venerdì 20 giugno 2014

San Francesco a Perugia: una storia violenta.



Gli stereotipi fanno male, specie quando sono le fonti oculari a smentirli.

Francesco d'Assisi era un serafico pacificatore?
A leggere un agiografo che visse i fatti storici, come Tommaso da Celano, viene qualche dubbio.

Il Celano ci racconta un episodio che sembrerebbe un vero scheletro nell'armadio nella vita del Poverello.
Almeno per noi, che siamo abituati all'icona melensa del santino e a non fare più i conti con un uomo politico in carne ed ossa, un uomo iroso e vendicativo.

Siamo tra il 1214 ed il 1217, quando frate Francesco decise che era giunto il momento di 'vendicare' la prigionia subita diversi anni prima come soldato per mano degli odiosi cavalieri perugini.

« Alcuni giorni dopo il padre scese dalla cella suddetta e rivolto ai frati presenti disse con voce di pianto: "I perugini hanno arrecato molto danno ai loro vicini [n.d.a. la guerra tra Perugia e Assisi] e il loro cuore si è insuperbito, ma per loro ignominia. Perché si avvicina la vendetta di Dio e questi ha già in mano la spada".

Attese alcuni giorni, poi in fervore di spirito si diresse verso Perugia.

[...]

Giunto a Perugia, cominciò a parlare al popolo che si era dato convegno. E poiché i cavalieri impedivano l'ascolto della parola di Dio, giostrando secondo l'uso ed esibendosi in spettacoli d'arme, il santo, molto addolorato, li apostrofò: "O uomini miseri e stolti, che non riflettete e non temete la punizione di Dio! Ma ascoltate ciò che il Signore vi annunzia per mezzo di questo poverello.

[...] Ebbene, vi dico: non la passerete liscia! Il Signore a vostra maggiore punizione vi porterà a rovina con una guerra fratricida, che vedrà sollevarsi gli uni contro gli altri. Sarete istruiti dallo sdegno giacché nulla avete imparato dalla benevolenza"
. »

Nel passo citato, è interessante notare come l'agiografo prima racconti che il gesto di Francesco fu premeditato ["si avvicina la vendetta di Dio e questi ha già in mano la spada"], poi attribuisca la predica velenosa del Poverello alla cialtroneria dei cavalieri perugini che gli giostravano intorno.

Il racconto così si conclude...

« Poco tempo dopo scoppia la contesa: si impugnano le armi contro i vicini di casa, i popolani infieriscono contro i cavalieri e questi, a loro volta, contro il popolo: furono tali l'atrocità e la strage, che ne provarono compassione anche i confinanti, che pure erano stati danneggiati. »


Nota al testo ---

➔ Il passo citato è tratto dalla Vita Seconda di Tommaso da Celano -ff 622.

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