Mangiare sopra la tomba di un morto era una pratica (pagana) frequente che i Sinodi, a fatica, combattevano.
« [...] i pasti sopra la tomba condannati da Ambrogio e da Agostino sono menzionati ancora a Concordia nel 1587, a Pistoia nel 1588, a Capodistria nel 1637.
In Valtellina è attestato sino all'Ottocento l'uso di mangiare una zuppa di riso e latte sulla bara coperta da una tovaglia, e si racconta che in Molise e nel Napoletano le madri spremessero dalle loro mammelle gocce di latte sulla tomba del figlio neonato, per nutrirlo e placarne l'irrequietezza. » [1]
Dietro questo uso c'era la divinizzazione del Morto.
Per 'corteggiarlo', gli si preparava un banchetto speciale:
il 'pasto di Ecate' ➔ dal nome della dea che regnava sull'Oscurità...
« Non bastava preservare il morto [...], bisognava assicurarsene l'amicizia.
Non era un dio ormai?
Innanzitutto, lo si invitava a un pasto di famiglia dopo il quale gli si lasciava da bere e da mangiare.
I Greci chiamavano questo pasto περιδειπνον, Εκατης δειπνον (pasto di Ecate). » [2]
Guai a scherzare con il Morto:
le tombe dei defunti illustri, nel mondo antico, dovevano rimanere segrete.
I poteri associati a (certi) morti erano (troppo) ambiti:
le loro sepolture andavano protette.
« Sepolture di questo genere sono tombe-talismano, che appunto per questo devono rimanere segrete, perché nessuno possa trafugare le reliquie e con esse impadronirsi dei poteri che queste inglobano.
Ne esistevano varie, in Grecia.
Il luogo della tomba dell'eroina Dirce a Tebe era noto solo al comandante della cavalleria (o ipparco); quando costui deponeva la carica, rivelava il luogo, in segreto e di notte, solo al suo successore.
Tombe segrete avevano a Corinto gli eroi Sisifo e Neleo.
Questi magici "guardiani della soglia" rappresentano una versione antica del santo protettore della tradizione cristiana medievale. » [3]
Il convito sulla tomba del Morto era un rito così sentito, fino al secolo scorso, che -nella cultura contadina- si temeva di 'trasportare' i Suoi poteri:
piatti e cibo andavano lasciati dove si erano consumati...
« Terminato il convito, al quale erano invitati tutti i parenti, per ordine di grado, i piatti erano riposti nel medesimo canestro in cui erano stati portati, senza lavarli e avendo cura di lasciare nella casa in lutto ogni avanzo, anche il più piccolo, altrimenti si rischierebbe di "riportare il morto". » [4]
➔ Sui pasti funebri rituali che propiziano l'abbondanza:
Mangiare e bere i Morti: il tesoro di Ade.
Cristo 'infornato': mangiare gli Dèi.
Nota all'immagine ---
_In apertura, miniatura da una Bibbia all'uso di Saint Omer dalla British Library:
Add ms 36684, folio 144 recto.
Note al testo ---
[1] Cfr. Ottavia Niccoli, Nihil (in)certius morte. A proposito di una percezione incerta della morte in età moderna in Storica. Rivista quadrimestrale, Anno XXVII, n. 76, 2020, Viella s.r.l. e Associazione "Storica", p. 72.
[2] Cfr. Pierre Saintyves, L'origine del culto dei Santi, traduzione di Michela Pazzaglia, Eleusi Edizioni, Perugia, 2015, p. 105.
[3] Cfr. Giulio Guidorizzi, La trama segreta del mondo. La magia nell'antichità, Il Mulino, Bologna, 2022, p. 67.
[4] Cfr. Mario Polia, Tematiche del pensiero religioso e magico in Tra cielo e terra: religione e magia nel mondo rurale della Valnerina, Volume II, Edicit, Foligno, 2009, p. 446.
martedì 19 novembre 2024
venerdì 8 novembre 2024
Il "giuoco di Diana" e la Signora Oriente: censure Mariane.
Giovanni Francesco II, nipote dell'umanista Pico della Mirandola, compose ai primi del '500 il libro Strega o delle illusioni del demonio.
In esso si descrivevano i (dissoluti!) raduni delle streghe:
il "giuoco di Diana".
L'Opera sarà, nel modenese, alla base della 'caccia'.
Un miscredente, Apistio, chiede alla Strega...
« Apistio: Sei tu mai andata al gioco di Diana, overo alle Erodiadi?
Strega: Certo sì che sono andata a questo gioco, il quale sia di Diana o delle Erodiadi questo non so. » [1]
Nelle campagne, i riti di fertilità erano diffusi.
Gli inquisitori credevano che le donne accusate di stregoneria partecipassero al gioco di Diana.
Pinuccia di Gesaro cita il Processo alla strega Sibilla Zanni, svoltosi il 26 maggio 1390...
« La recidiva confessa di essere andata fin dalla sua fanciullezza al gioco di Diana, detta anche Erodiade, di averle sempre reso omaggio inclinando il capo e dicendo: "State bene, Madonna Oriente".
La Oriente rispondeva al saluto con le parole:
"Ben venute, figlie mie". » [2]
All'occhio dei religiosi, i riti a cui partecipavano le donne erano pericolosi:
specie nelle profondità telluriche.
I predicatori, soprattutto francescani, cercarono di 'cristianizzare' il più possibile: al punto da celebrare nelle grotte stesse (!) e da portare, nelle caverne, icone e statue (Mariane).
Ne sono un esempio le "grotte di san Fortunato" ▲ :
a Montefalco, sotto il convento di san Francesco.
Per limitare il culto della fertilità, la Cronaca della Provincia Serafica di San Francesco ci informa che fu rimossa una 'pietra sacrata" sull'altare -pietra all'origine delle Processioni...
« [...] hanno risoluto di proibire, sì come in vigore del presente decreto gravemente proibiscono al p. Guardiano pro tempore, e da tutti i sacerdoti del predetto convento il celebrare, o permettere che si celebri in avvenire in detto luogo, o grotta sotto pene arbitrarie, e l'introdurvi donne sotto pena di violata clausura;
ordinando ancora al p. Guradiano che levi da quell'altare la pietra sagrata, qual potrà porre in uno di quegl'altari della chiesa, che ne son privi. In fede etc.
Dato nel Sagro Convento degl'Angioli il dì 10 maggio 1725. » [3]
Marina Montesano, in Supra acqua et supra ad vento, racconta l'ostinazione di san Bernardino contro le acque della Fonte Tecta ad Arezzo.
Il predicatore francescano, nel 1425, aveva già tentato di sopprimerne il culto, senza successo.
Tre anni dopo, riuscirà a far demolire la costruzione con un trucco: facendovi erigere sopra la chiesa di Santa Maria delle Grazie...
« Su espressa richiesta di Bernardino, infatti, si cerca la sorgente per ostruirla e eliminare ogni traccia delle acque taumaturgiche.
Il culto della Vergine cui la chiesa è dedicata soppianta quindi in modo radicale e definitivo l'antica venerazione per la Fonte Tecta. » [4]
➔ Processioni ad una Pietra murata in chiesa, a Trevi:
Il tempio di Diana e le processioni al Sacro Buco: indizi alla chiesa di Santa Maria di Pietra Rossa...
➔ Sulle grotte di Montefalco:
Le sacerdotesse di San Fortunato: i misteri delle grotte di Montefalco.
➔ Sulla Madonna in sostituzione dei culti pagani:
Donne protettrici: la Madonna vs. Ecate.
La Madonna come antidoto agli dèi pagani.
Note alle immagini ---
_Sopra, è il cunicolo centrale delle 'grotte di san Fortunato':
scavate nell'argilla, nel fondo, ospitano una statua della Vergine.
_In apertura, Timarete -leggendaria pittrice antica- dipinge la dèa Diana. Miniatura dal De claris mulieribus di Francesco Petrarca, metà del XV secolo.
Manoscritto della British Library, Royal MS 16 G V: folio 68v.
Note al testo ---
[1] Cfr. Giovanfrancesco Pico della Mirandola, Strega o delle illusioni del demonio, a cura di Albano Biondi, Marsilio, Venezia, 1989, p. 59.
➔ Il testo è riportato, anche, in Pinuccia di Gesaro, Streghe...,
p. 199.
[2] Cfr. Pinuccia di Gesaro, Streghe. L'ossessione del diavolo, il repertorio dei malefizî, la repressione, Praxis 3, Bolzano, 1988,
p. 378.
[3] Cfr. Silvestro Nessi - Emore Paoli, San Fortunato di Montefalco. Un evangelizzatore umbro del IV secolo, Edizioni Porziuncola, Santa Maria degli Angeli - Assisi (Pg), pp. 47-48.
➔ Si riferisce al Registro dei capitoli e congregazioni provinciali dei Frati Minori Osservanti, 1708-1760, in Archivio della Porziuncola, p. 230.
➔ Lo citavo ne Le sacerdotesse di san Fortunato. Il mistero delle grotte di Montefalco in Il culto proibito della dèa, Eleusi Edizioni, Perugia, 2011, pp. 58-59.
[4] Cfr. Marina Montesano, "Supra acqua et supra ad vento". Superstizioni, maleficia e incantamenta nei predicatori francescani Osservanti, Istituto storico italiano per il Medio Evo, Nuovi studi storici - 46, Roma, Palazzo Borromini, 1999, p. 177.
In esso si descrivevano i (dissoluti!) raduni delle streghe:
il "giuoco di Diana".
L'Opera sarà, nel modenese, alla base della 'caccia'.
Un miscredente, Apistio, chiede alla Strega...
« Apistio: Sei tu mai andata al gioco di Diana, overo alle Erodiadi?
Strega: Certo sì che sono andata a questo gioco, il quale sia di Diana o delle Erodiadi questo non so. » [1]
Nelle campagne, i riti di fertilità erano diffusi.
Gli inquisitori credevano che le donne accusate di stregoneria partecipassero al gioco di Diana.
Pinuccia di Gesaro cita il Processo alla strega Sibilla Zanni, svoltosi il 26 maggio 1390...
« La recidiva confessa di essere andata fin dalla sua fanciullezza al gioco di Diana, detta anche Erodiade, di averle sempre reso omaggio inclinando il capo e dicendo: "State bene, Madonna Oriente".
La Oriente rispondeva al saluto con le parole:
"Ben venute, figlie mie". » [2]
All'occhio dei religiosi, i riti a cui partecipavano le donne erano pericolosi:
specie nelle profondità telluriche.
I predicatori, soprattutto francescani, cercarono di 'cristianizzare' il più possibile: al punto da celebrare nelle grotte stesse (!) e da portare, nelle caverne, icone e statue (Mariane).
Ne sono un esempio le "grotte di san Fortunato" ▲ :
a Montefalco, sotto il convento di san Francesco.
Per limitare il culto della fertilità, la Cronaca della Provincia Serafica di San Francesco ci informa che fu rimossa una 'pietra sacrata" sull'altare -pietra all'origine delle Processioni...
« [...] hanno risoluto di proibire, sì come in vigore del presente decreto gravemente proibiscono al p. Guardiano pro tempore, e da tutti i sacerdoti del predetto convento il celebrare, o permettere che si celebri in avvenire in detto luogo, o grotta sotto pene arbitrarie, e l'introdurvi donne sotto pena di violata clausura;
ordinando ancora al p. Guradiano che levi da quell'altare la pietra sagrata, qual potrà porre in uno di quegl'altari della chiesa, che ne son privi. In fede etc.
Dato nel Sagro Convento degl'Angioli il dì 10 maggio 1725. » [3]
Marina Montesano, in Supra acqua et supra ad vento, racconta l'ostinazione di san Bernardino contro le acque della Fonte Tecta ad Arezzo.
Il predicatore francescano, nel 1425, aveva già tentato di sopprimerne il culto, senza successo.
Tre anni dopo, riuscirà a far demolire la costruzione con un trucco: facendovi erigere sopra la chiesa di Santa Maria delle Grazie...
« Su espressa richiesta di Bernardino, infatti, si cerca la sorgente per ostruirla e eliminare ogni traccia delle acque taumaturgiche.
Il culto della Vergine cui la chiesa è dedicata soppianta quindi in modo radicale e definitivo l'antica venerazione per la Fonte Tecta. » [4]
➔ Processioni ad una Pietra murata in chiesa, a Trevi:
Il tempio di Diana e le processioni al Sacro Buco: indizi alla chiesa di Santa Maria di Pietra Rossa...
➔ Sulle grotte di Montefalco:
Le sacerdotesse di San Fortunato: i misteri delle grotte di Montefalco.
➔ Sulla Madonna in sostituzione dei culti pagani:
Donne protettrici: la Madonna vs. Ecate.
La Madonna come antidoto agli dèi pagani.
Note alle immagini ---
_Sopra, è il cunicolo centrale delle 'grotte di san Fortunato':
scavate nell'argilla, nel fondo, ospitano una statua della Vergine.
_In apertura, Timarete -leggendaria pittrice antica- dipinge la dèa Diana. Miniatura dal De claris mulieribus di Francesco Petrarca, metà del XV secolo.
Manoscritto della British Library, Royal MS 16 G V: folio 68v.
Note al testo ---
[1] Cfr. Giovanfrancesco Pico della Mirandola, Strega o delle illusioni del demonio, a cura di Albano Biondi, Marsilio, Venezia, 1989, p. 59.
➔ Il testo è riportato, anche, in Pinuccia di Gesaro, Streghe...,
p. 199.
[2] Cfr. Pinuccia di Gesaro, Streghe. L'ossessione del diavolo, il repertorio dei malefizî, la repressione, Praxis 3, Bolzano, 1988,
p. 378.
[3] Cfr. Silvestro Nessi - Emore Paoli, San Fortunato di Montefalco. Un evangelizzatore umbro del IV secolo, Edizioni Porziuncola, Santa Maria degli Angeli - Assisi (Pg), pp. 47-48.
➔ Si riferisce al Registro dei capitoli e congregazioni provinciali dei Frati Minori Osservanti, 1708-1760, in Archivio della Porziuncola, p. 230.
➔ Lo citavo ne Le sacerdotesse di san Fortunato. Il mistero delle grotte di Montefalco in Il culto proibito della dèa, Eleusi Edizioni, Perugia, 2011, pp. 58-59.
[4] Cfr. Marina Montesano, "Supra acqua et supra ad vento". Superstizioni, maleficia e incantamenta nei predicatori francescani Osservanti, Istituto storico italiano per il Medio Evo, Nuovi studi storici - 46, Roma, Palazzo Borromini, 1999, p. 177.
sabato 2 novembre 2024
Abiti magici: potere degli Antenati.
Nei Sinodi Diocesani, tra il Lazio e le Marche, si rinvengo tracce del potere atavico attribuito ai vestiti dei Morti.
Sull'abito dei defunti si compivano riti magici per acquisire le energie dei trapassati, già divini...
« Qualcuno in diocesi di Montefiascone e Corneto-Tarquinia era sempre pronto a togliere qualche lembo dalle vesti del defunto per usarne a scopi magici. » [1]
« [...] una appetitosa notizia che ci viene dal Sinodo di Ripatransone del 1642:
la gente era solita svolgere incantesimi sopra i morti, nocturnis horis. » [1]
Indossare vestiti appartenuti a un Morto aveva potere terapeutico portentoso.
Alfonso Di Nola raccontava...
« Nel Salento le malattie della pelle si curano sfregando la parte malata sulla mano di un morto.
In Abruzzo chi soffre di emicrania guarisce sfregando sulle tempie la lacrima di un morto.
La mano di una persona deceduta di morte lenta appare utile per curare l'erpete.
[...] il contatto con il morto ha un potere rigenerante. » [2]
Fin dal mondo antico, ai Morti si associavano poteri divini.
Orazio, nel V Epodo, minaccia le streghe Canidia e Sagagna:
la loro vittima si sarebbe vendicata, una volta morta...
« quae vis deorum est Manium »
« questo è il potere divino che spetta ai defunti » [3]
Giacomo Giri spiegava il verso in modo (molto) chiaro:
« de' trapassati; quelli che muoiono diventano dei; » [3]
Pierre Saintyves, ne L'origine del culto dei Santi, mostrava quanto fosse stretto il legame tra divinità e Morti.
Una traccia della divinizzazione dei defunti perdura nel mondo cristiano, dove al giorno dei Santi [1 novembre] segue quello dei Morti [2 novembre]...
« I Greci e i Romani consideravano i morti degli esseri divini.
[...] I templi di queste diviità erano le tombe che riportavano anche l'iscrizione sacramentale Dis manibus, in greco θεοις χθονιοις (agli dèi ctoni).
Era lì che il dio risiedeva: manesque sepulti, dice Virgilio.
Davanti alla tomba c'era un altare per i sacrifici come davanti ai templi degli dèi. » [4]
➔ Sulla protezione assicurata dai Morti, vedi:
Pipistrelli inchiodati: le anime dei Morti a protezione della casa.
Non rompere lo specchio: i Morti che proteggono dai dèmoni.
➔ Nutrire i Morti per ottenere profezie:
Sangue profetico: i Morti che succhiano.
➔ Ricchezza dei Morti, cioè dell'Oltretomba:
Mangiare e bere i Morti: il tesoro di Ade.
➔ Vestirsi di nero per nascondersi dagli Spiriti:
Vestirsi a lutto: come ingannare gli Spiriti.
Nota all'immagine ---
_In apertura, miniatura tratta dal Libro d'Ore di Mirandola appartenuto a Galeotto I Pico della Mirandola, conservato presso la British Library. 1490 circa.
Note al testo ---
[1] Cfr. Cleto Corrain e Pierluigi Zampini, Documenti etnografici e folkloristici nei Sinodi Diocesani dell'Emilia-Romagna, Estratto da "Palestra del Clero", Agosto-Settembre 1964, Rovigo, p. 10.
[2] Cfr. Marina Montesano, Supra acqua et supra ad vento: superstizioni, maleficia e incantamenta nei predicatori francescani Osservanti, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, Roma, 1999, p. 69.
→ Si riferisce ad Alfonso Maria Di Nola, Lo specchio e l'olio: le superstizioni degli italiani, 1993.
[3] Cfr. Quinto Orazio Flacco, Odi ed Epodi, commentati da Giacomo Giri, Società Editrice Dante Alighieri, Città di Castello, 1962, p. 345.
[4] Cfr. Pierre Saintyves, L'Origine del culto dei Santi, traduzione di Michela Pazzaglia, Eleusi Edizioni, Perugia, 2015, p. 96.
Sull'abito dei defunti si compivano riti magici per acquisire le energie dei trapassati, già divini...
« Qualcuno in diocesi di Montefiascone e Corneto-Tarquinia era sempre pronto a togliere qualche lembo dalle vesti del defunto per usarne a scopi magici. » [1]
« [...] una appetitosa notizia che ci viene dal Sinodo di Ripatransone del 1642:
la gente era solita svolgere incantesimi sopra i morti, nocturnis horis. » [1]
Indossare vestiti appartenuti a un Morto aveva potere terapeutico portentoso.
Alfonso Di Nola raccontava...
« Nel Salento le malattie della pelle si curano sfregando la parte malata sulla mano di un morto.
In Abruzzo chi soffre di emicrania guarisce sfregando sulle tempie la lacrima di un morto.
La mano di una persona deceduta di morte lenta appare utile per curare l'erpete.
[...] il contatto con il morto ha un potere rigenerante. » [2]
Fin dal mondo antico, ai Morti si associavano poteri divini.
Orazio, nel V Epodo, minaccia le streghe Canidia e Sagagna:
la loro vittima si sarebbe vendicata, una volta morta...
« questo è il potere divino che spetta ai defunti » [3]
Giacomo Giri spiegava il verso in modo (molto) chiaro:
« de' trapassati; quelli che muoiono diventano dei; » [3]
Pierre Saintyves, ne L'origine del culto dei Santi, mostrava quanto fosse stretto il legame tra divinità e Morti.
Una traccia della divinizzazione dei defunti perdura nel mondo cristiano, dove al giorno dei Santi [1 novembre] segue quello dei Morti [2 novembre]...
« I Greci e i Romani consideravano i morti degli esseri divini.
[...] I templi di queste diviità erano le tombe che riportavano anche l'iscrizione sacramentale Dis manibus, in greco θεοις χθονιοις (agli dèi ctoni).
Era lì che il dio risiedeva: manesque sepulti, dice Virgilio.
Davanti alla tomba c'era un altare per i sacrifici come davanti ai templi degli dèi. » [4]
➔ Sulla protezione assicurata dai Morti, vedi:
Pipistrelli inchiodati: le anime dei Morti a protezione della casa.
Non rompere lo specchio: i Morti che proteggono dai dèmoni.
➔ Nutrire i Morti per ottenere profezie:
Sangue profetico: i Morti che succhiano.
➔ Ricchezza dei Morti, cioè dell'Oltretomba:
Mangiare e bere i Morti: il tesoro di Ade.
➔ Vestirsi di nero per nascondersi dagli Spiriti:
Vestirsi a lutto: come ingannare gli Spiriti.
Nota all'immagine ---
_In apertura, miniatura tratta dal Libro d'Ore di Mirandola appartenuto a Galeotto I Pico della Mirandola, conservato presso la British Library. 1490 circa.
Note al testo ---
[1] Cfr. Cleto Corrain e Pierluigi Zampini, Documenti etnografici e folkloristici nei Sinodi Diocesani dell'Emilia-Romagna, Estratto da "Palestra del Clero", Agosto-Settembre 1964, Rovigo, p. 10.
[2] Cfr. Marina Montesano, Supra acqua et supra ad vento: superstizioni, maleficia e incantamenta nei predicatori francescani Osservanti, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, Roma, 1999, p. 69.
→ Si riferisce ad Alfonso Maria Di Nola, Lo specchio e l'olio: le superstizioni degli italiani, 1993.
[3] Cfr. Quinto Orazio Flacco, Odi ed Epodi, commentati da Giacomo Giri, Società Editrice Dante Alighieri, Città di Castello, 1962, p. 345.
[4] Cfr. Pierre Saintyves, L'Origine del culto dei Santi, traduzione di Michela Pazzaglia, Eleusi Edizioni, Perugia, 2015, p. 96.
venerdì 18 ottobre 2024
Mostri Santi dell'Umbria: luoghi del Sacro Orrore.
Sulla facciata della chiesa medievale di San Gregorio a Castel Ritaldi (Pg) incombe la testa di un demone:
Genopalus Inferus.
Esporre mostri a guardia dei templi risale al mondo antico:
si muravano volti mostruosi di Gorgoni per spaventare i dèmoni.
Robert Graves scrive...
« Le Gorgoni rappresentavano la triplice dea e portavano maschere profilattiche, con occhi fiammeggianti e la lingua che sporgeva tra i denti lunghissimi, per spaventare gli estranei e allontanarli dai loro misteri. » [1]
Al Museo Archeologico di Corfù, in Grecia, si vede sul timpano del tempio una di queste Gorgoni mostruose:
➔ notare i due serpenti, attributo Matriarcale, che s'intrecciano in una cintura...
« Il Mostro viene ad assumere, dunque, la funzione di guardiano della soglia, di quella soglia che divide l'umano dal divino, il caos dall'ordine, il razionale dall'irrazionale. » [2]
C'erano notti dell'anno più pericolose:
erano tra il Solstizio d'Inverno e la → notte di Natale (21-24 dicembre) e tra il Soltizio d'Estate e la → notte di San Giovanni, detta delle Streghe (21-24 giugno).
Le streghe e i dèmoni cercavano d'introdursi nelle chiese per ridestare i Morti che giacevano sepolti sotto il pavimento...
« I giorni solstiziali (san Giovanni o il Natale) erano sentiti come delicati e decisivi momenti di passaggio, momenti dell'anno gravidi di incertezza di cui gli spiriti maligni cercavano di approfittare. » [3]
Per evitare che infestassero le case era d'obbligo astenersi, in quei giorni, dal fuso.
« Le streghe si aggiravano numerose in quel giorno, se dovevano cercar posto nella lana rimasta sul fuso, o rifugiarsi nelle chiese intorno all'Epifania. » [4]
Proteggere le chiese era, invece, più complesso:
per bonificare i luoghi sacri dalle infestazioni demoniache si arrivava (pure) a cingere (!) le chiese con catene.
La pratica più diffusa era scolpire figure mostruose all'ingresso.
Sulla facciata della Cattedrale di San Rufino, ad Assisi, si notano decine di queste teste mostruose: disposte a guardia dell'ingresso...
Le streghe si credeva fossero Morti non pianti.
Tornavano sulla terra per vendicarsi delle mancate attenzioni ricevute dai Vivi:
le chiese medievali erano, esternamente, rivestite di Mostri apotropaici per dissuadere le megere dal varcare la soglia.
Ernesto De Martino notava...
« [...] se i riti non sono eseguiti, e il morto resta senza sepoltura e senza lamento, il regno dei morti non è raggiunto, e il cadavere permane inquieto in una sorta di rischiosa instabilità, tornando ostimente tra i vivi. » [5]
A Spoleto, sulla facciata della chiesa di San Pietro extra moenia si notano, addirittura, due enormi uccelli a guardia del lunotto che avevano una (chiara) funzione apotropaica...
Come ricordava lo storico elvetico Walter Burkert...
« Trasmettere la religione è trasmettere timore.
"Primo il timore produsse nel mondo gli dèi" scrive Stazio [...]
Brividi di timore sono parte essenziale dell'esperienza del sacro. » [6]
Ed ecco il libro che dedico ai Mostri difensivi, in Umbria, nell'architettura religiosa...
➔ Sui mascheroni mostruosi sulla facciata di una chiesa:
I dèmoni che vide san Francesco: due mascheroni demoniaci alla Pieve di San Gregorio a Castel Ritaldi.
➔ Sulle streghe come Morti non pianti, vedi il post:
Salice di Ecate: il pianto che purifica.
➔ Per catturare le fattucchiere e sull'uso d'incatenare le chiese:
Chiese Incatenate e streghe prigioniere!
➔ Pratiche difensive contro gli Spiriti:
Non rompere lo specchio: i Morti che proteggono dai dèmoni.
Vestirsi a lutto: come ingannare gli Spiriti.
➔ Sul fuso che non deve girare → fatale alla Bella:
Il maleficio degli arcolai: le antiche superstizioni sul filare nel racconto della Bella Addormentata.
Nota all'immagine ---
_La seconda immagine del post è una Gorgone scolpita sul timpano del tempio di Artemide:
ricostruzione presente al Museo di Corfù di cui si vedono immagini in Wikipedia.
Note al testo ---
[1] Cfr. Robert Graves, I Miti greci, traduzione di Elisa Morpurgo, Longanesi, Milano, 1983, nota 3 a p. 114.
[2] Cfr. Marosa Marcucci, I Mostri di Pietra. Guardiani della soglia, a cura di Antonio Costantini, Mario Congedo Editore, Galatina-Lecce, 1997, p. 56.
[3] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo: santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, p. 59.
[4] Cfr. Cleto Corrain e Pierluigi Zampini, Documenti etnografici e folkloristici nei Sinodi Diocesani dell'Emilia Romagna, estratto da "Palestra del Clero", Rovigo, 1964, p. 10.
[5] Cfr. Ernesto De Martino, Morte e pianto rituale: dal lamento funebre antico al pianto di Maria, Boringhieri, Torino, 1975, pp. 211-212.
[6] Cfr. Walter Burkert, La creazione del sacro, Adelphi, Milano, 2003, pp. 51-52.
Genopalus Inferus.
Esporre mostri a guardia dei templi risale al mondo antico:
si muravano volti mostruosi di Gorgoni per spaventare i dèmoni.
Robert Graves scrive...
« Le Gorgoni rappresentavano la triplice dea e portavano maschere profilattiche, con occhi fiammeggianti e la lingua che sporgeva tra i denti lunghissimi, per spaventare gli estranei e allontanarli dai loro misteri. » [1]
Al Museo Archeologico di Corfù, in Grecia, si vede sul timpano del tempio una di queste Gorgoni mostruose:
➔ notare i due serpenti, attributo Matriarcale, che s'intrecciano in una cintura...
« Il Mostro viene ad assumere, dunque, la funzione di guardiano della soglia, di quella soglia che divide l'umano dal divino, il caos dall'ordine, il razionale dall'irrazionale. » [2]
C'erano notti dell'anno più pericolose:
erano tra il Solstizio d'Inverno e la → notte di Natale (21-24 dicembre) e tra il Soltizio d'Estate e la → notte di San Giovanni, detta delle Streghe (21-24 giugno).
Le streghe e i dèmoni cercavano d'introdursi nelle chiese per ridestare i Morti che giacevano sepolti sotto il pavimento...
« I giorni solstiziali (san Giovanni o il Natale) erano sentiti come delicati e decisivi momenti di passaggio, momenti dell'anno gravidi di incertezza di cui gli spiriti maligni cercavano di approfittare. » [3]
Per evitare che infestassero le case era d'obbligo astenersi, in quei giorni, dal fuso.
« Le streghe si aggiravano numerose in quel giorno, se dovevano cercar posto nella lana rimasta sul fuso, o rifugiarsi nelle chiese intorno all'Epifania. » [4]
Proteggere le chiese era, invece, più complesso:
per bonificare i luoghi sacri dalle infestazioni demoniache si arrivava (pure) a cingere (!) le chiese con catene.
La pratica più diffusa era scolpire figure mostruose all'ingresso.
Sulla facciata della Cattedrale di San Rufino, ad Assisi, si notano decine di queste teste mostruose: disposte a guardia dell'ingresso...
Le streghe si credeva fossero Morti non pianti.
Tornavano sulla terra per vendicarsi delle mancate attenzioni ricevute dai Vivi:
le chiese medievali erano, esternamente, rivestite di Mostri apotropaici per dissuadere le megere dal varcare la soglia.
Ernesto De Martino notava...
« [...] se i riti non sono eseguiti, e il morto resta senza sepoltura e senza lamento, il regno dei morti non è raggiunto, e il cadavere permane inquieto in una sorta di rischiosa instabilità, tornando ostimente tra i vivi. » [5]
A Spoleto, sulla facciata della chiesa di San Pietro extra moenia si notano, addirittura, due enormi uccelli a guardia del lunotto che avevano una (chiara) funzione apotropaica...
Come ricordava lo storico elvetico Walter Burkert...
« Trasmettere la religione è trasmettere timore.
"Primo il timore produsse nel mondo gli dèi" scrive Stazio [...]
Brividi di timore sono parte essenziale dell'esperienza del sacro. » [6]
Ed ecco il libro che dedico ai Mostri difensivi, in Umbria, nell'architettura religiosa...
➔ Sui mascheroni mostruosi sulla facciata di una chiesa:
I dèmoni che vide san Francesco: due mascheroni demoniaci alla Pieve di San Gregorio a Castel Ritaldi.
➔ Sulle streghe come Morti non pianti, vedi il post:
Salice di Ecate: il pianto che purifica.
➔ Per catturare le fattucchiere e sull'uso d'incatenare le chiese:
Chiese Incatenate e streghe prigioniere!
➔ Pratiche difensive contro gli Spiriti:
Non rompere lo specchio: i Morti che proteggono dai dèmoni.
Vestirsi a lutto: come ingannare gli Spiriti.
➔ Sul fuso che non deve girare → fatale alla Bella:
Il maleficio degli arcolai: le antiche superstizioni sul filare nel racconto della Bella Addormentata.
Nota all'immagine ---
_La seconda immagine del post è una Gorgone scolpita sul timpano del tempio di Artemide:
ricostruzione presente al Museo di Corfù di cui si vedono immagini in Wikipedia.
Note al testo ---
[1] Cfr. Robert Graves, I Miti greci, traduzione di Elisa Morpurgo, Longanesi, Milano, 1983, nota 3 a p. 114.
[2] Cfr. Marosa Marcucci, I Mostri di Pietra. Guardiani della soglia, a cura di Antonio Costantini, Mario Congedo Editore, Galatina-Lecce, 1997, p. 56.
[3] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo: santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, p. 59.
[4] Cfr. Cleto Corrain e Pierluigi Zampini, Documenti etnografici e folkloristici nei Sinodi Diocesani dell'Emilia Romagna, estratto da "Palestra del Clero", Rovigo, 1964, p. 10.
[5] Cfr. Ernesto De Martino, Morte e pianto rituale: dal lamento funebre antico al pianto di Maria, Boringhieri, Torino, 1975, pp. 211-212.
[6] Cfr. Walter Burkert, La creazione del sacro, Adelphi, Milano, 2003, pp. 51-52.
venerdì 4 ottobre 2024
Lo stregone e l'angoscia: san Francesco e la "paura" dei Suoi devoti.
Ernesto de Martino riportava nei Prolegomena al Pensiero Magico una confidenza fatta da un informatore, Aua, all'esploratore danese Knud Rasmussen:
« [...] Aua ebbe a dire una volta a Rasmussen:
"Noi non crediamo: noi abbiamo angoscia...
Abbiamo angoscia per lo spirito della terra che fa le intemperie...
Abbiamo angoscia per Sila...
Abbiamo angoscia per gli spiriti maligni dell'aria, del mare, della terra che possono aiutare i cattivi sciamani a far del male ai loro simili.
Abbiamo angoscia per le anime dei morti e per quelle degli animali che abbiamo ucciso." » [1]
La paura è il principale 'ingrediente' della fascinazione magica.
San Francesco, spesso, la usava per punire i reprobi.
La distruzione del borgo di Greccio è (solo) uno dei tanti esempi che si rinvengono nelle Fonti Francescane.
Gli abitanti del paese non fanno penitenza malgrado i moniti del Santo: la pena, per loro, è dietro l'angolo.
Tommaso da Celano, nella Vita Seconda, scrive...
« [...] il giusto castigo del Signore colpisce meno severamente chi cade nel peccato una volta di chi è recidivo.
Si risvegliò contro di essi il furore di Dio e ai flagelli di prima si aggiunse la guerra e venne dal cielo un'epidemia che fece innumerevoli vittime.
Da ultimo, un incendio vendicatore distrusse tutto il borgo. » [2]
➔ Post sulla paura come 'metodo' di governo dei frati ---
La paura fa 90: lo 'stile' francescano...
"Guai a quei frati..." Punizioni francescane per tenere alta la disciplina.
Il bello dei cadaveri: l'Obbedienza secondo San Francesco.
➔ Magia e violenza nelle Fonti ---
Il Serafino sanguinario: una sopravvivenza Sciamanica.
Note alle immagini ---
_Sopra, miniatura con un frate che bastona un demone a margine delle Decretali Smithfield, inventariate come Royal MS 10 E IV:
folio 250v.
_In apertura, un frate 'spaventato' implora la clemenza di una scimmietta (!) armata di tutto punto.
→ Miniatura a margine dal Salterio Gorleston della British Library:
Add Ms 49622, folio 86 verso.
Note al testo ---
[1] Cfr. Ernesto de Martino, Il mondo magico. Prolegomeni a una storia del magismo, Bollati Boringhieri, Torino, 1973, p. 175.
[2] Cfr. Vita Seconda di Tommaso da Celano, Capitolo VII in Fonti Francescane, Editrici Francescane, Padova, 2004 - ff 621.
➔ Riportavo l'aneddoto sulla distruzione del borgo di Greccio, nella versione della Compilazione di Assisi [ff 1605], in Animali stregati? Il potere dell'Incanto: Introduzione in
Animali incantati: dal mito di Orfeo all'incanto dei Santi, Eleusi Edizioni, Perugia, 2022, p. 17.
« [...] Aua ebbe a dire una volta a Rasmussen:
"Noi non crediamo: noi abbiamo angoscia...
Abbiamo angoscia per lo spirito della terra che fa le intemperie...
Abbiamo angoscia per Sila...
Abbiamo angoscia per gli spiriti maligni dell'aria, del mare, della terra che possono aiutare i cattivi sciamani a far del male ai loro simili.
Abbiamo angoscia per le anime dei morti e per quelle degli animali che abbiamo ucciso." » [1]
La paura è il principale 'ingrediente' della fascinazione magica.
San Francesco, spesso, la usava per punire i reprobi.
La distruzione del borgo di Greccio è (solo) uno dei tanti esempi che si rinvengono nelle Fonti Francescane.
Gli abitanti del paese non fanno penitenza malgrado i moniti del Santo: la pena, per loro, è dietro l'angolo.
Tommaso da Celano, nella Vita Seconda, scrive...
« [...] il giusto castigo del Signore colpisce meno severamente chi cade nel peccato una volta di chi è recidivo.
Si risvegliò contro di essi il furore di Dio e ai flagelli di prima si aggiunse la guerra e venne dal cielo un'epidemia che fece innumerevoli vittime.
Da ultimo, un incendio vendicatore distrusse tutto il borgo. » [2]
➔ Post sulla paura come 'metodo' di governo dei frati ---
La paura fa 90: lo 'stile' francescano...
"Guai a quei frati..." Punizioni francescane per tenere alta la disciplina.
Il bello dei cadaveri: l'Obbedienza secondo San Francesco.
➔ Magia e violenza nelle Fonti ---
Il Serafino sanguinario: una sopravvivenza Sciamanica.
Note alle immagini ---
_Sopra, miniatura con un frate che bastona un demone a margine delle Decretali Smithfield, inventariate come Royal MS 10 E IV:
folio 250v.
_In apertura, un frate 'spaventato' implora la clemenza di una scimmietta (!) armata di tutto punto.
→ Miniatura a margine dal Salterio Gorleston della British Library:
Add Ms 49622, folio 86 verso.
Note al testo ---
[1] Cfr. Ernesto de Martino, Il mondo magico. Prolegomeni a una storia del magismo, Bollati Boringhieri, Torino, 1973, p. 175.
[2] Cfr. Vita Seconda di Tommaso da Celano, Capitolo VII in Fonti Francescane, Editrici Francescane, Padova, 2004 - ff 621.
➔ Riportavo l'aneddoto sulla distruzione del borgo di Greccio, nella versione della Compilazione di Assisi [ff 1605], in Animali stregati? Il potere dell'Incanto: Introduzione in
Animali incantati: dal mito di Orfeo all'incanto dei Santi, Eleusi Edizioni, Perugia, 2022, p. 17.
venerdì 27 settembre 2024
Donne protettrici: la Madonna vs. Ecate.
Girolamo Tartarotti, in un'Opera settecentesca sulle riunioni delle streghe, notava una Regina, o Grande Signora, che guidava il rito...
« [...] presiede a tutte una Reina col titolo di Magna Domina, ovvero Domina cursus; ed altro non è che l'antica Diana, cioè un Demonio, il quale una volta in forma di Diana e d'Erodiade si faceva vedere ». [1]
Il culto di Diana era così forte da persistere, negli appellativi popolari: tanto che se ne trovano tracce in Età Moderna...
« Nel Lussemburgo degli anni 1590-1630, dove infierisce una dura persecuzione della stregoneria, si mantiene -sia pure deformato- il ricordo di Diana, volgarizzata sotto il nome di 'Gene'.
Ancora nel XVIII secolo numerose statue della dea erano presenti nel ducato. » [2]
Diana era una dèa ambigua:
una Vergine lunare che regnava sui boschi e a cui bisognava chiedere protezione se li si voleva attraversare...
« Diana era identificata con la dea Ecate, divinità lunare e ctonia che frequentava i crocevia nelle ore notturne.
[...] Probabilmente, sulla figura di Diana-Artemide, la dea virginale, si sovrappose l'immagine ed il culto di Maria Vergine ». [3]
Nel mondo pagano non esisteva una (netta) contrapposizione tra divinità del Bene e del Male:
come sarà, poi, nel Cristianesimo manicheo.
Le signore che si riunivano nella Notte, più che a streghe malefiche, somigliavano (spesso) a delle fate benevole...
« nel De universo Guglielmo d'Alvernia parla di dominae nocturnae guidate da una domina Abundantia
[...] Piuttosto che 'streghe', queste dominae nocturnae richiamano spiriti o fate che propiziano l'abbondanza ». [4]
Il culto mariano si sovrappose, localmente, alle divinità femminili:
ciò avvenne nonostante i predicatori volessero contrapporre la Grande Madre cristiana alle sue predecessore pagane.
Secondo la Vita Leo, vicino alla cappella di Santa Maria della Porziuncola esisteva un trivio
➔ ciò suggerisce, già dal primo insediamento benedettino, la conversione al culto Mariano di un luogo sacro alla Dea...
« Accanto a un trivio, "iuxta hospitale leprosorum", per ispirazione divina [Egidio] si orientò verso S. Maria della Porziuncola ». [5]
La funzione protettiva della Madonna, in età Medievale, riprese il potere difensivo che gli antichi attribuivano ai crocicchi di Ecate...
« I rintocchi serali dell'avemaria, nell'ora del tramonto, preannunciavano che il giorno era finito, e che fino all'alba sarebbe durato il regno notturno degli esseri maligni
[...] era conveniente restare in casa, come dicevano i nostri vecchi, da un'avemaria all'altra.
Di lunga tradizione l'adagio "quando è suonata l'avemaria niente più cristiani per la via". » [6]
« La presenza protettiva della dea Ecate negli incroci e la sua funzione di guida erano assicurate in molti modi.
Innanzitutto, in questi luoghi esistevano dei piccoli tempietti a lei dedicati o delle statue raffiguranti la dea. » [7]
➔ Sulla dèa Ecate a tre teste, ed un affresco medievale con la Madonna tricefala in trono:
Madonna a Tre Teste: incredibile affresco all'abbazia di San Pietro a Perugia!
➔ Confronto tra la Maestà perugina e coeve Madonne in trono:
La Madonna a Tre Teste e quei due angeli sospetti...
➔ Sui (temuti) poteri di Ecate, vedi:
Ecate: la dèa (censurata) dell'Abbondanza.
➔ Sul legame tra iconografia Mariana e raffigurazioni di Artemide:
Madonna delle frecce: una traccia del culto di Artemide.
➔ Sulla conversione a santuari Mariani, vedi:
La Madonna come antidoto agli dèi pagani.
Nota alle immagini ---
_Sopra, Madonna tricefala (dettaglio) sulla facciata dell'abbazia di san Pietro a Perugia, XIV secolo.
_In apertura, ex-voto con Madonna che allatta il Bambino:
dalla chiesa di Santa Maria a Vallo di Nera, XIV secolo.
Note al testo ---
[1] Cfr. Girolamo Tartarotti, Del congresso notturno dele Lammie, in Rovereto, a spese di Giambattista Pasquali, 1749, Libro Primo, Capitolo Nono, p. 52.
[2] Cfr. Jean Delumeau, La paura in occidente (secoli XIV-XVIII). La città assediata, Società Editrice Internazionale, Torino, 1979, p. 572.
[3] Cfr. Walter Mazzilli, Chiesa e cultura folklorica nell'area urbana e rurale di Piediluco in Il santuario di s. Francesco d'Assisi in Piediluco, Edizioni Thyrus, Arrone (Tr), 1999, p. 167.
[4] Cfr. Marina Montesano, "Supra acqua et supra ad vento". Superstizioni, maleficia e incantamenta nei predicatori francescani Osservanti, Istituto storico italiano per il Medio Evo, Nuovi studi storici - 46, Roma, Palazzo Borromini, 1999, p. 101.
[5] Cfr. Stefano Brufani, Introduzione a Edigio d'Assisi, Dicta, Fondazione Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo, Spoleto, 2013, p. 9.
[6] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo. Santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, p. 209.
[7] Cfr. Nicola Serafini, La dea Ecate nell'antica Grecia. Una protettrice dalla quale proteggersi, Aracne, Ariccia (Roma), 2015, p. 116.
« [...] presiede a tutte una Reina col titolo di Magna Domina, ovvero Domina cursus; ed altro non è che l'antica Diana, cioè un Demonio, il quale una volta in forma di Diana e d'Erodiade si faceva vedere ». [1]
Il culto di Diana era così forte da persistere, negli appellativi popolari: tanto che se ne trovano tracce in Età Moderna...
« Nel Lussemburgo degli anni 1590-1630, dove infierisce una dura persecuzione della stregoneria, si mantiene -sia pure deformato- il ricordo di Diana, volgarizzata sotto il nome di 'Gene'.
Ancora nel XVIII secolo numerose statue della dea erano presenti nel ducato. » [2]
Diana era una dèa ambigua:
una Vergine lunare che regnava sui boschi e a cui bisognava chiedere protezione se li si voleva attraversare...
« Diana era identificata con la dea Ecate, divinità lunare e ctonia che frequentava i crocevia nelle ore notturne.
[...] Probabilmente, sulla figura di Diana-Artemide, la dea virginale, si sovrappose l'immagine ed il culto di Maria Vergine ». [3]
Nel mondo pagano non esisteva una (netta) contrapposizione tra divinità del Bene e del Male:
come sarà, poi, nel Cristianesimo manicheo.
Le signore che si riunivano nella Notte, più che a streghe malefiche, somigliavano (spesso) a delle fate benevole...
« nel De universo Guglielmo d'Alvernia parla di dominae nocturnae guidate da una domina Abundantia
[...] Piuttosto che 'streghe', queste dominae nocturnae richiamano spiriti o fate che propiziano l'abbondanza ». [4]
Il culto mariano si sovrappose, localmente, alle divinità femminili:
ciò avvenne nonostante i predicatori volessero contrapporre la Grande Madre cristiana alle sue predecessore pagane.
Secondo la Vita Leo, vicino alla cappella di Santa Maria della Porziuncola esisteva un trivio
➔ ciò suggerisce, già dal primo insediamento benedettino, la conversione al culto Mariano di un luogo sacro alla Dea...
« Accanto a un trivio, "iuxta hospitale leprosorum", per ispirazione divina [Egidio] si orientò verso S. Maria della Porziuncola ». [5]
La funzione protettiva della Madonna, in età Medievale, riprese il potere difensivo che gli antichi attribuivano ai crocicchi di Ecate...
« I rintocchi serali dell'avemaria, nell'ora del tramonto, preannunciavano che il giorno era finito, e che fino all'alba sarebbe durato il regno notturno degli esseri maligni
[...] era conveniente restare in casa, come dicevano i nostri vecchi, da un'avemaria all'altra.
Di lunga tradizione l'adagio "quando è suonata l'avemaria niente più cristiani per la via". » [6]
« La presenza protettiva della dea Ecate negli incroci e la sua funzione di guida erano assicurate in molti modi.
Innanzitutto, in questi luoghi esistevano dei piccoli tempietti a lei dedicati o delle statue raffiguranti la dea. » [7]
➔ Sulla dèa Ecate a tre teste, ed un affresco medievale con la Madonna tricefala in trono:
Madonna a Tre Teste: incredibile affresco all'abbazia di San Pietro a Perugia!
➔ Confronto tra la Maestà perugina e coeve Madonne in trono:
La Madonna a Tre Teste e quei due angeli sospetti...
➔ Sui (temuti) poteri di Ecate, vedi:
Ecate: la dèa (censurata) dell'Abbondanza.
➔ Sul legame tra iconografia Mariana e raffigurazioni di Artemide:
Madonna delle frecce: una traccia del culto di Artemide.
➔ Sulla conversione a santuari Mariani, vedi:
La Madonna come antidoto agli dèi pagani.
Nota alle immagini ---
_Sopra, Madonna tricefala (dettaglio) sulla facciata dell'abbazia di san Pietro a Perugia, XIV secolo.
_In apertura, ex-voto con Madonna che allatta il Bambino:
dalla chiesa di Santa Maria a Vallo di Nera, XIV secolo.
Note al testo ---
[1] Cfr. Girolamo Tartarotti, Del congresso notturno dele Lammie, in Rovereto, a spese di Giambattista Pasquali, 1749, Libro Primo, Capitolo Nono, p. 52.
[2] Cfr. Jean Delumeau, La paura in occidente (secoli XIV-XVIII). La città assediata, Società Editrice Internazionale, Torino, 1979, p. 572.
[3] Cfr. Walter Mazzilli, Chiesa e cultura folklorica nell'area urbana e rurale di Piediluco in Il santuario di s. Francesco d'Assisi in Piediluco, Edizioni Thyrus, Arrone (Tr), 1999, p. 167.
[4] Cfr. Marina Montesano, "Supra acqua et supra ad vento". Superstizioni, maleficia e incantamenta nei predicatori francescani Osservanti, Istituto storico italiano per il Medio Evo, Nuovi studi storici - 46, Roma, Palazzo Borromini, 1999, p. 101.
[5] Cfr. Stefano Brufani, Introduzione a Edigio d'Assisi, Dicta, Fondazione Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo, Spoleto, 2013, p. 9.
[6] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo. Santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, p. 209.
[7] Cfr. Nicola Serafini, La dea Ecate nell'antica Grecia. Una protettrice dalla quale proteggersi, Aracne, Ariccia (Roma), 2015, p. 116.
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