La croce di Cristo e la devozione ai Santi assorbirono scongiuri e incantesimi del paganesimo antico...
« Basta analizzare le principali collezioni di testi magici copti per rendersi conto che gran parte degli incantesimi contenenti maledizioni e incantesimi negativi si rivolgevano a Cristo, come Pnoute (il nome della divinità in copto) e agli arcangeli.
[...] un documento riporta la richiesta, rivolta ai martiri, di portare dolore e pestilenza sui vicini.
Un secondo documento chiede a Maria, madre di Cristo, di portare alla morte la vittima tramite un'ulcera. » [1]
Dal mondo egizio agli Eschimesi, le pratiche magiche si perpetuarono:
l'esploratore danese Knud Rasmussen raccontava come l'uso della Croce avesse rimpiazzato, pure tra gli Inuit, i porta-fortuna...
« I racconti biblici erano accolti nello stesso modo letterale delle leggende pagane e ci si accontentava di semplificare la pluralità degli antichi amuleti sostituendoli con la croce
[...] E come in passato era uso proteggere persone e animali dalle sventure grazie alla forza nascosta degli amuleti, così adesso era considerato naturale mettere il crocefisso al collo dei cani. » [2]
La pratica della magia era così diffusa in ambito cristiano, fino al secolo scorso, che il collezionista di amuleti Giuseppe Bellucci raccontava la diffidenza incontrata, ogni volta:
la gente credeva di trovarsi di fronte ad uno stregone, interessato ai loro amuleti per operare malefici...
« Molto spesso ebbi a lottare con quella diffidenza straordinaria, che, volendo raccogliere oggetti di tal genere comunemente s'incontra, avendo a che fare con genti sospettose, credule, gelose
È credenza generale difatti, che le streghe, gli stregoni ed i diavoli possano presentarsi agl'incauti sotto le parvenze più belle
[...] possano presentarsi talora anche sotto la veste di un galantuomo ». [3]
◉ Pratiche magiche nella devozione cristiana:
Incantare è pregare? Quando il prete diventa uno Stregone.
Sangue divinatorio: cosa cerca chi vaga nei cimiteri?
Preti maghi: lezioni di Superstizione...
Il Vaticano: l'antico tempio degli Indovini. Vaticinare prima del Papa.
➔ Punizioni nel Clero:
Carcere nel monastero: che fine fanno i preti Maghi?
Nota all'immagine ---
_In apertura, miniatura con Vescovo cornuto.
È tratta dal manoscritto MS. Douce 300 della Bodleian Library di Oxford: folio 8 recto.
Note al testo ---
[1] Cfr. Alessio Leo, Da Osiride a Cristo. Il paganesimo dei cristiani dell'Antico Egitto, Edizioni Albo Versorio, Milano, 2015, p. 97.
[2] Cfr. Knud Rasmussen, Aua, Adelphi, Miano, 2018, p. 96.
[3] Cfr. Giuseppe Bellucci, Un capitolo di psicologia popolare. Gli amuleti, Unione Tipografica Cooperativa Editrice, Perugia, 1908,
pp. 5-6.
venerdì 6 settembre 2024
martedì 27 agosto 2024
Carcere nel monastero: che fine fanno i preti Maghi?
Dove finivano a scontare la pena i preti accusati di Magia?
Fin dal MedioEvo, esistevano in monasteri e conventi delle celle dove i religiosi condannati venivano rinchiusi.
Vincenzo Paglia spiegava...
« Questo tipo di prigione applicato come pena sotto la forma di reclusione in un monastero, perdurò approssimativamente sino al sec. XIII.
In seguito i vescovi fecero costruire delle prigioni non conventuali, ove, alla funzione preventiva, si aggiungeva quella punitiva, con la privazione della libertà intesa come fine della pena. » [1]
Già Antonino Bertolotti, nell'800, raccontava delle prigioni monastiche: utili a rieducare quei religiosi che esercitavano, di nascosto, la Magia.
« N'è di prova la Bolla del 5 maggio 1514 con la quale si ordina che i chierici, dati alla magia, sieno notati d'infamia, chiusi nelle prigioni de' monasteri e privati dei benefizi. » [2]
E se la pena non era (solo) detentiva?
I sacerdoti non potevano 'sporcarsi' le mani con il sangue.
Se il giudice ecclesiastico comminava una pena corporale, esistevano -tra i religiosi- dei torturatori 'laici' che l'avrebbero eseguita.
È il caso del frate fiorentino Giovanni delle Lodi alle cui 'cure' erano sottoposti i compagni da 'redimere':
secondo la testimonianza del frate parmigiano Salimbene de Addam che scrive nella sua Chronica...
« Del gruppo di frate Elia era poi un certo Giovanni, detto delle Lodi, frate laico, duro e violento, torturatore e carnefice pessimo, che, su ordine di Elia, dava la disciplina ai frati senza misericordia. » [3]
➔ Sul frate 'pugile', lodato (perfino) da san Francesco, vedi:
San Francesco e il pugile di Firenze: a scuola di pugni prima di papa Bergoglio.
➔ Alle punizioni inflitte ai frati che non si sottomettevano, stabilite dal ministro Generale, dedico un approfondimento:
Magia e Tortura nelle Fonti Francescane: Appendice in Mostri Santi dell'Umbria. Luoghi del sacro Orrore, Eleusi Edizioni, Perugia, 2024, pp. 61-81.
➔ Sulle punizioni inflitte ai preti macchiatisi di pratiche magiche, vedi:
L'astrolabio e i maghi che leggono il Cielo.
Gli uccelli e l'indovino: prima lo imito, poi lo condanno!
Preti maghi: lezioni di Superstizione...
Nota all'immagine ---
_In apertura, un dettaglio dalle Carceri: Invenzioni di Giovanni Battista Piranesi.
L'incisione è il secondo stato dell'Acquaforte XIII (1760-1761).
→ Cfr. Mario Praz, Bibliografia essenziale in Giovan Battista Piranesi, Le carceri, Abscondita, 2011, Milano, p. 40.
Note al testo ---
[1] Cfr. Vincenzo Paglia, La 'Pietà' dei carcerati: confraternite e società a Roma nei secoli XVI e XVIII, Edizioni di storia e letteratura, Roma, 1980, p. 7.
[2] Cfr. Antonino Bertolotti, Streghe sortiere e maliardi nel secolo XVI in Roma, Firenze, 1883 [ristampa anastatica 1979], p. 34
[3] Cfr. Cronaca di Salimbene, paragrafo [28] in Fonti Francescane, Editrici Francescane, Padova, 2004 -ff 2619.
Fin dal MedioEvo, esistevano in monasteri e conventi delle celle dove i religiosi condannati venivano rinchiusi.
Vincenzo Paglia spiegava...
« Questo tipo di prigione applicato come pena sotto la forma di reclusione in un monastero, perdurò approssimativamente sino al sec. XIII.
In seguito i vescovi fecero costruire delle prigioni non conventuali, ove, alla funzione preventiva, si aggiungeva quella punitiva, con la privazione della libertà intesa come fine della pena. » [1]
Già Antonino Bertolotti, nell'800, raccontava delle prigioni monastiche: utili a rieducare quei religiosi che esercitavano, di nascosto, la Magia.
« N'è di prova la Bolla del 5 maggio 1514 con la quale si ordina che i chierici, dati alla magia, sieno notati d'infamia, chiusi nelle prigioni de' monasteri e privati dei benefizi. » [2]
E se la pena non era (solo) detentiva?
I sacerdoti non potevano 'sporcarsi' le mani con il sangue.
Se il giudice ecclesiastico comminava una pena corporale, esistevano -tra i religiosi- dei torturatori 'laici' che l'avrebbero eseguita.
È il caso del frate fiorentino Giovanni delle Lodi alle cui 'cure' erano sottoposti i compagni da 'redimere':
secondo la testimonianza del frate parmigiano Salimbene de Addam che scrive nella sua Chronica...
« Del gruppo di frate Elia era poi un certo Giovanni, detto delle Lodi, frate laico, duro e violento, torturatore e carnefice pessimo, che, su ordine di Elia, dava la disciplina ai frati senza misericordia. » [3]
➔ Sul frate 'pugile', lodato (perfino) da san Francesco, vedi:
San Francesco e il pugile di Firenze: a scuola di pugni prima di papa Bergoglio.
➔ Alle punizioni inflitte ai frati che non si sottomettevano, stabilite dal ministro Generale, dedico un approfondimento:
Magia e Tortura nelle Fonti Francescane: Appendice in Mostri Santi dell'Umbria. Luoghi del sacro Orrore, Eleusi Edizioni, Perugia, 2024, pp. 61-81.
➔ Sulle punizioni inflitte ai preti macchiatisi di pratiche magiche, vedi:
L'astrolabio e i maghi che leggono il Cielo.
Gli uccelli e l'indovino: prima lo imito, poi lo condanno!
Preti maghi: lezioni di Superstizione...
Nota all'immagine ---
_In apertura, un dettaglio dalle Carceri: Invenzioni di Giovanni Battista Piranesi.
L'incisione è il secondo stato dell'Acquaforte XIII (1760-1761).
→ Cfr. Mario Praz, Bibliografia essenziale in Giovan Battista Piranesi, Le carceri, Abscondita, 2011, Milano, p. 40.
Note al testo ---
[1] Cfr. Vincenzo Paglia, La 'Pietà' dei carcerati: confraternite e società a Roma nei secoli XVI e XVIII, Edizioni di storia e letteratura, Roma, 1980, p. 7.
[2] Cfr. Antonino Bertolotti, Streghe sortiere e maliardi nel secolo XVI in Roma, Firenze, 1883 [ristampa anastatica 1979], p. 34
[3] Cfr. Cronaca di Salimbene, paragrafo [28] in Fonti Francescane, Editrici Francescane, Padova, 2004 -ff 2619.
martedì 20 agosto 2024
Ne sai come una strega. La 'saga' romana e la donna sapiente.
La maga antica si credeva in possesso di una conoscenza superiore.
Il nome stesso con cui era chiamata -saga: da cui la parola sagace- indicava il suo essere ➔sapiente.
Maxwell Teitel Paule, in Canidia: la prima strega di Roma, scrive...
« Il nome/aggettivo saga, usato spesso per indicare una strega, nel senso più generico comunica semplicemente un'idea di conoscenza.
Cicerone spiega che chi è sagace (il verbo latino è sagire) è profondamente consapevole (sentire acute);
perciò alcune vecchie donne sono assennate (sagae) perché sanno molte cose (multa scire). » [1]
Le streghe facevano a gara, tra di loro, nella confezione dei filtri.
➔Orazio, nel V Epodo, riporta il lamento della strega Canidia:
una saga è riuscita a superarla!
« Il rito è fallito e lei si lamenta del fatto che Varo è stato "liberato dall'incantesimo di una venefica più sapiente". » [2]
Nel MedioEvo, perdurava il lascito della cultura magica antica.
La strega, ➔janara nel Mezzogiorno, conosceva i misteri della dea delle selve Diana: tanto da averne acquisito il nome...
« Un'ipotesi più convincente è quella che riconduce a Diana: la 'janara' non sarebbe altro che la 'dianara', la donna saggia, seguace della dea dei boschi e della Luna, associata alla Dea Madre Cibele, a Madre Natura e ad Iside. » [3]
Nota all'immagine ---
_ In apertura, allegoria della Luna dalla Sala dei Pianeti di Palazzo Trinci a Foligno, primi del XIV secolo.
→Il potere generativo della donna si credeva governato dalle fasi lunari.
Alla luna era associato il gatto e le streghe che assumevano forma felina:
➔ vedi il Post: Le streghe che si trasformano in gatte.
Note al testo ---
[1] Cfr. Maxwell Teitel Paule, Canidia: la prima strega di Roma, Leg edizioni, Gorizia, 2017, p. 20.
[2] Si riferisce ad Orazio, V Epodo, vv. 71-72.
➔ Cfr. Teitel Paule, Canidia..., Op. cit., p. 113.
[3] Cfr. Janare e Magàre in Francesco Maria Morese, L'eredità degli antenati. Il lascito ancestrale di Italici, Romani e Longobardi nel Folklore di Salerno tra religiosità popolare e sopravvivenze pagane, Pellegrini Editore, Cosenza, 2019, pp. 221-222.
venerdì 9 agosto 2024
Conchiglia anti-Streghe: poteri di un amuleto.
Un'incisione tratta da "The Discovery of witches" (1647) ci mostra il cacciatore inglese di fattucchiere Matthew Hopkins in un interrogatorio:
➔ notarne il vestito.
Sul mantello sfoggia 7 conchiglie.
L'amuleto [simbolo di fertilità: il numero 7 non è casuale!] lo protegge dagli influssi delle malefiche.
Due santi, in relazione (stretta) tra loro -san Giacomo e san Rocco-, portavano indosso conchiglie.
Scolpirle sui monumenti sepolcrali serviva a tenere a →distanza i dèmoni e le streghe che insidiavano le tombe.
Alfredo Cattabiani, in Acquario: simboli, miti, credenze e curiosità sugli esseri delle acque, spiega...
« [...] si ponevano queste conchiglie nelle sepolture, insieme con il corpo dei defunti.
A Monterre-Silly, nei pressi di Vienne, è stata scoperta una tomba del VI o VII secolo contenente un gran numero di ostriche fossili, di vicina provenienza.
A Mouilleron-en-Pareds, nella Vandea, uno scheletro di epoca franca aveva la testa circondata da grandi conchiglie, le capesante
[...]. Ma in questo secondo caso al simbolismo usuale, che allude alla futura resurrezione dei corpi, si è aggiunto probabilmente quello tipico di un pellegrino a Santiago de Compostela che, tornando dal pellegrinaggio, portava con sé una 'capasanta'. »
Jean Delumeau, ne La città assediata, descrive un'altra sepoltura...
« Sopra il cuscino e sul petto si vedono [→ si riferisce al monumento funebre di François de le Sarraz] delle conchiglie di san Giacomo (conchiglie a pettine) ». [2]
Si usava perforare all'estremità le conchiglie per tenerle appese: associate, spesso, ad un altro amuleto →il pelo di tasso.
Conchiglie si ritovano ne "Il feticismo primitivo in Italia..." del Bellucci, e nella sua collezione al Museo Archeologico dell'Umbria.
« [...] per il foro passa un nastro, poi annodato, diretto ad appendere l'amuleto.
Nella concavità della conchiglia è fissato un frammento di pelle con pelo di tasso.
Amuleto contemporaneo contro il malocchio e le streghe, trovato appeso esteriormente nella regione superiore sinistra del petto di una donna. » [3]
➔ Amuleti anti-streghe dalla collezione Bellucci:
La magia della conta: come annullare le streghe.
Il pelo malefico: un esercito di Ricci per combattere le streghe.
➔ Sulla conchiglia associata alla Madonna, vedi:
L'uovo sacro: la Madre senza padre.
➔ Sulle streghe che insidiano le sepolture, vedi:
Sangue divinatorio: cosa cerca chi vaga nei cimiteri?
Salice di Ecate: il pianto che purifica.
Note alle immagini ---
_Sopra, conchiglia con pelo di tasso:
la densità dei peli era ritenuta anti-stregonica
→induceva le megere a contarli finché non avessero rinunciato all'impresa, abbandonando la casa.
_in apertura, dettaglio tratto dall'Antiporta dell'Opera, digitalizzata nel sito della British Library.
→ Citavo l'incisione anche ne Il maleficio delle Tre Civette, e nel relativo libro: Ambarabaciccìcoccò / tre civette sul comò: storia di un maleficio, Eleusi Edizioni, Perugia, 20014, p. 16.
Note al testo ---
[1] Cfr. Alfredo Cattabiani, Acquario. Simboli, miti, credenze e curiosità sugli esseri delle acque: dalle conchiglie alle sirene, dai delfini ai coccodrilli, dagli dei agli animali fantastici, Mondadori, Milano, 2002, p. 167.
[2] Cfr. Jean Delumeau, Il peccato e la paura. L'idea di colpa in Occidente dal XIII al XVIII secolo, Il Mulino, Bologna, 1987, p. 316.
[3] Cfr. Giuseppe Bellucci, Il feticismo primitivo in Italia e le sue forme di adattamento, Forni Editore [ristampa anastatica dell'edizione del 1919], dicembre 1983, p. 47.
venerdì 2 agosto 2024
Nutrice Totemica: la Madre progenitrice.
L'animale, nelle culture arcaiche, è l'antenato capostipite...
« Si crede in una relazione di parentela tra i membri del gruppo e l'animale (o pianta o oggetto), il quale spesso esprime l'idea che il gruppo umano ne sia uscito per filiazione. » [1]
Gli stemmi delle città antiche hanno, spesso, un animale-Madre in cui il gruppo etnico riconosce la sua origine.
« [...] dietro questa funione reale, a livello ideologico c'è la 'comare-animale', la comare-volpe, la nutrice totemica;
o, se vogliamo dare un esempio più concreto e famoso, la (comare) lupa di Roma, che allatta Romolo e Remo. » [2]
Nel totemismo, l'animale è il progenitore.
Nelle culture primitive, a base Matriarcale, l'animale svolge la funzione nutritiva essenziale: alleva la stirpe.
La funzione di 'animale capostipite' è chiara nell'etimologia latina della parola 'uccello' → avis:
perché gli avi sono (!) uccelli...
« La parola usata in latino per designare l'antenata, insomma, indica con chiarezza che questa antenata era originariamente una creatura in forma di uccello, un uccello progenitore.
Si tratta, d'altronde, in una mentalità e in un'ottica fiabesche, di un atto del tutto normale:
si pensi alla famosa raccolta di fiabe di Perrault, che ha per titolo
I racconti di mamma Oca. » [3]
◉ Sugli animali-antenati e la santificazione di un animale totemico:
Animali parlanti: gli Antenati che tornano.
Animali Totem: il culto apotropaico di san Lupo.
◉ Umanizzazione degli animali: assumerne la forma...
Atena era una strega? La tribù della civetta e le maschere rituali.
Animali Incantati: dal mito di Orfeo all'incanto dei Santi.
◉ Sopravvivenza della Nutrice nel mito cristiano:
Serpenti Sacri: la Nutrice. Dalla dea Minoica a santa Verdiana.
◉ Sulle donne-uccello nella superstizione popolare, vedi:
Madre-uccello: donne che diventano streghe.
Al tempo in cui Mamma Oca era una strega, ovvero la Signora che possiede gli uccelli...
Nota all'immagine ---
_In apertura, dettaglio con Uccello-Nutrice dal Trittico delle Delizie di Hieronymus Bosch dal Museo del Prado di Madrid, 1490-1500.
➔ Vedi la pagina su Wikipedia.
Note al testo ---
[1] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo. Santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, pp. 98-99.
[2] Cfr. Mario Alinei, Dal totemismo al cristianesimo popolare: sviluppi semantici nei dialetti italiani ed europei, Edizioni dell'Orso, Alessandria, 1984, p. 16.
[3] Cfr. Mario Alinei e Francesco Benozzo, DESLI. Dizionario etimologico-semantico della lingua italiana: come nascono le parole, Pendragon, Bologna, 2015, p. 66.
venerdì 26 luglio 2024
Terra Madre: violenza e Tabù.
Le feste cristiane di san Martino e sant'Anna si sono sovrapposte ad antichi culti agrari...
« san Martino (11 novembre) è collegato alla fase iniziale della semina e sant'Anna (26 luglio) alla fase terminale della trebbiatura del cereale.
[...] la semina è un'attività tipicamente maschile sia dal punto di vista pratico che simbolico, la trebbiatura, restituendo il seme germogliato, maturato e accresciuto dalla 'madre' terra, appare, di conseguenza, simbolicamente associata al femminile. » [1]
Lavorare i campi nel giorno di sant'Anna -la Madre della Madonna- equivale ad una profanazione: punibile con la vita...
« Sembra quasi che siano le macchine stesse che si ribellino al lavoro sacrilego loro imposto e si rivoltino contro gli uomini:
" ...L giorno de Sant'Anna n se lavorava perché è la festa de la mamma de la Madonna no.
E nvece n contadino na volta batteva e alora mentre che mboccavno l grano nt la machina, c'è ntrata anche na persona e l'ha amazzata". » [1]
Nel mito cristiano echeggiano moniti arcaici che si ritrovano nei popoli primitivi, in giro per il mondo...
« In base a questa concezione, in vari popoli, come presso alcune tribù indiane d'America, la tribù dravidica dei Baiga e presso i popoli altaici, non si lavora la terra per non ferire e lacerare il corpo della propria madre. » [2]
Ferire la Terra Madre era pericoloso:
nel giorno a Lei consacrato, il lavoro era interdetto...
« [...] la morte dell'uomo nel corso della trebbiatura e, a maggior ragione, anche le morti precedentemente documentate in relazione a mietiture blasfeme, potrebbero velatamente ma sostanzialmente continuare ad alludere alla inesausta necessità della riparazione della più antica colpa, del 'peccato originale' della cerealicoltura: l'uccisione dei cereali. » [1]
Plutarco, nel trattato Iside e Osiride, fa riferimento alla colpa atavica dell'agricoltura: la violenza sulla Madre...
« [...] un certo poeta così allude ai mietitori:
"quando i giovani falcian le membra a Demetra. » [3]
Nell'immaginario magico contadino, l'aratro era mortale...
« L'agricoltore si difende contro i rischi provenienti dalla numinosità dell'aratro, mangiando tre pezzetti di pane intinti nel vino, affinché il diavolo non gli nuoccia.
I sogni di aratro e arare, comportano morte. » [4]
De Martino raccontava la 'passione' delle messi che ogni anno si ripeteva, assicurando raccolti più (o meno) abbondanti:
in base alle lacrime versate...
« Il primo covone come covone rituale è esplicitamente attestato per gli egiziani da Diodoro Siculo:
i mietitori deposte al suolo le spighe 'per prime tagliate' si abbandonano al compianto presso il covone, battendosi il petto ed invocando Iside. »
« L'ultimo covone, o la vittima che lo rappresentava, era compianto cerimonialmente, e il nome della vittima coincideva con quello del canto funebre della mietitura. » [5]
➔ Post sul 'sacrificio' del grano e mito cristiano ---
Cristo 'infornato': mangiare gli Dèi.
➔ Sulla coppia Dio mortale-Madre Immortale ---
Dioniso era una donna? La morte rituale del Re.
➔ Sul sacrificio divino che produce i frutti ---
Orge Sacre: il vino di Bacco e il sangue di Osiride.
Note alle immagini ---
_La miniatura sopra proviene dal Salterio Macclesfield conservato al Fitzwilliam Museum di Cambridge, visibile nel sito del museo inglese: folio 77r.
_La miniatura in apertura del post proviene dalla British Library, manoscritto Add Ms 42130 detto Luttrell Psalter:
folio 171r.
Note al testo ---
[1] Cfr. Giancarlo Baronti, Il buon uso dei santi. San Martino e sant'Anna: tradizione scritts e autonomia folclorica, Argo, Lecce, 2005, pp. 9, 118 e 152-153.
[2] Cfr. Carlo-Tullio Altan, Lo spirito religioso del mondo primitivo, Il Saggiatore, Milano, 1960, p. 320.
[3] Cfr. Plutarco, Iside e Osiride, Adelphi, Milano, 1985, p. 133 [66].
[4] Cfr. Alfonso Di Nola, La nera signora. Antropologia della morte, Newton Compton Editori, Roma, 1973, p. 157.
[5] Cfr. Ernesto de Martino, Morte e pianto rituale. Dal lamento funebre antico al pianto di Maria, Bollati Boringhieri, Torino, 1975, pp. 255-257.
« san Martino (11 novembre) è collegato alla fase iniziale della semina e sant'Anna (26 luglio) alla fase terminale della trebbiatura del cereale.
[...] la semina è un'attività tipicamente maschile sia dal punto di vista pratico che simbolico, la trebbiatura, restituendo il seme germogliato, maturato e accresciuto dalla 'madre' terra, appare, di conseguenza, simbolicamente associata al femminile. » [1]
Lavorare i campi nel giorno di sant'Anna -la Madre della Madonna- equivale ad una profanazione: punibile con la vita...
« Sembra quasi che siano le macchine stesse che si ribellino al lavoro sacrilego loro imposto e si rivoltino contro gli uomini:
" ...L giorno de Sant'Anna n se lavorava perché è la festa de la mamma de la Madonna no.
E nvece n contadino na volta batteva e alora mentre che mboccavno l grano nt la machina, c'è ntrata anche na persona e l'ha amazzata". » [1]
Nel mito cristiano echeggiano moniti arcaici che si ritrovano nei popoli primitivi, in giro per il mondo...
« In base a questa concezione, in vari popoli, come presso alcune tribù indiane d'America, la tribù dravidica dei Baiga e presso i popoli altaici, non si lavora la terra per non ferire e lacerare il corpo della propria madre. » [2]
Ferire la Terra Madre era pericoloso:
nel giorno a Lei consacrato, il lavoro era interdetto...
« [...] la morte dell'uomo nel corso della trebbiatura e, a maggior ragione, anche le morti precedentemente documentate in relazione a mietiture blasfeme, potrebbero velatamente ma sostanzialmente continuare ad alludere alla inesausta necessità della riparazione della più antica colpa, del 'peccato originale' della cerealicoltura: l'uccisione dei cereali. » [1]
Plutarco, nel trattato Iside e Osiride, fa riferimento alla colpa atavica dell'agricoltura: la violenza sulla Madre...
« [...] un certo poeta così allude ai mietitori:
"quando i giovani falcian le membra a Demetra. » [3]
Nell'immaginario magico contadino, l'aratro era mortale...
« L'agricoltore si difende contro i rischi provenienti dalla numinosità dell'aratro, mangiando tre pezzetti di pane intinti nel vino, affinché il diavolo non gli nuoccia.
I sogni di aratro e arare, comportano morte. » [4]
De Martino raccontava la 'passione' delle messi che ogni anno si ripeteva, assicurando raccolti più (o meno) abbondanti:
in base alle lacrime versate...
« Il primo covone come covone rituale è esplicitamente attestato per gli egiziani da Diodoro Siculo:
i mietitori deposte al suolo le spighe 'per prime tagliate' si abbandonano al compianto presso il covone, battendosi il petto ed invocando Iside. »
« L'ultimo covone, o la vittima che lo rappresentava, era compianto cerimonialmente, e il nome della vittima coincideva con quello del canto funebre della mietitura. » [5]
➔ Post sul 'sacrificio' del grano e mito cristiano ---
Cristo 'infornato': mangiare gli Dèi.
➔ Sulla coppia Dio mortale-Madre Immortale ---
Dioniso era una donna? La morte rituale del Re.
➔ Sul sacrificio divino che produce i frutti ---
Orge Sacre: il vino di Bacco e il sangue di Osiride.
Note alle immagini ---
_La miniatura sopra proviene dal Salterio Macclesfield conservato al Fitzwilliam Museum di Cambridge, visibile nel sito del museo inglese: folio 77r.
_La miniatura in apertura del post proviene dalla British Library, manoscritto Add Ms 42130 detto Luttrell Psalter:
folio 171r.
Note al testo ---
[1] Cfr. Giancarlo Baronti, Il buon uso dei santi. San Martino e sant'Anna: tradizione scritts e autonomia folclorica, Argo, Lecce, 2005, pp. 9, 118 e 152-153.
[2] Cfr. Carlo-Tullio Altan, Lo spirito religioso del mondo primitivo, Il Saggiatore, Milano, 1960, p. 320.
[3] Cfr. Plutarco, Iside e Osiride, Adelphi, Milano, 1985, p. 133 [66].
[4] Cfr. Alfonso Di Nola, La nera signora. Antropologia della morte, Newton Compton Editori, Roma, 1973, p. 157.
[5] Cfr. Ernesto de Martino, Morte e pianto rituale. Dal lamento funebre antico al pianto di Maria, Bollati Boringhieri, Torino, 1975, pp. 255-257.
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