domenica 23 giugno 2013
Il Cristianesimo: un culto inventato a tavolino?
Con (abominevole) ritardo, pubblico un frammento della presentazione de "Il Culto proibito della Dea" tenutasi qualche tempo fa presso l'Associazione Porta Santa Susanna.
Ho scelto di tagliare tutta la parte del monologo iniziale, senza immagini essendo un Audio, a dir poco soporifera...
Il dibattito muove dalla mia provocazione: il Cristianesimo fu un culto inventato a tavolino?
Considerando i suoi santi misteriosi capaci di sopravvivere praticamente a tutto, che tanto somigliano agli dèi pagani;
considerando le mostruose Madonne tricefale e le Madonne sanguinolente;
considerando le sante senza occhi o senza seno o senza mani:
credo proprio di sì.
Di diverso avviso una parte del pubblico, alcuni perfino avvelenati per la messa in discussione delle mitologie cristiane (!).
Chi vuole, può farsi un'idea del "dibattito" clickando qui...
Nota all'immagine ---
Sopra, dea Tyche turrita che tiene in braccio Plutone,
Museo Archeologico di Istanbul, II secolo d.C.
Questa scultura in marmo proteggeva la sorte delle città che si appellavano alla dèa e al signore dell'Oltretomba [il quale era anche, come Pluto, il dio del successo].
La statua è, forse, l'antenata più vicina delle tante Madonne con Bambino che oggi troviamo nelle chiese.
giovedì 23 maggio 2013
Quando san Francesco non era il Re degli stregoni: due passi al Santuario della Madonna delle Grazie di Rasiglia...

Sfatiamo un mito: l'Umbria non è tutta francescana.
Specie lassù, sui monti dell'Appennino umbro-marchigiano, dove ancora a metà Quattrocento sopravvivevano superstizioni legate a santi leggendari.
Come al Santuario della Madonna delle Grazie di Rasiglia, sulla strada che da Foligno s'inerpica per Colfiorito.
Un santuario di frontiera conteso per secoli da fazioni armate in lotta tra loro, che nel luogo sacro si sarebbero riappacificate grazie alla mediazione di un angelo...
La chiesa deve le sue fortune alla scoperta di una statua prodigiosa della Madonna agli inizi del '400.
Non una Madonna come tutte le altre!
Quella di Rasiglia è una Virgo paritura (cioè una Vergine con il pancione), che proteggeva dalle insidie del parto le sue devote.
Gli ex-voto sulle pareti della chiesa sottolineano il concetto...
E le magie dello stregone di Assisi, che fine hanno fatto?
In questo santuario non c'è alcuna traccia di san Francesco!
Strano a dirsi perché i popoli che abitavano questi monti ad una manciata di chilometri da Assisi, erano parenti di quei contadini e di quei pastori che alla Verna avevano acclamato l'uomo in grado di parlare agli uccelli e di risanare le vacche.
Al Santuario di Rasiglia, invece, c'è un campionario ricchissimo di altri santi contadini, così radicati nella cultura popolare che le origini del loro culto si perdono nelle nebbie del tempo.
A cominciare da sant'Antonio Abate [sopra], l'eremita protettore dei maiali, maiali che gli Ospitalieri allevavano per curare con il loro grasso i famosi fuochi di sant'Antonio.
E come Sant'Antonio, non poteva mancare sulle pareti del santuario un altro dio taumaturgo, il colosso di san Cristoforo, la cui immagine portentosa risanava gli appestati (o almeno si credeva capace di farlo!)...
Ma la divinità che c'incuriosisce di più, non foss'altro perché prima d'incontrarla qui non ne avevamo mai sentito parlare in zona, è sant'Amico di Rambona.
Abate marchigiano vissuto intorno all'anno Mille, si narra che avesse addomesticato un lupo nel bosco per fargli trasportare la legna nel monastero [sopra, particolare con il lupo quasi stremato].
Il MedioEvo è pieno di santi che addomesticano lupi nascosti nelle oscurità del bosco, Sant'Amico insomma era in buona compagnia.
Qui sulle pareti del Santuario è raffigurato ovunque, addirittura due volte ai lati del trono in un affresco con la Maestà [sopra].
Nessun riferimento all'addomesticatore di lupi per eccellenza: san Francesco.
Non sarà che abbiamo un'idea un po' troppo vaga delle superstizioni medievali?
Note ---
* Gli affreschi del Santuario sono tutti anonimi.
* Se v'interessa saperne di più, nel libro sul culto di San Cristoforo dedico una sezione a parte alla sua storia.
martedì 19 marzo 2013
Da Imbolc all'Annunciazione di Maria: le feste per la nuova nascita del Sole.

Una miniatura della Matricola del collegio dei Notai di Perugia ci racconta una processione propiziatoria per la Rinascita del Sole, nei dettagli: tamburello e trombettieri!
Nel verso del foglio campeggia miniata la scena dell'Annunciazione di Maria [sotto].
Si tratta, senza troppi dubbi, della processione che si teneva alla vigilia del 25 marzo, festa appunto dell'Annunciazione di Maria, ma anche di qualcos'altro che il MedioEvo idolatra ha sostituito.

Di sicuro, l'uso delle luminarie era molto più antico.
Il rito della benedizione delle candele a Candelora (2 febbraio) per accogliere il Cristo nascente riecheggiava la festa celtica di Imbolc (1 febbraio) in cui si accendevano candele e lumini per evocare l'allungarsi delle giornate, nell'attesa dell'Equinozio di Primavera.
La festa equinoziale che cadeva il 21 marzo doveva essere celebrata in modo analogo: la Chiesa medievale sovrappose alle celebrazioni di Imbolc la festa della Purificazione della Vergine (altrimenti detta Candelora), e al 21 marzo fece seguire le processioni per l'Annunciazione di Maria.
Tutto questo rompicapo di date e processioni a lume di candela non deve confonderci le idee!
Le candele brandite dai notai perugini di sicuro erano consacrate alla Vergine Maria, cioè al nuovo Sole che di lì a poco sarebbe rinato.
◉ Un post sull'Iconografia solare di Cenerentola e della Madonna:
Il culto Solare nel vestito di Cenerentola...
--- Note e Bibliografia ---
[1] Le due miniature dell'Invocatio a Maria sono probabile opera di Vanni di Baldolo e si trovano custodite presso la Biblioteca Augusta di Perugia.
[2] Cfr. Marina Subbioni, La miniatura perugina del Trecento, Perugia, Guerra Edizioni, 2003, p. 157.
[3] Cfr. Il notariato a Perugia, a cura di Roberto Abbondanza, Roma 1973, pp. 87-88.
domenica 9 dicembre 2012
Quanto costa una sponsorizzazione?
Il Santuario della Madonna della Villa a Sant'Egidio
Se vi capita di passare in zona Perugia-Assisi, consiglio vivamente una capatina al Santuario della Madonna della Villa nell'abitato di Sant'Egidio.
Già il nome in sé ci fa capire tante cosette di non poco conto.
Si chiama Madonna della Villa perché qui fino all'altro ieri abitavano i 'villani'.
Sant'Egidio (oggi sede di un aeroporto) nel Basso MedioEvo non era altro che un borghetto composto da una manciata di casupole prive di grandi fortificazioni (solo una torretta di avvistamento nella parte più alta dell'abitato testimonia una qualche struttura difensiva, utile più che altro ai perugini per intercettare possibili pericoli).
Il santuario a capanna, eretto alla metà del Quattrocento (narra la leggenda) per proteggere una mediocre edicola votiva della bottega Lorenzetti, fu ricoperto di preziosi ex-voto.
Preziosi perché ci fanno capire cosa significava vivere in provincia per un'epoca lontana anni luce dai furori odierni.
Solo pochi fortunati in tutto il paese infatti si potevano concedere il lusso di commissionare un affresco per invocare la grazia a questo santo o a quella Madonna.
Insomma, gli ex-voto più che un fatto di devozione erano uno status symbol; un'occasione ghiotta per farsi belli nella baraccopoli e far rosicare i vicini di casa.
Ma i 'riccastri' di Sant'Egidio non valevano le pulci nella bisaccia di un mercante di Perugia o di uno di Assisi: e così si affidavano a maestranze locali di serie B o a botteghe maggiori che vi facevano lavorare gli apprendisti.
Non ci si poteva nemmeno permettere di arricchire l'affresco con dettagli che lo avrebbero reso unico, tipo il ritratto del committente. Queste pitture erano prodotte 'in serie' da artigiani che si conservavano i cartoni; una Madonna con quattro angeli reggenti delle colonne era già un costo astronomico da sostenere, pazienza se poi l'affresco era la copia sputata di un altro dipinto sito lì a 2 passi [vedi le foto].
In questo sfoggio di grandeur contadina, il riccastro di turno ci teneva a mettersi in bella mostra.
La frase che scandiva nome e patronimico del committente non era scritta in latino ma in un volgare spicciolo: tutto affinché i compaesani orassero meno, e rosicassero meglio.
"Questa l'a fatta fare Mariotto de Pecco"
"Questa l'a fatta fare Bernardino de Franceschetto"
"Questa l'a fatta fare Antonio de Giorgio"
Ma non sempre i nomi si conservavano [sotto].
Pare che gli agenti atmosferici, più dei peccati, abbiano giocato un brutto scherzo allo 'sponsor' della Madonna in trono con san Sebastiano.
Vedere per credere.
venerdì 2 novembre 2012
La Madonna a Tre Teste e quei due angeli sospetti...
Le opere d'Arte sono fatte così.
Più si osservano da vicino e più svelano dettagli succulenti.
Ricordate la Madonna a Tre Teste custodita all'abbazia di San Pietro a Perugia?
Mi gusta notare un dettaglio che non aveva destato la mia attenzione nemmeno ai tempi della stesura del libro...
Fior di accademici sostengono ancora oggi che essa sia solo una banale Trinità maschile, infischiandosene dei lineamenti e della postura, in tutto simili a quelli di una matrona.
Impossibile ribaltare la protervia accademica? Affatto!
Ce lo dimostrano i due angeli che affiancano la figura in trono. Se li studiamo attentamente, comparandoli ad altre opere medievali, scopriremo che la loro posa originale a braccia conserte compare in alcune Maestà, tra cui mi piace citare quella bellissima di Simone Martini, al Palazzo Pubblico di Siena, e la Maestà di Lippo Memmi, custodita al Palazzo Pubblico di San Gimignano.
Da dove esce fuori la posa a braccia conserte?
Si tratta di un atteggiamento di sudditanza nell'iconografia medievale (un po' come fare l'inchino).
Molte Madonne in trono sono affiancate da angeli a braccia conserte, e la Madonna a Tre Teste di Perugia potrebbe fare degna compagnia alle sue tante colleghe.
domenica 28 ottobre 2012
San Cristoforo successore di Anubi, di Ermes e di Ercole
Ammetto che lo acquistai da una libreria antiquaria parigina a occhi chiusi, solo perché incuriosito dal suo titolo.
Chi avrebbe mai immaginato di scoprire un mondo per quasi un secolo rimasto inedito in Italia?
La storia è quella tormentata di Pierre Saintyves, alias Emile Nourry, fulminante libraio-editore parigino, caposcuola degli studi europei sul folklore nonché presidente della Società degli Antropologi francesi.
Saintyves fece degli studi capillari sulle mitologie del mondo occidentale, dagli dèi egizi a quelli scandinavi, catalogandone feste patronati e poteri. Con l'assiduità di un moderno scienziato, confrontò ogni festa con i calendari del rito cattolico ed ortodosso, scoprendo corrispondenze che fecero impallidire i cattolici dell'epoca.
Thor, Anubi, Ermes ed Ercole non erano morti col trapasso delle religioni antiche.
Al contrario, svariati santi inventati di sana pianta, tra cui appunto Cristoforo, li avevano di punto in bianco rimpiazzati.
Saintyves, ex sulpiziano, divenne un punto di riferimento per i modernisti francesi scomunicati da papa Pio X, tanto che teste coronate come Prezzolini e Gentile spesero la loro attenzione per demonizzarne gli scritti.
Studi che all'epoca non videro mai la pubblicazione in Italia.
Nella prefazione alla traduzione, curata da Michela Pazzaglia, esamino tutta la vicenda storica e i suoi strascichi attuali, con storici cattolici del calibro di Franco Cardini che ancora oggi rigettano le teorie di Nourry.
Potevo lasciare che il nome di Pierre Saintyves rimanesse ancora sconosciuto ai lettori italiani?
◉ Sull'asino sacralizzato nel culto di san Cristoforo...
Lo scettro di Set: il dio dalle orecchie d'Asino.
Note alle immagini ---
_ Sopra, la leggendaria Librairie Critique di Emile Nourry, in arte Pierre Saintyves, da cui uscirono opere rivoluzionarie per la storia dell'antropologia come Les saints successeur des Dieux.
_sSotto, coperta originale del Saint Cristophe successeur d'Anubis, d'Hermès ed d'Héraclès, libricino edito postumo nel 1936 dagli ammiratori di Nourry...
giovedì 4 ottobre 2012
Una Dea proibita a Porta Santa Susanna in quel di Perugia
Prologo: non amo organizzare eventi a Perugia e non l'ho mai negato.
Antefatto: tuttavia l'occasione è troppo allettante per non dedicare all'evento almeno un post striminzito.
Trama: L'Associazione culturale perugina Porta Santa Susanna mi ha invitato a presentare le ricerche che ho raccolto nel volume "Il culto proibito della Dea" e gli studi sull'accattivante Trinità a tre teste (che sembra proprio una Madonna!) dell'abbazia di San Pietro a Perugia.
Pubblico la notizia qui sul blog, chissà che qualche lettore incuriosito non se la senta di venire ad ascoltarmi, abbassando così la quota geriatrica.
Conferenza fissata per venerdì 12 ottobre alle ore 21:00 presso la sede dell'Associazione in via Tornetta, 7 a Perugia.
Uomo avvisato....
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