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lunedì 20 luglio 2020

L'uovo sacro: la Madre senza padre.



La Madonna era davvero una 'Vergine'?

Il Cristianesimo riprese la struttura dei suoi miti dal mondo greco-romano: in esso, le 'sante-vergini' (in greco, le parthenoi) non erano affatto tali!

Margherite Rigoglioso lo spiega assai bene nel suo saggio...

« La definizione di parthenos come “vergine” si rivela problematica anche perché questo termine rimanda spesso a una donna che aveva avuto dei figli, come indicato dal derivato parthenios (o partheneias; pl. partheniai) che significa “figlio/a di una parthenios” [1]. »

Cos'era allora la Partenope?

Semplice: una Dea capace di generare senza il seme maschile.

L'uomo poteva soddisfare il piacere della Madre: niente più!
Nell'Introduzione ai Miti Greci, Robert Graves spiegava...

« La dea si sceglieva degli amanti per soddisfare il suo piacere e non per dare un padre ai propri figli.
Quando il rapporto tra il coito e la gravidanza fu ufficialmente stabilito […] la posizione dell’uomo migliorò sensibilmente e il merito di fecondare le donne non fu più attribuito ai fiumi e ai venti [2]
. »

Già, perché in origine era la donna a detenere il vincolo coniugale: tanto è vero che l'istituzione del Matrimonio da Lei ereditò etimologicamente il nome.

Lo spiegava Bachofen nel suo monumentale studio sul Matriarcato:

« Si diceva matrimonium e non patrimonium, così come, dapprima, si parlò soltanto di una materfamilias.

Paterfamilias è senza dubbio un’espressione più tarda.
In Plauto si trova spesso materfamilias, ma neppure una volta paterfamilias [3]
. »

Lo studio dell'etimologia delle parole ci fa capire l'evoluzione storica della nostra società:

_il patrimonio (detenuto dall'uomo, cioè dal Pater) è un'Istituzione creata dalla società patriarcale, in contrapposizione al Matrimonio (dominio invece della Mater).

Il centro irradiatore della Madre è l'Uovo, Suo attributo fin dal mondo antico...

« [...] a tutte le donne lunari è attribuita la nascita dall'uovo, espressione della loro maternità materiale [3]. »

Dioniso [e il suo doppio Orfeo] erano così legati alle donne, da avere l'Uovo come attributo:

« I Misteri di Dioniso hanno il loro centro nell'immagine dell'uovo, che simboleggiava il grembo materno fecondo [3]. »

« L'uovo rappresenta il principio materno della natura, da cui tutto ha origine ed in cui tutto ritorna [3]. »

« La sovranità del principio materno è talmente netta che le feste dionisiache vengono associate soltanto al sacro silenzio della Madre Notte [...]
e gli unici simboli rituali adeguati sono l'uovo, da essa scaturito, e il lato sinistro [3]
. »

La Madonna riprese dalle grandi Madri dell'antichità i loro tre attributi: *l'uovo, *l'oscurità, la parte *sinistra.

Questo discorso è lampante se si studia un dipinto di Piero della Francesca, conservato alla Pinacoteca di Brera:
la Madonna dell'uovo (1472).

I tre elementi sono presenti in un modo che più esplicito non si può: l'Uovo di struzzo (simbolo della Maternità) pende da una Conchiglia, sopra il capo della 'Vergine'.

Attenti ai dettagli!

Dove il pittore proietta l'ombra che fa da sfondo all'uovo?
A sinistra: non è casuale.

Bachofen lo spiegava in un modo che più chiaro non si può:

« Alla notte è attribuita la parte sinistra, che costituisce un'altra espressione del principio materno, al pari di skòtos (tenebra, oscurità) . »

« La parte sinistra è quella femminile, mentre la destra è quella maschile.

[...] il principio passivo e succube, che si attribuisce alla donna, viene rappresentato dalla mano sinistra, adatta più a trattenere che a eseguire [3]
. »

La parte sinistra è l'oscuro dominio della Dea:
un significato 'nascosto' -eppure così evidente!- nel dipinto di Piero...


Post sul culto Matriarcale primitivo ---

Dioniso era una donna? La morte rituale del Re.

Miele divino: dalla Madonna delle Api alla dea Cibele, detta l'«Ape Regina».


Nota alle immagini ---

→ Mi piace citare gli affreschi della Madonna con bambino nel colonnato esterno [sotto] al Santuario della Madonna di Pietra Rossa presso Trevi, a cui avevo già dedicato un post:
Il tempio di Diana e le processioni al Sacro Buco:
indizi alla chiesa di Santa Maria di Pietra Rossa
.


Da notare le cornici entro cui le Madonne sono dipinte, che ricordano -vagamente- la forma di una vulva...



Tra gli affreschi del Santuario di Pietra Rossa, è da notarne uno in particolare: la Vergine che porge al Bambino l'Uovo (o forse, la Sfera?), simbolo del Suo potere.


L'uovo è un simbolo del potere mariano molto caro ai teologi:

« Come la conchiglia -così credevano i naturalisti antichi e così scrive Efrem il Siro- produce la perla senza bisogno della fecondazione maschile, allo stesso modo, incarnationis causa, è avvenuto il concepimento verginale. »

« L'altro motivo teologico dominante riguarda il parto virginale e il concepimento per virtù dello Spirito Santo, simboleggiati, l'uno e l'altro, dall'ovum struthionis: l'uovo di struzzo dei mistici medioevali, il quale (per il fatto che lo si riteneva fecondato dai raggi del sole) veniva utilizzato come figura dell'Immacolata Concezione di Cristo. »

Cfr. Alberto Paolucci, Piero della Francesca: la Pala di Brera, Milano, 2003, pp. 24 e 26.


Note al testo ---

[1] Cfr. Marguerite Rigoglioso, Partenogenesi: il culto della nascita divina nell'antica Grecia, Psiche2, Torino 2012, p. 71.

[2] Cfr. Robert Graves, Introduzione a I Miti Greci, Longanesi & C., Milano 1999, pp. 5-6.

[3] Cfr. Johann Jakob Bachofen, Il matriarcato : ricerca sulla ginecocrazia del mondo antico nei suoi aspetti religiosi e giuridici, Einaudi, Torino 2016, vol. I, pp. 93, 119, 296;
vol. II, pp. 574, 602 e 826.

giovedì 24 settembre 2009

Madonna a Tre Teste: incredibile affresco all'abbazia di San Pietro a Perugia!



Eccoci all’abbazia benedettina di San Pietro, a Perugia.

Quando sorse sotto il pontificato di papa Silvestro (337 d.C.), cioè poco più di vent’anni dopo l’Editto di Milano con cui l’imperatore Costantino si ergeva a defensor della cristianità, fu subito creata cattedrale di Perugia.

Qui balza agli occhi la prima stranezza.
Sì, perché la primitiva chiesetta di San Pietro non sorgeva affatto entro le mura etrusche di Perugia ma ben distante da esse, a più di un chilometro, immersa nella fitta boscaglia di una collinetta che cinge Perugia, il
Monte Caprario.

Cosa ci faceva da queste parti una cattedrale che avrebbe dovuto trovarsi entro le mura urbiche?


La sua collocazione, di per sé, è già un rebus.
Fatto sta che nel 936 d.C. il Vescovo Ruggiero elesse a nuova cattedrale della città la chiesa di S. Stefano del Castellare, mettendo fine così alla cattività fuori le mura della comunità cristiana perugina.
Iniziò per la nostra chiesetta un progressivo degrado e abbandono a cui mise fine solo trent’anni più tardi un certo
Pietro Vincioli, nobile di Montelagello (località non distante da Marsciano).

Vincioli, mosso da fervente 'devozione', ebbe l'idea d’investire parte delle proprie ricchezze per riscattare il luogo di culto, ridotto ormai ad un ammasso di rovine e di destinarlo a sede di un monastero benedettino.
La scelta si rivelò azzeccata, tanto che al
Concilio di Ravenna del 967 ne fu nominato primo abate; e non si fece attendere nemmeno la nuova consacrazione della rinata chiesa, celebrata appena due anni più tardi dal Vescovo Onesto.

Che quello fatto dal pio Pietro fosse un ottimo investimento lo confermarono negli anni successivi le continue schermaglie con il nuovo vescovo cittadino Conone, desideroso di appropriarsi dei succulenti privilegi fiscali accordati al monastero nel 1022 dalla bolla papale di Benedetto VIII, e confermati perfino in un diploma del Barbarossa datato 1163.


Tralasciando l’aneddotica storica, cos’ha di tanto particolare questa chiesa oltre all’essere stata -al pari di altre abbazie nei 'secoli bui' del MedioEvo- un paradiso fiscale?

Ce ne accorgiamo percorrendo il chiostro, che fu “spalmato” sulla primitiva facciata della chiesa medievale nel XVII secolo come una museruola, rendendone illeggibili gli affreschi.
Non tutti però!



Se nell’edicola sinistra della facciata campeggiano una serie di soggetti di facile lettura tra cui si distinguono un Trionfo degli apostoli Pietro e Paolo, l’Annunciazione alla Vergine, e un San Giorgio Cavaliere intento a trafiggere il drago, il bello viene nella parte destra della facciata!

Incassato, quasi inghiottito, nel nuovo chiostro seicentesco affiora un affresco più unico che raro, la Trinità tricefala.
Si tratta di una raffigurazione della Trinità, di scuola giottesca o arnolfiana, notoriamente eretica tanto che fu vietata nel 1628 da papa Urbano VIII al concilio Tridentino.

E non è un caso se Valentino Martelli, che era stato progettista di questo chiostro appena quattordici anni prima, decise saggiamente d’infossare l’affresco in odor di eresia, senza murarlo: il suo intervento ci consente ancora oggi di rimirare quest’opera e di notarne un altro dettaglio di gran lunga più scabroso.

Nel chiostro di San Pietro, infatti, ci troviamo di fronte ad una raffigurazione della Trinità palesemente femminile, tanto da farci supporre che in realtà il personaggio assiso in trono che stiamo rimirando non raffiguri l'Eterno, in barba alla filosofia patriarcale medievale, ma sia in tutto e per tutto una Madonna.

Come? Una Madonna Tricefala?

Malgrado i critici d’arte che si sono occupati finora dell’affresco si ostinino a negare l’evidenza, dichiarando a chiare lettere che questo affresco raffiguri una classica Trinità maschile, noi turisti impertinenti non riusciamo proprio a farci passare di mente questa 'strana' idea.

Infatti, se papa Urbano vietò in quel di Trento raffigurazioni equivoche come appunto il Vultus Trifrons, temendone le contaminazioni pagane che potevano generare -quelle stesse contro cui si era scagliato Lutero- è mai possibile che dietro l’elegante fattura di questo affresco si celi un riferimento, neanche troppo velato, ad una divinità femminile tricefala del paganesimo antico?

È possibile che questa inverosimile Madonna a tre teste abbia qualcosa da spartire con la dea greca dalle tre teste Ecate?

Per abbozzare una risposta dobbiamo varcare la soglia della chiesa di San Pietro, abbandonando per un attimo il suo chiostro.


◉ Sulla sovrapposizione ad Ecate del culto Mariano ---

Donne protettrici: la Madonna vs. Ecate.


Bibliografia essenziale ---

Mario Montanari, Mille anni della chiesa di s. Pietro in Perugia e del suo patrimonio, Foligno 1966.

Martino Siciliani, L' Abbazia e la Basilica di S. Pietro in Perugia : storia e arte, Genova, 1994.

Giuseppe Maria Toscano, I mille volti di Cristo nell'arte, Parma, 1991.