giovedì 22 dicembre 2011

I diavoli di Giotto
e gli storici acchiappafantasmi


Vendere libri è sempre più difficile, specie quelli sul MedioEvo.
Il rischio a promuoverli è grosso, il fiasco commerciale dietro l’angolo
.

Così capita che ci si inventi delle trovate ardite per farsi pubblicità.
Per carità, lo fanno tutti, è business. E il business non conosce limite, è applicabile ai saggi storici così come alle gomme da masticare.

Ma ci sono storici che, dall'alto del proprio prestigio accademico, osano l’inumano.
Se non lo avete ancora capito, ebbene sì: ce l’ho con
Chiara Frugoni.

L’emerita (e devotissima) studiosa pisana, già rettrice delle Cattedre di Medievistica a Pisa e a Tor Vergata, nonché figlia dell’altrettanto emerito medievista italiano Arsenio Frugoni, per lanciare il suo nuovo “Storia di Chiara e Francesco” edito da Einaudi, si vanta di aver scovato nella nuvoletta di un affresco della Basilica Superiore ad Assisi nientepopodimeno che il profilo di un demone con due riconoscibilissime, almeno a suo dire, "corna scure".

Ciò conferirebbe a Giotto, udite udite, il primato tra i pittori che inserirono personaggi all’interno delle nuvole, piazzandolo in pole postition, prima ancora di Andrea Mantegna!

"Fino ad oggi il primo pittore che pensò di trattare le nuvole era ritenuto Andrea Mantegna con il suo San Sebastiano, dipinto nel 1460 e oggi nel Kunsthistorisches Museum a Vienna, dove sullo sfondo del cielo c’è un cavaliere che emerge da una nuvola.
Da oggi il primato non è più di Mantegna, ma di Giotto
.
"

Non paga di questo erudito azzardo, la Frugoni imbastisce una fumosa analisi catechistica.

"Un’impertinenza [il diavolo] che potrebbe suscitare un dibattito catechetico, perché ci fa comprendere l’importanza di oggettivare il male per non accoglierlo nella propria vita".

Per smontare questa scadente trovata basterebbe andarsi a vedere l’affresco in questione.

Nella pittura emerge sì dalla nuvoletta un anziano volto dormiente dal naso adunco.
Il trucco è che tutto ci si può leggere in questo schizzo, non è un tema iconografico ma piuttosto una divertita invenzione grafica di un collaboratore del ciclo giottesco.

In soldoni, bisogna aguzzare parecchio l’ingegno per scovare nell’affresco ponderose simbologie escatologiche.
Inoltre, il non risibile dettaglio che la nuvoletta alleggi sul cadavere di Francesco morto e che il volto dormiente sia nient’altro che una caricatura, fa pensare ad uno scherzo tipico nel gotico.

Altro che emanazione del male catechetico!


Mi domando poi dove siano le “corna scure” del demone frugoniano; e me lo chiedo perché senza queste corna è proprio dura vedere nella nuvoletta occhiuta un diavolo e non una -meno roboante!- figura buffa.
Specie se uno ha in mente i diavoli veri, quelli della “Cacciata dei demoni da Arezzo”, affresco sito a pochi passi di distanza [a fianco un dettaglio].

Senza poi rispolverare la vecchia polemica sulla paternità del ciclo francescano: Giotto o non Giotto?

Alzi la mano chi si sente in diritto di dire con sicurezza che sia stato proprio Giotto a precedere Mantegna inventandosi lo schizzo per tratteggiare la nuvola, e non qualche altro pittore impegnato nell’enorme cantiere della Basilica.

Ma la cosa più divertente è che la Frugoni è recidiva.

La storica toscana non è affatto nuova a scambiare lucciole per lanterne e a ricamarci sopra ponderose riflessioni teologiche: una sua vecchia performance merita di essere rispolverata, accantonando il 'demone' di cui francamente -per quanto carino sia- poco ci frega.

La medievista pisana già in passato aveva tentato di fare rivelazioni sconcertanti, ma gli andò meno bene.

Nel 1983 il libro in questione era "Francesco e l'invenzione delle stimmate" e la Frugoni sostenne di aver scoperto il teschio di Adamo (!) alla base di un Tau schizzato dal Poverello, nell’unico autografo esistente -assieme a quello del Duomo di Spoleto- donato a Frate Leone e conservato alla Cappella delle Reliquie nella Basilica Inferiore di Assisi.

Anche qui la ‘clamorosa’ scoperta serviva alla Frugoni per imbastire una lezioncina in perfetto stile parrocchiale.


Segue poi un disegno di Francesco, che è la sua firma, ma anche qualcosa di più: la croce a Tau infissa nella bocca di Adamo sul Golgota. Il santo allude a un’antica leggenda, secondo la quale Cristo fu crocifisso nello stesso punto in cui Adamo fu seppellito, per cui il peccato di Adamo è stato cancellato dalla redenzione del nuovo Adamo. […] Francesco sembra voglia dire, tracciando quel segno quasi apotropaico, che lui stesso e Leone, discendenti da Adamo, sono partecipi della medesima salvezza” (p. 72)

Per apprezzare in tutto il suo splendore l’abbaglio della Frugoni basta guardarsi il disegnino [foto sopra].

Che lo schizzo alla base del Tau non fosse affatto un teschio, bensì un terrapieno, un monticello, è palese così come aveva scritto otto secoli or sono un copista medievale benedettino del monastero di Subiaco descrivendo l'autografo.

Ma la Frugoni emerita, non paga della sua erudizione accademica, sentiva il bisogno di correggere nientemeno che l’amanuense per provare il suo originalissimo teorema sulla testa di Adamo…

Per il Tau infisso su un monticello –forse il copista non ha capito che si trattava di una testa […]” (p. 97)

O Dio, se esisti, liberaci dai prof emeriti!