena. » [1]
Già Antonino Bertolotti, nell'800, raccontava delle prigioni monastiche: utili a rieducare quei religiosi che esercitavano, di nascosto, la Magia.
« N'è di prova la Bolla del 5 maggio 1514 con la quale si ordina che i chierici, dati alla magia, sieno notati d'infamia, chiusi nelle prigioni de' monasteri e privati dei benefizi. » [2]
E se la pena non era (solo) detentiva?
I sacerdoti non potevano 'sporcarsi' le mani con il sangue.
Se il giudice ecclesiastico comminava una pena corporale, esistevano -tra i religiosi- dei torturatori 'laici' che l'avrebbero eseguita.
È il caso del frate fiorentino Giovanni delle Lodi alle cui 'cure' erano sottoposti i compagni da 'redimere':
secondo la testimonianza del frate parmigiano Salimbene de Addam che scrive nella sua Chronica...
« Del gruppo di frate Elia era poi un certo Giovanni, detto delle Lodi, frate laico, duro e violento, torturatore e carnefice pessimo, che, su ordine di Elia, dava la disciplina ai frati senza misericordia. » [3]
➔ Sul frate 'pugile', lodato (perfino) da san Francesco, vedi:
San Francesco e il pugile di Firenze: a scuola di pugni prima di papa Bergoglio.
➔ Alle punizioni inflitte ai frati che non si sottomettevano, stabilite dal ministro Generale, dedico un approfondimento:
Magia e Tortura nelle Fonti Francescane: Appendice in Mostri Santi dell'Umbria. Luoghi del sacro Orrore, Eleusi Edizioni, Perugia, 2024, pp. 61-81.
➔ Sulle punizioni inflitte ai preti macchiatisi di pratiche magiche, vedi:
L'astrolabio e i maghi che leggono il Cielo.
Gli uccelli e l'indovino: prima lo imito, poi lo condanno!
Preti maghi: lezioni di Superstizione...
Nota all'immagine ---
_In apertura, un dettaglio dalle Carceri: Invenzioni di Giovanni Battista Piranesi.
L'incisione è il secondo stato dell'Acquaforte XIII (1760-1761).
→ Cfr. Mario Praz, Bibliografia essenziale in Giovan Battista Piranesi, Le carceri, Abscondita, 2011, Milano, p. 40.
Note al testo ---
[1] Cfr. Vincenzo Paglia, La 'Pietà' dei carcerati: confraternite e società a Roma nei secoli XVI e XVIII, Edizioni di storia e letteratura, Roma, 1980, p. 7.
[2] Cfr. Antonino Bertolotti, Streghe sortiere e maliardi nel secolo XVI in Roma, Firenze, 1883 [ristampa anastatica 1979], p. 34
[3] Cfr. Cronaca di Salimbene, paragrafo [28] in Fonti Francescane, Editrici Francescane, Padova, 2004 -ff 2619.
martedì 20 agosto 2024
Ne sai come una strega. La 'saga' romana e la donna sapiente.
La maga antica si credeva in possesso di una conoscenza superiore.
Il nome stesso con cui era chiamata -saga: da cui la parola sagace- indicava il suo essere ➔sapiente.
Maxwell Teitel Paule, in Canidia: la prima strega di Roma, scrive...
« Il nome/aggettivo saga, usato spesso per indicare una strega, nel senso più generico comunica semplicemente un'idea di conoscenza.
Cicerone spiega che chi è sagace (il verbo latino è sagire) è profondamente consapevole (sentire acute);
perciò alcune vecchie donne sono assennate (sagae) perché sanno molte cose (multa scire). » [1]
Le streghe facevano a gara, tra di loro, nella confezione dei filtri.
➔Orazio, nel V Epodo, riporta il lamento della strega Canidia:
una saga è riuscita a superarla!
« Il rito è fallito e lei si lamenta del fatto che Varo è stato "liberato dall'incantesimo di una venefica più sapiente". » [2]
Nel MedioEvo, perdurava il lascito della cultura magica antica.
La strega, ➔janara nel Mezzogiorno, conosceva i misteri della dea delle selve Diana: tanto da averne acquisito il nome...
« Un'ipotesi più convincente è quella che riconduce a Diana: la 'janara' non sarebbe altro che la 'dianara', la donna saggia, seguace della dea dei boschi e della Luna, associata alla Dea Madre Cibele, a Madre Natura e ad Iside. » [3]
Nota all'immagine ---
_ In apertura, allegoria della Luna dalla Sala dei Pianeti di Palazzo Trinci a Foligno, primi del XIV secolo.
→Il potere generativo della donna si credeva governato dalle fasi lunari.
Alla luna era associato il gatto e le streghe che assumevano forma felina:
➔ vedi il Post: Le streghe che si trasformano in gatte.
Note al testo ---
[1] Cfr. Maxwell Teitel Paule, Canidia: la prima strega di Roma, Leg edizioni, Gorizia, 2017, p. 20.
[2] Si riferisce ad Orazio, V Epodo, vv. 71-72.
➔ Cfr. Teitel Paule, Canidia..., Op. cit., p. 113.
[3] Cfr. Janare e Magàre in Francesco Maria Morese, L'eredità degli antenati. Il lascito ancestrale di Italici, Romani e Longobardi nel Folklore di Salerno tra religiosità popolare e sopravvivenze pagane, Pellegrini Editore, Cosenza, 2019, pp. 221-222.
Iscriviti a:
Post (Atom)