Nutrire il Morto, nella cultura antica, era così importante che la pratica resisteva tra i Cristiani in età moderna.
Ottavia Niccoli, in un articolo denso di citazioni sui riti religiosi, scriveva...
« L'idea che i morti avessero bisogno di portare con sé del cibo emerge anche dal sinodo di Melfi del 1635, che biasima l'uso nelle colonie greche di porre sopra i cadaveri vino, verdure e altri cibi, e da quelli di Oristano del 1708 e di Cagliari del 1715 che ricordano "el abusu supersticioso" di lasciare nella bara arance o altri frutti » [1]
La sopravvivenza dei Vivi dipendeva dai Morti che regnavano sottoTerra:
dove si decideva la fortuna del raccolto.
Ignazio Buttita, ne I Morti e il grano, notava...
« [...] la assoluta dipendenza del raccolto dalle potenze della terra è ben chiara all'agricoltore arcaico.
Egli sa bene che i vivi hanno bisogno dei morti per difendere i seminati e proteggere il raccolto. » [2]
Lo storico francese Fustel de Coulanges, a metà '800, spiegava che il Morto ricambiasse (!) il favore:
« [...] se i cibi eran portati sulla tomba nei giorni fissati, allora l'antenato diveniva un dio protettore ». [3]
Ai Morti si assicuravano dimore confortevoli, e l'uso pagano si è conservato nei Cimiteri cristiani: vere 'cittadelle' dell'Aldilà.
Così il poeta latino Stazio, descrivendo la tomba accogliente di Priscilla in un epicedio...
« È una casa codesta, / una vera e propria casa! Chi potrebbe chiamarlo un triste sepolcro? » [4]
➔ Sulle tecniche evocative e difensive dai Morti:
Mostri Santi dell'Umbria: luoghi del Sacro Orrore.
Una statuetta per evocare il Morto: indizi nelle Fonti.
➔ Sui 'pasti' funebri, vedi:
Il "pasto di Ecate" e le tombe segrete.
Sangue profetico: i Morti che succhiano.
➔ Sugli dèi e le loro 'controfigure' Morte ---
Vivo o morto? Cristo e gli dèi mutanti dell'antichità.
Nota all'immagine ---
_La miniatura in apertura è tratta dal manoscritto Stowe 17 della British Library, detto anche Libro d'Ore di Maastricht:
folio 200 recto.
Note al testo ---
[1] Cfr. Ottavia Niccoli, Nihil (in)certius morte. A proposit di una percezione incerta della morte in età moderna in Storica. Rivista quadrimestrale, anno XXVI, n. 76, 2020, Viella s.r.l. e Associazione "Storica", p. 72.
[2] Cfr. Ignazio Buttitta, I morti e il grano. Tempi del lavoro e ritmi della festa, Meltemi, Roma, 2006, p. 89.
[3] Cfr. Fustel de Coulanges, La città antica, Sansoni, Firenze, 1972, p. 30.
[4] Cfr. Stazio, Le selve, a cura di Luca Canali e Maria Pellegrini, Libro V, 1, vv. 235-237.
giovedì 24 aprile 2025
venerdì 11 aprile 2025
Animali resuscitati: gli Indovini-macellai.
Per vedere nel futuro, si usavano (spesso) le ossa degli animali.
Mircea Eliade faceva alcuni esempi...
« Sempre a proposito di un risorgere dalle ossa, si potrebbe ricordare la celebre visione di Ezechiele
[...] Allora disse: "Profetizza su queste ossa e di' loro: Ossa disseccate, ascoltate la parola dell'Eterno!"
[...] A tale riguardo bisognerebbe citare anche la divinazione a mezzo di una scapola di ariete o di pecora, molto diffusa fra i Calmucchi, i Kirghisi e i Mongoli ». [1]
Divinare con le ossa degli animali era la pratica più frequente:
tanto che lo storico Marcel Detienne scriveva come gli indovini fossero (veri) macellai...
« Radunando intorno al suo altare i ministri del coltello e i servitori del fuoco, l'Apollo del santuario di Pila invita dunque a non separare gli indovini dai macellai.
I possenti ministri di Apollo nel suo tempio-cucina di Pila sono rappresentati con il coltello alla cintola, nella sua guaina, e pronti a rendere i servigi attesi dagli indovini-macellai radunati intorno al dio crepitante ». [2]
Per risvegliare gli animali, se ne ricomponevano le ossa:
resuscitare gli animali assicurava alla tribù la sopravvivenza...
« [...] queste concezioni risalgono, molto probabilmente, come si è detto, alle antiche divinità della caccia, come Sedna, Erlik o la stessa Diana, che ridavano vita alla selvaggina ogni volta che un esemplare veniva ucciso affinché il numero dei capi rimanesse costante.
Nella metà del 1700, degli sciamani lapponi "spiegarono ai missionari danesi che le ossa andavano raccolte e ordinate con cura perché in questo modo, il dio a cui il sacrificio era rivolto, avrebbe ridato vita agli animali uccisi ». [3]
➔ Animali in grado di predire il futuro e stregoni capaci di comprenderne la voce:
Animali parlanti: gli Antenati che tornano.
Animali Incantati: dal mito di Orfeo all'incanto dei Santi.
Nota all'immagine ---
_La miniatura in apertura, con un tasso 'acrobata' e sezionato, è tratta dal Bestiario Harley ms 4751: folio 30r.
Note al testo ---
[1] Cfr. Mircea Eliade, Lo sciamanismo e le tecniche dell'estasi, Edizioni Mediterranee, Roma, 1975, pp. 186 e 188.
[2] Cfr. Marcel Detienne, Un approccio sperimentale al politeismo greco, traduzione di Francesco Tissoni, Adelphi, Milano, 2002, pp. 100 e 236.
[3] Cfr. Emanuela Chiavarelli, Diana, Arlecchino e gli spiriti volanti, Bulzoni Editore, Roma, 2007, p. 180.
Mircea Eliade faceva alcuni esempi...
« Sempre a proposito di un risorgere dalle ossa, si potrebbe ricordare la celebre visione di Ezechiele
[...] Allora disse: "Profetizza su queste ossa e di' loro: Ossa disseccate, ascoltate la parola dell'Eterno!"
[...] A tale riguardo bisognerebbe citare anche la divinazione a mezzo di una scapola di ariete o di pecora, molto diffusa fra i Calmucchi, i Kirghisi e i Mongoli ». [1]
Divinare con le ossa degli animali era la pratica più frequente:
tanto che lo storico Marcel Detienne scriveva come gli indovini fossero (veri) macellai...
« Radunando intorno al suo altare i ministri del coltello e i servitori del fuoco, l'Apollo del santuario di Pila invita dunque a non separare gli indovini dai macellai.
I possenti ministri di Apollo nel suo tempio-cucina di Pila sono rappresentati con il coltello alla cintola, nella sua guaina, e pronti a rendere i servigi attesi dagli indovini-macellai radunati intorno al dio crepitante ». [2]
Per risvegliare gli animali, se ne ricomponevano le ossa:
resuscitare gli animali assicurava alla tribù la sopravvivenza...
« [...] queste concezioni risalgono, molto probabilmente, come si è detto, alle antiche divinità della caccia, come Sedna, Erlik o la stessa Diana, che ridavano vita alla selvaggina ogni volta che un esemplare veniva ucciso affinché il numero dei capi rimanesse costante.
Nella metà del 1700, degli sciamani lapponi "spiegarono ai missionari danesi che le ossa andavano raccolte e ordinate con cura perché in questo modo, il dio a cui il sacrificio era rivolto, avrebbe ridato vita agli animali uccisi ». [3]
➔ Animali in grado di predire il futuro e stregoni capaci di comprenderne la voce:
Animali parlanti: gli Antenati che tornano.
Animali Incantati: dal mito di Orfeo all'incanto dei Santi.
Nota all'immagine ---
_La miniatura in apertura, con un tasso 'acrobata' e sezionato, è tratta dal Bestiario Harley ms 4751: folio 30r.
Note al testo ---
[1] Cfr. Mircea Eliade, Lo sciamanismo e le tecniche dell'estasi, Edizioni Mediterranee, Roma, 1975, pp. 186 e 188.
[2] Cfr. Marcel Detienne, Un approccio sperimentale al politeismo greco, traduzione di Francesco Tissoni, Adelphi, Milano, 2002, pp. 100 e 236.
[3] Cfr. Emanuela Chiavarelli, Diana, Arlecchino e gli spiriti volanti, Bulzoni Editore, Roma, 2007, p. 180.
venerdì 4 aprile 2025
L'ordalia del Toro: sacerdotesse dagli occhi bovini.
Il sangue di un Toro era necessario per smascherare le aspiranti sacerdotesse infedeli al loro mandato:
perché (proprio) il toro?
Lo storico francese Marcel Detienne scrive...
« Terra possiede un santuario [...] nonché una sacerdotessa che deve restare "casta" durante il suo sacerdozio e può avere avuto rapporti con un solo uomo prima di ricevere gli ordini.
Una ordalia con il sangue di toro consente di scartare la candidata che mentisse sul suo stato.
[...] Plinio il Vecchio, compilando la lista dei "rimedi" forniti dagli animali, ci informa che generalmente "il sangue di toro, fresco, è considerato un veleno, eccettuato a Egeria dove la sacerdotessa della Terra, quando deve rendere un oracolo, ne beve prima di scendere nella caverna ». [1]
Il toro è un simbolo di fertilità:
il suo scheletro è in (stretta) relazione con la donna...
« Il corno dei bovidi è pertanto diventato anche un simbolo lunare proprio perché evoca la luna nuova, il crescente lunare.
[...] Un'identificazione del toro con l'utero è stata riscontrata peraltro anche in virtù delle similitudini che l'apparato genitale femminile presenta rispetto al bucranio del bovide ». [2]
La falce di Luna porta sia alla Donna sia alle corna del Toro:
questa relazione, nella cultura antica, era così stretta che la dea lunare aveva occhi bovini...
« Le cosiddette figlie di Elio sono in verità sacerdotesse della Luna; nell'antica mitologia europea infatti i bovini erano animali sacri alla Luna più che al Sole; e la madre di Elio, Eurifaessa dagli occhi bovini, è la Luna stessa ». [3]
➔ Sulla dea Taurina che governa le acque, e la forma della barca che allude alle corna:
La Madonna del Mare e la barca di Iside.
➔ Sul sacrificio del Toro reso alla Dèa:
Il Toro nel Labirinto: la Labrys della Dea e il sacrificio del Dio fecondatore.
➔ Sul culto degli dèi cornuti:
La luna e le corna: il culto della Vacca lunare.
Nota all'immagine ---
_In apertura, miniatura tratta da un manoscritto con la Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, citata nel sito della British Library: Arundel Ms 98, folio 85v.
Note al testo ---
[1] Cfr. Marcel Detienne, Apollo con il coltello in mano Adelphi, Milano, 2002, p. 215.
[2] Cfr. Mario Giannitrapani, Il sacro arcaico: forme della sacertà neolitica. Civiltà preclassiche d'Italia e d'Europa tra sciamanesimo paleolitico e ritualità etrusco-romana, Symmetria, Roma,2004, pp. 85 e 87.
[3] Cfr. Robert Graves, I miti greci, Longanesi, Milano, 1985, nota 1 a p. 140.
perché (proprio) il toro?
Lo storico francese Marcel Detienne scrive...
« Terra possiede un santuario [...] nonché una sacerdotessa che deve restare "casta" durante il suo sacerdozio e può avere avuto rapporti con un solo uomo prima di ricevere gli ordini.
Una ordalia con il sangue di toro consente di scartare la candidata che mentisse sul suo stato.
[...] Plinio il Vecchio, compilando la lista dei "rimedi" forniti dagli animali, ci informa che generalmente "il sangue di toro, fresco, è considerato un veleno, eccettuato a Egeria dove la sacerdotessa della Terra, quando deve rendere un oracolo, ne beve prima di scendere nella caverna ». [1]
Il toro è un simbolo di fertilità:
il suo scheletro è in (stretta) relazione con la donna...
« Il corno dei bovidi è pertanto diventato anche un simbolo lunare proprio perché evoca la luna nuova, il crescente lunare.
[...] Un'identificazione del toro con l'utero è stata riscontrata peraltro anche in virtù delle similitudini che l'apparato genitale femminile presenta rispetto al bucranio del bovide ». [2]
La falce di Luna porta sia alla Donna sia alle corna del Toro:
questa relazione, nella cultura antica, era così stretta che la dea lunare aveva occhi bovini...
« Le cosiddette figlie di Elio sono in verità sacerdotesse della Luna; nell'antica mitologia europea infatti i bovini erano animali sacri alla Luna più che al Sole; e la madre di Elio, Eurifaessa dagli occhi bovini, è la Luna stessa ». [3]
➔ Sulla dea Taurina che governa le acque, e la forma della barca che allude alle corna:
La Madonna del Mare e la barca di Iside.
➔ Sul sacrificio del Toro reso alla Dèa:
Il Toro nel Labirinto: la Labrys della Dea e il sacrificio del Dio fecondatore.
➔ Sul culto degli dèi cornuti:
La luna e le corna: il culto della Vacca lunare.
Nota all'immagine ---
_In apertura, miniatura tratta da un manoscritto con la Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, citata nel sito della British Library: Arundel Ms 98, folio 85v.
Note al testo ---
[1] Cfr. Marcel Detienne, Apollo con il coltello in mano Adelphi, Milano, 2002, p. 215.
[2] Cfr. Mario Giannitrapani, Il sacro arcaico: forme della sacertà neolitica. Civiltà preclassiche d'Italia e d'Europa tra sciamanesimo paleolitico e ritualità etrusco-romana, Symmetria, Roma,2004, pp. 85 e 87.
[3] Cfr. Robert Graves, I miti greci, Longanesi, Milano, 1985, nota 1 a p. 140.
venerdì 28 marzo 2025
Fata o strega? Non guardare nella stanza della MammaDraga...
Il linguista Mario Alinei parla della Mammadraga:
un indizio di Matriarcato sopravvissuto nelle Fiabe Siciliane...
« La figura siciliana della mammadraga è centrale nella letteratura popolare dell'isola e rappresenta uno dei più importanti relitti della figura totemica matrilineare. » [1]
La Mammadraga è ciò che resta della Grande Madre:
molto più di una (semplice) strega...
« [...] al limitare, avviene l'incontro con la Mammadraga, in tutte le redazioni siciliane di questa fiaba chiaramente sentita come essere primordiale, portatore di una matriarcale quanto famelica potenza -ben diversa dalle semplici vecchie o streghe della comune tradizione europea. » [2]
La donna-drago deteneva poteri numinosi:
lo storico francese Jacques Le Goff raccontava il divieto infranto dalla madre di Henno:
aveva osato praticare un buco sulla parete per → vedere, con i suoi occhi, la Donna-Drago...
« [...] la madre di Henno nota che la giovane donna, che si finge pia, evita l'inizio e la fine delle messe, si sottrae all'aspersione dell'acqua benedetta e si astiene dalla comunione.
Incuriosita fa un buco nel muro della camera della nuora e la sorprende mentre sta facendo il bagno sotto forma di drago (draco). » [3]
Gli animali sono attratti dalla donna, o ne formano una parte.
La donna-Animale rimase, nell'immaginario medievale, una traccia della Fata: trasformata in →strega e demonizzata...
« Che l'animale guida sia, come in questo caso, quasi una bussola oltremondana che infallibilmente punta verso la fata [...] come la presenza della coda serpentiforme in Melusina. » [4]
➔ Animali dalle sembianze femminili:
Donna-belva: lo Spirito femminile del bosco.
➔ Donne sacralizzate e/o demonizzate:
Donne protettrici: la Madonna vs. Ecate.
Il "giuoco di Diana" e la Signora Oriente: censure Mariane.
➔ L'intesa Amorosa tra il cacciatore e la sua preda:
Amore per la Bestia: il potere dell'Animale e lo Spirito dominatore del Bosco.
Nota all'immagine ---
_In apertura, miniatura tratta dal manosocritto 42130 della British Library: folio 52 verso.
Note al testo ---
[1] Cfr. Mario Alinei e Francesco Benozzo, DESLI. Dizionario Etimologico Semantico della Lingua Italiana, Pendragon, Bologna, 2015, p. 75.
[2] Cfr. La fiaba di magia in Sicilia, a cura di Renato Aprile, Sellerio, Palermo, 1991, p. 196.
[3] Cfr. Jacques Le Goff, Tempo della Chiesa e tempo del mercante, Einaudi, Torino, 1977, p. 287.
→ Si riferisce al racconto "Henno cum dentibus": estratto dal romanzo medievale De nugis curialium.
[4] Cfr. Carlo Donà, Per le vie dell'altro mondo. L'animale guida e i misteri del viaggio, Cooperativa Libraria Editrice Universitaria, Padova, 2001, pp. 429-430.
un indizio di Matriarcato sopravvissuto nelle Fiabe Siciliane...
« La figura siciliana della mammadraga è centrale nella letteratura popolare dell'isola e rappresenta uno dei più importanti relitti della figura totemica matrilineare. » [1]
La Mammadraga è ciò che resta della Grande Madre:
molto più di una (semplice) strega...
« [...] al limitare, avviene l'incontro con la Mammadraga, in tutte le redazioni siciliane di questa fiaba chiaramente sentita come essere primordiale, portatore di una matriarcale quanto famelica potenza -ben diversa dalle semplici vecchie o streghe della comune tradizione europea. » [2]
La donna-drago deteneva poteri numinosi:
lo storico francese Jacques Le Goff raccontava il divieto infranto dalla madre di Henno:
aveva osato praticare un buco sulla parete per → vedere, con i suoi occhi, la Donna-Drago...
« [...] la madre di Henno nota che la giovane donna, che si finge pia, evita l'inizio e la fine delle messe, si sottrae all'aspersione dell'acqua benedetta e si astiene dalla comunione.
Incuriosita fa un buco nel muro della camera della nuora e la sorprende mentre sta facendo il bagno sotto forma di drago (draco). » [3]
Gli animali sono attratti dalla donna, o ne formano una parte.
La donna-Animale rimase, nell'immaginario medievale, una traccia della Fata: trasformata in →strega e demonizzata...
« Che l'animale guida sia, come in questo caso, quasi una bussola oltremondana che infallibilmente punta verso la fata [...] come la presenza della coda serpentiforme in Melusina. » [4]
➔ Animali dalle sembianze femminili:
Donna-belva: lo Spirito femminile del bosco.
➔ Donne sacralizzate e/o demonizzate:
Donne protettrici: la Madonna vs. Ecate.
Il "giuoco di Diana" e la Signora Oriente: censure Mariane.
➔ L'intesa Amorosa tra il cacciatore e la sua preda:
Amore per la Bestia: il potere dell'Animale e lo Spirito dominatore del Bosco.
Nota all'immagine ---
_In apertura, miniatura tratta dal manosocritto 42130 della British Library: folio 52 verso.
Note al testo ---
[1] Cfr. Mario Alinei e Francesco Benozzo, DESLI. Dizionario Etimologico Semantico della Lingua Italiana, Pendragon, Bologna, 2015, p. 75.
[2] Cfr. La fiaba di magia in Sicilia, a cura di Renato Aprile, Sellerio, Palermo, 1991, p. 196.
[3] Cfr. Jacques Le Goff, Tempo della Chiesa e tempo del mercante, Einaudi, Torino, 1977, p. 287.
→ Si riferisce al racconto "Henno cum dentibus": estratto dal romanzo medievale De nugis curialium.
[4] Cfr. Carlo Donà, Per le vie dell'altro mondo. L'animale guida e i misteri del viaggio, Cooperativa Libraria Editrice Universitaria, Padova, 2001, pp. 429-430.
venerdì 14 marzo 2025
Diana Infernale: il rito funerario della Donna.
Il poeta latino Stazio ci descrive una delle sacerdotesse del culto infero di Diana...
« [...] la vecchia sacerdotessa di Diana Infernale accompagnò lui che tentava / e progettava di portare i suoi passi di uomo vivo nel Tartaro. » [1]
Perché Diana era associata ai Morti?
Nel mondo latino, ai Morti era dedicato il mese di febbraio:
la Dea che regnava sui primi frutti dell'anno -detenendo il potere Generativo- aveva (anche) il dominio sul mondo Infero...
« Attestano questa ipotesi [...] il culto di Diana Artemide cui si offrivano i primi frutti della produzione annuale. » [2]
Un'altra dèa è citata da Virgilio, nell'Eneide, come custode delle porte del sottoSuolo:
è Giunone, e per avere accesso agli Inferi Enea dovrà esibire il ramo d'Oro [il Vischio] a Lei gradito...
« Si cela in un albero ombroso
un ramo d'oro nelle foglie e nel flessibile vimine,
consacrato a Giunone inferna; tutto il bosco
lo copre, e lo racchiudono ombre in oscure convalli. » [3]
Nel Vangelo di Pietro, uno scritto apocrifo, Maria di Magdala scende nel Sepolcro a detergere il corpo del Cristo...
« All'alba della domenica, Maria Maddalena, discepola del Signore, [...] non aveva compiuto, al sepolcro del Signore, le cose che sono solite compiere le donne per coloro che sono morti e che sono loro cari.
Prendendo con sé le amiche andò al sepolcro, dove era stato deposto. » [4]
I miti traducono pratiche religiose.
Alle donne erano affidate la cura e la comunicazione coi defunti.
L'antropologo romeno Mircea Eliade scrive...
« Nei tempi antichi i morti si seppellivano nel recinto domestico, nel luogo dove si conservavano le sementi:
ebbene, a custodia delle sementi rimase per molto tempo la donna. » [5]
I Morti conoscono il futuro:
per trarre oracoli, le donne -comunicando coi Morti- erano le veggenti più indicate...
« I riti funebri, come esclusivo affare di donne, dovevano essere un'usanza antichissima, e lo speciale status delle donne nelle antiche culture, senza dubbio, si fondava in parte sulla gestione di queste pratiche.
L'antropologa C. Nadia Sumeretakis ha pubblicato una dettagliata relazione su queste pratiche che si tenevano nella parte interna di Mani, provincia del nord della Grecia, dove (esclusivamente) le donne anziane riesumavano il cadavere tre anni dopo l'interramento per liberare le ossa dalla carne [...]; dalle ossa le donne potevano poi trarre oracoli. » [6]
➔ Sui poteri predittivi della donna:
Uccelli stregati: divinare con le poppe...
➔ A proposito della voce dei Morti:
"Specchio delle mie brame..." Vuoi conoscere il Futuro? Chiedi allo specchio.
Vivo o morto? Cristo e gli dèi mutanti dell'antichità.
➔ Sulla cristianizzazione dei luoghi sacri a Diana:
Il "giuoco di Diana" e la Signora Oriente: censure Mariane.
Nota all'immagine ---
_In apertura, miniatura a margine del manoscritto Yates Thompson ms 13 della British Library: folio 109 recto.
Note al testo ---
[1] Cfr. Stazio, Le selve, Libro V, a cura di Luca Canali e Maria Pellegrini, Fabbri Centauria, Milano, 2015, p. 291.
[2] Cfr. Emanuela Chiavarelli, Diana, Arlecchino e gli spiriti volanti, Bulzoni Editore, Roma, 2007, p. 34.
➔ Si riferisce all'antropologo Marcel Detienne che scrive:
« Là dove regnava, Artemide attende i primi frutti dell'anno come sua spettanza: il Viticoltore, Oineús, il giorno in cui dimenticò di presentargliele sulle pendici del suo vigneto, vide spuntare in rappresaglia il terribile cinghiale di Calidone, che provocò la rovina delle colture e la morte in tutta la zona. »
Cfr. Detienne, Apollo con il coltello in mano, Adelphi, Milano, 2002, pp. 284-285.
[3] Cfr. Virgilio, Eneide, Libro VI, vv. 136-139, traduzione di Luca Canali, Fabbri Centauria, 2015.
[4] Cfr. Vangeli della Passione e Resurrezione: Vangelo di Pietro in Vangeli Apocrifi, Einaudi, Torino, 1990, p. 296.
[5] Cfr. Mircea Eliade, Storia delle credenze e delle idee religiose. Da Gautama Buddha al Cristianesimo, Sansoni Editore, vol. II, Firenze, 1980, p. 18.
[6] Cfr. Vicki Noble, La Dea Doppia. Donne che condividono il potere, Venexia, Roma, 2005, pp. 107 e 109.
« [...] la vecchia sacerdotessa di Diana Infernale accompagnò lui che tentava / e progettava di portare i suoi passi di uomo vivo nel Tartaro. » [1]
Perché Diana era associata ai Morti?
Nel mondo latino, ai Morti era dedicato il mese di febbraio:
la Dea che regnava sui primi frutti dell'anno -detenendo il potere Generativo- aveva (anche) il dominio sul mondo Infero...
« Attestano questa ipotesi [...] il culto di Diana Artemide cui si offrivano i primi frutti della produzione annuale. » [2]
Un'altra dèa è citata da Virgilio, nell'Eneide, come custode delle porte del sottoSuolo:
è Giunone, e per avere accesso agli Inferi Enea dovrà esibire il ramo d'Oro [il Vischio] a Lei gradito...
un ramo d'oro nelle foglie e nel flessibile vimine,
consacrato a Giunone inferna; tutto il bosco
lo copre, e lo racchiudono ombre in oscure convalli. » [3]
Nel Vangelo di Pietro, uno scritto apocrifo, Maria di Magdala scende nel Sepolcro a detergere il corpo del Cristo...
« All'alba della domenica, Maria Maddalena, discepola del Signore, [...] non aveva compiuto, al sepolcro del Signore, le cose che sono solite compiere le donne per coloro che sono morti e che sono loro cari.
Prendendo con sé le amiche andò al sepolcro, dove era stato deposto. » [4]
I miti traducono pratiche religiose.
Alle donne erano affidate la cura e la comunicazione coi defunti.
L'antropologo romeno Mircea Eliade scrive...
« Nei tempi antichi i morti si seppellivano nel recinto domestico, nel luogo dove si conservavano le sementi:
ebbene, a custodia delle sementi rimase per molto tempo la donna. » [5]
I Morti conoscono il futuro:
per trarre oracoli, le donne -comunicando coi Morti- erano le veggenti più indicate...
« I riti funebri, come esclusivo affare di donne, dovevano essere un'usanza antichissima, e lo speciale status delle donne nelle antiche culture, senza dubbio, si fondava in parte sulla gestione di queste pratiche.
L'antropologa C. Nadia Sumeretakis ha pubblicato una dettagliata relazione su queste pratiche che si tenevano nella parte interna di Mani, provincia del nord della Grecia, dove (esclusivamente) le donne anziane riesumavano il cadavere tre anni dopo l'interramento per liberare le ossa dalla carne [...]; dalle ossa le donne potevano poi trarre oracoli. » [6]
➔ Sui poteri predittivi della donna:
Uccelli stregati: divinare con le poppe...
➔ A proposito della voce dei Morti:
"Specchio delle mie brame..." Vuoi conoscere il Futuro? Chiedi allo specchio.
Vivo o morto? Cristo e gli dèi mutanti dell'antichità.
➔ Sulla cristianizzazione dei luoghi sacri a Diana:
Il "giuoco di Diana" e la Signora Oriente: censure Mariane.
Nota all'immagine ---
_In apertura, miniatura a margine del manoscritto Yates Thompson ms 13 della British Library: folio 109 recto.
Note al testo ---
[1] Cfr. Stazio, Le selve, Libro V, a cura di Luca Canali e Maria Pellegrini, Fabbri Centauria, Milano, 2015, p. 291.
[2] Cfr. Emanuela Chiavarelli, Diana, Arlecchino e gli spiriti volanti, Bulzoni Editore, Roma, 2007, p. 34.
➔ Si riferisce all'antropologo Marcel Detienne che scrive:
« Là dove regnava, Artemide attende i primi frutti dell'anno come sua spettanza: il Viticoltore, Oineús, il giorno in cui dimenticò di presentargliele sulle pendici del suo vigneto, vide spuntare in rappresaglia il terribile cinghiale di Calidone, che provocò la rovina delle colture e la morte in tutta la zona. »
Cfr. Detienne, Apollo con il coltello in mano, Adelphi, Milano, 2002, pp. 284-285.
[3] Cfr. Virgilio, Eneide, Libro VI, vv. 136-139, traduzione di Luca Canali, Fabbri Centauria, 2015.
[4] Cfr. Vangeli della Passione e Resurrezione: Vangelo di Pietro in Vangeli Apocrifi, Einaudi, Torino, 1990, p. 296.
[5] Cfr. Mircea Eliade, Storia delle credenze e delle idee religiose. Da Gautama Buddha al Cristianesimo, Sansoni Editore, vol. II, Firenze, 1980, p. 18.
[6] Cfr. Vicki Noble, La Dea Doppia. Donne che condividono il potere, Venexia, Roma, 2005, pp. 107 e 109.
mercoledì 5 marzo 2025
Amore per la Bestia: il potere dell'Animale e lo Spirito dominatore del Bosco.
L'antropologo Dmitry Konstantinovich Zelenin spiegava come, nella mentalità primitiva, il successo nella caccia ad un animale fosse il risultato di un (vero) sentimento d'amore tra il cacciatore e la sua preda...
« Il successo del cacciatore dipende dalla bestia, dal modo in cui essa guarda all'uomo.
Tra l'uomo e l'animale esiste un legame segreto; se l'animale "non ama" il cacciatore questi non lo potrà catturare. » [1]
Affinché la caccia fosse fruttuosa, bisognava ingraziarsi il favore dello Spirito del Bosco e -di conseguenza- dell'animale che dominava.
I racconti popolari sulla caccia 'amorosa' presentano uno Spirito, dèa della Selva, che ricorda i poteri di Artemide...
« in queste donne dei boschi si riconosce l'eredità di antiche o antichissime signore degli animali, come Artemide o la georgiana Dali ». [2]
Ingannare l'animale era necessario se lo si voleva catturare:
al punto da fingere l'Amore.
L'idea che la bestia intendesse i sentimenti umani è alla base di (molte) narrazioni: è il caso de La Bella e la Bestia, dove un animale corrisponde al sentimento amoroso...
« [...] siamo regolarmente di fronte al riaffiorare di credenze che precedono il Cristianesimo, che affondano le radici in tempi assai remoti, quando l'uomo viveva in un rapporto di identità perfetta con il mondo animale e l'animale era investito di poteri soprannaturali, che si traducevano in atteggiamenti favorevoli, di protezione o di aiuto o in attività dannosa e pericolosa per l'uomo. » [3]
➔ Ritualità attraverso gli animali:
La danza delle Orse di Artemide: un rito violento.
➔ La Grande Madre e i suoi paredri ferini:
La Bella e la Bestia. Tracce medievali di un mito Matriarcale.
I cervi della Dea: non spezzare il Triangolo.
L'Orsa Maggiore e la Madonna dell'orso: il mito sciamanico della Signora degli Animali.
➔ La belva come epifania della Madre:
Fata o strega? Non guardare nella stanza della MammaDraga...
Donna-belva: lo Spirito femminile del bosco.
Nota all'immagine ---
_In apertura, miniatura tratta dal Bestiario MS 2 B VII della British Library: folio 101 recto.
→ Nell'immagine, un unicorno è attratto da una Dama mentre un cacciatore lo trafigge.
Note al testo ---
[1] Cfr. D. K. Zelenin, Tabù linguistici nelle popolazioni dell'Europa orientale e dell'Asia settentrionale, saggio del 1928 edito in lingua italiana nei Quaderni di semantica, Il Mulino, Bologna, 1988, p. 241.
[2] Cfr. Carlo Donà, Per le vie dell'altro mondo. L'animale guida e i misteri del viaggio, CLEU - Cooperativa Libraria Editrice Universitaria, Padova, 2001, p. 428.
[3] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo. Santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, p. 225.
« Il successo del cacciatore dipende dalla bestia, dal modo in cui essa guarda all'uomo.
Tra l'uomo e l'animale esiste un legame segreto; se l'animale "non ama" il cacciatore questi non lo potrà catturare. » [1]
Affinché la caccia fosse fruttuosa, bisognava ingraziarsi il favore dello Spirito del Bosco e -di conseguenza- dell'animale che dominava.
I racconti popolari sulla caccia 'amorosa' presentano uno Spirito, dèa della Selva, che ricorda i poteri di Artemide...
« in queste donne dei boschi si riconosce l'eredità di antiche o antichissime signore degli animali, come Artemide o la georgiana Dali ». [2]
Ingannare l'animale era necessario se lo si voleva catturare:
al punto da fingere l'Amore.
L'idea che la bestia intendesse i sentimenti umani è alla base di (molte) narrazioni: è il caso de La Bella e la Bestia, dove un animale corrisponde al sentimento amoroso...
« [...] siamo regolarmente di fronte al riaffiorare di credenze che precedono il Cristianesimo, che affondano le radici in tempi assai remoti, quando l'uomo viveva in un rapporto di identità perfetta con il mondo animale e l'animale era investito di poteri soprannaturali, che si traducevano in atteggiamenti favorevoli, di protezione o di aiuto o in attività dannosa e pericolosa per l'uomo. » [3]
➔ Ritualità attraverso gli animali:
La danza delle Orse di Artemide: un rito violento.
➔ La Grande Madre e i suoi paredri ferini:
La Bella e la Bestia. Tracce medievali di un mito Matriarcale.
I cervi della Dea: non spezzare il Triangolo.
L'Orsa Maggiore e la Madonna dell'orso: il mito sciamanico della Signora degli Animali.
➔ La belva come epifania della Madre:
Fata o strega? Non guardare nella stanza della MammaDraga...
Donna-belva: lo Spirito femminile del bosco.
Nota all'immagine ---
_In apertura, miniatura tratta dal Bestiario MS 2 B VII della British Library: folio 101 recto.
→ Nell'immagine, un unicorno è attratto da una Dama mentre un cacciatore lo trafigge.
Note al testo ---
[1] Cfr. D. K. Zelenin, Tabù linguistici nelle popolazioni dell'Europa orientale e dell'Asia settentrionale, saggio del 1928 edito in lingua italiana nei Quaderni di semantica, Il Mulino, Bologna, 1988, p. 241.
[2] Cfr. Carlo Donà, Per le vie dell'altro mondo. L'animale guida e i misteri del viaggio, CLEU - Cooperativa Libraria Editrice Universitaria, Padova, 2001, p. 428.
[3] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo. Santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, p. 225.
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