lunedì 26 dicembre 2022

Botti di Capodanno: un rito d'inizio Anno per spaventare gli Spiriti maligni.

Il passaggio tra vecchio e nuovo anno è delicato:
i dèmoni sono in agguato.

Spari e campane servivano proprio a metterli in fuga...

« Gli strumenti in ferro sono apotropaici, allontanano il demone

[...] Ricordo ancora quand'ero bambino che nelle campagne i nostri nonni, appena c'era minaccia di temporale, facevano suonare le campane, usanza che si ricollega alle antiche credenze secondo cui i demoni possono essere messi in fuga dal suono del metallo, campane, campanelli, cembali, il suono del gong. » [1]
I botti sono un'evoluzione delle campane e dei sonagli:
si 'scampanava' per scacciare i dèmoni, quando l'uso della polvere da sparo non era ancora affermato in Europa.

L'importante era fare più rumore possibile.

Paolo Toschi spiegava bene questa usanza...

« E al fragore dei cocci rotti si unisce quello dei "botti", che sono, sì, ora soltanto espressione di chiassosa allegria, ma che in origine avevano anche la funzione di scacciare e distruggere gli spiriti maligni. » [2]

Gli animali, specie i gatti, fuggivano terrorizzati?
Meglio! Il rumore serviva proprio a questo.

I gatti erano gli animali più spesso posseduti dal diavolo:
i botti avevano, soprattutto contro di loro, potere apotropaico.

Andreina Ciceri, scrivendo delle Tradizioni popolari friulane, spiega bene questa usanza esorcistica...

« Nelle Valli del Nat, a Natale la compagnia dei giovani suonava le campane fino a mezzanotte, a fine d'anno fino alle prime ore successive, ai Tre Re [Magi: Epifania, n.d.a.] per l'intera notte e spesso a gara coi paesi vicini ("per avere le rape più grosse").
Alle campane si accompagnava anche lo sparo di mortaretti, ché il rumore doveva cacciare gli spiriti maligni
. » [3]

Note alle immagini ---

_L'immagine sopra, con un cane che brandisce delle campanelle, è tratta dal manoscritto Douce 5: folio 180v.

_In apertura del post, miniatura tratta dal medesimo manoscritto: folio 100v.

_La miniatura con un coniglietto che suona le campane della chiesa è tratta dal manoscritto W.102 presso il Walters Art Museum di Baltimora (U.S.A.) : folio 81r.


Note al testo ---

[1] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo. Santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, 2000, p. 149.

[2] Cfr. Paolo Toschi, Invito al folklore italiano: le regioni e le feste, Editrice Studium, Roma, 1963, p. 118.

[3] Cfr. Ciceri, Tradizioni popolari friulane, Volume 2, Chiandetti, Udine, 1982, p. 597.

venerdì 9 dicembre 2022

Ghirlande appese: l'esorcismo di Natale.


Chi nasce nel giorno di Natale, o al solstizio d'estate, può essere preda di forze demoniache.

« [...] le madri di gemelle e chi nasce nel giorno di San Giovanni o di Natale, sono destinati a divenire streghe e stregoni.

[...] In particolare, nel chietino, per le tre notti successive al giorno di Natale il padre, con un piccolo ago rovente, disegna una piccola croce sopra il piede del figlio per "guarirlo" ed evitargli la sorte infausta. » [1]

In quei due giorni dell'anno -la notte tra il 24 e il 25, a giugno e dicembre- i dèmoni sono molto attivi. Specie a Natale:
per scongiurarli, si appende una ghirlanda sulla porta di casa.

La ghirlanda ha potere apotropaico...

« I giorni solstiziali (san Giovanni, o il Natale) erano sentiti come delicati e decisivi momenti di passaggio, momenti dell'anno gravidi di incertezza di cui gli spiriti maligni cercavano di approfittare. »

« Le ghirlande appese alle porte e alle finestre per tener lontano streghe, diavoli, e i temporali, cioè i demoni che li causavano, sono intrecciate di erbe dotate di "potere sia medicinale che divinatorio". » [2]

Una di queste piante antistregoniche era la felce.
L'etnologo siciliano Giuseppe Pitrè spiegava l'uso di questa pianta magica che le streghe coglievano a Natale.
Appenderne un ramoscello alla porta, le avrebbe dissuase dall'entrare in casa...

« Nella notte di Natale, le streghe colgono la felce (la fèce) che si chiama anche l'erba della concordia o della sconcordia, ed ha forma di mano.
Le streghe uniscono o disuniscono le dita di quella strana mano, quando operano le loro malìe, per unire o disunire gli animi
» . [3]

Note alle immagini ---

_La miniatura sopra, con un Vescovo dalle zampe ferine e sul posteriore una testa barbuta, è tratta dal manoscritto Stowe 17, visibile integralmente nel sito della British Library: folio 206r

_La miniatura in apertura, con un demone che stringe dei festoni, è tratta dal manoscritto Add MS 62925 della British Library:
folio 23v.


Note al testo ---

[1] Cfr. Andrea Romanazzi, La stregoneria in Italia: scongiuri, amuleti e riti della tradizione, Venexia, Roma, 2008, p. 25.

[2] Le felci sono legate ai due solstizi, d'inverno e d'estate:
il seme, per credenze popolari, cade in estate:

" In alcuni dialetti la felce maschio ha nome felce di san Giovanni (per esempio, bolognese fallza ed san Svàn) :
si credeva che il seme nascesse e cadesse in quella magica notte, a mezzanotte in punto, e in quell'ora lo si andava a cercare perché teneva lontanno i malefici
. "

Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo. Santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, pp. 55, 59 e 257.

[3] Giuseppe Pitrè, Curiosità popolari tradizionali. Credenze, usi e costumi abruzzesi, vol. VII, Palermo, 1890, p. 80.

Vedi la relativa pagina su Google Libri.

giovedì 1 dicembre 2022

Stregoneria Animale: il gufo succhiatore che si trasforma in capro.

Un manoscritto inglese ci mostra una capra e un gufo cornuto:
nei dialetti, un legame stretto unisce i due animali...

« i ciuffi auricolari brunoneri molto lunghi nel gufo reale ricordano le corna di una capra.
Anche il verso del rapace può aver richiamato il belare della capra.

Di qui il nome, in Valtellina, di cavra bésula "capra belante", cabra beso in Valcamonica e Poschiavo, cabra besol a Bormio, dove cabra begiol era anche il nome del caprimulgo che insieme a al duch, il gufo reale, porta la morte in quelle case dove va a cantare. » [1]

Dietro questa storia c'è il "capro espiatorio", che gli ebrei scacciavano nel deserto, ogni volta, per allontanare le impurità peccaminose [2].
Secondo Erodoto, gli Egiziani -il popolo più lussurioso del Mediterraneo!- organizzavano perfino l'accoppiamento rituale della donna al capro...

« Il capro e Pan si chiamano in egiziano Mendes.

In questo nomo ai miei tempi avvenne il seguente fatto straordinario:
un caprone si univa pubblicamente ad una donna, e questo era divenuto uno spettacolo pubblico
. » [3]

In una miniatura da un manoscritto del Trinity College di Cambridge, la vacca munge le tette di una donna:
le due figure sono, nella fantasia del miniatore, una cosa sola!
Il filtro medievale sviluppò l'appetito carnale del gufo:
nacque così il gufo succhia-vacca:

« Gli animali antenati potevano allattare i bambini o rubare il latte alle madri dei bambini.

Molte fiabe o leggende raccontano ad esempio che il gufo si attaccava alle mammelle di donne che allattavano o di altri animali, come la vacca:
ebbene, l'origine del nome conferma questa concezione arcaica, dal momento che è una variante del latino bufo

[...] il cui significato originario era 'succhia-vacca' (si tratta del composto indoeuropeo bos 'vacca' + dha 'succhiare')
». [4]

◉ Sugli animali 'malefici', vedi anche:

Una civetta diabolica nella chiesa di Santa Maria a Lugnano in Teverina.

Teschio di cane: un'arma contro i malefici delle 'gatte'.


Note alle immagini ---

_Sopra, disegno con un diavolo cornuto dal manoscritto Add Ms 11283, visibile integralmente nel sito della British Library: folio 6r.

_In apertura del post, miniatura con un gufo e un capro 'rampante' dal manoscritto Add Ms 62925: folio 63r.

_La seconda immagine del post è un disegno a margine del testo, sempre dal Bestiario Add Ms 11283: folio 7r.

_La terza miniatura, con una vacca che spreme il seno di una donna, è tratta dal manoscritto B.11.22 del Trinity College di Cambridge, visibile nel sito della Biblioteca inglese:
folio 118 verso.


Note al testo ---

[1] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo. Santi, dèmoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, p. 222.

[2] « A tutti questi tratti devono aver contribuito il racconto che Erodoto fa del culto sessuale egiziano del dio caprone nella città di Mendes, e il costume biblico del "capro espiatorio", scacciato nel deserto come portatore di tutte le impurità peccaminose degli uomini.
I cronisti greci identificano il caprone sacro di Mendes con Pan; originariamente doveva trattarsi di un ariete piuttosto che di un caprone
. ».

Cfr. Hans Biedermann, Enciclopedia dei simboli, Garzanti, Milano, 1991, pp. 93-94.

[3] Cfr. Erodoto, Storie, Libro II, paragrafo 46 [2], in Biblioteca Universale Rizzoli, traduzione di Augusta Izzo d'Accinni, Volume Primo, Milano, 1984, p. 375.

[4] Cfr. Mario Alinei e Francesco Benozzo, DESLI: Dizionario Etimologico Semantico della Lingua Italiana. Come nascono le parole, Pendragon, Bologna, 2015, p. 70.