domenica 20 gennaio 2019

La spada sì, ma con garbo!
Lezioni di bon ton francescano...



Gestire un gruppo che dopo i primi dieci anni di proselitismo contava già cinquemila discepoli [1], non era cosa semplice!

Francesco aveva dato istruzioni molto precise ai suoi fedelissimi su come castigare i frati inadempienti per imporre l'Obbedienza tra i Minori, ricorrendo solo nei casi più ostinati alle maniere forti...

« Il beato padre era convinto che raramente bisogna comandare per obbedienza, perché non si deve scoccare per primo il dardo, che va usato come ultima risorsa. Diceva: "Non bisogna mettere subito mano alla spada!"
E aggiungeva: "Chi non obbedisce senza indugi al precedetto dell'obbedienza, è uno che non ha né timore di Dio né rispetto per gli uomini, a meno che non abbia un motivo di necessità per tardare"
[2]. » (ff 1737)

Il mite san Francesco talvolta ricorreva a delle vere intimidazioni verbali, per evitare che qualche frate più audace degli altri gli sfuggisse di mano, cadendo nelle tentazioni della Curia!

I suoi ammonimenti servivano ad imporre una rigida disciplina che tutti erano tenuti ad osservare.

Sia la Compilatio Assisiensis sia lo Speculum Perfectionis indugiano su queste velate minacce: siamo al Capitolo delle stuoie [1] alla Porziuncola.
Dopo essere stato catechizzato dal cardinale Ugolino sull'importanza di dotare i frati di una Regola, che assicuri proprietà alla fraternitas, sul modello degli Ordini benedettino e agostiniano, Francesco prende per mano il Cardinale e davanti a tutti pronuncia un discorso avvelenato...

« Tutte queste cose riferì il cardinale al beato Francesco in tono di ammonizione.
Il beato Francesco, senza rispondere nulla, lo prese per mano e lo condusse tra i frati riuniti a capitolo, e così parlò ad essi in fervore e forza di Spirito Santo:

"Fratelli miei, fratelli miei!
[...] Il Signore mi ha detto che io dovevo essere come un novello pazzo in questo mondo, e non ci ha voluto condurre per altra via che quella di questa scienza. Dio vi confonderà proprio per mezzo della vostra scienza e sapienza. Io confido nei castaldi del Signore: per loro mezzo Dio vi punirà. E allora tornerete al vostro stato, lo vogliate o no, con vostra vergogna".

Molto rimase stupito il cardinale, e niente rispose; e tutti i fratelli furono pieni di grande timore. » (ff 1761)

Ma cosa temevano di preciso i frati?

Tommaso da Celano ci suggerisce quanto potessero essere crudeli le punizioni dei "castaldi del Signore"
: il canonico Gedeone, un sacerdote della Cattedrale di Rieti miracolato da Francesco, non sopravvisse alla loro vendetta...

« Nel tempo in cui il santo padre giaceva ammalato nel palazzo del vescovo di Rieti, era pure costretto in un letto, perché infermo e attanagliato dai dolori, un canonico di nome Gedeone, uomo sensuale e mondano.
Fattosi portare da Francesco, lo scongiurò con lacrime a voler fare su di lui il segno della croce.
Rispose il santo: "Come posso benedirti se da gran tempo sei vissuto secondo i desideri della carne e senza timore del giudizio di Dio?"
E continuò: "Ecco, io ti segno nel nome di Cristo. Ma tu ricordati che subirai pene maggiori se, una volta guarito, ritornerai al tuo vomito"
.

[...] Passato poco tempo, dimenticandosi di Dio, [Gedeone] si abbandonò di nuovo alla sensualità.
Una sera si trovava a cena da un canonico suo collega e si fermò quella notte a casa di lui. All'improvviso crollò su tutti il tetto della casa; ma, mentre gli altri scamparono alla morte, lui solo, lo sventurato, fu schiacciato sotto il peso delle macerie e morì
. »
(ff 626)

Che dire? Povero Gedeone!


Note alle immagini ---

_In apertura, San Francesco ed un devoto in ginocchio, committente dell'affresco.
Pittura presente su una colonna della chiesa di San Francesco presso Narni (Terni), XIII secolo.

_A fianco, un curioso fraticello bastonatore da un manoscritto della Bodleian Library di Oxford, per segnatura MS. Bodl. 264, fol 21 v.

Un dettaglio della miniatura si trova pubblicato anche su Wikipedia.


Note al testo ---

[1] La Compilatio Assisiensis (o Legenda Antiqua perusina, di cui avevo già scritto in margine a questo post) e lo Speculum Perfectionis stimano cinquemila frati presenti al Capitolo delle Stuoie alla Porziuncola (ff 1564 e 1761).
Secondo i commentatori della Compilatio, il Capitolo si sarebbe tenuto tra il 1222 ed il 1223.
Cfr. Feliciano Olgiati e Daniele Solvi, Compilazione di Assisi in Fonti Francescane, Padova 2004, p. 893, nota 12.

[2] Il discorso sull'uso della spada per educare come extrema ratio, è ripetuto con le medesime parole nella Vita Seconda [153] di Tommaso da Celano e nella Compilatio Assisiensis [1].
Sono per ciò parole sicuramente attribuibili a Francesco.

_Va ricordato che Francesco dopo il 1221, rassegnando le dimissioni da Superiore, aveva già perso i poteri decisionali sulla fraternitas: è improbabile quindi che il cardinale Ugolino facesse ancora pressioni su di lui per redigere la Regola.


Post correlati ---

L'uso della violenza per imporre la disciplina sui frati è ricorrente nelle Fonti Francescane.
L'intimidazione era uno strumento utilizzato da Francesco. Bonaventura ci narra il rogo del cappuccio di un frate negligente, per ricondurlo all'Obbedienza:
_Vedi il post: Il bello dei cadaveri: l'Obbedienza secondo San Francesco.

Le Fonti ci raccontano inoltre come Francesco si servisse a Firenze di un frate 'pugile', quando i richiami verbali non erano sufficienti.
_Vedi il post: San Francesco e il pugile di Firenze: a scuola di pugni prima di papa Bergoglio.

Malgrado la violenza fosse un comune denominatore per imporre la disciplina tra i frati, qualcuno sfuggì al controllo di Francesco.

Il caso di frate Giovanni da Campello testimonia come scomunica e impiccagione siano strumenti non sconosciuti alle Fonti.
_Per questo argomento, rimando al post: San Francesco e l'epurazione dei dissidenti: l'impiccagione di frate Giovanni.