venerdì 14 febbraio 2025

Un teschio nei sacrifici: gli dèi precipitati all'Inferno.

Nella Canonizzazione di santa Caterina da Siena, affrescata alla Biblioteca Piccolomini nella Canonica del Duomo di Siena dal Pinturicchio [1492], notiamo -nella colonna a destra- un teschio animale: dalle cui orbite fuoriescono due serpenti.

Il dettaglio dei teschi animali si ripete, scolpito, sul portale della chiesa parrocchiale di San Michele a Bevagna.
Si tratta di un motivo → pagano importato nell'arte cristiana.
Nella Silly Simphony Hell's Bells (1929) il tema è citato:
un diavolo usa il cranio percuotendolo con due bacchette, come fosse uno strumento musicale...
L'immagine da dove viene?
Cirlot, nel Dizionario dei Simboli, scrive...

« Bucraneo.
Tema ornamentale che deriva dal cranio del bue o del toro impiegati negli antichi sacrifici compiuti con il fuoco
. » [1]

I predicatori cristiani demonizzarono i teschi, e gli dèi a cui -nei sacrifici- erano offerti.
Gli dèi stessi furono precipitati all'Inferno come demoni...

« Il Cristianesimo dei primi secoli, infatti, non negò l'esistenza delle divinità pagane, né il loro intervento nei fatti umani, ma respinse il loro carattere divino e in tal modo ridusse gli antichi dèi alla condizione di demoni

Così si trasformarono in diavoli non solo gli dèi maggiori e minori, ma anche i semi-dèi:
inoltre non furono annientati Lamie, Arpie, Chimere, Gerioni, ma furono confinati nell'Inferno, sudditi e collaboratori di Satana
. » [2]

L'uso apotropaico dei teschi animali per ingraziarsi il favore del dio celeste sopravvisse, nelle campagne, ancora fino al secolo scorso.

Giuseppe Bellucci, collezionista perugino di amuleti, notava come nelle campagne, dall'Umbria alla Sabina, ancora ai suoi tempi si esponessero i teschi per evitare che dal cielo venissero giù calamità...

« Nelle campagne di Orvinio e di altri paesi del territorio Sabino (Umbria meridionale) si dispongono poi in mezzo ai campi o sulla cima di piccoli alberi, o sui paletti di sostegno delle viti nelle vigne, crani di asino o di capra, ai quali si attribuisce la virtù di preservare i campi, i seminati, i frutti pendenti dai danni delle grandinate ed anche da altre influenze sinistre e singolarmente dalle azioni malefiche delle streghe o dallo sguardo invidioso dell'uomo. » [3]


➔ Sugli amuleti della collezione Bellucci, vedi:

La magia della conta: come annullare le streghe.

Il pelo malefico: un esercito di Ricci per combattere le streghe.


Note al testo ---

[1] Cfr. Jean-Eduardo Cirlot, Dizionario dei Simboli, Siad Edizioni, Milano, 1985, p. 118.

[2] Cfr. Giuseppe Bonomo, Studi demonologici, Flaccovio Editore, Palermo, 1970, p. 102.

[3] Cfr. Giuseppe Bellucci, La grandine nell'Umbria, Il Formichiere, Foligno (Pg), 2018, pp. 31-32
ristampa anastatica dell'edizione perugina [1903]

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