Volete vedere una strega?
La magia popolare suggeriva di prendere un forcone, all'incrocio di tre o più strade, e di guardarci dentro...
« Per vedere le streghe, bisognava mettersi ad un incrocio, verso la mezzanotte, appoggiando il mento tra i due rebbi di un forcone da fieno.
In quel modo, specie durante la notte di Natale, dicono gli anziani del borgo di Villa San Silvestro, si sarebbero potute vedere le streghe passare e riconoscere le malefiche del paese. » [1]
La forma dei forconi, a mezzaluna, era una chiara allusione ai poteri notturni delle megère: come le corna.
I crocicchi erano consacrati ad Ecate:
dèa oscura delle streghe...
« La relazione streghe-crocevia trae origine da lontani miti:
la tessala Ecate, signora dei morti e della magia negativa, [...] appariva nei crocevia accompagnata da stuoli di anime di defunti
[...] Nei pressi dei crocicchi, per scongiurare il pericolo di nefasti incontri, i Romani usavano usavano erigere statue votive di Ecate triforme. » [1]
Tale era il timore verso gli oggetti a forma di mezzaLuna, specie se rovesciati, che la Tradizione prescriveva di non bruciare il giogo dei buoi, ma di seppellirlo sottoTerra...
« Era proibito bruciare il giogo dei buoi nel camino
"il giogo che avevano portato sul collo le vaccine pe' lavora' non se poteva brucia': era peccato".
La medesima interdizione, a Trognano, riguardava l'arsione del giughetto da buoi.
[...] Il giogo divenuto inutilizzabile, veniva sepolto e non poteva essere arso nel fuoco del camino. » [1]
◉ Sulle corna della Luna, vedi il post:
La luna e le corna: il culto della Vacca lunare.
◉ Sulle maledizioni dei crocicchi, vedi il post...
In nome di Ecate: i roghi alle porte e le penne degli uccelli.
Note alle immagini ---
_La miniatura in apertura, raffigura Triaria:
nobildonna romana vestita in abiti guerreschi maschili.
⮩ È tratta dal De mulieribus claris di Giovanni Boccaccio, manoscritto della Bnf di Parigi, Département des Manuscrits, Français 599:
folio 82v.
Nel sito della Biblioteca si trova integralmente scansionato.
La stessa immagine è presente anche su Wikipedia.
⮩ Da notare la forca a due denti che regge:
è uno strumento agricolo, simbolo del femminino.
La forca ha, infatti, la stessa forma di una mezzaLuna.
_L'immagine in conclusione del post, è una miniatura tratta dal manoscritto 42130 della British Library: folio 170 recto.
Nota al testo ---
[1] Cfr. Mario Polia, Tematiche del pensiero religioso e magico in
Tra cielo e terra : religione e magia nel mondo rurale della Valnerina, Edicit, Foligno, 2009, pp. 487-488, 652.
venerdì 30 giugno 2023
mercoledì 14 giugno 2023
La danza delle Orse di Artemide: un rito violento.
Per essere mature, le donne greche dovevano fare la danza delle Orse di Artemide...
« Così gli Ateniesi decretarono ufficialmente che nessuna fanciulla si sarebbe potuta sposare con un uomo prima di aver compiuto l'arkteia per la dea. » [1]
La dèa trasformava bambine che facevano la danza sacra in donne.
Secondo l'archeologo Marco Giuman...
« Imitando l'orsa in onore della dea indossavano la veste color dello zafferano e celebravano il rito per Artemide Brauronia o Munichia, vergini scelte non più grandi di dieci anni né più giovani di cinque. » [1]
Era una danza violenta: un vero rito di passaggio.
L'orsa era l'animale di potere della dèa:
divenire 'orse' significava essere Artemide...
« Divenire un'orsa nel culto arcaico non era una punizione per una trasgressione, ma un onore.
Divenendo orse le sacerdotesse acquisivano l'energia della dea-Orsa Artemide, divenivano la dea stessa. » [2]
I maschi sacrificati erano (molto) graditi ad Artemide.
Secondo Robert Graves, una traccia era sopravvissuta nel mito di Ifigenia che sacrifica Oreste per vendicare la dèa del furto di una Sua statua...
« [...] lo condusse a Braurone, dove Oreste fu accolto come l'annuale pharmakos, la vittima designata per espiare le colpe collettive del popolo, e la vergine sacerdotessa di Artemide gli tagliò la gola.
Eace poi disse la verità a Elettra quando si incontrarono a Delfi:
e cioè Oreste era stato sacrificato da Ifigenia, che pare fosse un appellativo di Artemide. » [3]
Michela Zucca spiegava perché la Dea, per essere fertile, avesse bisogno di sacrifici e di sangue umano...
« Il sangue femminile è quindi direttamente associato alla morte e al nutrimento.
Per produrre, la terra, e la dea che è la sua rappresentazione simbolica, ha bisogno di sangue e di sacrifici umani.
Può proteggere la vita solo attraverso la morte, e lo sviluppo di una nuova nascita soltanto per mezzo della sofferenza.
Per questo motivo il concetto di sacrificio è fondamentale fra i popoli antichi. » [4]
◉ Sui sacrifici maschili, e le loro evidenze nelle narrazioni mitiche, vedi:
Dioniso era una donna? La morte rituale del Re.
La femmina che uccide il maschio: la Mantide, simbolo del potere Matriarcale.
Miele divino: dalla Madonna delle Api alla dea Cibele, detta l'«Ape Regina».
◉ Sugli Orsi sacri e il loro culto dal mondo antico al MedioEvo:
Artù e sant'Orso: i due devoti di Artio, la dea celtica degli Orsi.
Note alle immagini ---
_Sopra, miniatura con un ammaestratore di orsi tratta dal manoscritto Ms 42130: folio 161 recto.
_La seconda miniatura del post, con un orso che insidia una donna, è tratta dal manoscritto Royal 2 B VII: folio 131 recto.
_In apertura del post, miniatura con un orso che si arrampica su un racemo.
Il folio proviene da un altro manoscritto della British Library:
Harley MS 2433, folio 76 verso.
⮩ Nel blog della Biblioteca inglese è visibile il dettaglio.
Note al testo ---
[1] Il primo testo è una glossa nel lessico Suda, il secondo uno scolio al verso 645 della Lisistrata di Aristofane.
⮩ Cfr. Marco Giuman, La dea, la vergine, il sangue, Longanesi, Milano, 1999, p. 97.
[2] Cfr. Carlo Matti, Bestiario del cielo. Il significato segreto delle costellazioni, Ca' del Monte, 2021, p. 20.
[3] Cfr. Robert Graves, I miti greci, Longanesi, Milano, 1985, nota 1 a p. 404.
[4] Cfr. Michela Zucca, Donne delinquienti. Storie di streghe, eretiche, ribelli, bandite, tarantolate, Tabor, Valle di Susa, 2021,
p. 42.
« Così gli Ateniesi decretarono ufficialmente che nessuna fanciulla si sarebbe potuta sposare con un uomo prima di aver compiuto l'arkteia per la dea. » [1]
La dèa trasformava bambine che facevano la danza sacra in donne.
Secondo l'archeologo Marco Giuman...
« Imitando l'orsa in onore della dea indossavano la veste color dello zafferano e celebravano il rito per Artemide Brauronia o Munichia, vergini scelte non più grandi di dieci anni né più giovani di cinque. » [1]
Era una danza violenta: un vero rito di passaggio.
L'orsa era l'animale di potere della dèa:
divenire 'orse' significava essere Artemide...
« Divenire un'orsa nel culto arcaico non era una punizione per una trasgressione, ma un onore.
Divenendo orse le sacerdotesse acquisivano l'energia della dea-Orsa Artemide, divenivano la dea stessa. » [2]
I maschi sacrificati erano (molto) graditi ad Artemide.
Secondo Robert Graves, una traccia era sopravvissuta nel mito di Ifigenia che sacrifica Oreste per vendicare la dèa del furto di una Sua statua...
« [...] lo condusse a Braurone, dove Oreste fu accolto come l'annuale pharmakos, la vittima designata per espiare le colpe collettive del popolo, e la vergine sacerdotessa di Artemide gli tagliò la gola.
Eace poi disse la verità a Elettra quando si incontrarono a Delfi:
e cioè Oreste era stato sacrificato da Ifigenia, che pare fosse un appellativo di Artemide. » [3]
Michela Zucca spiegava perché la Dea, per essere fertile, avesse bisogno di sacrifici e di sangue umano...
« Il sangue femminile è quindi direttamente associato alla morte e al nutrimento.
Per produrre, la terra, e la dea che è la sua rappresentazione simbolica, ha bisogno di sangue e di sacrifici umani.
Può proteggere la vita solo attraverso la morte, e lo sviluppo di una nuova nascita soltanto per mezzo della sofferenza.
Per questo motivo il concetto di sacrificio è fondamentale fra i popoli antichi. » [4]
◉ Sui sacrifici maschili, e le loro evidenze nelle narrazioni mitiche, vedi:
Dioniso era una donna? La morte rituale del Re.
La femmina che uccide il maschio: la Mantide, simbolo del potere Matriarcale.
Miele divino: dalla Madonna delle Api alla dea Cibele, detta l'«Ape Regina».
◉ Sugli Orsi sacri e il loro culto dal mondo antico al MedioEvo:
Artù e sant'Orso: i due devoti di Artio, la dea celtica degli Orsi.
Note alle immagini ---
_Sopra, miniatura con un ammaestratore di orsi tratta dal manoscritto Ms 42130: folio 161 recto.
_La seconda miniatura del post, con un orso che insidia una donna, è tratta dal manoscritto Royal 2 B VII: folio 131 recto.
_In apertura del post, miniatura con un orso che si arrampica su un racemo.
Il folio proviene da un altro manoscritto della British Library:
Harley MS 2433, folio 76 verso.
⮩ Nel blog della Biblioteca inglese è visibile il dettaglio.
Note al testo ---
[1] Il primo testo è una glossa nel lessico Suda, il secondo uno scolio al verso 645 della Lisistrata di Aristofane.
⮩ Cfr. Marco Giuman, La dea, la vergine, il sangue, Longanesi, Milano, 1999, p. 97.
[2] Cfr. Carlo Matti, Bestiario del cielo. Il significato segreto delle costellazioni, Ca' del Monte, 2021, p. 20.
[3] Cfr. Robert Graves, I miti greci, Longanesi, Milano, 1985, nota 1 a p. 404.
[4] Cfr. Michela Zucca, Donne delinquienti. Storie di streghe, eretiche, ribelli, bandite, tarantolate, Tabor, Valle di Susa, 2021,
p. 42.
martedì 6 giugno 2023
Umbria e Ombre. L'identità di una Terra.
L'Iconologia del cavalier perugino Cesare Ripa raffigura l'Umbria come una donna che regge un Tempio da cui scaturisce la luce.
Niente di più falso: la parola Umbria indica una terra oscura, dal latino Umbra.
Lo spiega un vecchio Vocabolario della lingua italiana...
« voce dotta, dal latino ŭmbra: regione piena d’ombra. » [1]
L'Umbria era la terra giusta per chi doveva vivere nell'ombra e nascondersi, a causa dei suoi traffici 'clandestini' (stregoni e fattucchiere) o delle sue idee eretiche.
Piero Camporesi, nell'Introduzione al Libro dei Vagabondi, edizione moderna di testi sui Furfanti, spiega che i Santi, quelli umbri soprattutto, vivessero a stretto contatto con incantatori le cui grotte e foreste andavano 'bonificate' dal Maligno...
« Nei conventi e nei romitori, spesso inaccessibili fra dirupate montagne, dell'Umbria, delle Marche, del Lazio superiore, avvenivano strani riti nel trionfo di Venere promiscua, fra i settatori di quel francescanesimo estremista e rivoluzionario che volgarmente erano chiamati i fraticelli ». [2]
Una terra oscura come l'Umbria medievale non poteva non pullulare di santi, per redimerla.
Padre Ugolino Nicolini spiegava che dietro la parvenza sacra, ci fosse una Terra in preda al demonio...
« [...] tutti possiamo leggere, per una certa storia del diavolo in Umbria, i miracoli di santi e sante (che tali non sarebbero se non ci fosse stato il demonio che tentava!), a cominciare dai Dialogi di Gregorio Magno, particolarmente quei prodigi attribuiti a san Fortunato vescovo di Todi, tutti operati in lotta contro il diavolo. »
Jean Bolland, padre dei Bollandisti, elogiava Ludovico Jacobilli per aver sottratto le Vite de' Santi dell'Umbria dal cono d'ombra che avvolgeva la loro terra...
« Sulle vite dei suoi santi, sulla loro origine e sulla loro epoca, l'Umbria è coperta da grandi ombre, se non tenebre.
Ci saranno alcuni che dissiperanno queste tenebre con le loro dotte ricerche, e infatti qualcuno ha anche cominciato in modo non infelice; ma finora nessuno ha fatto la piena luce. » [4]
◉ Sulle processioni, pagane e promiscue, vedi:
Le sacerdotesse di San Fortunato: i misteri delle grotte di Montefalco.
Il tempio di Diana e le processioni al Sacro Buco: indizi alla chiesa di Santa Maria di Pietra Rossa...
◉ Sugli indovini dell'Umbria, e il responso degli uccelli, vedi:
L'Umbria e gli uccelli: un legame antico.
◉ Un post sugli incantatori umbri:
Il sacro serpaio: i sacerdoti di Cerere e gli stregoni ciarlatani dell'Umbria.
◉ Sull'adorazione della dèa dell'Ombra in un sito francescano:
Laverna, l'oscura dèa senza corpo.
Falco o gufo? La Dea dell'ombra e le piume diaboliche.
Note alle immagini ---
_L'immagine sopra, con un monaco eremita che medita davanti ad un diavolo, all'ingresso di una caverna, è tratta dalle Decretali Smithfield, manoscritto Royal MS 10 E IV dalla British Library:
folio 113v.
_In apertura, allegoria dell'Umbria tratta dall'Iconologia di Cesare Ripa perugino, overo Descrittione di diverse imagini cauate dall'antichità, & di propria inuentione, In Roma :
appresso Lepido Facij, p. 255, 1603.
Vedi il testo scansionato su Google Libri.
Note al testo ---
[1] Cfr. Nicola Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana, Zanichelli, Bologna, 1983, p. 2082.
[2] « Secondo la tradizione che, per quello che ne sappiamo, ha come testimone fondamentale lo Speculum cerretanorum, la confraternita dei cerretani sarebbe derivata da una setta sacerdotale arroccatasi tra i monti impervi della val di Nera
[...] Nessuna altra terra d'Italia avrebbe potuto generare siffatte confraternite: soltanto l'Umbria (o la Marca) avrebbero potuto partorirle e alimentarle. »
Cfr. Camporesi, Introduzione in Il libro dei vagabondi: lo Speculum cerretanorum di Teseo Pini, Il vagabondo di Rafaele Frianoro e altri testi di furfanteria, Einaudi, Torino, 1973, pp. LI-LX.
[3] Cfr. Nicolini, La stregoneria a Perugia e in Umbria nel Medioevo in Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l'Umbria, volume LXXXIV, Perugia, 1987, p. 13.
[4] Cfr. Ludovico Jacobilli: erudito umbro del '600, a cura di Maria Duranti, Biblioteca Jacobilli, Foligno, 2004, p. 130.
Niente di più falso: la parola Umbria indica una terra oscura, dal latino Umbra.
Lo spiega un vecchio Vocabolario della lingua italiana...
« voce dotta, dal latino ŭmbra: regione piena d’ombra. » [1]
L'Umbria era la terra giusta per chi doveva vivere nell'ombra e nascondersi, a causa dei suoi traffici 'clandestini' (stregoni e fattucchiere) o delle sue idee eretiche.
Piero Camporesi, nell'Introduzione al Libro dei Vagabondi, edizione moderna di testi sui Furfanti, spiega che i Santi, quelli umbri soprattutto, vivessero a stretto contatto con incantatori le cui grotte e foreste andavano 'bonificate' dal Maligno...
« Nei conventi e nei romitori, spesso inaccessibili fra dirupate montagne, dell'Umbria, delle Marche, del Lazio superiore, avvenivano strani riti nel trionfo di Venere promiscua, fra i settatori di quel francescanesimo estremista e rivoluzionario che volgarmente erano chiamati i fraticelli ». [2]
Una terra oscura come l'Umbria medievale non poteva non pullulare di santi, per redimerla.
Padre Ugolino Nicolini spiegava che dietro la parvenza sacra, ci fosse una Terra in preda al demonio...
« [...] tutti possiamo leggere, per una certa storia del diavolo in Umbria, i miracoli di santi e sante (che tali non sarebbero se non ci fosse stato il demonio che tentava!), a cominciare dai Dialogi di Gregorio Magno, particolarmente quei prodigi attribuiti a san Fortunato vescovo di Todi, tutti operati in lotta contro il diavolo. »
Jean Bolland, padre dei Bollandisti, elogiava Ludovico Jacobilli per aver sottratto le Vite de' Santi dell'Umbria dal cono d'ombra che avvolgeva la loro terra...
« Sulle vite dei suoi santi, sulla loro origine e sulla loro epoca, l'Umbria è coperta da grandi ombre, se non tenebre.
Ci saranno alcuni che dissiperanno queste tenebre con le loro dotte ricerche, e infatti qualcuno ha anche cominciato in modo non infelice; ma finora nessuno ha fatto la piena luce. » [4]
◉ Sulle processioni, pagane e promiscue, vedi:
Le sacerdotesse di San Fortunato: i misteri delle grotte di Montefalco.
Il tempio di Diana e le processioni al Sacro Buco: indizi alla chiesa di Santa Maria di Pietra Rossa...
◉ Sugli indovini dell'Umbria, e il responso degli uccelli, vedi:
L'Umbria e gli uccelli: un legame antico.
◉ Un post sugli incantatori umbri:
Il sacro serpaio: i sacerdoti di Cerere e gli stregoni ciarlatani dell'Umbria.
◉ Sull'adorazione della dèa dell'Ombra in un sito francescano:
Laverna, l'oscura dèa senza corpo.
Falco o gufo? La Dea dell'ombra e le piume diaboliche.
Note alle immagini ---
_L'immagine sopra, con un monaco eremita che medita davanti ad un diavolo, all'ingresso di una caverna, è tratta dalle Decretali Smithfield, manoscritto Royal MS 10 E IV dalla British Library:
folio 113v.
_In apertura, allegoria dell'Umbria tratta dall'Iconologia di Cesare Ripa perugino, overo Descrittione di diverse imagini cauate dall'antichità, & di propria inuentione, In Roma :
appresso Lepido Facij, p. 255, 1603.
Vedi il testo scansionato su Google Libri.
Note al testo ---
[1] Cfr. Nicola Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana, Zanichelli, Bologna, 1983, p. 2082.
[2] « Secondo la tradizione che, per quello che ne sappiamo, ha come testimone fondamentale lo Speculum cerretanorum, la confraternita dei cerretani sarebbe derivata da una setta sacerdotale arroccatasi tra i monti impervi della val di Nera
[...] Nessuna altra terra d'Italia avrebbe potuto generare siffatte confraternite: soltanto l'Umbria (o la Marca) avrebbero potuto partorirle e alimentarle. »
Cfr. Camporesi, Introduzione in Il libro dei vagabondi: lo Speculum cerretanorum di Teseo Pini, Il vagabondo di Rafaele Frianoro e altri testi di furfanteria, Einaudi, Torino, 1973, pp. LI-LX.
[3] Cfr. Nicolini, La stregoneria a Perugia e in Umbria nel Medioevo in Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l'Umbria, volume LXXXIV, Perugia, 1987, p. 13.
[4] Cfr. Ludovico Jacobilli: erudito umbro del '600, a cura di Maria Duranti, Biblioteca Jacobilli, Foligno, 2004, p. 130.
mercoledì 24 maggio 2023
Non sciogliere il nodo. Un fiocco Rosso contro i dèmoni.
Una miniatura da un manoscritto della British Library mostra un dèmone che cerca di assalire un morto.
Notare il colore -non casuale!- del lenzuolo: rosso.
Il rosso aveva funzione apotropaica, come il nodo:
entrambi servivano a respingere gli Spiriti Maligni.
« il simbolismo fallico del rosso, mentre da una parte conferisce potere apotropaico al nastro di stoffa [...] 'lega' la fattura e ostacola il passo, col nodo, a ogni influsso del male' ». [1]
Sciogliere un nodo rosso era pericoloso:
ci si privava di una protezione contro i dèmoni, come rompendo uno specchio.
Si scioglieva un nodo rosso solo se certi del contenuto benevolo...
« lo scioglimento evoca la liberazione di forze particolari o di poteri nascosti.
[...] Nell'antica Grecia i simulacri di molte divinità venivano legati per impedire agli esseri superiori, che si credeva vivessero nelle statue, di abbandonarle. » [2]
◉ Il dèmone rosso nell'immaginario popolare ---
Il demone col berretto Rosso: origini di una favola...
◉ Una pratica antistregonica natalizia ---
Ghirlande appese: l'esorcismo di Natale.
◉ Post sugli specchi, e il pericolo di romperli ---
Non rompere lo specchio: i Morti che proteggono dai dèmoni.
Note alle immagini ---
_Sopra, capolettera T a forma di diavolo rosso cornuto.
Il documento, Saint Ambroise: De officiis, digitalizzato su Gallica, proviene dalla Bnf, Département des manuscrits, Latin 14847:
folio 163r.
_In apertura, miniatura dal manoscritto Arundel 484, digitalizzato nel sito della British Library, primi del '300: folio 245.
Note al testo ---
[1] Cfr. Paolo Bartoli, Tocca ferro. Le origini magico-religiose delle superstizioni su fortuna e sfortuna, Protagon, Perugia, 1994,
pp. 115-116.
[2] Cfr. Hans Biedermann, Enciclopedia dei Simboli, Garzanti, Milano, 1991, p. 323.
Notare il colore -non casuale!- del lenzuolo: rosso.
Il rosso aveva funzione apotropaica, come il nodo:
entrambi servivano a respingere gli Spiriti Maligni.
« il simbolismo fallico del rosso, mentre da una parte conferisce potere apotropaico al nastro di stoffa [...] 'lega' la fattura e ostacola il passo, col nodo, a ogni influsso del male' ». [1]
Sciogliere un nodo rosso era pericoloso:
ci si privava di una protezione contro i dèmoni, come rompendo uno specchio.
Si scioglieva un nodo rosso solo se certi del contenuto benevolo...
« lo scioglimento evoca la liberazione di forze particolari o di poteri nascosti.
[...] Nell'antica Grecia i simulacri di molte divinità venivano legati per impedire agli esseri superiori, che si credeva vivessero nelle statue, di abbandonarle. » [2]
◉ Il dèmone rosso nell'immaginario popolare ---
Il demone col berretto Rosso: origini di una favola...
◉ Una pratica antistregonica natalizia ---
Ghirlande appese: l'esorcismo di Natale.
◉ Post sugli specchi, e il pericolo di romperli ---
Non rompere lo specchio: i Morti che proteggono dai dèmoni.
Note alle immagini ---
_Sopra, capolettera T a forma di diavolo rosso cornuto.
Il documento, Saint Ambroise: De officiis, digitalizzato su Gallica, proviene dalla Bnf, Département des manuscrits, Latin 14847:
folio 163r.
_In apertura, miniatura dal manoscritto Arundel 484, digitalizzato nel sito della British Library, primi del '300: folio 245.
Note al testo ---
[1] Cfr. Paolo Bartoli, Tocca ferro. Le origini magico-religiose delle superstizioni su fortuna e sfortuna, Protagon, Perugia, 1994,
pp. 115-116.
[2] Cfr. Hans Biedermann, Enciclopedia dei Simboli, Garzanti, Milano, 1991, p. 323.
mercoledì 17 maggio 2023
Magia al rovescio. Maledizioni che portano fortuna.
Molti incanti sono sopravvissuti nella lingua parlata:
li usiamo senza accorgercene.
Modi di dire scaramantici, a cui non prestiamo più attenzione, hanno un preciso significato magico.
Per augurare del bene, per esempio, si evoca tutto il male possibile.
È il senso di antiche espressioni augurali che, per la loro durezza, farebbero pensare a tutto meno che ad un augurio!
Cacciatori e marinai facevano uso di queste espressioni, in cui si ritrovano i loro nemici più acerrimi:
il lupo e la balena da scongiurare.
Basta pensare a formule come:
« Tanta merda! »
« In culo alla balena! »
« In bocca al lupo! »
Nel pensiero arcaico non ci si doveva far capire dagli Spiriti perché questi erano, sempre, in agguato.
Il linguista Beccaria fa alcuni esempi tratti da cerimoniali, in giro per il mondo...
« C'erano vari raggiri per confondere lo spirito errabondo e impedirgli di molestare i vivi.
I Karen, una tribù della Birmania, adottavano un modo di parlare e di agire che fosse esattamente l'inverso di quello che volevano esprimere:
dopo aver bruciato sul rogo il defunto, il sacerdote rivolgendosi allo spirito usava un modo di esprimersi all'inverso:
il nord diventa sud e viceversa,
l'ovest diventa l'est e viceversa.
Nomina il cielo quando vuole designare la terra, la terra quando vuole designare il cielo.
Così gli alberi hanno le radici piantate nel cielo e i rami in terra. » [1]
Per scongiurare il male e i dèmoni che lo causano una delle pratiche più usate, a livello popolare, era attribuirgli un nome benevolo.
« Il sigificato letterale delle terribili Eumenidi è infatti 'le ben disposte'.
[...] I marinai hanno chiamato bonaccia il mare piatto e immobile (francese bonasse, spagnolo bonanza) perché è una situazione temuta dai marinai e attribuita a spiriti maligni, a un demone meridiano. » [1]
Evocare un mondo al rovescio era alla base dei riti scaramantici...
« [...] alcune frasi o gesti attirerebbero o allontanerebbero la fortuna o la sfortuna.
Un tipico esempio di tale credenza è l'idea che, dicendo qualcosa, questa non accadrà o potrebbe accadere il contrario di ciò che si desidera accada.
[...] Per esempio, a un cacciatore non si dirà "Buona caccia", ma "In bocca al lupo", espressione entrata anche nel linguaggio comune e utilizzata per augurare "buona fortuna". » [2]
◉ Sui residui d'incanti nell'uso popolare quotidiano, vedi anche il seguente post ---
M'ama / non m'ama: una divinazione d'amore fatta con i fiori.
◉ Sul nome tabù di Dio, vedi:
Ripeti TRE volte: poteri dello Scongiuro.
Nota alle immagini ---
_Le miniature con cui ho illustrato il post, provengono dal manoscritto Add ms 62925, visibile nel sito della British Library:
folii 57 recto, 59 recto, 77 verso.
Note al testo ---
[1] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo: santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, pp. 109-110.
[2] Cfr. Paolo Iacci, Il fattore C: fortuna e determinazione nella vita e nel lavoro, Guerini Next, Milano, 2017, p. 74.
li usiamo senza accorgercene.
Modi di dire scaramantici, a cui non prestiamo più attenzione, hanno un preciso significato magico.
Per augurare del bene, per esempio, si evoca tutto il male possibile.
È il senso di antiche espressioni augurali che, per la loro durezza, farebbero pensare a tutto meno che ad un augurio!
Cacciatori e marinai facevano uso di queste espressioni, in cui si ritrovano i loro nemici più acerrimi:
il lupo e la balena da scongiurare.
Basta pensare a formule come:
« Tanta merda! »
« In culo alla balena! »
« In bocca al lupo! »
Nel pensiero arcaico non ci si doveva far capire dagli Spiriti perché questi erano, sempre, in agguato.
Il linguista Beccaria fa alcuni esempi tratti da cerimoniali, in giro per il mondo...
« C'erano vari raggiri per confondere lo spirito errabondo e impedirgli di molestare i vivi.
I Karen, una tribù della Birmania, adottavano un modo di parlare e di agire che fosse esattamente l'inverso di quello che volevano esprimere:
dopo aver bruciato sul rogo il defunto, il sacerdote rivolgendosi allo spirito usava un modo di esprimersi all'inverso:
il nord diventa sud e viceversa,
l'ovest diventa l'est e viceversa.
Nomina il cielo quando vuole designare la terra, la terra quando vuole designare il cielo.
Così gli alberi hanno le radici piantate nel cielo e i rami in terra. » [1]
Per scongiurare il male e i dèmoni che lo causano una delle pratiche più usate, a livello popolare, era attribuirgli un nome benevolo.
« Il sigificato letterale delle terribili Eumenidi è infatti 'le ben disposte'.
[...] I marinai hanno chiamato bonaccia il mare piatto e immobile (francese bonasse, spagnolo bonanza) perché è una situazione temuta dai marinai e attribuita a spiriti maligni, a un demone meridiano. » [1]
Evocare un mondo al rovescio era alla base dei riti scaramantici...
« [...] alcune frasi o gesti attirerebbero o allontanerebbero la fortuna o la sfortuna.
Un tipico esempio di tale credenza è l'idea che, dicendo qualcosa, questa non accadrà o potrebbe accadere il contrario di ciò che si desidera accada.
[...] Per esempio, a un cacciatore non si dirà "Buona caccia", ma "In bocca al lupo", espressione entrata anche nel linguaggio comune e utilizzata per augurare "buona fortuna". » [2]
◉ Sui residui d'incanti nell'uso popolare quotidiano, vedi anche il seguente post ---
M'ama / non m'ama: una divinazione d'amore fatta con i fiori.
◉ Sul nome tabù di Dio, vedi:
Ripeti TRE volte: poteri dello Scongiuro.
Nota alle immagini ---
_Le miniature con cui ho illustrato il post, provengono dal manoscritto Add ms 62925, visibile nel sito della British Library:
folii 57 recto, 59 recto, 77 verso.
Note al testo ---
[1] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo: santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, pp. 109-110.
[2] Cfr. Paolo Iacci, Il fattore C: fortuna e determinazione nella vita e nel lavoro, Guerini Next, Milano, 2017, p. 74.
martedì 9 maggio 2023
Animali Totem: il culto apotropaico di san Lupo.
Nei santi, specie in quelli dell'Alto MedioEvo, si conservano i poteri totemici delle religioni primitive.
Il santo eredita i poteri dell'animale a cui è associato.
Il linguista Mario Alinei, nel libro "Dal totemismo al cristianesimo popolare", spiegava...
« cristianizzazione ingenua nella figura del San Lupo adorato dai pastori francesi, che all'alba si inginocchiano per rivolgere una preghiera al santo che li protegga dall'omonimo nemico. » [1]
Ecco un esempio magico:
come il lupo toglieva la voce così san Lupo la restituiva...
« Il santo protegge da questa o da quella malattia a seconda del nome che porta.
[...] Penso a san Lupo, cui è affidata la cura della gola.
Il lupo è un animale-demone, di conseguenza anche un demone delle malattie.
[...] ancora oggi quando s'incontra qualcuno privo di voce gli si chiede se "ha visto il lupo"; e anche in francese avoir vu le loup significa 'aver perso la parola'.
Il lupo era ritenuto causa di crampi e paralisi alle corde vocali, una vera malattia, che in Francia ha preso il nome di le mal de saint-Loup, "furore lupesco". » [2]
Il lupo, per il suo carattere selvaggio, era associato ai guerrieri.
« Il lupo era connesso, nel mondo greco antico, con un particolare stato mentale prodotto dall'intervento di una figura chiamata Lyssa.
Cadere in preda di Lyssa significava quindi essere trasformati temporaneamente in un essere selvaggio, dominato dalla forza distruttiva del guerriero. » [3]
Franco Cardini spiega il potere 'totemico' del Lupo...
« La saga nordica ci presenta, appunto, dei guerrieri-belva.
I guerrieri così 'mutati' acquistavano tra l'altro, nella loro belva tutelare, il potere fascinatorio sull'uomo, la facoltà di terrorizzarlo. » [4]
➔ Sul travestimento magico in Lupo, per acquisirne i poteri ---
Trasformarsi in Lupo: un residuo di paganesimo da debellare.
◉ Post sul mito del Lupo nella devozione francescana ---
Da san Francesco a Cappuccetto Rosso: il culto apotropaico del Lupo.
◉ Sull'animale Madre nutrice, e sugli uccelli Antenati:
Nutrice Totemica: la Madre progenitrice.
Note alle immagini ---
_Sopra, miniatura con un vescovo-Lupo che 'predica' a delle papere.
È tratta dal manoscritto ms 49622, visibile nel sito della British Library: folio 128 recto.
_In apertura, miniatura con un Lupo che stringe tra gli artigli una papera.
È tratta dal manoscritto Stowe ms 17: 84 recto.
_La seconda miniatura del post, con un lupo che addenta la spada di un guerriero, è tratta dal manoscritto Add 49622: folio 190v.
Note al testo ---
[1] Cfr. Mario Alinei, Dal totemismo al cristianesimo popolare : sviluppi semantici nei dialetti italiani ed europei, Edizioni dell'Orso, Alessandria, 1984, p. 79.
⮩ Alinei si riferiva all'etnografo francese Paul Sébillot che raccontava come i bambini venissero condotti alla cappella di
San Lupo a Boutigny per vincere la paura nella belva.
⮩ Cfr. Sébillot, La Faune et la flore in Le folk-lore de France, Tome troisème, Librairie Orientale & Américaine, Guilmoto Éditeur, Paris, 1906, p 37.
Testo in lingua originale su Gallica.
[2] Cfr. Gian Luigi Beccaria, Santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, p. 46.
[3] Cfr. Enrico Comba e Margherita Amateis, Le porte dell'anno: cerimonie stagionali e mascherate animali, Accademia University Press, Torino, 2019, p. 71.
[4] Cfr. Franco Cardini, Il lupo di Gubbio. Dimensione storica e dimensione antropologica di una 'leggenda', in Studi Francescani, Firenze, 1977, pp. 326-327.
Il santo eredita i poteri dell'animale a cui è associato.
Il linguista Mario Alinei, nel libro "Dal totemismo al cristianesimo popolare", spiegava...
« cristianizzazione ingenua nella figura del San Lupo adorato dai pastori francesi, che all'alba si inginocchiano per rivolgere una preghiera al santo che li protegga dall'omonimo nemico. » [1]
Ecco un esempio magico:
come il lupo toglieva la voce così san Lupo la restituiva...
« Il santo protegge da questa o da quella malattia a seconda del nome che porta.
[...] Penso a san Lupo, cui è affidata la cura della gola.
Il lupo è un animale-demone, di conseguenza anche un demone delle malattie.
[...] ancora oggi quando s'incontra qualcuno privo di voce gli si chiede se "ha visto il lupo"; e anche in francese avoir vu le loup significa 'aver perso la parola'.
Il lupo era ritenuto causa di crampi e paralisi alle corde vocali, una vera malattia, che in Francia ha preso il nome di le mal de saint-Loup, "furore lupesco". » [2]
Il lupo, per il suo carattere selvaggio, era associato ai guerrieri.
« Il lupo era connesso, nel mondo greco antico, con un particolare stato mentale prodotto dall'intervento di una figura chiamata Lyssa.
Cadere in preda di Lyssa significava quindi essere trasformati temporaneamente in un essere selvaggio, dominato dalla forza distruttiva del guerriero. » [3]
Franco Cardini spiega il potere 'totemico' del Lupo...
« La saga nordica ci presenta, appunto, dei guerrieri-belva.
I guerrieri così 'mutati' acquistavano tra l'altro, nella loro belva tutelare, il potere fascinatorio sull'uomo, la facoltà di terrorizzarlo. » [4]
➔ Sul travestimento magico in Lupo, per acquisirne i poteri ---
Trasformarsi in Lupo: un residuo di paganesimo da debellare.
◉ Post sul mito del Lupo nella devozione francescana ---
Da san Francesco a Cappuccetto Rosso: il culto apotropaico del Lupo.
◉ Sull'animale Madre nutrice, e sugli uccelli Antenati:
Nutrice Totemica: la Madre progenitrice.
Note alle immagini ---
_Sopra, miniatura con un vescovo-Lupo che 'predica' a delle papere.
È tratta dal manoscritto ms 49622, visibile nel sito della British Library: folio 128 recto.
_In apertura, miniatura con un Lupo che stringe tra gli artigli una papera.
È tratta dal manoscritto Stowe ms 17: 84 recto.
_La seconda miniatura del post, con un lupo che addenta la spada di un guerriero, è tratta dal manoscritto Add 49622: folio 190v.
Note al testo ---
[1] Cfr. Mario Alinei, Dal totemismo al cristianesimo popolare : sviluppi semantici nei dialetti italiani ed europei, Edizioni dell'Orso, Alessandria, 1984, p. 79.
⮩ Alinei si riferiva all'etnografo francese Paul Sébillot che raccontava come i bambini venissero condotti alla cappella di
San Lupo a Boutigny per vincere la paura nella belva.
⮩ Cfr. Sébillot, La Faune et la flore in Le folk-lore de France, Tome troisème, Librairie Orientale & Américaine, Guilmoto Éditeur, Paris, 1906, p 37.
Testo in lingua originale su Gallica.
[2] Cfr. Gian Luigi Beccaria, Santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, p. 46.
[3] Cfr. Enrico Comba e Margherita Amateis, Le porte dell'anno: cerimonie stagionali e mascherate animali, Accademia University Press, Torino, 2019, p. 71.
[4] Cfr. Franco Cardini, Il lupo di Gubbio. Dimensione storica e dimensione antropologica di una 'leggenda', in Studi Francescani, Firenze, 1977, pp. 326-327.
domenica 30 aprile 2023
Teschio di cane: un'arma contro i malefici delle 'gatte'.
Il cane ha sempre avuto una funzione protettiva: perfino da morto!
Mario Polia spiegava che esporre il teschio di un cane all'ingresso di casa, nel mondo contadino, fosse un mezzo efficace per tenere lontani i malefici gatti...
« A Castel San Felice in Val di Narco, la madre di Liliana - Liliana ha settant'anni - teneva, in un'apposita nicchia del camino, un teschio di cane - la testa de lu ca'- che serviva a impedire che le streghe, nottetempo, s'infilassero in casa scendendo dalla canna fumaria ». [1]
I cani erano addirittura seppelliti sotto il pavimento, per esorcizzare le gatte-streghe.
Polia scrive ancora...
« Nell'Ascolano [...] per evitare che le streghe entrassero in casa, specie se vi erano dei neonati, si seppellivano presso la porta tre cagnolini vivi.
Le streghe, che detestano i cani, non avrebbero neppure potuto avvicinarsi all'uscio ». [1]
Il pittore rinascimentale Bartolomeo Caporali ci mostra in un'Annunciazione, a destra dell'Angelo, un cane che abbaia ad un gatto: il dettaglio allude alle forze del Bene che incalzano il diavolo.
La paura nei gatti era tale che, spesso, non li si lasciava nemmeno entrare in casa: dietro di loro, potevano celarsi le streghe.
Andreina Ciceri, nelle Tradizioni popolari in Friuli, notava...
« Bisognava far attenzione che non entrassero cattivi spiriti, magari sotto forma di gatti
[...] A Sorzento (Valli del Nat) si faceva la "sagra dei gatti", cioè un banchetto a base di gatti opportunamente trattati (gatti maschi, lasciati in purga) su una tavola imbandita
[...] tutto ciò non manca di rimandare ai gatti che, come simboli stregoneschi, si bruciavano in cima ai falò. » [2]
Guai ad ascoltare i discorsi del gatto!
L'antropologo Lombardi Satriani, in un articolo edito per 'Il Corriere della Sera Illustrato', scriveva...
« Non ascoltate il gatto se dice: Buon Natale.
[...] A San Martino di Finita (Cosenza) anche agli animali debbono essere dati cibi particolari ed abbondanti, affinché non critichino e maledicano i loro padroni, quando a mezzanotte viene concesso loro di parlare
[...] nessun essere umano si azzarda a vedere tale mutamento o ad ascoltare gli animali, perché il mattino seguente troverebbe certamente la morte al suo fianco. » [3]
◉ Post associato sulle 'gatte' magiche :
Le streghe che si trasformano in gatte.
◉ Sui gatti divinizzati nel culto di Santa Gertrude:
La santa gattara: il corteo della dea Freya e i cacciatori di topi.
◉ Un animaletto inchiodato difensivo:
Pipistrelli inchiodati: le anime dei Morti a protezione della casa.
◉ Post sulla voce atavica degli animali:
Animali parlanti: gli Antenati che tornano.
Note alle immagini ---
_Sopra, San Domenico predica e un diavolo appare, in forma di gatto che si arrampica su una corda.
Miniatura tratta da un manoscritto (1400-1410 circa) dalla Biblioteca Reale dei Paesi Bassi a L'Aia (Koninklijke Bibliotheek), e visibile nel sito della Biblioteca: Le Miroir Historical.
⮩ Per segnatura, 72 A 24: folio 313v.
_In apertura, miniatura da un manoscritto ebraico, noto come Barcelona Haggadah, con un cane guardiano, visibile nel sito della British Library: folio 26 verso.
Note al testo ---
[1] Cfr. Mario Polia, Tematiche del pensiero religioso e magico in Tra cielo e terra: religione e magia nel mondo rurale della Valnerina, Volume II, Edicit, Foligno, 2009, pp. 646-647.
[2] Cfr. Andreina Nicoloso Ciceri, Tradizioni popolari in Friuli, Reana del Rojale (Udine), volume II, p. 581.
[3] Cfr. Luigi Lombardi Satriani, Non ascoltate il gatto..., tratto dal 'Corriere della Sera Illustrato', 23 dicembre 1978, p. 19.
Mario Polia spiegava che esporre il teschio di un cane all'ingresso di casa, nel mondo contadino, fosse un mezzo efficace per tenere lontani i malefici gatti...
« A Castel San Felice in Val di Narco, la madre di Liliana - Liliana ha settant'anni - teneva, in un'apposita nicchia del camino, un teschio di cane - la testa de lu ca'- che serviva a impedire che le streghe, nottetempo, s'infilassero in casa scendendo dalla canna fumaria ». [1]
I cani erano addirittura seppelliti sotto il pavimento, per esorcizzare le gatte-streghe.
Polia scrive ancora...
« Nell'Ascolano [...] per evitare che le streghe entrassero in casa, specie se vi erano dei neonati, si seppellivano presso la porta tre cagnolini vivi.
Le streghe, che detestano i cani, non avrebbero neppure potuto avvicinarsi all'uscio ». [1]
Il pittore rinascimentale Bartolomeo Caporali ci mostra in un'Annunciazione, a destra dell'Angelo, un cane che abbaia ad un gatto: il dettaglio allude alle forze del Bene che incalzano il diavolo.
La paura nei gatti era tale che, spesso, non li si lasciava nemmeno entrare in casa: dietro di loro, potevano celarsi le streghe.
Andreina Ciceri, nelle Tradizioni popolari in Friuli, notava...
« Bisognava far attenzione che non entrassero cattivi spiriti, magari sotto forma di gatti
[...] A Sorzento (Valli del Nat) si faceva la "sagra dei gatti", cioè un banchetto a base di gatti opportunamente trattati (gatti maschi, lasciati in purga) su una tavola imbandita
[...] tutto ciò non manca di rimandare ai gatti che, come simboli stregoneschi, si bruciavano in cima ai falò. » [2]
Guai ad ascoltare i discorsi del gatto!
L'antropologo Lombardi Satriani, in un articolo edito per 'Il Corriere della Sera Illustrato', scriveva...
[...] A San Martino di Finita (Cosenza) anche agli animali debbono essere dati cibi particolari ed abbondanti, affinché non critichino e maledicano i loro padroni, quando a mezzanotte viene concesso loro di parlare
[...] nessun essere umano si azzarda a vedere tale mutamento o ad ascoltare gli animali, perché il mattino seguente troverebbe certamente la morte al suo fianco. » [3]
◉ Post associato sulle 'gatte' magiche :
Le streghe che si trasformano in gatte.
◉ Sui gatti divinizzati nel culto di Santa Gertrude:
La santa gattara: il corteo della dea Freya e i cacciatori di topi.
◉ Un animaletto inchiodato difensivo:
Pipistrelli inchiodati: le anime dei Morti a protezione della casa.
◉ Post sulla voce atavica degli animali:
Animali parlanti: gli Antenati che tornano.
Note alle immagini ---
_Sopra, San Domenico predica e un diavolo appare, in forma di gatto che si arrampica su una corda.
Miniatura tratta da un manoscritto (1400-1410 circa) dalla Biblioteca Reale dei Paesi Bassi a L'Aia (Koninklijke Bibliotheek), e visibile nel sito della Biblioteca: Le Miroir Historical.
⮩ Per segnatura, 72 A 24: folio 313v.
_In apertura, miniatura da un manoscritto ebraico, noto come Barcelona Haggadah, con un cane guardiano, visibile nel sito della British Library: folio 26 verso.
Note al testo ---
[1] Cfr. Mario Polia, Tematiche del pensiero religioso e magico in Tra cielo e terra: religione e magia nel mondo rurale della Valnerina, Volume II, Edicit, Foligno, 2009, pp. 646-647.
[2] Cfr. Andreina Nicoloso Ciceri, Tradizioni popolari in Friuli, Reana del Rojale (Udine), volume II, p. 581.
[3] Cfr. Luigi Lombardi Satriani, Non ascoltate il gatto..., tratto dal 'Corriere della Sera Illustrato', 23 dicembre 1978, p. 19.
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