venerdì 22 settembre 2023

Lo scettro di Set: il dio dalle orecchie d'Asino.

La testa dell'asino era un emblema di potere nell'Antico Egitto.
Robert Graves, ne I miti Greci, scriveva...

« Due orecchie d'asino poste alla sommità di uno scettro di bambù erano l'insegna di sovranità di tutti gli dèi dinastici egizi, in ricordo dei tempi in cui Set dalle orecchie d'asino governava il loro pantheon ». [1]

L'asino era un animale da trasporto importante:
lo scettro a testa d'Asino indicava la Guida suprema.

Lo scettro dalle orecchie d'Asino (in inglese, Was-sceptre) a cui si riferisce Graves, era associato al dio Set dalla testa di Asino:
divinità a capo di tutti gli dèi egizi, in età arcaica...

« In epoca predinastica Set dev'essere stato a capo di tutti gli dèi d'Egitto, dal momento che il segno di regalità portato da tutti gli dèi dinastici era il suo scettro di giunco con orecchie d'asino. » [2]
Una traccia residua dell'asino sacralizzato si trova nell'arte Ortodossa: nel culto di San Cristoforo.
Santo raffigurato, nelle icone bizantine, alternativamente con una testa di asino (Set) o di cane (Anubi).

Pierre Saintyves, nello studio San Cristoforo successore di Anubi, di Ermes e di Ercole, provava la continuità tra il Cristoforo degli Ortodossi e gli dèi egizi...

« Le analogie tra le immagini del santo e quelle del dio sono dunque lampanti e, sapendo che il culto di Anubi si protrasse nell'Impero romano fino al III e IV secolo e in Egitto fino a molto più tardi, si può presumere che le immagini del santo furono a volte una semplice cristianizzazione delle immagini del dio. » [3]

Lo storico francese Charbonneau-Lassay, ne Il bestiario del Cristo, spiegava che l'asino si trasformasse, senza un (apparente) motivo logico, in altri animali divinizzati: come il cavallo o il cane...

« In realtà, nell'antica iconografia della Grecia, della valle del Danubio, della Russia, dell'Armenia, della Scandinavia e dell'Irlanda, si trova il santo con delle teste molto imprecise, di cui alcune parti sembrano ricordare l'asino, il cavallo, il cane, il vitello... » [4]

◉ Un libro e un post sul culto (pagano) di Cristoforo:

San Cristoforo successore di Anubi, di Ermes e di Ercole.


Note alle immagini ---

_Sopra, Icona russa seicentesca con san Cristoforo dalla testa di mulo (o cavallo?) dalla città di Cherepovets, vicino San Pietroburgo.
Ho tratto l'immagine da Wikipedia, dove ha una pagina dedicata.

_In apertura del post, miniatura con un Asino intento nella lettura.
È tratta da un manoscritto della Bibliothèque Municipale di Abbeville, visibile nel sito francese BVMM - Bibliothèque virtuelle des manuscrits médiévaux.
Per segnatura: ms 3, folio 6 recto.

_La seconda immagine è lo scettro del faraone Thuthmosis III, la cui tomba fu scoperta grazie agli scavi finanziati dal magnate inglese Jesse Haworth.
Ho tratto la foto da Wikipedia.


Note al testo ---

[1] Cfr. Robert Graves, I Miti greci, Longanesi, Milano, 1985, nota 2 a p. 257.

[2] Cfr. Robert Graves, La Dea bianca, Adelphi, Milano, 1982, p. 321.

[3] Cfr. Pierre Saintyves, Dal Santo agli Dei. San Cristoforo successore di Anubi, di Ermes e di Ercole, Eleusi, Perugia, 2012,
p. 51.

[4] Charbonneau-Lassay citava uno studio coevo a Saintyves:
Henri Gaidoz, “Saint Christophe à tête de chien en Irlande et en Russie”, Mémoires de la Société nationale des antiquaires de France (1924); qui si metteva in risalto la testa asinina di Cristoforo.

« Gadoz dice egli stesso che la testa è più simile a quella del cavallo o dell'asino che a quella del cane. »

→ Cfr. Louis Charbonneau-Lassay, Il Bestiario del Cristo, vol. I, Arkeios, Roma, 1994, pp. 342-343.

venerdì 15 settembre 2023

In nome di Robin: il dio danzante delle Streghe.

Robert Graves, ne La Dea Bianca, descrive il frontepizio di un libro inglese che mostra il dio diabolico delle streghe: detto Robin.

Ai suoi piedi, gli adoratori del dio dalle zampe caprine danzano in cerchio, mentre un gufo -l'uccello infero della notte- vola nel cielo.
Graves scrive...

« In Francia il termine Robin, considerato diminutivo di Robert ma probabilmente prototeutonico, significa "ariete" e anche "diavolo".

[...] I due sensi di ariete e diavolo si trovano fusi nell'illustrazione di un opuscolo pubblicato a Londra nel 1639:
Robin Goodfellow, his mad pranks and merry gets ("Pazze monellerie e gaie imprese di Robin Buondiavolo").

Robin è raffigurato come un dio itifallico delle streghe, con corna di giovane ariete, zampe d'ariete, una scopa di strega sopra la spalla sinistra e una candela accesa nella mano destra.

Dietro di lui s'intravede una conventicola di streghe e stregoni in costume puritano impegnati a danzare in tondo, mentre un cane nero lo guarda adorante, un musicista suona una tromba e in alto passa a volo un gufo
. » [1]
Il capo delle streghe di Glastonbury si chiamava 'Robin'.
La chiave è nel rosso:
colore identificativo del diavolo e di un uccellino detto, in inglese, proprio Robin: il pettirosso.
Graves scrive ancora...

« Il 'Robin' che significa 'ariete' è stato equiparato mitologicamente al 'Robin' (latino rubens) che significa 'pettirosso'. » [1]

Robin, l'uccellino-diavolo della foresta, aveva qualcosa in comune con Robin Hood: eroe della foresta di Sherwood?

Hood, in inglese, è il cappuccio:
copricapo della congrega capeggiata da Robin...

« Le gaie imprese di un certo Robin Hood, il famoso fuorilegge della foresta di Sherwood, [...] nato a Wakefield nello Yorkshire tra il 1285 e il 1295, e al servizio di re Edoardo II negli anni 1323 e 1324, venero associate alle mascherate del Calendimaggio. » [1]
E perché i seguaci di Robin danzavano in cerchio?

La danza in cerchio fu demonizzata dalla Chiesa, e associata agli adoratori del Diavolo.

Nei culti pagani, danzare in cerchio era un rito di consacrazione.
Pierre Saintyves scriveva...

« La maggior parte delle vecchie danze popolari in cerchio hanno un'origine rituale:
i loro canti sono degli incantesimi dal potere magico
.

[...] Si effettua una circumambulazione girando intorno ad un masso, ad un albero, ad un animale o ad un essere umano

[...] I riti di circumambulazione sono essenzialmente finalizzati a delimitare, costituire, definire il campo d'azione delle forze magico-religiose che vengono sprigionate da determinati atti ». [2]

◉ Un post e un libro sull'incanto del Girotondo ---

Liturgie popolari: le origini magiche del Girotondo.

◉ Sulle tracce di pratiche divinatorie associate al cerchio, nelle Fonti Francescane ---

L'Oracolo del cerchio: una divinazione ballata nei Fioretti di san Francesco.

◉ Sul gufo e sulla sua trasformazione nel dio-capro ---

Stregoneria Animale: il gufo succhiatore che si trasforma in capro.

Note alle immagini ---

_Le immagini con cui ho illustrato il post sono il Frontespizio e l'AntiPorta di Robin Goodfellow, libro edito a Londra e visibile, nella versione del 1639, nel sito della British Library.

_L'incisione con il dio delle Streghe si trova citata, anche, nella pagina inglese di Wikipedia sul Puck:
lo spiritello demoniaco delle tradizioni popolari.


Note al testo ---

[1] Cfr. Robert Graves, La dea bianca: grammatica storica del mito poetico, Adelphi, Milano, 1992, p. 455.

[2] Cfr. Pierre Saintyves, Liturgie popolari. Le origini magiche del Girotondo, Eleusi, Perugia, 2018, pp. 20, 23 e 30.

giovedì 7 settembre 2023

Le streghe e gli aborti: il Noce che rende libere.

Giovanni Crocioni, in un libro sulle Superstizioni marchigiane nel Seicento, cita l'inquisitore domenicano Padre Maroni da Cagli che condanna il ballo delle streghe intorno al Noce di Benevento...

« Tutti li stregoni e le streghe che vanno al ballo, o, come si dice alla paesana, alla noce di Benevento. » [1]

Perché si credeva che le streghe danzassero intorno al noce?

L'albero, per le sue radici 'velenose', era simbolo della morte che le streghe erano accusate di provocare.

« Le radici del noce contengono una sostanza tossica, la juglandina, che ha l'effetto di far morire gli alberi che si trovano nei pressi, per cui il noce è sempre isolato; questo forse giustifica la convinzione contadina che se le radici del noce penetrano nelle stalle fanno deperire le bestie. » [2]

La maga Carradora invitava la madre di una bambina a tenere chiusa la porta di casa per evitare che le streghe entrassero a succhiarne il sangue.
Andrea Romanazzi, ne La stregoneria in Italia, scrive...

« [...] le consigliarono di andare da Carradora... la strega disse:
"Va a casa e metti a letto la bambina, metti un coltello alla finestra e ritorna da me".
E la signora fece così e ritornò da Carradora che disse:
"Le streghe vengono di notte a succhiare il sangue della tua bambina e bisogna impedirlo
. » [3]

La paura nelle streghe era connessa alla pratica degli aborti:
molte donne facevano, clandestinamente, ricorso a loro suscitando il terrore nei prelati...

« Nel Malleus un intero capitolo illustra "il modo in cui le streghe ostetriche arrecano i danni peggiori:
o quando uccidono i bambini o quando, esecrandoli, li offrono ai diavoli
".

[...] Considerate procuratrici d'aborti e streghe allo stato potenziale, le levatrici furono strettamente sorvegliate dalla Chiesa tridentina, che richiese ai curati delle parrocchie di condurre inchieste sul loro conto e di verificare se sapevano amministrare il battesimo. » [4]

◉ Sui bambini vittime delle streghe, vedi anche:

Lo darò al diavoletto / Che lo tiene un mesetto: cantilene stregate.

◉ Sul dominio della sessualità, attribuito alle streghe, vedi:

Al tempo in cui Mamma Oca era una strega, ovvero la Signora che possiede gli uccelli...


Nota alle immagini ---

_Le miniature nel post, con donne che colgono dall'albero e stringono dei falli, provengono da Le Roman de la Rose, manoscritto Français 25526 della BnF di Parigi, integralmente visibile su Gallica:
folio 160 recto.


Note al testo ---

[1] Cfr. Crocioni, Superstizioni e pregiudizi nelle Marche durante il Seicento, Cappelli, Bologna, 1947, p. 65.

→ L'autore riporta il testo delle Decisiones Prudentiales tra cui si legge una Decisio De Superstitione: anno di pubblicazione, 1702.

[2] Cfr. Jacques Brosse, Storie e leggende degli alberi, Studio Tesi, Pordenone, 1989, p. 76.

[3] Cfr. Romanazzi, La Stregoneria in Italia: scongiuri, amuleti e riti della tradizione, Venexia, Roma, 2007, p. 135.

[4] Cfr. Jean Delumeau, La paura in Occidente. Storia della paura nell'età moderna, traduzione di Paolo Traniello, Il Saggiatore, Milano, 2018, pp. 75-76.

⮩ Mi soffermavo sulla pratica degli aborti, addebitata alle streghe, nel libricino Ambarabbaciccìcoccò: tre civette sul comò. Storia di un maleficio, Eleusi, Perugia, 2014, p. 43 e ss.

« In uno studio apparso nel 1883 dal titolo "Streghe, sortiere e maliardi nel secolo XVI in Roma", Antonio Bertolotti riportava il caso curioso di una strega del contado perugino, una certa Porzia moglie di Nicolò, abitante nella frazione di San Marco [...] »

lunedì 28 agosto 2023

Mostri pagani: Argo Panoptes e l'Agnello dell'Apocalisse.


Un manoscritto dalla British Library ci mostra la prima Visione apocalittica di Giovanni.

Un agnello con sette occhi è seduto accanto all'Eterno...


Nell'Apocalisse, si legge al versetto 5:

« Poi vidi ritto in mezzo al trono circondato dai quattro esseri viventi e dai vegliardi un Agnello, come immolato.

Egli aveva sette corna e sette occhi, simbolo dei sette spiriti di Dio mandati sulla terra. »

L'Agnello carico di occhi è, in realtà, una Visione pagana.

Gli occhi plurimi indicano l'Onniveggenza del dio.

Raffaele Pettazzoni, grande antropologo del secolo scorso, ne "L'essere supremo nelle religioni primitive", spiegava che i Greci avessero un dio tutto cosparso di occhi...

« Tale è il caso di Argo, nel mondo greco.
Nella tradizione letteraria Argo è l'occhiuto per eccellenza;
ha occhi in numero di tre, o quattro, o cento, o diecimila, o indeterminatamente "moltissimi", "innumerevoli"
.

[...] Ad Argo egli aveva un culto come eroe eponimo della città, aveva la sua "tomba", e un suo "santuario".
Sempre ad Argo, su l'acropoli, si conservava un antichissimo simulacro (xòanon) "di Zeus" con tre occhi, due normali e un terzo su la fronte
. » [1]

Argo Panoptes [letteralmente: « tutto occhi »], dio eponimo della città greca di Argo, aveva occhi su tutto il corpo:
così veniva raffigurato nelle pitture vascolari!

L'onniscienza del dio Argo i Greci la ripresero da Osiride:
il dio egizio dai tanti occhi.

L'immagine finì nell'ultimo libro della Bibbia:
l'Apocalisse di san Giovanni da Patmos.

Il dio-Agnello dell'Apocalisse che ne scaturì era, quindi, tutto cosparso di occhi: una mediazione tra Argo e Osiride.

Plutarco, nel trattato Iside e Osiride, spiegando il nome del dio e il Suo legame con Argo, ci offre qualche indizio per capire come nacque l'Agnello cristiano di san Giovanni...

« [...] essi scrivono il nome del loro re e signore Osiride col disegno di un occhio e di uno scettro: alcuni interpretano questo nome nel senso di "dai molti occhi" perché nella lingua egiziana os significa "molto" e iri "occhio". » [2]

« La nave che i greci chiamavano Argo viene considerata come immagine della nave di Osiride, e posta tra le costellazioni in suo onore. » [2]


Note alle immagini ---

_Sopra, stampa (acquaforte) di Antonio Tempesta: illustrazione per le Metamorfosi di Ovidio, LACMA di Los Angeles, 1606.
Vedi la relativa pagina su Wikipedia.

_La segnatura del manoscritto è Ms 17333.
L'Opera è integralmente visibile nella sezione Digitised Manuscripts della British Library di Londra.
I folii citati sono 4v e 5r.

_Il vaso citato è uno stamnos, a figure rosse su fondo nero:
l'ho trovato indicato come reperto dal Kunsthistorisches Museum di Vienna.
La pittura è riprodotta in un disegno [1890] visibile su Wikipedia.


Continuità tra Dèi pagani e Santi cristiani ---

L'Origine del culto dei Santi: gemellaggi pagani.

Ercole e Marte: i guardiani della Porta e i due vescovi guerrieri di nome Ercolano.

Osiride e San Giusto: i due Annegati che regnavano sui Morti.


Note al testo ---

[1] Cfr. Raffaele Pettazzoni, L'essere supremo nelle religioni primitive: l'onniscienza di Dio, Einaudi, Torino, 1965, pp. 140-141.

[2] Cfr. Plutarco, Iside e Osiride, Adelphi, Milano, 1985, p. 69.

venerdì 18 agosto 2023

Signora della Luce? Apollo: il Sorcio distruttore.


Il nome di Apollo cela il suo antico ruolo di sterminatore.
Così il vocabolario Rocci traduce:

Ἀπολλύων = "distruttore"
ἀπόλλυμι = "rovino, distruggo" [1]

Il mitologo Robert Graves scrive...

« Apollo ("distruttore", ovvero "colui che allontana")
[...] lui stesso adottò titoli ed emblemi di un "allontanatore" o "distruttore" pelasgo, un demone-topo cretese (come dimostra il suo appellativo di Sminteo). » [2]

Apollo, in origine, non era affatto una divinità solare, ma un dio-Sorcio che viveva nell'oscurità...

« Apollo Sminteo, cioè Apollo Sorcio, è uno dei più antichi appellativi del dio
[...] il che forse spiega perché Apollo si dicesse nato dove il sole non brillava mai, cioé sotto terra. » [3]

Apollo era un Topo Oracolare:
niente da spartire con la Luce, che poi divenne il Suo principale attributo.

« [...] egli si trova così strettamente associato, in qualità di Sminteo, al topo, l'animale dell'oscurità tellurica e sepolcrale ».

« Per questo Apollo, nonostante la sua natura luminosa, invia oracoli notturni, per mezzo di sogni, tanto a Patare che a Telmesso. »

« Per questo, infine, gli viene attribuita una stretta affinità con l'oscurità e le tenebre. » [4]

Il ruolo di Apollo cambiò, drasticamente, quando gli Elleni, devoti al dio Topo Sminteo, conquistarono l'Oracolo della Dèa a Delfi.

La Luce, dominio della Madre per il suo potere generativo, divenne l'attributo del dio Apollo: la Dèa fu relegata alla sfera lunare.

È la donna che da alla luce: non l'uomo!
La società patriarcale ellenica stravolse questa evidenza.
Graves scrive ancora...

« Apollo, dopo aver ucciso Pitone [...] si impadronisce dell'oracolo della Madre Terra a Delfi.

A Delfi [gli Elleni] uccisero il serpente sacro (un serpente analogo veniva custodito nell'Eretteo ad Atene) e si assunsero la tutela dell'oracolo in nome del loro dio Apollo Sminteo. » [2]


Vedi sull'argomento i seguenti post:

Il serpente paredro della Dea Madre: i capitelli della chiesa di San Filippo Neri a Perugia.

La Santa con il Terzo Occhio. Il culto della Luce in una pittura medievale.


Note alle immagini ---

_Sopra, miniatura con un topo che ruba le ostie dal Bestiario Royal MS 12 C XIX: folio 37 recto.

_In apertura, miniatura con il Sole che splende su una città.
È tratta dal manoscritto Harley 3469, visibile integralmente nel sito della British Library: folio 33v.


Note al testo ---

[1] Cfr. Lorenzo Rocci, Vocabolario greco-italiano,
Società Dante Alighieri, Citta di Castello, 1991, pp. 222-223.

[2] Cfr. Robert Graves, La dea bianca: grammatica storica del mito poetico, Adelphi, Milano, 1992, pp. 447-448.

[3] Cfr. Robert Graves, I miti greci, Longanesi, Milano, 1985, nota 2 a p. 47 e nota 3 a pp. 69-70.

[4] Cfr. Johan Jacob Bachofen, Il potere femminile: storia e teoria, a cura di Eva Cantarella, Il Saggiatore, Milano, 1977, pp. 169-170.

martedì 8 agosto 2023

Montagna Madre: il nome sacro della Marmotta.

Dietro il nome della marmotta c'è l'Animale-Antenato, e la fede nello Spirito Madre della montagna.

Il linguista Mario Alinei spiega la traccia di questo culto ancestrale, conservatosi nella parola "marmotta"...

« Il medico senese del '500, Pietro Andrea Matthioli, nella sua descrizione dei Topi montani pubblicata a Venezia nel 1568, ci informa:
"Chiamansi in su'l Trentino nelle cui montagne, et massime in quelle di Tanole, se ne veggono assai, Marmontane :
il quale vocabolo corrotto non vuole rivelare altro che mus montanus
.

[...] Come già detto, infatti, il tipo francese la monte appare soprattutto col significato di 'pascolo alpino', e le marmotte per poter scavare le loro tane, ed anche per raccogliere l'erba che serve loro per prepararle, hanno bisogno di terreno erboso.

Ed erano i sassi, il terriccio e la ghiaia portati in superficie dai loro scavi nei pascoli alpini che le rendevano poco gradite ai falciatori
. » [1]

A differenza del castoro, roditore che cerca i corsi d'acqua, la marmotta scava tane nel profondo della terra:
dominio della Madre, al cui culto era associata...

« Marmotta, pertanto, è in origine la 'madre-monte', cioè la madre Molta che rappresenta la montagna stessa nelle credenze più arcaiche. » [2]

« Soltanto il richiamo a queste leggende e al ruolo delle marmotte come madri e progenitrici dei Fanes può far comprendere la nascita del nome "marmotta".
La sua prima parte (mar) è infatti il nome della madre, che nei dialetti dell'alta Italia è reso come mare,

[...] Quanto poi a molta, si tratta di un termine legato alla montagna, una variante di montem 'monte', reso al femminile (spesso i nomi sostitutivi di quello vero tabuizzato indicano una caratteristica dell'animale, tra cui anche il suo habitat). » [2]


La Montagna Madre da cui sgorga acqua sacra ---

Le acque uterine della Dèa: all'Eremo di Santa Maria Giacobbe.


Nota all'immagine --

_In apetura del post, miniatura con orsetti (o marmotte?) suonatori tratta dalla Morgan Library di New York, Graduale Ms. 905 II:
folio 88 recto.

Note al testo ---

[1] Cfr. Mario Alinei, “Tre studi etimologici” in “Rivista internazionale di semantica teorica e applicata”, Vol. 23, nº 1, Anno 2002, pp. 28 e 30.

[2] Cfr. Mario Alinei e Francesco Benozzo, DESLI: Dizionario Etimologico Semantico della Lingua Italiana. Come nascono le parole, Pendragon, Bologna, 2015, p. 72.