Sui capitelli corinzi della facciata si notano dei medaglioni con il serpente scolpito a rilievo: cosa ci fanno 10 serpentelli all'ingresso di una chiesa?
Quello filippino, prima di tutto, è un culto mariano:
grazie all'intercessione della Vergine, Filippo riesce a neutralizzare gli attacchi del diavolo.
Specie quando Egli assume la forma di un serpente, come apprendiamo dalla Vita di san Filippo Neri fiorentino (1646), leggiucchiando a pagina 143...
« Finalmente ricorrendo l'astuto serpente all'ultimo rimedio della disperazione, gli apparve visibilmente: e ponendosegli davanti agli occhi con aspetto terribile, e fiero l'impaurì in tal guisa che si cangiò tutto nel viso e con gli occhi spaventati guardando hor qua, hor là, non trovava per la paura luogo, né riposo alcuno. » [1]
Questo racconto agiografico è la fotocopia di un mito pagano.
Quale? San Filippo sconfigge il serpente e ne ostenta l'effigie sulla facciata del Suo tempio, come fosse un trofeo:
così aveva già fatto, nel mito greco, Apollo con il serpente Pitone annettendosi l'Oracolo della Pizia.
Gli Inni Omerici esaltavano l'impresa del dio, che da allora fu detto Apollo Pizio...
conserva l'appellativo di Pizio, perché lì
la forza di Elios ardente fece imputridire il mostro. » [2]
Luigi Ademolo, in una deliziosa incisione ottocentesca, raffigurava Apollo nell'atto di uccidere il (terribile!) mostro...
Il serpente era il guardiano dell'Oracolo pitico della Dea:
gli Elleni che professavano il culto di Apollo lo demonizzarono, abbattendo un presidio del potere Matriarcale.
Robert Graves spiega tutta la dinamica:
« Pare che certi Elleni del Nord [...] invadessero la Grecia centrale e il Peloponneso, dove la loro avanzata fu ostacolata dai pre-Ellenici seguaci della Madre Terra: ma gli Elleni li sconfissero e occuparono i loro principali templi oracolari.
[...] Per placare l'opinione pubblica a Delfi furono istituiti solenni giochi funebri in onore del morto eroe Pitone e la loro sacerdotessa venne mantenuta in carica. » [3]
Anche nel mondo italico, il serpente era strettamente legato ai culti femminili: la dea romana Igea era solo l'ultima ad ostentarlo.
Nella devozione popolare, l'immagine di una donna Nutrice che sfamava i serpenti persistette nel MedioEvo:
vedi il caso di santa Verdiana da Castelfiorentino.
I predicatori dell'Oratorio di San Filippo Neri furono gli ultimi a sfruttare l'associazione della Dea al mostro serpentino:
basta varcare la soglia della chiesa perugina 'dei serpenti', e rivolgersi verso l'altare maggiore...
Qui vediamo una Madonna assisa sulla mezza Luna e su un drago, Suo attributo di potere.
Come Apollo nel mito antico, anche san Filippo si è appropriato del serpente: antico emblema della Dea.
◉ La lotta tra Marduk e la dea Serpente Tiamat ---
L'associazione tra donna e serpente è antichissima.
Il mondo greco aveva ripreso questa idea del Serpente, paredro della Dea Madre, dalla mitologia sumera.
Anche qui il suo abbattimento era opera di un dio maschile:
Robert Graves interpretava tutta la storia come l'affermazione del potere patriarcale sul culto matrifocale serpentino:
« Le tavolette che illustrano l'epopea di Gilgamesh risalgono a epoca più tarda e hanno un significato equivoco: alla "splendida madre dell'abisso", si attribuisce il merito di aver creato ogni cosa ("Aruru" è uno dei molti appellativi della dea) e il tema principale dell'epopea è la ribellione degli dèi del nuovo ordine patriarcale contro l'ordine matriarcale.
Marduk, il dio della città di Babilonia, riesce a sconfiggere la dea che lo affronta sotto la forma del serpente marino Tiamat.
Marduk annuncia poi spavaldamente che egli e nessun altro ha creato le erbe, le terre, i fiumi, gli animali, e il genere umano. »
Cfr. Graves, I Miti greci, Longanesi, Milano 1999, p. 28 [4,5].
Nota: la lotta tra Marduk e il serpente Tiamat è narrata nel poema babilonese della Creazione Enūma Eliš:
Alberto Elli al seguente link fornisce una preziosa traduzione alle tavolette in cuneiforme.
◉ Il Medioevo fece proprio un motivo dominante del mondo antico:
l'associazione tra la donna e il Serpente, come in queste miniature realizzate da Robinet Testard per un Libro d'Ore (1480-1496) dalla Bnf di Parigi [Latin 1173].
Nella prima miniatura [3r], qui sopra, il serpentello-draghetto si aggrappa al corpo della donna, mordendola all'altezza del seno.
Nella seconda miniatura [folio 5 recto] il corpo del serpente, attorcigliandosi, forma con la donna la lettera maiuscola R ...
◉ Sul potere primitivo della Madre, e la conquista violenta dei sacerdoti di Apollo, vedi:
Signora della Luce? Apollo: il Sorcio distruttore.
◉ Tre post sulla lotta tra i predicatori umbri e il Drago ---
I santi umbri sono fieri combattenti contro il drago pagano:
le loro gesta si trovano scolpite, in particolare, su due portali romanici:
_Il vescovo e il drago: una battaglia per immagini alla chiesa di San Giovanni Profiamma.
_Boschi sacri: l'ascia di san Felice all'abbazia di Sant'Anatolia di Narco.
_Il drago a difesa della Madre: la falsificazione di un mito pagano.
Note alle immagini ---
_Le miniature qui sopra provengono dal Libro d'Ore "ad usum Parisiensem", chiamato anche Heures de Charles d'Angoulême: per visualizzare la pagina, fai click qui.
_ Apollo che uccide il serpente Pitone è un'incisione di metà '800 del pittore milanese Luigi Ademolo.
Per tutti i riferimenti, leggi qui.
_ La Madonna in ascensione sul drago, è opera del pittore Pietro da Cortona del 1662.
Si trova citata, con tanto di resoconto sulla sua committenza, in Perugia. Guide Electa Umbria, a cura di Massimo Montella, Electa Editori Umbri Associati, 1993, p. 149:
« A dì 9 luglio [1662] arrivò il quadro dell'Altar Maggiore, tanto desiderato, fatto dall'insigne pittore Pietro da Cortona e dalla molta benignità del Marchese Capponi.
Gli furono pagati 350 scudi [...]. »
Note al testo ---
[1] Cfr. Vita di S. Filippo Neri fiorentino fondatore della Congregazione dell'Oratorio scritta dal p. Pietro Giacomo Bacci, in Roma, MDCXLVI.
[2] Cfr. Inni Omerici, a cura di Giuseppe Zanetto, Rizzoli BUR, Milano 1996, p. 119, vv. 372-374.
Apollodoro fornisce dello stesso mito una versione meno poetica:
« Poiché il guardiano dell'oracolo, il serpente Pitone, gli impediva di avvicinarsi alla fenditura, egli lo uccide e s'impadronisce dell'oracolo. »
Cfr. Apollodoro, Biblioteca, Libro Primo, 22.
[3] Cfr. Robert Graves, I Miti greci, traduzione di Elisa Morpurgo, Longanesi 1983, p. 70 [nota 3].
Un libro e un post correlato sul Culto dei Serpenti ---
Ho citato i capitelli della chiesa perugina di San Filippo Neri nel libricino Serpenti Sacri: la Nutrice. Dalla dea Minoica a Santa Verdiana, Perugia 2019, alle pp. 82-83.
Per un confronto tra il culto pagano reso ai serpenti e la devozione per i serpenti di Santa Verdiana, vedi il relativo post:
Serpenti Sacri: la Nutrice. Dalla dea Minoica a santa Verdiana.