Il passaggio tra vecchio e nuovo anno è delicato:
i dèmoni sono in agguato.
Spari e campane servivano proprio a metterli in fuga...
« Gli strumenti in ferro sono apotropaici, allontanano il demone
[...] Ricordo ancora quand'ero bambino che nelle campagne i nostri nonni, appena c'era minaccia di temporale, facevano suonare le campane, usanza che si ricollega alle antiche credenze secondo cui i demoni possono essere messi in fuga dal suono del metallo, campane, campanelli, cembali, il suono del gong. » [1]
I botti sono un'evoluzione delle campane e dei sonagli:
si 'scampanava' per scacciare i dèmoni, quando l'uso della polvere da sparo non era ancora affermato in Europa.
L'importante era fare più rumore possibile.
Paolo Toschi spiegava bene questa usanza...
« E al fragore dei cocci rotti si unisce quello dei "botti", che sono, sì, ora soltanto espressione di chiassosa allegria, ma che in origine avevano anche la funzione di scacciare e distruggere gli spiriti maligni. » [2]
Gli animali, specie i gatti, fuggivano terrorizzati?
Meglio! Il rumore serviva proprio a questo.
I gatti erano gli animali più spesso posseduti dal diavolo:
i botti avevano, soprattutto contro di loro, potere apotropaico.
Andreina Ciceri, scrivendo delle Tradizioni popolari friulane, spiega bene questa usanza esorcistica...
« Nelle Valli del Nat, a Natale la compagnia dei giovani suonava le campane fino a mezzanotte, a fine d'anno fino alle prime ore successive, ai Tre Re [Magi: Epifania, n.d.a.] per l'intera notte e spesso a gara coi paesi vicini ("per avere le rape più grosse").
Alle campane si accompagnava anche lo sparo di mortaretti, ché il rumore doveva cacciare gli spiriti maligni. » [3]
Note alle immagini ---
_L'immagine sopra, con un cane che brandisce delle campanelle, è tratta dal manoscritto Douce 5: folio 180v.
_In apertura del post, miniatura tratta dal medesimo manoscritto: folio 100v.
_La miniatura con un coniglietto che suona le campane della chiesa è tratta dal manoscritto W.102 presso il Walters Art Museum di Baltimora (U.S.A.) : folio 81r.
Note al testo ---
[1] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo. Santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, 2000, p. 149.
[2] Cfr. Paolo Toschi, Invito al folklore italiano: le regioni e le feste, Editrice Studium, Roma, 1963, p. 118.
[3] Cfr. Ciceri, Tradizioni popolari friulane, Volume 2, Chiandetti, Udine, 1982, p. 597.
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