domenica 23 maggio 2021

Uccelli maledetti: il culto clandestino della Natura nel Medioevo.

Parlare agli uccelli era proibito dai Vescovi, nel MedioEvo.

Eppure san Francesco non si faceva problemi a farlo:
era immune alle punizioni inflitte dalla Chiesa.

Un dipinto gotico di pochi anni dopo la Sua morte, dal Museo Civico di Pistoia, ne mostra una predica.

Francesco esibisce ciò che tutti si sono raccolti a vedere:
le stimmate sul palmo della mano destra [1], e due uccelli dipinti sul pulpito cne indica con la mano sinistra.

Gli uccelli sono un elemento peculiare della predicazione francescana. Perché?

Per spiegarlo, vi faccio arrivare fino a Perugia.

Francesco era figlio di un ricco mercante, Pietro di Bernardone, ed era abituato a misurarsi con la gente del popolo.

A piazza Danti, la storica piazza 'delle erbe', in un palazzo che ha conservato al piano terra l'antica muratura medievale, in un punto insospettabile, si trova il nostro indizio.

Una deliziosa manina, che regge della verza, spunta nell'angolo destro del palazzo!
Indica l'area dove si faceva il mercato...

Quella mano in pietra non è solo un riferimento visivo.

La gente che coltivava i campi garantiva la sopravvivenza stessa delle città: quella mano, per gli abitanti del borgo arroccato, era un punto vitale.

Eppure i contadini rimanevano confinati nell'ombra:
disprezzati per via delle loro antiche superstizioni.
Tanto che, nella cultura medievale, la parola 'contadino' divenne sinonimo di 'pagano': abitante del pagus.
Di conseguenza, colui che credeva alla magia dei pagi.
Di nuovo, Le Goff...

« Resta il fatto che, a partire dal secolo V, i pagani sono, per gli autori cristiani, essenzialmente dei contadini e viceversa. » [2]

Quando Francesco d'Assisi predica agli uccelli, sta in realtà convertendo pagani che credono nei suoi poteri magici, e nella lingua segreta degli Uccelli parlata dagli stregoni.

Le Decretali ecclesiastiche dell'epoca li condannano.
Ecco una miniatura tratta dalla Biblioteca Laurenziana di Firenze: ci mostra un uomo reo di esercizio della Magia.
Beccato: sta parlando ad un uccello!
Nei prodigi di san Francesco con uccelli e lupi non ci sono mai contadini intorno perché, come spiega proprio LeGoff, i contadini nelle Vite dei Santi tendono a sparire:
non hanno importanza, e cadono nell'oblio!

« L'eroe di ogni storia è infatti un santo, non essendo il contadino che un oggetto anonimo del racconto agiografico. » [2]

Che tristezza portare sulle spalle la zappa, e poi finire nel dimenticatoio!



Un approfondimento sugli 'stregoni' che parlavano agli uccelli ---

Gli uccelli si credevano custodi della Volontà divina.
Chi era in grado di comunicare con loro deteneva un potere sacrale: ecco perché il Medioevo era pieno di preti indovini che parlavano ai volatili.
Per punirli, gli uomini di Chiesa rastrellavano le campagne
.

Francesco d'Assisi, 'predicando' agli uccelli, non fu da meno.
◉ Vedi il post:
Lo stregone che fece paura al Papa:
la predica agli Uccelli secondo il monaco Ruggero
.

L'Umbria era terra prediletta per la divinazione sugli uccelli, fin dal mondo antico.
◉ Vedi il post: L'Umbria e gli uccelli: un legame antico.

L'uso di trarre responsi dal volo e dai versi degli uccelli persistette fino al Quattrocento, ed oltre.

Frati come Bernardino da Siena divennero severi censori di questa pratica magica.
E pazienza se san Francesco, secoli prima, aveva tratto il presagio delle stimmate proprio dal volo di un falco!
◉ Vedi il post:
Gli uccelli e l'indovino: prima lo imito, poi lo condanno!


Note alle immagini ---

_ In apertura del post, miniatura da un manoscritto della Bibliothèque Municipale di Amiens: ms. 0355, folio 294.

_ Nel polittico, il dipinto in apertura è il secondo episodio:
in alto, a sinistra.
Citai l'immagine ne Lo stregone di Assisi, il volto negato di san Francesco, Eleusi Edizioni, Perugia 2009, a p. 35.
_ Il dettaglio con la manina in pietra, si trova citato in
Perugia. Guide Electa Umbria, a cura di Massimo Montella,
Electa Editori Umbri Associati, Perugia 1993, p. 103.

« Già piazza delle Erbe o della Paglia durante il Medioevo
("sullo spigolo di via Bartolo e di via del Sole si vede scolpita una manina tenente alcune spighe di grano a significare che in quel luogo, nel Medioevo, si vendevano biade e pane",
Raniero Gigliarelli, 1907)
».

_La miniatura citata dalla Biblioteca Laurenziana, insieme ad altre di soggetto analogo, è riportata da Anthony Melnikas, The corpus of the miniatures in the manuscripts of Decretum Gratiani,
Studia Gratiana, Rome, 1975.
Nello studio, è indicata come ms. Ed. 97, folio 298v.

_Il disegno in chiusura del post, che mostra due agricoltori, è del monaco inglese Matthew Paris, e proviene dalla Chronica maiora II, manoscritto custodito alla Parker Library di Cambridge:
Corpus Christi College, MS 016, f. 75r.


Note al testo ---

[1] Le stimmate erano uno strumento di consenso per san Francesco?

Un indizio in tal senso ce lo offre, appena pochi anni dopo l'evento [siamo prima del 1236], il monaco inglese Ruggero di Wendover.
Nella Chronica Maiora, Ruggero scrive:
« Ora, quindici giorni prima della sua morte, apparvero nel corpo di lui le ferite nelle mani e nei piedi [...] .
Oh stupore! Si formò un grande concorso di popolo per ammirare un prodigio così insolito.
Anche gli stessi cardinali venivano da lui e cercavano di capire il significato di questi segni visibili
. » [ff 2293]
Negli stessi anni, intorno al 1235, Bonaventura Berlinghieri dipinse una pala in cui, in un dettaglio [vedi sopra], i devoti facevano ressa per vedere le stimmate sulla mano del Santo:
se non è una testimonianza fotografica, poco ci manca!

[2] Il brano citato è tratto da Jacques Le Goff, Tempo della Chiesa e tempo del mercante, Einaudi, Torino 1977, pp. 106 e 109.

giovedì 13 maggio 2021

La magia della conta: come annullare le streghe.


Molti malefici operati dalle streghe si basano sulla conta.

La struttura della filastrocca "Ambaraba-ciccì-coccò / Tre civette sul comò" mostra come le streghe agiscano:
al centro di tutto c'è la conta.
Lo spiega bene il linguista Vermondo Brugnatelli...

« alla base della filastrocca italiana
am barabà ciccì coccò
[esiste] una filastrocca latina
hanc para ab hac quidquid quodquod.

[...] Il nome femminile singolare cui si allude con i due pronomi potrebbe essere manus, dal momento che di solito si tratta di una "conta", durante la quale si passano in rassegna con la mano i partecipanti ad un gioco man mano che si scandiscono le parole della filastrocca
. » [1]

Brugnatelli si riferiva ad un gioco infantile, di cui si era perso il significato apotropaico.

Per fermare le streghe, s'impediva loro di chiudere la conta.

Le streghe contavano ogni volta per scagliare il maleficio:
gli amuleti 'pelosi' avevano uno scopo preciso: allungare la conta.

Se i peli erano folti, le streghe ne sarebbero state alla larga!

È il caso, per esempio, del pelo di tasso:
Renato Bellabarba spiegava perché fosse così diffuso...

« I peli del tasso, essendo assai folti e sottili, avrebbero confuso gli spiriti maligni.
Essi infatti si sarebbero sentiti irresistibilmente costretti a contarli a uno a uno. » [2]

Il desiderio di contare era terribile:
così facendo le streghe, prima di nuocere, sarebbero state cancellate dalla luce del Sole...

« secondo la credenza popolare le streghe si fermano a contare i peli uno per uno e questi sono tanti e così sottili che ci vuol tempo e prima che abbiano finito arriva l'alba che le mette in fuga. » [3]

I poteri della conta nella filastrocca ---

In origine, le civette erano gli animali diabolici collaboratori delle streghe: la figlia del dottore e il dottore stesso le loro vittime predilette, in quanto detenevano una posizione sociale rispettabile.

Vedi il libricino che ho dedicato alla tematica, ed il relativo post:
Il maleficio delle Tre Civette.

Post correllato sul pelo scaccia-streghe ----

Sull'argomento, vedi anche: Il pelo malefico:
un esercito di Ricci per combattere le streghe
.


Note al testo ---

[1] L'articolo di Brugnatelli sull'etimologia della formula Ambarabaciccìcoccò è consultabile on-line con un semplice click al seguente indirizzo.

[2] Cfr. Renato Bellabarba, Il ciclo della vita nella campagna marchigiana, Olschki, Firenze, 1979, p. 46.

[3] Cfr. Paolo Toschi, "Lei ci crede?" Appunti sulle superstizioni, Edizioni Radio Italiana, Torino 1957, p. 66.


Nota alle immagini ---

Le foto degli amuleti con il pelo di tasso sono tratte dalla Collezione dell'antropologo Giuseppe Bellucci, visibile presso il Museo Archeologico dell'Umbria (MANU)...
Bellucci, tra fine '800 e primi due decenni del '900, collezionò molti di questi oggetti tra mille difficoltà, come lui stesso spiegava nell'Introduzione ad un libricino sugli Amuleti...

« Molto spesso ebbi a lottare con quella diffidenza straordinaria, che, volendo raccogliere oggetti di tal genere comunemente s'incontra, avendo a fare con genti sospettose, credule, gelose fino allo scrupolo dei loro sentimenti e dei loro pensieri;

con genti paurose, che nella semplice innocente dimanda relativa a determinate credenze, a particolari sentimenti, intravedono il pericolo di esser colpite dai funesti effetti del malocchio, dai malefizi o dalle fatture delle streghe e dagli stregoni, dalle astuzie e dalle blandizie del diavolo. »

Cfr. Belluci, Un capitolo di psicologia popolare: gli amuleti,
Unione tipografica cooperativa, Perugia, 1908, pp. 5-6.

Nota. L'editore folignate "Il Formichiere" ha curato nel 2012 una ristampa di questo curioso libro.