Tra i frati, c'erano anche delle mele marce da punire.
I metodi persuasivi del Santo pare fossero molto efficaci!
Angelo Clareno, nel Libro delle tribolazioni, ci racconta il caso di un frate reticente, tal Pietro Stacia:
le maledizioni che san Francesco gli scagliava contro erano sante ed eterne, perché volute da Dio...
« Essendogli nota la cocciutaggine, anzi la mente indurita, di un certo frate che nel secolo era stato dottore in legge, di nome frate Pietro Stacia, [...] lo maledì.
E dato che era stato grande nel secolo e molto dotto, amato non poco dai ministri per la sua dottrina, verso il termine della vita di san Francesco i frati lo pregavano che volesse perdonare a un sì grande uomo, che egli aveva maledetto, e concedergli la grazia della sua benedizione. Rispose loro:
"Figli, non posso benedire chi è stato maledetto ed è maledetto da Dio".
[...] tutti i presenti impararono che colui che era maledetto dal beato Francesco, lo era già stato per l'eternità da Dio. » [1]
Molti frati temevano così tanto le 'maledizioni' di Francesco da infliggersi punizioni anche dure, se colti in 'fallo'.
« Un frate di nome Barbaro una volta offese, con una parola ingiuriosa, un confratello
[...] Ma appena si accorse che il confratello ne era rimasto piuttosto offeso, si accese d'ira contro se stesso, e preso dello sterco d'asino se lo mise in bocca per masticarlo:
"Mastichi sterco d'asino questa lingua che ha sputato veleno d'ira sul mio fratello."
[...] Il santo gongolava di gioia nell'udire tali cose, perché vedeva che i suoi figli da soli praticavano esempi di santità ». [2]
Come otteneva Francesco tutta questa disciplina?
Tommaso da Celano ci racconta in proposito una punizione, inflitta ad un frate che si era recato a visitarlo senza il Suo permesso.
Francesco gli strappò il cappuccio e lo gettò in mezzo alle fiamme:
tanto per non essere frainteso!
« Una volta tolse il cappuccio a un frate che era venuto da solo senza obbedienza, e lo fece gettare in un grande fuoco.
Nessuno si mosse per togliere il cappuccio, perché temevano il volto alquanto adirato del padre. » [3]
◉ Sulle punizioni che colpivano i frati disobbedienti, vedi:
Vietato entrare: la lotta contro i monaci.
◉ Per infliggere le punizioni pare che san Francesco si servisse di un frate fiorentino corpulento, il pugile di Firenze, definito da Salimbene de Adam come « un frate laico, duro e violento, torturatore e carnefice pessimo » [ff 2619].
Leggi, in proposito, il post:
San Francesco e il pugile di Firenze: a scuola di pugni prima di papa Bergoglio.
◉ Nelle fonti si rinviene anche una punizione 'politica' che spettò al frate Giovanni della Cappella (o da Campello?), scomunicato per aver tentato una scissione nella fraternitas.
Vedi il post:
San Francesco e l'epurazione dei dissidenti: l'impiccagione di frate Giovanni.
◉ Sull'angoscia suscitata dai poteri magici del Santo, vedi:
Lo stregone e l'angoscia: san Francesco e la "paura" dei Suoi devoti.
Nota all'immagine ---
_La miniatura sopra e in apertura, con un frate che fa le 'boccacce' a margine del folio, proviene dalla British Library che ha integralmente digitalizzato il manoscritto:
è il famoso Sloane ms 2435, contenente Le Régime du corps di Aldobrandino da Siena, un trattato medievale sulla condotta di vita più 'salutista':
Note al testo ---
[1] Cfr. Angelo Clareno, Libro delle Cronache o delle Tribolazioni dell'ordine dei frati minori. L'esempio di frate Stacia -ff 2169.
[2] Cfr. Tommaso da Celano, Vita Seconda, Capitolo CXV. Il buon esempio di un frate e il costume dei primi frati -ff 739.
[3] Cfr. Tommaso da Celano, Vita Seconda, Capitolo CXIV.
Getta nel fuoco il cappuccio di un frate che era venuto spinto da devozione ma senza permesso (ff 738).
La stessa punizione del cappuccio è narrata anche da san Bonaventura nella Leggenda maggiore: ff 1116.
Nota alle Fonti ---
La traduzione che, sempre, seguo è:
Fonti Francescane, Editrici Francescane, Padova, 2004.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento