venerdì 4 dicembre 2020

Il serpente paredro della Dea Madre: i capitelli della chiesa di San Filippo Neri a Perugia.



La chiesa perugina di San Filippo Neri conserva una traccia molto preziosa, e quasi impercettibile, dell'antico culto serpentino reso alla Dea.

Sui capitelli corinzi della facciata si notano dei medaglioni con il serpente scolpito a rilievo: cosa ci fanno 10 serpentelli all'ingresso di una chiesa?


Quello filippino, prima di tutto, è un culto mariano:
grazie all'intercessione della Vergine, Filippo riesce a neutralizzare gli attacchi del diavolo.

Specie quando Egli assume la forma di un serpente, come apprendiamo dalla Vita di san Filippo Neri fiorentino (1646), leggiucchiando a pagina 143...
« Finalmente ricorrendo l'astuto serpente all'ultimo rimedio della disperazione, gli apparve visibilmente: e ponendosegli davanti agli occhi con aspetto terribile, e fiero l'impaurì in tal guisa che si cangiò tutto nel viso e con gli occhi spaventati guardando hor qua, hor là, non trovava per la paura luogo, né riposo alcuno. » [1]

Questo racconto agiografico è la fotocopia di un mito pagano.
Quale?
San Filippo sconfigge il serpente e ne ostenta l'effigie sulla facciata del Suo tempio, come fosse un trofeo:
così aveva già fatto, nel mito greco, Apollo con il serpente Pitone annettendosi l'Oracolo della Pizia.

Gli Inni Omerici esaltavano l'impresa del dio, che da allora fu detto Apollo Pizio...

« [...] e per questo ora Pito si chiama così, e il dio
conserva l'appellativo di Pizio, perché lì
la forza di Elios ardente fece imputridire il mostro
. » [2]

Luigi Ademolo, in una deliziosa incisione ottocentesca, raffigurava Apollo nell'atto di uccidere il (terribile!) mostro...
Il serpente era il guardiano dell'Oracolo pitico della Dea:
gli Elleni che professavano il culto di Apollo lo demonizzarono, abbattendo un presidio del potere Matriarcale.

Robert Graves spiega tutta la dinamica:

« Pare che certi Elleni del Nord [...] invadessero la Grecia centrale e il Peloponneso, dove la loro avanzata fu ostacolata dai pre-Ellenici seguaci della Madre Terra: ma gli Elleni li sconfissero e occuparono i loro principali templi oracolari.

[...] Per placare l'opinione pubblica a Delfi furono istituiti solenni giochi funebri in onore del morto eroe Pitone e la loro sacerdotessa venne mantenuta in carica. » [3]

Anche nel mondo italico, il serpente era strettamente legato ai culti femminili: la dea romana Igea era solo l'ultima ad ostentarlo.

Nella devozione popolare, l'immagine di una donna Nutrice che sfamava i serpenti persistette nel MedioEvo:
vedi il caso di santa Verdiana da Castelfiorentino.

I predicatori dell'Oratorio di San Filippo Neri furono gli ultimi a sfruttare l'associazione della Dea al mostro serpentino:
basta varcare la soglia della chiesa perugina 'dei serpenti', e rivolgersi verso l'altare maggiore...
Qui vediamo una Madonna assisa sulla mezza Luna e su un drago, Suo attributo di potere.

Come Apollo nel mito antico, anche san Filippo si è appropriato del serpente: antico emblema della Dea.

◉ La lotta tra Marduk e la dea Serpente Tiamat ---

L'associazione tra donna e serpente è antichissima.

Il mondo greco aveva ripreso questa idea del Serpente, paredro della Dea Madre, dalla mitologia sumera.
Anche qui il suo abbattimento era opera di un dio maschile:
Robert Graves interpretava tutta la storia come l'affermazione del potere patriarcale sul culto matrifocale serpentino:

« Le tavolette che illustrano l'epopea di Gilgamesh risalgono a epoca più tarda e hanno un significato equivoco: alla "splendida madre dell'abisso", si attribuisce il merito di aver creato ogni cosa ("Aruru" è uno dei molti appellativi della dea) e il tema principale dell'epopea è la ribellione degli dèi del nuovo ordine patriarcale contro l'ordine matriarcale.

Marduk, il dio della città di Babilonia, riesce a sconfiggere la dea che lo affronta sotto la forma del serpente marino Tiamat.
Marduk annuncia poi spavaldamente che egli e nessun altro ha creato le erbe, le terre, i fiumi, gli animali, e il genere umano
. »

Cfr. Graves, I Miti greci, Longanesi, Milano 1999, p. 28 [4,5].

Nota: la lotta tra Marduk e il serpente Tiamat è narrata nel poema babilonese della Creazione Enūma Eliš:
Alberto Elli al seguente link fornisce una preziosa traduzione alle tavolette in cuneiforme.

◉ Il Medioevo fece proprio un motivo dominante del mondo antico:
l'associazione tra la donna e il Serpente, come in queste miniature realizzate da Robinet Testard per un Libro d'Ore (1480-1496) dalla Bnf di Parigi [Latin 1173].

Nella prima miniatura [3r], qui sopra, il serpentello-draghetto si aggrappa al corpo della donna, mordendola all'altezza del seno.

Nella seconda miniatura [folio 5 recto] il corpo del serpente, attorcigliandosi, forma con la donna la lettera maiuscola R ...


◉ Sul potere primitivo della Madre, e la conquista violenta dei sacerdoti di Apollo, vedi:

Signora della Luce? Apollo: il Sorcio distruttore.

Tre post sulla lotta tra i predicatori umbri e il Drago ---

I santi umbri sono fieri combattenti contro il drago pagano:
le loro gesta si trovano scolpite, in particolare, su due portali romanici:

_Il vescovo e il drago: una battaglia per immagini alla chiesa di San Giovanni Profiamma.

_Boschi sacri: l'ascia di san Felice all'abbazia di Sant'Anatolia di Narco.

_Il drago a difesa della Madre: la falsificazione di un mito pagano.


Note alle immagini ---

_Le miniature qui sopra provengono dal Libro d'Ore "ad usum Parisiensem", chiamato anche Heures de Charles d'Angoulême: per visualizzare la pagina, fai click qui.

_ Apollo che uccide il serpente Pitone è un'incisione di metà '800 del pittore milanese Luigi Ademolo.
Per tutti i riferimenti, leggi qui.

_ La Madonna in ascensione sul drago, è opera del pittore Pietro da Cortona del 1662.
Si trova citata, con tanto di resoconto sulla sua committenza, in Perugia. Guide Electa Umbria, a cura di Massimo Montella, Electa Editori Umbri Associati, 1993, p. 149:

« A dì 9 luglio [1662] arrivò il quadro dell'Altar Maggiore, tanto desiderato, fatto dall'insigne pittore Pietro da Cortona e dalla molta benignità del Marchese Capponi.
Gli furono pagati 350 scudi
[...]. »


Note al testo ---

[1] Cfr. Vita di S. Filippo Neri fiorentino fondatore della Congregazione dell'Oratorio scritta dal p. Pietro Giacomo Bacci, in Roma, MDCXLVI.

[2] Cfr. Inni Omerici, a cura di Giuseppe Zanetto, Rizzoli BUR, Milano 1996, p. 119, vv. 372-374.

Apollodoro fornisce dello stesso mito una versione meno poetica:
« Poiché il guardiano dell'oracolo, il serpente Pitone, gli impediva di avvicinarsi alla fenditura, egli lo uccide e s'impadronisce dell'oracolo. »
Cfr. Apollodoro, Biblioteca, Libro Primo, 22.

[3] Cfr. Robert Graves, I Miti greci, traduzione di Elisa Morpurgo, Longanesi 1983, p. 70 [nota 3].


Un libro e un post correlato sul Culto dei Serpenti ---

Ho citato i capitelli della chiesa perugina di San Filippo Neri nel libricino Serpenti Sacri: la Nutrice. Dalla dea Minoica a Santa Verdiana, Perugia 2019, alle pp. 82-83.

Per un confronto tra il culto pagano reso ai serpenti e la devozione per i serpenti di Santa Verdiana, vedi il relativo post:
Serpenti Sacri: la Nutrice. Dalla dea Minoica a santa Verdiana.

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