domenica 22 settembre 2019

Serpenti Sacri: la Nutrice. Dalla dea Minoica a santa Verdiana.


L’allattamento al seno e il nutrimento dei serpenti sono un binomio tipico dei culti arcaici.

Il pittore Tommaso del Mazza lo proponeva in una pala gotica (1390) con una impaginazione speculare:
sopra la Madonna che allatta il bambino e sotto una teoria di santi, tra cui spunta una donna con un cestino in mano e due serpenti al fianco: Santa Verdiana...


Verdiana da Castelfiorentino è una santa medievale coeva di san Francesco, poco conosciuta fuori dal circondario fiorentino.

A lei le agiografie attribuivano il ruolo di Nutrice dei serpenti.
Nella pala trecentesca che la celebra, due lunghi serpenti sono al suo fianco. Gli stessi serpenti si ritrovano effiggiati sulle porte del Santuario a Lei dedicato a Castelfiorentino...



Secondo le agiografie, i due serpenti s'introducevano nella sua cella di penitenza per essere da Lei nutriti. E se qualche volta mancava di farlo, dispensavano frustate con le loro code...

« [...] et quando veniva caso che allora mancasse il cibo, irati contro a lei si levavono et con le code loro gravemente la battevono et alcuna volta sì crudelmente la batterono, che più dì ne stava a diacere et poco si poteva levare [1]. »

Un affresco di età rinascimentale di Paolo Schiavo presso la chiesa di san Barnaba a Castelnuovo d'Elsa, ci ricorda il flagello serpentino patito da Verdiana:

    VIRULENTOS ANGUES PAVIT.



Il popolo di Castelfiorentino, preoccupato per l'incolumità della Sua figlia prediletta, avrebbe dato mandato di uccidere una delle due serpi, gettando Verdiana nello sconforto. Dalla morte della bestia, Vediana intuì la sua prossima fine...

« [...] erono grossi et grandi et assai orribili et spaventevoli, et con armi et altri fusti puosono in agguato et, in conclusione, aspectando quando uscissono fuori i decti serpenti, uccisono l'uno, l'altro scampò et mai più non fu veduto, la qual cosa fu a sancta Verdiana in grande dispiacere

[...] Et per questo, inspirante lo Spirito Sancto, intese il termine della sua vita non esser troppi dì lungi
[1] »

Lo strano mito di Verdiana non è altro che la traduzione agiografica di un mito classico romano: la dea Igea Nutrice dei serpenti.

I musei archeologici in giro per il mondo conservano diverse statue con Igea che nutre i serpenti: perfino al Museo Archeologico di Trieste mi è capitato di trovare un bronzetto, con la dèa che allunga un piattino al rettile...


Che fine farà il serpente della dea Igea?

Terribile. La stessa che secoli dopo toccherà a quello di Verdiana: ucciso a bastonate dal padre di Igea, il dio Asclepio.

Asclepio si approprierà dell'egida del serpente, che in origine apparteneva alla dea Igea, ostentandolo nelle sue statue sul proprio bastone, come si vede per esempio ai Musei Vaticani...


L'uccisione del serpente (e la conseguente morte di Verdiana) seguono precisamente la mitologia greca, in cui la rimozione del culto della Grande Madre è attuata attraverso l'eliminazione fisica dei suoi paredri serpentini.

Studiando l'evoluzione di questo mito antico si può arrivare addirittura alla sua sorgente egizia!

Tutto nasce da un culto della fertilità:
i rettili che succhiano le poppe della Nutrice.
È una delle più antiche immagini del divino che conosciano.

Una statuetta in terracotta dal Museo di Antichità Egizie di Monaco ci mostra la dea Neit che fa succhiare le sue mammelle a due coccodrilli...


Il linguista Mario Alinei dimostrava nella sua Teoria della continuità che i poteri divini primitivi erano associati al tettare, cioè al ricevere nutrimento attraverso le 'tette'.
La divinità quindi non poteva essere di sesso maschile...

« L’origine del nome di Dio può sorprenderci: il latino deus, infatti, imparentato con il greco theós (da cui Zeus), è collegato alla radice indeuropea *dhei- che significa ‘nutrire, allattare’ (si pensi al greco tithéne ‘nutrice’, titthe ‘mammella’, thelys ‘che nutre, femminile’) e sembra pertanto riferirsi alla Grande Madre delle società pre-neolitiche [2]. »

Questo concetto diventa limpido nella famosa statuetta della Dea Minoica dei serpenti, che fa succhiare ai rettili i suoi due capezzoli a seno nudo.


Quando si affermò la società micenea patriarcale, cambiò anche il lessico mitico con una vera strage di serpenti:
    _ Apollo che abbatte il serpente Pitone, per impadronirsi dell'Oracolo della Pizia a Delfi;
    _ Argo che uccide il mostro serpentino Echidna;
    _ Ercole che abbatte il serpente Ladone;
    _ Perseo che recide la testa serpentina della Medusa.

Il culto matriarcale era stato rovesciato, e con la Grande Madre scomparvero anche i serpenti, suoi attributi di potere.

Il mitologo inglese Robert Graves lo spiega bene ne I Miti Greci.

Il serpente Pitone aveva la funzione di allontanare quanti volessero infastidire la profetessa.
Ucciderlo significava appropriarsi dell'Oracolo della Pizia...

« Apollo che uccide il Pitone a Delfi pare ricordi gli Achei che conquistarono il santuario della Madre Terra cretese [3]. »

« A Delfi uccisero il serpente sacro (un serpente analogo veniva custodito nell'Eretteo ad Atene) e si assunsero la tutela dell'oracolo in nome del loro dio Apollo Sminteo [3]. »

Il culto di Atena, in origine, era chiaramente matriarcale.
Atena era una dea dei serpenti che scorazzava a bordo del suo carro, tutta bardata di serpenti, come ci mostra una pittura vascolare a figure nere dal Museo Archeologico di Trieste...


L'invasamento serpentino che colpiva le devote della Grande Dea greca, era lo stesso che caratterizzava le seguaci della dea marsicana Angizia, e che la Chiesa incluse nel culto di san Domenico da Foligno, il santo dei serpari.

San Domenico da Foligno –un po' come avevano già fatto Apollo con il serpente Pitone della Pizia, ed Esculapio con il serpente di Igea– aveva assorbito le pratiche dei Cerretani (i sacerdoti di Cerere), appropriandosi dei serpenti di Angizia!

Una cartolina illustrata da Basilio Cascella dal titolo « Il rito delle serpi » nel 1905, descrive la processione del Santo nel paesino abruzzese di Cocullo; e il trasporto a cui soprattutto le donne si abbandonavano, legandosi i serpenti al corpo...


Nel mondo antico, allevare i serpenti e prendersi cura di loro era una pratica cultuale diffusa.

Nutrire i serpenti era così importante in certi templi, da essere un vero e proprio rito da osservare.
Friedrich Nietzsche scriveva in proposito:

« Nella cella del tempio di Asclepio a Pitane i serpenti strisciavano in giro così liberamente che non si osava varcare la soglia della stanza prima di avere depositato per loro, di fronte alla porta, un'offerta di cibo [4]. »

Il mitologo scozzese John Arnott MacCulloch nel suo articolo sull'Adorazione del SerpenteSerpent Worship ») riprendeva un'informazione da Luciano di Samosata, secondo cui le donne macedoni allattavano i serpenti con il proprio seno...

« In quel luogo [Pella, Macedonia, n.d.a.] vedono serpenti enormi, ma del tutto docili e mansueti, al punto che sono allevati dalle donne e dormono con i bambini, si lasciano calpestare, non si ribellano se li si stringe, e succhiano il latte dalla mammella come i neonati [5]. »

I predicatori cristiani edulcorarono questa immagine.
Santa Verdiana non nutriva più i serpenti con il proprio seno, ma traendo grappoli d'aglio dal cestino, come ci mostra una pittura dal Palazzo comunale di Castelfiorentino...


Proprio l'aglio!
Un antistregonico formidabile, utile a scacciare non solo le streghe ma gli stessi serpenti secondo Francesco Sansovino, dalla Materia Medicinale del 1547...

« Lo aglio ha gran forza & ha grand'utilità contra le mutationi dell'acque, & di qualunque altro luogo.
Col suo odore caccia i serpenti e gli scorpioni
. »

Il fatto che i serpenti fossero attratti dall'aglio di Verdiana, era la prova schiacciante dei suoi poteri numinosi.


Ho riportato solo qualche indizio per riassumere la controversa storia dei Serpenti, e la fama della loro mitica Nutrice.

Se v'interessa approfondire questa storia, ecco il libricino che dedico al tema...



Note al testo ---

[1] I brani dalla Vita II di Lorenzo Giacomini si trovano riportati per esteso in Verdiana da Castelfiorentino: contesto storico, tradizione agiografica e iconografia,
a cura di Silvia Nocentini, SISMEL - Edizioni del Galluzzo, Tavernuzze di Impruneta, 2011, pp. 126-128.

[2] Cfr. Mario Alinei e Francesco Benozzo, DESLI - Dizionario etimologico-semantico della lingua italiana. Come nascono le parole, Pendagron, Bologna 2015, p. 63.

[3] Sul retroscena storico dell'uccisione del serpente Pitone a Delfi, vedi due passi distinti de I Miti greci:
Introduzione a p. 9 e Carattere e imprese di Apollo, p. 70.

Cfr. Robert Graves, I Miti greci, Longanesi & C., Milano 1999.

[4] Cfr. Friedrich Nietzsche, Il servizio divino dei greci, Adelphi, Milano 2012, pp. 106-107.

[5] Cfr. Luciano di Samosata, Alessandro o il falso profeta, traduzione e note di Loretta Campolunghi, Adelphi, Milano 1992,
pp. 55-56.

_Nota: Luciano si riferisce ad Alessandro di Abonutico, il "falso profeta" che aveva messo in piedi il culto del serpente Glycon.


Note alle immagini ---

_L'icona con Santa Verdiana e i serpenti, proviene dal Museo del Santuario di Castelfiorentino.
Per questa e le altre immagini sul culto di Verdiana presenti nel post, vedi Verdiana da Castelfiorentino: contesto storico, tradizione agiografica e iconografica, a cura di Silvia Nocentini, Edizioni del Galluzzo, Tavarnuzze di Impruneta, 2011.

_Ho tratto la cartolina con "Il rito delle serpi" da La cartolina art nouveau di Giovanni Fanelli ed Ezio Godoli, Giunti-Martello, Firenze 1985, p. 279. del serpente Glycon.


Post correllati ---

Il serpente paredro della Dea Madre: i capitelli della chiesa di San Filippo Neri a Perugia.

Il drago a difesa della Madre: la falsificazione di un mito pagano.

Sulle belve della Potnia, vedi:
La Bella e la Bestia. Tracce medievali di un mito Matriarcale.

2 commenti:

Alessandra ha detto...

Buongiorno. Sono rimasta "incantata" da questo meraviglioso viaggio nel mito dei serpenti. Grazie.

Lo Stregone di Assisi ha detto...

Chiedo venia per l'increscioso ritardo con cui rispondo: sono io a ringraziarLa per l'attenzione concessa. Andrea