martedì 20 agosto 2024

Ne sai come una strega. La 'saga' romana e la donna sapiente.


La maga antica si credeva in possesso di una conoscenza superiore.

Il nome stesso con cui era chiamata -saga: da cui la parola sagace- indicava il suo essere ➔sapiente.

Maxwell Teitel Paule, in Canidia: la prima strega di Roma, scrive...

« Il nome/aggettivo saga, usato spesso per indicare una strega, nel senso più generico comunica semplicemente un'idea di conoscenza.

Cicerone spiega che chi è sagace (il verbo latino è sagire) è profondamente consapevole (sentire acute);
perciò alcune vecchie donne sono assennate (sagae) perché sanno molte cose (multa scire)
. » [1]

Le streghe facevano a gara, tra di loro, nella confezione dei filtri.

Orazio, nel V Epodo, riporta il lamento della strega Canidia:
una saga è riuscita a superarla!

« Il rito è fallito e lei si lamenta del fatto che Varo è stato "liberato dall'incantesimo di una venefica più sapiente". » [2]

Nel MedioEvo, perdurava il lascito della cultura magica antica.

La strega, ➔janara nel Mezzogiorno, conosceva i misteri della dea delle selve Diana: tanto da averne acquisito il nome...

« Un'ipotesi più convincente è quella che riconduce a Diana: la 'janara' non sarebbe altro che la 'dianara', la donna saggia, seguace della dea dei boschi e della Luna, associata alla Dea Madre Cibele, a Madre Natura e ad Iside. » [3]


Nota all'immagine ---

_ In apertura, allegoria della Luna dalla Sala dei Pianeti di Palazzo Trinci a Foligno, primi del XIV secolo.
→Il potere generativo della donna si credeva governato dalle fasi lunari.

Alla luna era associato il gatto e le streghe che assumevano forma felina:
➔ vedi il Post: Le streghe che si trasformano in gatte.


Note al testo ---

[1] Cfr. Maxwell Teitel Paule, Canidia: la prima strega di Roma, Leg edizioni, Gorizia, 2017, p. 20.

[2] Si riferisce ad Orazio, V Epodo, vv. 71-72.
➔ Cfr. Teitel Paule, Canidia..., Op. cit., p. 113.

[3] Cfr. Janare e Magàre in Francesco Maria Morese, L'eredità degli antenati. Il lascito ancestrale di Italici, Romani e Longobardi nel Folklore di Salerno tra religiosità popolare e sopravvivenze pagane, Pellegrini Editore, Cosenza, 2019, pp. 221-222.

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