martedì 24 luglio 2012

Un presepio 'apocalittico'




La casa di produzione RMEDL - Eskathon Publishing ha editato sul suo sito per la serie "Apocalilyptic Aperiodic" due articoli sul Francesco Stregone:
"IL BOSCO DELLE FATE - la storia non scritta della Verna" e "QUESTO PRESEPE E' UN FALSO - la vera storia del presepe di Greccio".

Segnalo il link perché tra eretici ci s'intende, e non è da escludersi che qualche lettore già smaliziato si spinga a visitare pure questo sito 'Apocalittico'.

martedì 29 maggio 2012

San Bevignate, il santo fantoccio di Perugia



I santi medievali più erano provinciali e più erano venerati!

San Bevignate di Perugia è un caso lampante.
La Chiesa cattolica non lo ha mai riconosciuto né mai lo ha elevato alla gloria degli altari. Al contrario, il consiglio dei Priori il 22 aprile 1463 lo canonizzò per la gioia dei devoti perugini e ne decretò la festa il giorno della sua (presunta!) morte, il 14 maggio del 500 d.C..

San Bevignate era tanto adorato nelle campagne attorno a Perugia che in suo onore fu edificata lontano dalle mura pure una chiesa, poi divenuta dal 1325 un presidio monastico dell'ordine Templare.

Ma cos'aveva fatto questo Bevignate di così importante?

Sulla sua fama si addensano i sospetti:
non esistono leggende medievali sul suo conto [unico santo perugino a non averne una], e solo il rapsodo di agiografie Ludovico Iacobilli nel Seicento ce ne parla, scrivendo che era di origini tedesche e che -ritiratosi per anni nelle selve- aveva resuscitato un bambino azzannato da un lupo.

« Essendo agricoltore de' campi, tocco dallo Spirito Santo, si dispose abandonar il Mondo, e quanto in esso possedeva, e preso l'habito monacale in un'osservante Monastero de' monaci, che portavano tonaca di panno di lana bianca, e la cintura di corame turchino; come rappresenta la sua antica immagine; e poi, ottenuta licenza dal suo superiore, andò a far vita solitaria in una selva appresso Perugia, ove visse molti anni in aspra penitenza, e si esercitò nell'oratione, e nelle divine contemplazioni. »
[Iacobilli, Vol. I, p. 502]

Bevignate di sicuro era uno di quei mezzi sciamani venerati nei boschi medievali, che i cittadini ricchi del Comune snobbavano. Uno sciamano barbaro, il cui culto non a caso fu riconosciuto dai Priori perugini solo alla fine del MedioEvo, a metà del Quattrocento, quando le città italiane si erano inurbate di contadini e la sua devozione faceva comodo per implementare il senso di appartenenza alla città.

Lo dimostra la Lezenda del frate penitente Raniero Fasani, il quale per farsi pubblicità tra i popolani e per vedersi riconosciuta la sua compagnia di flagellanti ne attribuì la fondazione al popolarissimo san Bevignate [che poco o nulla poteva saperne dei penitenziali, essendo vissuto alla caduta dell'Impero romano!].

Nella Lezenda bolognese, al contrario, si diceva che quel mezzo imbroglione di frater Raynerius Faxanus de Peruxio avesse ricevuto l'apparizione della Madonna piangente e di san Bevignate.

Bevignate nella visione gli avrebbe detto che benediceva il suo movimento di flagellanti perché grazie alla loro dolorosa espiazione la Madonna non avrebbe più versato lacrime...

Fasani, che tra l'altro già aveva passato un bel guaio per via di un terreno edificabile a Porta Sole [1], si fece così investire dal più oscuro e adorato dei santi perugini: san Bevignate.

Bevignate, "il santo misterioso di Perugia", così lo chiamò il medievista André Vauchez.

La sua vicenda ci aiuta bene a capire come si faceva la politica nei secoli bui, e soprattutto quanto la politica dei 'secoli bui' poco abbia da invidiare ai nostri!


Bibliografia e Note-----

Gli studi più approfonditi su san Bevignate sono stati condotti dal francescano Ugolino Nicolini, il quale però ritiene che san Bevignate sia vissuto nel 1200 e sostiene, senza grandi prove, che l'agiografo Ludovico Iacobilli si sbagliasse a raccontare che fosse un barbaro tedesco vissuto nel V secolo dopo Cristo.

Cfr. Nicolini, Le canonizzazioni facili del Comune di Perugia in Templari e ospitalieri in Italia : la Chiesa di San Bevignate a Perugia, Milano 1987.

Cfr. Nicolini, Bevignate e Raniero Fasani in Settimo centenario della morte di Raniero Fasani : atti del Convegno storico, Perugia, 7 e 8 dicembre 1981.

[1] Il contratto fu stipulato nel 1262 per la concessione di un 'casalino' (un'area edificabile) sita poco fuori Porta Sole. L'atto aveva la durata di 29 anni, i contraenti erano Fasani stesso e l'arciprete Accorsetto, il quale agiva per conto del Capitolo di Perugia. Nel contratto era espressamente vietato di destinare l'area a luogo di culto, cosa che puntualmente Fasani fece venendo sanzionato nel 1266.
Cfr. Nicolini, Bevignate e Raniero Fasani (...), pp. 116-117.

Immagini-----

Fig. 1, affresco in San Bevignate raffigurante un corteo di flagellanti; la pittura è grezza, improntata alla più retorica austerità. Fine del XIII secolo.

Fig. 2, bel capitello istoriato con fiordaliso sul portale della massiccia chiesa contadina di san Bevignate, eretta su uno dei declivi di Perugia a partire dal 1256 approfittando del culto tributato al santo villano.

lunedì 9 aprile 2012

Il culto dei fulmini nei santuari francescani.
Da Ischitella sul Gargano alla Scarzuola.



Le vite dei santi sono piene di aneddoti ai limiti del mito.

Ma interpretare questi miti come tali non ci fa schiodare di un centimetro dal recinto della favola.

Proviamo allora a decriptare un mito sfruttando un altro mito
.



Siamo nel 1216 ad Ischitella sul Gargano vicino Foggia.

Francesco d'Assisi, il nostro stregone prediletto, è di ritorno da un pellegrinaggio fatto a Monte Sant'Angelo.

Sosta ad Ischitella ed il solito feudatario ricolmo di buona volontà, tal Matteo Gentile, gli fa dono di un terreno su cui poi sorgerà il convento dei frati.

Poteva lo stregone di Assisi lasciare il foggiano senza far altro?
Che domande!
Il poverello piantò il suo bastone di pellegrino dinanzi alla chiesetta, ed ecco il prodigio!
Il bastone mise radici e si trasformò in un cipresso poderoso...

Quell'albero, almeno secondo la tradizione, esiste tutt'ora. Pietrificato [foto sopra].

Sorprende vederlo: preservato dalle gettate di cemento, i devoti lo trattano come una reliquia.

Da dove salta fuori quest'usanza? Per capirlo, diamo un'occhiata ad un altro alberello, identico a quello foggiano ma privo di devoti. Come privo dei frati che se ne andarono dal convento umbro della Scarzuola una sessantina di anni fa perché troppo isolato.


Visualizzazione ingrandita della mappa

Il cipresso secco della Scarzuola [foto sotto] oggi troneggia al centro delle surreali architetture costruite dall'architetto comasco Tomaso Buzzi alla metà degli anni '60.

Prima era un cipresso come gli altri, più isolato e più maestoso degli altri. Un fulmine caduto nell'agosto del 1970 lo pietrificò: lo stesso Buzzi narrerà l'evento nei suoi diari*.


Ma che il fattaccio capitato alla Scarzuola non fosse un caso isolato lo prova il borgo soprastante, Montegiove.

Anticamente pare esistesse un santuario sulla sua cima in cui si cultuava Iuppiter Elicius, il Giove folgoratore dei Romani.
Ecco spiegato il nome del paese!


Tutta la zona doveva essere un luogo di culto dei fulmini, lo fa pensare non solo il vocabolo Montegiove ma i rinvenimenti archeologici che nel 1925 uno storico romano, tal Cesare Simoni, annotava nel suo libricino Il castello di Montegiove.

Ora ragioniamo.

I frati s'insediano alla Scarzuola guidati da Francesco nel 1218, cioè poco dopo l'impresa di Ischitella. Il cipresso secco della Scarzuola invece viene fulminato solo nel 1970, ma sappiamo che il suolo di Montegiove era sacro fin dall'antichità per i fulmini che gli abitanti dei dintorni credevano scagliati dal dio Giove. In giro quindi dovevano esserci altri alberi fulminati come questo, alberi che evidentemente furono poi dimenticati con l'abbandono del convento.

Ad Ischitella sul Gargano invece il convento non fu abbandonato, e (credo!) l'albero folgorato continuò a ricevere le preghiere dei devoti fino al secolo scorso.

La nostra è solo un'ipotesi ardita?

Di sicuro quello che circonda lo strano cipresso di Ischitella è un mistero, e i misteri non sempre si risolvono.

Ma chi ci vieta di pensare che lo stregone Francesco e i suoi frati s'impadronirono di un culto dei fulmini?

Nota al testo ---

*Narro tutta la storia con foto dall'archivio Buzzi ne La Scarzuola. Un santuario dimenticato.
Non si sa mai che t'interessi approfondirla!

giovedì 22 marzo 2012

Alla Scarzuola: due passi tra alberi pietrificati e fonti miracolose.


La Scarzuola non finisce mai di stupire.
Frase fatta per chi conosce lo spettacolare giardino innalzatovi dall'architetto comasco Tomaso Buzzi alla metà degli anni '60.
Un po' meno se si analizza cosa c'è intorno, il convento francescano, e sotto, un santuario preromano delle acque sorgive.

Quale dea vi era cultuata?
Parliamo di dee perché il convento è intitolato alla Santissima Maria della Scarzuola, e se qui esisteva un santuario prima dell'arrivo di san Francesco non poteva essere che consacrato a una dea di cui poi la Madonna prese il posto.

Ma quale dea, dicevamo?

Per scoprirlo dobbiamo analizzare i rinvenimenti archeologici della Scarzuola, cioè i tanti ex-voto di cui è disseminato il suo terreno. E poi la fonte di san Francesco, insolitamente distante dal convento francescano. E poi ancora il soprastante borgo medievale di MonteGiove, così chiamato perché qui fin dal mondo antico esisteva un famoso culto dei fulmini tributato a Giove.

Cosa c'entrano i fulmini di MonteGiove con il culto delle acque alla Scarzuola?

C'entrano, eccome.
Ma per collegare tutti gli indizi bisogna inoltrarsi nel giardino e scoprire un insolito albero pietrificato che Tomaso Buzzi scelse (a caso?) per unire le sue costruzioni.

Da qui iniziano le indagini. E se t'interessa leggerle, da qui puoi ordinare una copia del volume.

giovedì 22 dicembre 2011

I diavoli di Giotto
e gli storici acchiappafantasmi


Vendere libri è sempre più difficile, specie quelli sul MedioEvo.
Il rischio a promuoverli è grosso, il fiasco commerciale dietro l’angolo
.

Così capita che ci si inventi delle trovate ardite per farsi pubblicità.
Per carità, lo fanno tutti, è business. E il business non conosce limite, è applicabile ai saggi storici così come alle gomme da masticare.

Ma ci sono storici che, dall'alto del proprio prestigio accademico, osano l’inumano.
Se non lo avete ancora capito, ebbene sì: ce l’ho con
Chiara Frugoni.

L’emerita (e devotissima) studiosa pisana, già rettrice delle Cattedre di Medievistica a Pisa e a Tor Vergata, nonché figlia dell’altrettanto emerito medievista italiano Arsenio Frugoni, per lanciare il suo nuovo “Storia di Chiara e Francesco” edito da Einaudi, si vanta di aver scovato nella nuvoletta di un affresco della Basilica Superiore ad Assisi nientepopodimeno che il profilo di un demone con due riconoscibilissime, almeno a suo dire, "corna scure".

Ciò conferirebbe a Giotto, udite udite, il primato tra i pittori che inserirono personaggi all’interno delle nuvole, piazzandolo in pole postition, prima ancora di Andrea Mantegna!

"Fino ad oggi il primo pittore che pensò di trattare le nuvole era ritenuto Andrea Mantegna con il suo San Sebastiano, dipinto nel 1460 e oggi nel Kunsthistorisches Museum a Vienna, dove sullo sfondo del cielo c’è un cavaliere che emerge da una nuvola.
Da oggi il primato non è più di Mantegna, ma di Giotto
.
"

Non paga di questo erudito azzardo, la Frugoni imbastisce una fumosa analisi catechistica.

"Un’impertinenza [il diavolo] che potrebbe suscitare un dibattito catechetico, perché ci fa comprendere l’importanza di oggettivare il male per non accoglierlo nella propria vita".

Per smontare questa scadente trovata basterebbe andarsi a vedere l’affresco in questione.

Nella pittura emerge sì dalla nuvoletta un anziano volto dormiente dal naso adunco.
Il trucco è che tutto ci si può leggere in questo schizzo, non è un tema iconografico ma piuttosto una divertita invenzione grafica di un collaboratore del ciclo giottesco.

In soldoni, bisogna aguzzare parecchio l’ingegno per scovare nell’affresco ponderose simbologie escatologiche.
Inoltre, il non risibile dettaglio che la nuvoletta alleggi sul cadavere di Francesco morto e che il volto dormiente sia nient’altro che una caricatura, fa pensare ad uno scherzo tipico nel gotico.

Altro che emanazione del male catechetico!


Mi domando poi dove siano le “corna scure” del demone frugoniano; e me lo chiedo perché senza queste corna è proprio dura vedere nella nuvoletta occhiuta un diavolo e non una -meno roboante!- figura buffa.
Specie se uno ha in mente i diavoli veri, quelli della “Cacciata dei demoni da Arezzo”, affresco sito a pochi passi di distanza [a fianco un dettaglio].

Senza poi rispolverare la vecchia polemica sulla paternità del ciclo francescano: Giotto o non Giotto?

Alzi la mano chi si sente in diritto di dire con sicurezza che sia stato proprio Giotto a precedere Mantegna inventandosi lo schizzo per tratteggiare la nuvola, e non qualche altro pittore impegnato nell’enorme cantiere della Basilica.

Ma la cosa più divertente è che la Frugoni è recidiva.

La storica toscana non è affatto nuova a scambiare lucciole per lanterne e a ricamarci sopra ponderose riflessioni teologiche: una sua vecchia performance merita di essere rispolverata, accantonando il 'demone' di cui francamente -per quanto carino sia- poco ci frega.

La medievista pisana già in passato aveva tentato di fare rivelazioni sconcertanti, ma gli andò meno bene.

Nel 1983 il libro in questione era "Francesco e l'invenzione delle stimmate" e la Frugoni sostenne di aver scoperto il teschio di Adamo (!) alla base di un Tau schizzato dal Poverello, nell’unico autografo esistente -assieme a quello del Duomo di Spoleto- donato a Frate Leone e conservato alla Cappella delle Reliquie nella Basilica Inferiore di Assisi.

Anche qui la ‘clamorosa’ scoperta serviva alla Frugoni per imbastire una lezioncina in perfetto stile parrocchiale.


Segue poi un disegno di Francesco, che è la sua firma, ma anche qualcosa di più: la croce a Tau infissa nella bocca di Adamo sul Golgota. Il santo allude a un’antica leggenda, secondo la quale Cristo fu crocifisso nello stesso punto in cui Adamo fu seppellito, per cui il peccato di Adamo è stato cancellato dalla redenzione del nuovo Adamo. […] Francesco sembra voglia dire, tracciando quel segno quasi apotropaico, che lui stesso e Leone, discendenti da Adamo, sono partecipi della medesima salvezza” (p. 72)

Per apprezzare in tutto il suo splendore l’abbaglio della Frugoni basta guardarsi il disegnino [foto sopra].

Che lo schizzo alla base del Tau non fosse affatto un teschio, bensì un terrapieno, un monticello, è palese così come aveva scritto otto secoli or sono un copista medievale benedettino del monastero di Subiaco descrivendo l'autografo.

Ma la Frugoni emerita, non paga della sua erudizione accademica, sentiva il bisogno di correggere nientemeno che l’amanuense per provare il suo originalissimo teorema sulla testa di Adamo…

Per il Tau infisso su un monticello –forse il copista non ha capito che si trattava di una testa […]” (p. 97)

O Dio, se esisti, liberaci dai prof emeriti!

lunedì 11 luglio 2011

LE SORCIER D'ASSISE (2008)
Il film mai visto.


Doveva chiamarsi Le Sorcier d’Assise, traduzione francese de Lo stregone di Assisi.

Lo avremmo prodotto in Francia per poi (forse) vederlo trasmesso tagliuzzato, come spesso succede ai documentari ponderosi, su una qualche emittente italiana.

Di tutto questo oggi non è rimasto nulla.
Eccetto un dossier di una ventina di pagine ed alcune sequenze di animazione, ma vale la pena raccontare lo stesso questa strana storia…

Tutto comincia quando Mauro di Flaviano, regista di spot e filmmaker, mi propone di realizzare un documentario incentrato sulle mie ricerche ‘alternative’ e su Francesco, il santo-stregone di Assisi.
La posta in gioco è subito chiara; Mauro vive a Parigi, mercato ricco per la produzione di documentari. Si scriverà il progetto, individuando location [borghi e paesaggi], immagini [affreschi, miniature, pale] e studiosi di quel MedioEvo superstizioso che possano avvalorare la nostra idea.
Poi si passerà alla fase operativa coltello alla mano, alla caccia di una produzione interessata al progetto.

Incredibile: la trovammo al primo colpo. E pure una produzione nota, Gedeon Programmes in Rue de Charonne a Parigi.


Un po’ di storia…

Dietro il loro nome (come succede a tante produzioni francesi) c’è il canale televisivo ARTE, una specie di RaiTre franco-tedesca sorta sulle macerie di LaCinq per volere di Chirac, che quella rete la tolse a Berlusconi ed ai socialisti quando il nostro Silvio alla fine degli anni ’80 provò a valicare le Alpi con il suo stuolo di ballerine.

Tornando a noi, un'idea nata dal nulla -o quasi- stava diventando accattivante.

Il progetto piaceva ai produttori, che lo sottoscrissero mettendoci il proprio logo.
Ma quando hai scarso curriculum non ci sono santi che tengano (nemmeno san Francesco pare possa molto!).
L’alternativa alla chiusura della trattativa con ARTE era produrre di tasca nostra il film, almeno la prima parte, fornendo garanzie di liquidità spicciole.
Poi avremmo visto rimborsate le spese.

Il progetto così si arenò.
Io ero abituato ad autofinanziarmi, ma nel mondo dell’editoria; poco o nulla sapevo di come si fa un docu.


Il regista con cui vissi questa piccola disavventura era -ahimé- nella condizione opposta.

Pubblico parte del materiale archiviato perché non rimanga tutto lettera morta.
Magari un giorno il film
Lo stregone di Assisi vedrà la luce, tagliuzzato sul piccolo schermo o integro in qualche saletta d’essai.

Oggi chi è in grado di dirlo?




SCARICA Il file PDF integrale del progetto
[Per ogni capitolo sono indicati gli storici interpellati. Un errore nella stesura del progetto fu quello di indicare molti studiosi blasonati e 'in odor di devozione', cosa che ci fece incassare subito dei rifiuti].


Le immagini pubblicate:
[1] Frontespizio del dossier con i dati della produzione.
[2] Una pagina dello sviluppo narrativo, Le culte des plantes.
[3] Una pagina del materiale iconografico, Enluminures (codici miniati).
[4] Fotogramma di un’animazione con cavalieri realizzata sulle miniature della Bibbia Maciejowski.

lunedì 8 novembre 2010

Le stimmate dello Sciamano a UmbriaLibri [via mazzini]



Informo tutti gli internauti che domenica 14 novembre alle ore 18.30 presenterò presso i locali della ex-Borsa Merci di via Mazzini a Perugia il volume:

Le stimmate dello Sciamano
- il mito di san Francesco tra sangue e magia


Introdurrà il prof. Valerio Bruschini.

Anche se è scontato e banale, partecipate numerosi ;)