mercoledì 1 settembre 2010

Le stimmate dello Sciamano a palazzo Gazzoli [Terni]



A tutti gli apprendisti stregoni: udite, udite!

Venerdì 17 settembre alle ore 17:30 presso i locali di Palazzo Gazzoli a Terni presenterò il nuovo libro Le stimmate dello Sciamano: il mito di san Francesco tra sangue e magia.

Dopo una digressione sul culto della dea romana dei morti Laverna spiegherò come su questa credenza si sia innestata quella della Passione di Cristo e quale relazione ci sia tra le stimmate di Francesco e i ferimenti rituali delle iniziazioni sciamaniche...

giovedì 11 marzo 2010

Uno stregone tra gli atei...


A tutti gli apprendisti stregoni:

Giovedì 8 aprile alle ore 18:00 sarò a Roma in via Ostiense 89 (fermata METRO Piramide) presso la sede nazionale dell'UAAR (l'Unione Atei e Agnostici Razionalisti che vanta tra i suoi presidenti onorari pensatori del calibro di Margherita Hack e Piergiorgio Odifreddi).

Durante l'incontro presenterò le mie ricerche storiche sulla figura magica e politica di Francesco d'Assisi. Tutti coloro che volessero prender parte all'incontro sono i benvenuti; il sottoscritto non è in possesso di poteri magici, ma certe verità non hanno certo bisogno di effetti speciali per stupire il pubblico...

sabato 20 febbraio 2010

Le stimmate dello Sciamano: il mito di san Francesco tra sangue e magia


[Antefatto] Il 24 settembre 1224 Francesco d'Assisiricevette le stimmate da un angelo Serafino apparso sul monte della Verna.

Ma la Verna all'epoca non era affatto disabitata, lì sorgeva infatti il veneratissimo tempio della dea romana dei morti Laverna.

Francesco salì l'erta pronto a tutto pur di evangelizzare i suoi devoti, anche a compiere un gesto estremo.

.....

Otto articoli di storia francescana per rovesciare i luoghi comuni sulla vita 'immacolata' di san Francesco: la rivalità con Chiara, gli omicidi politici, la lotta contro il paganesimo.
Dopo il suo primo saggio, Lo stregone di Assisi, Andrea Armati condensa in un unico libro il risultato di anni di ricerca sulle fonti francescane. [dalla quarta di copertina]

Per ordinare il libro on-line

giovedì 28 gennaio 2010

Presentazione del nuovo libro "Le stimmate dello Sciamano"



A tutti gli apprendisti stregoni!

In occasione della "Settimana del Libero Pensiero", giovedì 18 febbraio sarò a Terni alla Sala Laura, in via Carrara 6, per presentare alle 21.00 il nuovo titolo "Le Stimmate dello Sciamano - il mito di san Francesco tra sangue e magia".
Se potrete venire sarà una bella occasione per parlare 'liberamente' di stregoneria tribale e smembramento rituale.

L'evento è organizzato dall'Associazione Culturale Civiltà Laica.

lunedì 21 dicembre 2009

La Madonna Tricefala ai raggi X.
Analisi comparata di un affresco ambiguo...




Per venire incontro a delle domande che mi sono state poste dai lettori, interrompiamo la nostra digressione e cerchiamo di mettere meglio a fuoco lo strano caso di questa Madonna a tre teste affrescata nel chiostro dell'abbazia perugina di San Pietro.

In primis, com’è possibile affermare con assoluta certezza che quella dipinta nell’affresco sia una Dea e non un Dio?

In effetti, le guide turistico-religiose del comprensorio perugino parlano con scioltezza del dipinto di San Pietro come della raffigurazione di una classica Trinità trifronte.

Che non sia affatto così lo possiamo capire solo confrontando altri casi ‘analoghi’ di vultus trifrons tramandati dalla tradizione iconografica. Diamo un’occhiata ad un affresco del XIV secolo [in alto] posto nella chiesetta dei santi Severo e Agata, lungo la medievale via dei Priori.

A parte il giochetto simmetrico dei due occhi che insistono su tre volti, il carattere che distingue nettamente l’affresco di San Pietro da questo, la cui datazione è tra l’altro quasi la stessa, è la presenza di una barba fluente. Barba che nelle raffigurazioni stilizzate dei volti permette di stabilire [oltre alla presenza meno appariscente di lineamenti più dolci e di un viso più ovalizzato] se l’artista in questione si riferisca ad una figura di sesso maschile o femminile.

Queste coordinate le ritroviamo più marcatamente in tutte le raffigurazione della Trinità a Tre Teste che il medioevo ci ha tramandato, tra le quali voglio citare per la vicinanza stilistica con l’affresco perugino a sant’Agata, una pittura absidale presente nella chiesa ticinese di San Nicolao ascrivibile alla seconda metà del XV secolo [sotto].


Qualcuno potrebbe sempre dirmi che il sottoscritto si stia sbagliando, perché una leggerissima peluria si distingue anche nel nostro affresco del chiostro di San Pietro, nella figura di sinistra [in basso]. E invece questo dettaglio, più che smentire l’eccezionalità dell’affresco di Perugia, ne conferma anzi le tante incongruenze.

Infatti l’affrescatore che realizzò il lavoro, di probabile scuola giottesca, avendo in mente gli svariati casi di vultus trifrons che venivano commissionati ai suoi colleghi ebbe un’evidente esitazione nel dipingere questa Trinità.

Cominciò a tratteggiare una leggera peluria lungo il mento della prima figura a sinistra, poi qualcosa lo fermò. Lo fermò al punto che ancora oggi questa pittura è talmente ambigua da farci sospettare che davvero qui a San Pietro si sia verificato un caso eccezionale di sincretismo con qualche vecchio culto pagano tributato ad una dèa più antica della Madonna.
Ma cosa fermò la mano del nostro affrescatore?


È probabile che fosse un’indicazione degli stessi monaci benedettini, i committenti della chiesa.
Ad un mistero già fitto se ne aggiunge così un altro. Perché in questa chiesa extra moenia immersa nel bosco che fu, è bene ricordarlo, la prima chiesa cattedrale di Perugia, venne commissionato nel Trecento un affresco tanto strano per la storia iconografica del medioevo? Strano al punto da indurre all’errore il suo stesso autore, che interruppe bruscamente il tratteggio della barba sulla Trinità a Tre Teste, lasciandoci così alla vista una dea al posto di un dio?

mercoledì 2 dicembre 2009

La Madonna a Tre Teste: dove eravamo rimasti?


Nel post di settembre avevamo analizzato un affresco duecentesco con la misteriosa Madonna a Tre Teste in trono sulla facciata della chiesa abbazia di San Pietro a Perugia.

Ora qualcuno potrebbe venirmi a dire: “curioso l’affresco della Madonna a tre teste, sì. Ma cosa c’entra con la dea greca Ecate?”

Come ho già spiegato parlando della stregoneria francescana, sia in questo blog che nel libro, noi moderni abbiamo un’idea fuorviante della società medievale non solo perché gli uomini che la animarono non sono più fra noi, ma perché non è più sotto i nostri occhi il loro paesaggio visivo. L’abbazia di san Pietro a Perugia ne è un caso lampante; fagocitata oggi entro le mura cinquecentesche e accerchiata dal palazzinarismo postunitario [foto in basso], il monastero benedettino non ci appare più per quello che era agli inizi, cioè un corpo isolato immerso in una vegetazione impenetrabile, ma sembra quasi una chiesa urbana, circondata dai monumenti e dai giardini di una città famelica, affamata di spazi, una città di cui nulla sapevano i perugini del MedioEvo, e a maggior ragione i loro antenati etruschi.



1100 metri. Tanto distava la primitiva chiesa di san Pietro dalle mura etrusche, al punto che fino al primo Rinascimento l’abbazia svettava ancora solitaria in mezzo a un fitto boschetto in cima al Monte Caprario. Ma perché costruirla nel 900 d.C. in un luogo tanto desolato, nominandola addirittura prima cattedrale [fuori le mura] di Perugia? Proviamo a ipotizzare per un attimo che questo angolo dell’acropoli, oggi schiavo del traffico cittadino, non fosse un sito tanto sconosciuto nella Perugia etrusca… Ci viene incontro Giovanni Feo, studioso controcorrente di etruscologia e antiche usanze.

Al termine dell’Era ‘megalitica’, gli Etruschi e i Celti furono i popoli che conservarono e diffusero in Occidente le antiche tradizioni relative al Bosco Sacro. […]
Comunque fu un bosco sacro ad essere il maggiore luogo di culto ed il simbolo centrale della tradizione etrusca, e una prestigiosa selva il centro di riunione annuale dei Lucumoni delle dodici città confederate, presidio inespugnabile a difesa e a protezione magica dell’Etruria. […]
Si potrebbero trovare ancora altre sorprendenti ‘coincidenze’ tra la tradizione etrusca e quella celtica ma, in questa sede, sarà sufficiente l’aver accennato a tali prospettive ricordando solo che l’etimologia più accettata della parola Lucumone viene fatta risalire al greco lukòs (bosco) e quindi il Lucumone sarebbe propriamente un ‘sacerdote del bosco’, così come il termine druido, dal greco drùs (quercia), potrebbe tradursi con ‘sacerdote del bosco di querce’.


Cfr. G. Feo, Dei della terra : il mondo sotterraneo degli etruschi, pp. 101-105.

È molto probabile quindi che, se questo luogo era sacro fin dall’età antica, il Lucumone di Perugia tenesse qui in zona le sue cerimonie, in mezzo alla selva che ancora nel Medioevo cingeva la chiesetta con la sua Madonna tricefala affrescata. Non conosciamo in modo approfondito il pantheon etrusco, i romani l’hanno spazzato via dalla storia e la mancanza di una mitologia propria ci preclude ogni possibilità di dare un nome all’antenata pagana di quella curiosa Madonna trifronte. Per accostare una tradizione magico superstiziosa all’altra, pertanto, dobbiamo fare quasi un salto nel buio, affidandoci al filtro della credulità medievale in cui tradizioni ctonie come quelle italiche ed etrusche si fondevano facilmente all’immaginario della tradizione greco-romana. Nel mondo greco esiste un precedente simmetrico della Madonna di san Pietro, e cioè la dea Ecate, che non solo era tricefala (a simboleggiare le tre fasi lunari) ma regnava anche sull’Oltretomba. Attributo per cui, specie nella versione italica, la figura di Ecate venne sempre più a coincidere con la pratica della magia e il suo culto in breve fu associato ai boschetti sacri, come quello attiguo al lago Alverno in Campania, teatro di riti stregoneschi a lei dedicati.

Visto che la funzione principale del monaco in età altomedievale era quella di sottrarre campagne e foreste al fronte pagano, combattendo superstizione e stregoneria, l’esistenza di questa abbazia sarebbe giustificata a pieno.

Ma se è lapalissiano che il luogo dove sorse poi l’abbazia perugina di san Pietro era immerso nella vegetazione, e se non è affatto improbabile che in questa selva già i sacerdoti etruschi di Perugia officiassero riti, c’è un terzo elemento, l’Oltretomba e l’attributo di dea degli Inferi di Ecate, che ancora non riusciamo ad associare a questo affresco della Vergine. Dove sorse l’abbazia con l’affresco della Madonna a tre teste c’era in origine un folto bosco, ok, ma come la mettiamo invece con il sottosuolo e i misteri dell’al di là legati alla dea degli inferi Ecate?

La risposta si trova ovviamente sottoterra, o meglio, sotto il livello della chiesa attuale.
Sì, perché è giunto il momento di scendere nei sotterranei dell’abbazia di san Pietro per scoprire una cella adibita al culto nei primi secoli cristiani, secoli e secoli prima dell’erezione del monastero…

Al prossimo post!

mercoledì 4 novembre 2009

Uno stregone a UmbriaLibri


Avviso tutti gli apprendisti stregoni della zona, e non solo, che da mercoledì 11 fino a domenica 15 novembre sarò presente nella kermesse editoriale di UmbriaLibri 09 come Eleusi Edizioni con uno stand nello spazio espositivo del Centro Servizi Camerali di Perugia [via Mazzini, davanti al Caffé di Perugia].

La settimana culminerà domenica 15 presso la Sala Cannoniera della Rocca Paolina alle ore 16:00 con la presentazione del libro inchiesta Lo stregone di Assisi in collaborazione con l'Associazione Culturale Civiltà Laica, rappresentata dal dottore e saggista Maurizio Magnani, ed il circolo Uaar di Perugia, con l'intervento del responsabile locale Giovanni Galieni.

L'obiettivo che mi prefiggo è quello di far emergere il vero cuore magico e pagano dell'Umbria, edulcorato per secoli con una nutritissima serie di falsi e omissis storici sotto il giogo del potere ecclesiastico.

Sarà un miracolo riuscire a interessare il pubblico senza scandalizzarlo. Rimango convinto che con la tua presenza questo miracolo sia infinitamente possibile ;)