Mangiare sopra la tomba di un morto era una pratica (pagana) frequente che i Sinodi, a fatica, combattevano.
« [...] i pasti sopra la tomba condannati da Ambrogio e da Agostino sono menzionati ancora a Concordia nel 1587, a Pistoia nel 1588, a Capodistria nel 1637.
In Valtellina è attestato sino all'Ottocento l'uso di mangiare una zuppa di riso e latte sulla bara coperta da una tovaglia, e si racconta che in Molise e nel Napoletano le madri spremessero dalle loro mammelle gocce di latte sulla tomba del figlio neonato, per nutrirlo e placarne l'irrequietezza. » [1]
Dietro questo uso c'era la divinizzazione del Morto.
Per 'corteggiarlo', gli si preparava un banchetto speciale:
il 'pasto di Ecate' ➔ dal nome della dea che regnava sull'Oscurità...
« Non bastava preservare il morto [...], bisognava assicurarsene l'amicizia.
Non era un dio ormai?
Innanzitutto, lo si invitava a un pasto di famiglia dopo il quale gli si lasciava da bere e da mangiare.
I Greci chiamavano questo pasto περιδειπνον, Εκατης δειπνον (pasto di Ecate). » [2]
Guai a scherzare con il Morto:
le tombe dei defunti illustri, nel mondo antico, dovevano rimanere segrete.
I poteri associati a (certi) morti erano (troppo) ambiti:
le loro sepolture andavano protette.
« Sepolture di questo genere sono tombe-talismano, che appunto per questo devono rimanere segrete, perché nessuno possa trafugare le reliquie e con esse impadronirsi dei poteri che queste inglobano.
Ne esistevano varie, in Grecia.
Il luogo della tomba dell'eroina Dirce a Tebe era noto solo al comandante della cavalleria (o ipparco); quando costui deponeva la carica, rivelava il luogo, in segreto e di notte, solo al suo successore.
Tombe segrete avevano a Corinto gli eroi Sisifo e Neleo.
Questi magici "guardiani della soglia" rappresentano una versione antica del santo protettore della tradizione cristiana medievale. » [3]
Il convito sulla tomba del Morto era un rito così sentito, fino al secolo scorso, che -nella cultura contadina- si temeva di 'trasportare' i Suoi poteri:
piatti e cibo andavano lasciati dove si erano consumati...
« Terminato il convito, al quale erano invitati tutti i parenti, per ordine di grado, i piatti erano riposti nel medesimo canestro in cui erano stati portati, senza lavarli e avendo cura di lasciare nella casa in lutto ogni avanzo, anche il più piccolo, altrimenti si rischierebbe di "riportare il morto". » [4]
➔ Sui pasti funebri rituali che propiziano l'abbondanza:
Mangiare e bere i Morti: il tesoro di Ade.
Cristo 'infornato': mangiare gli Dèi.
Nota all'immagine ---
_In apertura, miniatura da una Bibbia all'uso di Saint Omer dalla British Library:
Add ms 36684, folio 144 recto.
Note al testo ---
[1] Cfr. Ottavia Niccoli, Nihil (in)certius morte. A proposito di una percezione incerta della morte in età moderna in Storica. Rivista quadrimestrale, Anno XXVII, n. 76, 2020, Viella s.r.l. e Associazione "Storica", p. 72.
[2] Cfr. Pierre Saintyves, L'origine del culto dei Santi, traduzione di Michela Pazzaglia, Eleusi Edizioni, Perugia, 2015, p. 105.
[3] Cfr. Giulio Guidorizzi, La trama segreta del mondo. La magia nell'antichità, Il Mulino, Bologna, 2022, p. 67.
[4] Cfr. Mario Polia, Tematiche del pensiero religioso e magico in Tra cielo e terra: religione e magia nel mondo rurale della Valnerina, Volume II, Edicit, Foligno, 2009, p. 446.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento