martedì 26 novembre 2013

I devoti di San Valentino e il corteo di Cenerentola



Cos'hanno in comune la fiaba di Cenerentola e il culto di San Valentino?

Apparentemente, nulla.

Complichiamo ancora un po' le cose.
La foto d'epoca che vedete sopra fu scattata nel 1909 a Chalon-sur-Saône, paesino della Borgogna.
In primo piano sfila il carro trionfale della Regina della Mi-Carême, che se ne sta assisa sul trono assieme alle sue damigelle. La Mi-Carême, il Carnevale di Parigi, è una festa sentita tutt'oggi. Una festa in cui anticamente veniva eletta la Regina dei lavatoi: in poche parole, la Regina delle straccione!

Era chiamata Regina di mezza Quaresima proprio dal periodo in cui veniva consacrata. Un periodo liturgico di sacrifici e di purificazione, l'anticamera della festa cristiana più sentita di Primavera: la Pasqua.

La Reine era emblema della rinascita primaverile, l'avvento del nuovo anno che propiziava gli amori dopo le gelate invernali.

Un bellissimo affresco di Francesco del Cossa dal Palazzo Schifanoia di Ferrara ci regala la stessa immagine qualche secolo prima, in pieno Rinascimento [sotto].

Nel mese di Aprile, la dèa Venere avanza su un carro trainato da due cigni; intorno alla dèa, si consumano gli amori.


Amori che per tradizione popolare non iniziano ad Aprile, bensì due mesi prima. Il 15 febbraio, festa di San Valentino.

Fin dal MedioEvo i fidanzati si congiungevano in questa data affinché Valentino portasse loro nei due mesi seguenti i frutti dell'Amore.

Il trionfo primaverile di Venere, quindi, dipendeva implicitamente dalle cerimonie in onore del santo. Le feste Valentiniane tutt'ora si tengono il 15 febbraio così come si tenevano nella stessa data altre cerimonie propiziatorie dell'antica Roma, i Lupercalia.

Le feste agricole in onore di Luperco servivano nel mondo contadino a chiedere la salute del bestiame (pecore e capre) e la sua protezione per tutto l'anno. I sacerdoti si cospargevano di grasso e si coprivano il volto con una maschera di fango.
Era un rito espiatorio di purificazione che preparava i devoti alla rinascita dell'anno.

Torniamo alla Regina di mezza Quaresima.

È dalle ceneri quaresimali che deriva con tutta probabilità il mito di Cenerentola, la sguattera sposa del Re. Una sottile linea rossa unisce la sua storia all'Incoronazione della Reine a mezza Quaresima nel Carnevale di Parigi.

Una linea sottile che attraversa riti remoti di purificazione, dal mondo romano al calendario cristiano. Questi riti poi hanno preso direzioni diverse.

In parte sono rimasti delle feste sacre; in parte si sono cristallizzati nei racconti degli scrittori pagani. Altri invece sono diventati delle innocue favolette, proprio come la storia di Cenerentola.


Nota al testo ---

Il primo ad accostare le feste Valentiniane alla storia di Cenerentola fu il libraio parigino Pierre Saintyves.
Per chi è interessato, la storia continua ne La Bella Addormentata e le sue Sorelle.


Altri post sull'argomento ---

Sul Mito di Cenerentola come Epifania solare, vedi anche:

Il culto Solare nel vestito di Cenerentola...

Sui riti di Morte e Rinascita connessi alla storia della Bella, vedi anche:

Il maleficio degli arcolai: le antiche superstizioni sul filare nel racconto della Bella Addormentata.

La vecchia da segare a tutti i costi: riti di Morte e di Rinascita nella Bella Addormentata.

domenica 10 novembre 2013

Quando si adoravano le Fate:
all'origine dei culti mariani...



Il tardo Ottocento prima, con le sue fate melense alla Arthur Rackham, e la Disney poi, coi suoi cartoon edulcorati, ci hanno fatto il lavaggio del cervello.

Come spiego nel nuovo libro, le Fate che presidiavano gli anfratti delle foreste fin dal mondo antico erano oggetto di culto.

I loro poteri erano analoghi a quelli delle dèe levatrici del mondo classico come Ilizia; assistevano alla nascita degli eroi e infondevano loro ricchi doni.
Ma bisognava fare molta attenzione a non scatenare la loro ira: potevano infatti vendicarsi di uno sgarbo ricevuto, anche il più piccolo.
Nelle fiabe popolari, che non sono limitate come alcuni credono oggi a Perrault o ai fratelli Grimm, questo antico monito superstizioso è molto chiaro. Prendiamo le Fiabe Umbre:

« C'era una volta un re e una regina che erano molto infelici perché non avevano figli.

Perciò decisero di chiamare a palazzo tutte le fate del regno per avere un aiuto e finalmente ebbero una bella bambina. Si organizzò a corte una grande festa e la tavola fu apparecchiata con posate d'oro. Furono tanti però gli invitati e le posate d'oro non bastarono per tutti tanto che a una vecchietta toccarono le posate d'argento. Dopo il pranzo gli invitati si avvicinarono alla culla della bambina per augurarle ogni felicità e ogni bene
(...) »

La vecchietta, al momento di fare il suo augurio alla bambina, non dimenticò lo sgarbo delle posate d'argento.

Sarà un caso? Nell'Italia centrale, il bosco più famoso abitato dalle Fate è il Santuario francescano della Verna.
Proprio quello in cui Francesco d'Assisi ricevette le stimmate.

Lo attribuisce alle Fate una tradizione popolare molto sentita che campeggia pure in alcune guide turistiche (La Verna: guida al Sacro Monte, Edimond 2000, pp. 46-48).

Ma chi si reca oggi alla Verna scoprirà che la devozione cristiana si è sovrapposta in tutto all'antico culto delle Fate, fino a penetrare nelle cortecce degli alberi (!).
Ce lo mostra efficacemente un'incisione di Jacopo Ligozzi risalente al 1612...


L'albero su cui la Vergine Maria apparve appollaiata come su un trespolo al Beato Giovanni della Verna fu consacrato al culto cristiano, ricavando una curiosa nicchia devozionale all'interno della sua corteccia. La storica cappellina del Beato Giovanni nell'incisione di Ligozzi compare sullo sfondo, come se fosse un dettaglio secondario.

E se quella Madonna apparsa al Beato Giovanni all'inizio del Seicento fosse stata in origine proprio una Fata?


Nota al testo ---

*Il testo delle Fiabe Umbre consultato è quello edito da Mondadori nel 1988 a cura di Valerio Volpini, p. 49.


Post correlato sul culto arboreo mariano ---

Il santuario del Bagno a Deruta e la Madonna 'quercificata'...

domenica 3 novembre 2013

UmbriaLibri 2013: la morte rituale di una Bella


Avete impegni per sabato prossimo?
Bene, annullateli!

Sabato 9 alle ore 17:00 presentiamo a Palazzo della Penna di Perugia il nuovo libro sul culto delle Fate e i malefici della stregoneria nel racconto della Bella Addormentata.

Lo spazio che ci è stato assegnato nell'ambito di UmbriaLibri 2013 è la Sala delle Visioni.

Ci porterà fortuna? Chissà... Il nome delle Visioni certo non promette male.

martedì 29 ottobre 2013

Il maleficio degli arcolai:
le antiche superstizioni sul filare nel racconto della Bella Addormentata.



Spesso le immagini legate ad una forma di conoscenza primitiva traducono i concetti meglio delle parole.

È il caso di questa splendida miniatura tratta dal Livre des échecs amoreux, prezioso manoscritto della metà del '400.
Le tre temibili Parche della mitologia romana filano la vita dei comuni mortali; la terza, a destra, dipinta come uno scheletro (che coincide con la tremenda Atropo greca) recide il filo con la sua lancia affilatissima.

La pittura, che a noi sembra solo decorativa, è un prodotto colto dell'umanesimo francese, ma a ben guardare ci tramanda una paura atavica dei popoli europei. La paura che una lancia (o un fuso) potesse recidere il filo della vita e porre fine con un tocco solo al fiore degli anni.

Questa paura ancestrale fu esorcizzata per secoli tanto che fino al MedioEvo serpeggiarono in tutta Europa le scaramanzie e gli scongiuri.
Pierre Saintyves ce ne racconta qualcuno a proposito degli arcolai che cito volentieri dall'ultimo libro sulla Bella Addormentata...

« In Scozia la rocca del fuso non deve essere portata per nessun motivo da un lato all’altro della casa durante il Natale. A Natale non si deve filare neanche a Corgorff; il divieto si stende da Natale al primo dell’anno a Cawdor e a Portknockie. Ad Aberchirder la filatura è proibita da Natale alla Candelora. Durante la settimana di Natale non deve lavorare nessuna conocchia in Danimarca; se si osserva questa proibizione, le oche non avranno problemi alla testa e saranno preservate dal capostorno. Se si fila il giorno di Natale, l’attacco dell’aratro va in pezzi. [...]

Gli abitanti di Poitiers sono convinti che ci si filerà il proprio sudario, se si fila la sera della messa di mezzanotte, mentre sulla Montagna Nera si crede che ci si attiri la mala sorte filando canapa o cotone durante la settimana di Natale.

Tutti questi divieti non sono evidentemente che sopravvivenze di un rituale magico o magico religioso nel quale la Bella addormentata nel bosco interpretava il ruolo principale. »

Il filare e il pungersi sono strettamente legati nella storia della Bella Addormentata, e probabilmente lo erano anche nella scaramanzia popolare.

Nei periodi sacri dell'Anno le donne dovevano stare lontane dalle conocchie, a pena anche della loro vita; la Bella Addormentata è, forse, un residuo di questa superstizione.


◉ Sui poteri attribuiti al filare:

La strega e gli Astri. L'origine delle filastrocche...

➔ Sul divieto di filare all'Epifania:

Streghe nel fuso: il giorno di Santa Conocchia.


➔ Sui riti di Rinascita della Natura in Primavera, vedi anche:

La vecchia da segare a tutti i costi: riti di Morte e di Rinascita nella Bella Addormentata.

I devoti di San Valentino e il corteo di Cenerentola

Quando si adoravano le Fate: all'origine dei culti mariani...

Il culto Solare nel vestito di Cenerentola...


Nota all'immagine ---

_La miniatura citata si trova nel folio 14v.
Per i bibliofili irrudicibili, Le Livre des échecs amoreux è scaricabile interamente dal sito della Bibliothèque Nationale de France (Bnf) direttamente qui.

martedì 22 ottobre 2013

La Bella Addormentata e i divieti della Stregoneria contadina.


La Bella che cade morta puntasi con un fuso e il cavaliere che attraversa l'intrico di una foresta per risvegliarla, sono solo il frutto del calamaio del segretario del Re Sole Charles Perrault ?

Agli inizi del '900 Pierre Saintyves, pseudonimo misterioso del libraio massone parigino Emile Nourry, pubblicò una serie di articoli che rovesciavano tutte le teorie letterarie sulle fiabe.

L'analisi comparata di miti e racconti, dall'Edda germanica ai canti trobadorici, dimostrava che la storia della Bella era ben più antica di Perrault o dei Grimm.
La Bella, Cenerentola e Cappuccetto Rosso appartenevano a tradizioni popolari ancestrali.

La Bella Addormentata anticamente era un personaggio liturgico che apriva e chiudeva i Misteri di precise cerimonie stagionali.
Cerimonie che si festeggiavano in tutto il mondo pagano per scacciare le tenebre dell'Inverno e propiziarsi la rinascita della Primavera.

Secondo Saintyves, la Bella Addormentata nel Bosco faceva parte di commentari sacri, che servivano ad istruire i devoti pagani al culto delle Fate e a proteggerli dal potere infausto che la superstizione contadina attribuiva agli arcolai.

Gli arcolai potevano, a Natale, spezzare con le loro ruote il flusso dell'anno, imponendo un inverno perenne: potere che, nelle credenze della stregoneria, si trascinò dal mondo romano fino al nostro MedioEvo.

Sono convinto che, per i lettori di questo (piccolo) libro, la Bella Addormentata diverrà un racconto meno innocuo di ciò che, comunemente, si pensa.


Se vuoi consultare l'Indice e le prime pagine del libro, clicca qui.

giovedì 3 ottobre 2013

Assisi, 4 ottobre: il volantinaggio negato



Non so come voi la pensiate. E confesso, a bassa voce, che non me ne frega nemmeno più di tanto.

Premetto che sono un pessimista irriducibile. Uno di quelli che ha smesso di credere da tempo immemore nella redenzione degli uomini.
Un riprovevole post-ideologico, insomma.

Esistono però delle persone più illuminate di me [o forse solo più deliranti di me] che credono ancora a qualcosa.
Al fatto che certi ideali non si vendono per un piatto di minestra; che anzi vale la pena lottare per affermarli, anche a costo d'ingaggiare una lotta grottesca contro i mulini a vento.

Ebbene, a quelle persone è stato negato di farlo.

Nientemeno che dalla democratica Questura di Perugia, la quale ha negato all'Associazione Civiltà Laica di Terni e all'Associazione degli Atei e degli Agnostici lo spazio per tenere un innocuo volantinaggio in difesa della laicità dello Stato, oggi, in occasione della visita di Papa Francesco ad Assisi.

La motivazione ufficiale non potrebbe essere più nobile: garantire l'incolumità fisica dei manifestanti. Così nobile che fa anche un po' ridere.

L'incolumità di 4 gatti e un topolino è a rischio. I 4 gatti sono pregati di restarsene a casa, e magari anche di avvisare il topolino.

Ripeto: non credo che un volantinaggio avrebbe mosso qualcosa. Sono un nichilista troppo radicale -ahimé- per confidare nella salvezza del Genere umano.
Tutt'al più gli autori del volantinaggio suddetto sarebbero stati presi a pomodori. E buonanotte.

Ma un diritto è stato leso.

Fatevi convincere da uno che non crede più a niente.

lunedì 30 settembre 2013

Una guardia armata per il Povero di Dio.
Riflessioni intorno ad un affresco
dalla chiesa di San Fortunato a Todi.



San Francesco aveva la scorta?

Qualcuno penserà che sia una domanda assurda, fuori luogo.
Eppure un leader carismatico come lui, capace di mandare in delirio la folla con le sue prediche, doveva pur averne una.


Le fonti in nostro possesso, sempre abbottonatissime, ogni tanto lasciano filtrare qualche indizio. Leggete bene.

« Una volta si doveva tenere il Capitolo presso Santa Maria della Porziuncola. Mentre era imminente il tempo fissato, il popolo di Assisi osservò che non vi era un'abitazione adatta e, all'insaputa dell'uomo di Dio assente in quel periodo, costruì una casa per il Capitolo, nel minor tempo possibile. Quando il padre ritornò, guardò con meraviglia quella casa e ne fu molto amareggiato e addolorato. Subito, per primo, si accinse ad abbatterla. Salì sul tetto e con mano vigorosa rovesciò lastre e tegole. Pure ai frati comandò di salire e di togliere del tutto quel mostro contrario alla povertà. [...]

E avrebbe demolito dalle fondamenta la casa, se i soldati presenti non si fossero opposti al fervore del suo spirito, dichiarando che apparteneva non ai frati, ma al Comune
. » (ff 643)

Di aneddoti così nella Vita Seconda di Tommaso da Celano ce ne sono a bizzeffe, anche più comici.

Ma chi sono i cavalieri di cui si parla alla fine?
Il Capitolo della Porziuncola del 1221 fu un evento colossale che mobilitò qualcosa come tremila frati da tutte le province. Considerando pure il calore con cui gli assisani seguivano sempre le gesta del loro beniamino, è facile pensare che attorno alla Porziuncola in quei giorni ci fosse qualche problemuccio di ordine pubblico.

Il Comune di Assisi sembra gli perdonò la scenata delle tegole.
Specie perché gli assisani avevano il terrore, quando Francesco era in punto di morte, di lasciarsi sfuggire la reliquia di serie A: quell'unghia di Padreterno a cui brindano ancora oggi i ristoratori di Assisi!
Leggete questa:

« Mentre Francesco, pieno di malattie e quasi prossimo a morire, si trovava nel luogo di Nocera, il popolo di Assisi mandò una solenne deputazione a prenderlo per non lasciare ad altri la gloria di possedere il corpo dell'uomo di Dio.
I cavalieri, che lo trasportavano a cavallo con molta devozione, raggiunsero la poverissima borgata di Satriano
[...] »(ff 665)

C'è da chiedersi quante altre volte il Comune di Assisi avrà sborsato soldi per assicurare la scorta al Povero di Dio.

Le fonti, come al solito, non ci concedono altro.
Ma vedere i soldati che presidiavano il corpo di Francesco morente per non farselo rubare è più facile di quanto non si creda.

Basta andare al Tempio di San Fortunato di Todi dove, in una cappella laterale che ospita affreschi del Trecento, si è conservata proprio questa scena [vedi sopra].

I poveri, quindi, possono avere un trattamento esclusivo come i VIP?
Ebbene sì. Purché siano anche santi...