giovedì 14 gennaio 2016

Il Duce francescano:
l'esperimento umbro prima del Concordato...

Le sacre radici dell'Umbria hanno fatto sempre gola a tutti.

Recentemente i nostri amati politicanti a caccia di facile consenso stanno discutendo se inserire, come memoria identitaria,
Francesco d'Assisi e Benedetto da Norcia nello Statuto della Regione Umbria
.

Niente di strano!
È un'operazione di propaganda che viene da lontano...


Benito Mussolini fu il primo a pensarci quando l'Umbria stimolava solo la fantasia pruriginosa di qualche nostalgico del gotico*.

In occasione dei 700 anni dalla morte del Poverello, il Duce colse la palla al balzo per promuovere con la Chiesa una nuova politica distensiva. Politica che culminerà tre anni dopo coi Patti Lateranensi.

L'annuncio del Duce riemerge ne L'Italia francescana, libro stampato sulla scia dell'omonima rivista per commemorare il lieto evento...


Parlando di Francesco d'Assisi, Mussolini diede fiato alle trombe**.

"Il più alto genio alla poesia, con Dante; il più audace navigatore agli oceani, con Colombo; la mente più profonda alle arti e alle scienze, con Leonardo.
[...]
Nel 1926 si compiono settecento anni dalla morte di S. Francesco, e l'Italia con anima nuova, più pronta a sentirlo, si rivolge al ricordo del sublime suscitatore."


Ai tempi di Mussolini, l'Umbria era una periferia contadina retta dal patto di ferro tra clero e agrari.

Il Duce la conosceva bene.

Non è un caso se proprio da queste parti, per l'esattezza dall'hotel Brufani di Perugia, siano partite quattro anni prima le camicie nere per la Marcia su Roma, come narrava un'epigrafe trionfale, oggi scomparsa, apposta il 30 ottobre del 1923 sulla facciata dell'hotel e di cui ho trovato due foto preziose nelle cartoline della collezione privata di Adriano Piazzoli.



Le radici dell'Umbria saranno pure sacre.
Ma è un sacro che spesso si è tinto di sangue.


Note ---

* Viollet Le Duc, il celebre architetto neogotico francese, si chiuse nelle Basiliche di Assisi un giorno intero per schizzare disegni.
John Ruskin, giudicando Firenze "falsa", se ne fuggì in Umbria alla ricerca di architetture più primitive.
-- Cfr. Francesco Quinterio, Percorsi d’Architettura in Umbria, a cura di Raffaele Avellino, Folino: Edicit 2010, p. 518.

** Chi ha letto il mio primo libro, Lo stregone di Assisi, il volto negato di San Francesco, ricorderà che ne parlavo a p. 91.

3 commenti:

Gian Maria Turi ha detto...

Ho letto due tue libri, lo stregone e la dea, sono molto interessanti. Un po' avventati in qua e in là, ma si capisce che la gran parte delle ricostruzioni vanno fatte nell'assenza totale di testimonianze scritte. Il metodo analogico comunque funziona, per quanto non sia sempre stringente. A parte questo, l'immagine che tu restituisci di parte dell'attività di Francesco, o meglio del modus operandi, è credibile e si allinea perfettamente con la storia non detta, quella dei poveracci, quelli ai limiti e al di fuori della storia del mondo. E questo di per sé è già un gran merito.

Gian Maria Turi ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Lo Stregone di Assisi ha detto...

Caro Gian Maria, ti chiedo venia anzitutto per la risposta tardiva. Cerco di suggerire delle strategie d'indagine alternativa perché, a mio avviso, sono di gran lunga più credibili rispetto al piattume agiografico. Mi rendo conto che determinate conclusioni sembrino avventate, anche perché a emettere giudizi così stringenti su fatti consumatisi a secoli di distanza si rischia sempre di essere considerati ingenui. Eppure c'è qualcosa (a mio avviso, anche più di qualcosa) che nell'ordito dei documenti manda la morale in corto circuito...

Ti ringrazio per il tuo commento e spero che i post del mio blog continueranno a riscuotere il tuo interesse!

Andrea