lunedì 24 novembre 2008

Francesco, lo stregone che piantava gli alberi


Disboscatori.

Se qualcuno chiedesse qual era la missione dei santi nel Medioevo, la risposta più pertinente sarebbe proprio questa.

Alberi sradicati e tronchi abbattuti.

Arbores demonibus consacratae:
alberi consacrati agli spiriti del Male.

Sradicarli produce, spesso, una resistenza violenta...

« Non potendo impedire a San Martino di abbattere il pino sacro, i pagani che egli affronta hanno l'idea di far cadere l'albero sul vescovo in modo da schiacciarlo nella sua caduta

[...] La Vita di San Valerio (scritta all'inizio del VII secolo) racconta come gli abitanti della valle della Bresle, presso Eu in Normandia, benché probabilmente già battezzati, venerassero un enorme tronco d'albero che il santo fece abbattere con pericolo della propria vita.

Anche nella vita di san Lucio si parla del "bosco di Marte", dove i bovari andavano per adorare dei vitelli come fossero dèi
. » [1]

Eppure il cristianesimo medievale non ha gioco contro queste credenze, talmente radicate nel mondo contadino da mettere a repentaglio la sopravvivenza di molte abbazie nel contado all’alba del tredicesimo secolo.

Francesco d'Assisi, per affermare la Sua predicazione, sostenne il culto degli alberi negli eremi da lui fondati.
Ne vediamo un esempio, tra i tanti, proprio alla Romita di Cesi...

« [...] posto sulla destra della via qui particolarmente scoscesa, s'innalza timido l'"Elce santo", chiamato dai locali: la "licina santa"; un leccio fortemente ripiegato "dove spesso il padre sancto Francesco se soleva posare". » [2]


L'articolo prosegue qui, corredato da immagini dal Sentiero della Romita.

◉ Un indizio sul culto degli alberi nell'iconografia francescana ---

Dov'è finita la mano? Indizi per un culto degli alberi alla Basilica di San Francesco.


Nota all'immagine ---

_La foto in apertura è stata scattata nel sentiero francescano che da Cesi conduce alla Romita degli Arnolfi.

La Romita -a lungo abbandonata- è l'unico eremo ad aver mantenuto l'austerità francescana primitiva.
Qui si venera l'Elce santo che, piegandosi, avrebbe fornito un riparo al poverello.


Note al testo ---

[1] Cfr. Jean-Claude Schmitt, Medioevo "superstizioso", Laterza, Roma-Bari, 2005, p. 31.

[2] Cfr. Paolo Rossi, L'Eremita degli Arnolfi, storia di uno dei più autorevoli romitori della storia francescana, Catanzaro, 1996, p. 15.

venerdì 20 giugno 2008

Uccellacci & uccellini ...e uccellatori!
Il povero di Dio e un gustoso pollastro.



Come per le stimmate, anche quella che è stata costruita intorno agli uccelli è una faccenda che rasenta il raggiro.

E come per le finte ferite del santo-sciamano, anche sull’amore di Francesco per gli uccelli la propaganda religiosa ha costruito un sofisticato castello di carte per nascondere, dietro a un commovente aneddoto agiografico, un vero e proprio reato di stregoneria.
Ma procediamo con ordine.

Il primo assioma su Francesco d’Assisi che faremo crollare è il suo presunto amore per i pennuti.

Per occultare quello che la Predica agli uccelli effettivamente fu – un rito di magia pagana – la Chiesa s'inventò di sana pianta un animalismo ante litteram.

Di fatto per secoli, dietro la facciata rassicurante della Predica agli Uccelli, la Chiesa ha depistato i fedeli sui veri intenti politici del santo.
Al punto che gli agiografi, raccontando la vita di Francesco, andarono spesso in confusione per far coesistere i ‘misfatti’ dello stregone che tutti conoscevano, e che non si potevano proprio negare, con un santo dal pollice verde.

Tomaso da Celano fu il primo a cascarci, e in modo davvero clamoroso.

Nella Vita Seconda si mise a raccontare di come per onorare il santo Natale Francesco volesse intercedere presso l’imperatore per sfamare tutti gli uccelli del Regno.

Salvo poi narrare appena poche pagine dopo che il Poverello, colpito da un improvviso languore di stomaco, non si fece alcuno scrupolo di mangiarsi un uccellino per colazione!

« Se potrò parlare all’imperatore – diceva – lo supplicherò di emanare un editto generale, per cui tutti quelli che ne hanno la possibilità debbano spargere per le vie frumento e granaglie, affinché in un giorno di tanta solennità gli uccellini e particolarmente le sorelle allodole ne abbiano in abbondanza. » (Cfr. Tomaso da Celano, op. cit., ff. 788)

« Recuperate comunque in qualche modo le forze, camminando per la strada disse a Frate Bernardo che avrebbe mangiato un uccello, se mai ne avesse avuto uno. Ed ecco accorrere attraverso un campo un cavaliere con uno squisito uccello. »
(Cfr. sempre Tomaso da Celano, op. cit., ff. 857)

Possibile che san Francesco fosse un tipo così cinico da tenere all’ingrasso tutti i pennuti del Regno per farsi degli appetitosi spuntini?

Forse noi moderni abbiamo un'idea troppo edulcorata di un poverello che, messo davanti ad un bel piatto di pesce squalo, non si fece pregare a sbaffarlo!

giovedì 18 ottobre 2007

Benvenuti


Un saluto a tutti quelli che da oggi mi seguiranno in questo viaggio alla ricerca delle origini religiose dell'Umbria!

Questo blog funziona come un taccuino da viaggio.
Di volta in volta annoterò grotte, boschi e antichi santuari dell’Umbria -con qualche sortita fuori regione!
Tutti quei luoghi dove l’ombra degli Dei pagani si scorge ancora, nonostante le feroci persecuzioni della Chiesa nel Medioevo contro maghi, fattucchiere e chierici di campagna.

Ogni post sarà un’escursione virtuale in questi siti, in prevalenza caverne e sentieri di montagna, che una volta erano i luoghi di culto dove si tributavano sacrifici alla Natura, e che poi col tempo divennero la tana del diavolo; gli angoli del mondo prediletti dalle soldatesche e dagli inquisitori.

Protagonista di questo viaggio, tra brandelli di affreschi e antichi manoscritti, sarà lui, il santo stregone per eccellenza:
San Francesco d’Assisi
.
Se avete letto il mio libro oppure vi apprestate a farlo, allora già sapete quanto la Chiesa con i suoi vescovi e i suoi tribunali si sia data da fare nel Medioevo per cancellare ogni impronta delle grandi religioni Naturali.
Abbattere gli alberi sacri era una prassi abituale, così come dare la caccia a tutti quegli indovini che in barba ai Decreti si mettevano a parlare con gli uccelli per fare proseliti tra i contadini:
uomini rurali che non sapevano cosa farsene di Cristo e dei Vangeli.

San Francesco era uno di questi predicatori. Anzi, molto di più.
Francesco d’Assisi fu il mago che riuscì a imporre per primo il Cristianesimo nei pagi. Lo fece ricorrendo a continue astuzie e furberie, infrangendo ordini e leggi che nessun predicatore prima di lui aveva mai osato violare. Nel mio blog parlerò anche di questo: se vuoi aggregarti alla comitiva sei benvenuto!

Tutti i viaggi sono piacevoli da fare insieme, ma quelli nelle terre inesplorate hanno un senso di non detto che li rende unici.