venerdì 22 agosto 2025

Incarnazioni animali. Animismo magico o Cristianesimo popolare?

Gli animali che comunicano con gli uomini sono anime, reincarnate, di Morti: credenza arcaica e radicata, nel pensiero magico popolare, fino al secolo scorso.
L'editrice inglese Frank Hamel raccontava, in un libro sugli Animali "mutaforma", leggende popolari diffuse ancora ai suoi tempi...

« L'uomo primitivo non riesce ad accettare l'idea della morte definitiva: crede che l'uomo defunto sia ancora in grado di comunicare con i vivi [...].

Talvolta vola sulle ali del vento notturno, talvolta si presenta sotto forma di cane, come messaggero di morte, e abbaia sotto le finestre di un malato per annunciargli che la fine è prossima. » [1]

Il linguista Gian Luigi Beccaria, ne I nomi del mondo, faceva alcuni esempi...

« Ogni farfallina che girasse per le stanze a Chieti era anima o anima santa del Purgatorio.

In Calabria le farfalline che entrano in casa si crede rappresentino le anime "inquiete", anime del purgatorio che tornano alle loro antiche case. » [2]

Questa credenza era così profonda da aver originato 'nomi' magici che il linguista Mario Alinei riportava...

« Solo nei dialetti italiani fata può essere, fra gli altri, il nome della cavalletta, della mantide, della serpe, strega della farfalla, del bruco, del gufo, della libellula; masciara ('strega') della libellula, mazzamorello ('folletto') di un insetto acquatico, astrologo della strologa.

E il greco mantis ('profeta, indovino') non era solo il nome della 'mantide' ma anche della rana. » [3]

Gli animali della stalla e nelle arnie, più a stretto contatto con l'uomo per il loro (prezioso) lavoro, non andavano trascurati ma, anzi, avvertiti degli eventi come fossero dei familiari.
Alfonso di Nola scriveva...

« Con le api bisogna parlare e con esse, in effetti, si parla quando si pulisce l'arnia o si raccoglie il miele, ma anche in occasione degli avvenimenti importanti della vita familiare.
Soprattutto ci si preoccupa di annunciare loro la morte del padrone.

Quando colui che si occupava delle api decedeva, bisognava battere sull'arnia per risvegliare gli insetti, altrimenti sarebbero morti con il padrone
. » [4]


Predizioni e parola profetica degli Animali:

Animali parlanti: gli Antenati che tornano.


Rospi profetici o "indovini", tracce nella linguistica:

La voce degli Antenati: i Rospi indovini.


➔ Sul potere profetico delle ossa degli animali:

Animali resuscitati: gli Indovini-macellai.


Nota all'immagine ---

In apertura, miniatura con animali dal volto umano tratta dal manoscritto Add Ms 49622: folio 92 verso.


Note al testo ---

[1] Cfr. Frank Hamel, Animali Umani. Storia occulta di mutaforma, trasformazioni e licantropi, Edizioni Mediterranee, Roma, 2024, pp. 29-31.

[2] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo. Santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, pp. 234-235.

[3] Cfr. Mario Alinei, Rospo aruspice, rospo antenato, Estratto dai Quaderni di semantica, Il Mulino, dicembre 1987, Bologna, p. 265.

[4] Cfr. Alfonso di Nola, La morte trionfata. Antropologia del lutto, Newton & Compton Editori, Roma, 1995, p. 58.

sabato 16 agosto 2025

Uccello, che dici? Umbria magica & superstiziosa.

Nella commedia Asinaria di Plauto, il servo Libano consulta gli uccelli prima di rubare l'argento della padrona...

« Auspici, àuguri:
tutto fatto; gli uccelli sono favorevoli a qualsiasi iniziativa
.

Picchio e cornacchia a sinistra, corvo e upupa a destra m'incoraggiano.
Per Ercole! Son deciso a seguire il vostro parere
!
Ma che succede? Il picchio da' di becco nell'olmo?
Non è un avvenimento casuale
. » [1]

Gli antichi lo sapevano:
gli uccelli conoscono il Volere del dio.

Alcuni maghi sapevano interpretarne movimenti e voce:
sono quegli indovini, giunti dall'Umbria, di cui Cicerone parla con disprezzo...

« già al tempo di Cicerone -che li condanna duramente- dovevano circolare numerosi àuguri, del tutto estranei al collegio ufficiale, che trasformavano la disciplina in una "superstizione" attinta da popoli estranei alla tradizione romana. » [2]

Tra questi popoli incolti, i più vicini ai Romani erano gli Umbri che inquinavano l'Urbe con le peggiori superstizioni...

« Il ricorso a tale pratica caratterizza, a detta dell'augure Cicerone, l'intera Umbria:

"I Frigi, i Pisidii, i Cilici e gli Arabi obbediscono scrupolosamente ai segni profetici dati dagli uccelli, e sappiamo che lo stesso è avvenuto per lungo tempo in Umbria
". » [3]

Comunicare con gli uccelli era (come) detenere un potere divino.
Sapere popolare diffuso: a Trieste si diceva...

« Chi nasce di domenica,
capisce il linguaggio
degli uccelli e vede gli spiriti. » [4]

Gli uccelli nidificavano sul tetto?
In Umbria, e non solo!, era un cattivo segno:
bisognava tenerli lontano dalla casa...

« L'unica soluzione praticabile sembra quella di vigilare attentamente e di intervenire prontamente, per evitare che gli uccelli nidifichino nei dintorni della propria abitazione e quindi siano in grado di recapitare prontamente il messaggio funesto ». [5]

Come insegna la superstizione, e ricorda qualche vecchio...

« Le penne portano le pene
[....] si sognave le penne eron pene ». [5]


➔ Un post e un libro sugli uccelli 'affatturati' ---

Il maleficio delle Tre Civette.


➔ L'Umbria e gli uccelli nelle Fonti Francescane ---

L'Umbria e gli uccelli: un legame antico.

Lo stregone che fece paura al Papa: la predica agli Uccelli secondo il monaco Ruggero.

Gli uccelli e l'indovino: prima lo imito, poi lo condanno!

Uccelli maledetti: il culto clandestino della Natura nel Medioevo.


Umbria: la terra oscura dell'Ombra ---

Umbria e Ombre. L'identità di una Terra.


Note alle immagini ---

_Sopra, miniature (ironiche) tratte dal manoscritto AD ms 49622 detto anche Gorleston Psalter della British Library:
folii 13 recto e 49 verso.


Note al testo ---

[1] Cfr. Tito Maccio Plauto, Asinaria, introduzione e traduzione di Mario Scàndola, Bur Rizzoli, Milano, 1994, Atto Secondo,
vv. 259-262, p. 121.

[2] Cfr. Marina Montesano, "Supra acqua et supra ad vento" : superstizioni, maleficia e incantamenta nei predicatori francescani Osservanti, Istituto Storico per il Medio Evo, Roma, 1999, pp. 22-23.

[3] Cfr. Simone Sisani, Umbrorum gens antiquissima Italiae. Studi sulla società e le istituzioni dell'Umbria preromana, Deputazione di Storia Patria per l'Umbria, Perugia, 2009, p. 93.

→ L'autore si riferisce a Cicerone, De divinatione, Libro I,
paragrafi 92 e 94.

[4] Cfr. Superstizioni triestine. Credenze popolari ottocentesche, a cura di Sergio degli Ivanissevich, Luglio Editore, 2015, p. 81.

[5] Cfr. Giancarlo Baronti, Margini di sicurezza: l'ideologia folclorica della morte in Umbria, Tomo I, Morlacchi, Perugia, 2016, pp. 103 e 145.

mercoledì 6 agosto 2025

La dèa-Belva mutante: da Signora a strega.

Il vaso François mostra, nell'intradosso dei manici, la Pòtnia Theròn -o Signora delle Belve- che stringe un cervo e dei leoni.

Qualche traccia del tema si è coservata?

Carlo Ginzburg, in Storia notturna, cita una famosa predica del vescovo e teologo Nicola Cusano:
in essa, si trovano citate delle vecchie appartenenti alla Società di Diana che hanno rinnegato Cristo per stringere la zampa pelosa, "hirsuta manu", di una Dea...

« Mi parvero decrepite e folli, disse Cusano nella sua predica ai fedeli di Bressanone, parlando delle due vecchie della val di Fassa.
Avevano fatto offerte a Richella, aggiunse; le avevano toccato la mano, come si fa quando si stringe un contratto.
Dicono che la sua mano è pelosa.
Con le mani pelose avevano sfiorato loro le guance
. » [1]

Richella, la dèa della ricchezza, è la Signora delle Fere demonizzata dai predicatori cristiani...

« [...] non sono le zampe minacciose di un essere demoniaco, ma le zampe protettive dell'orsa, di Richella-Diana-Artemide come dea buona, materna
[...]. L'esame delle anomalie dietro l'immagine del sabba costruita dagli inquisitori rivela un nucleo folklorico di sapore opposto, dove il messaggio centrale sarebbe questa carezza affettuosa della bona domina alle due vecchie ("aveva sfiorato loro le guance"). » [2]

Con la cristianizzazione, la Signora delle Belve divenne una strega che segregava gli animali:
nell'immaginario popolare, le belve erano uomini trasformati.

Oscar Di Simplicio fa esempi dal Medioevo toscano...

« [...] per la paura che la strega potesse trasformare le sue vittime in animali si poteva anche morire.
È la sorte che Marcantonio paventa per un suo amico, Bartolomeo detto Ruffino, quando lo avverte di non andare all'appuntamento amoroso con Antonia la Palandrana perché la temuta maliarda grossetana l'avrebbe trasformato in asino
. » [3]


Sacerdotesse della dèa pelosa:

La danza delle Orse di Artemide: un rito violento.


Uomini che assumono forma animale:

Trasformarsi in Lupo: un residuo di paganesimo da debellare.

Animali Incantati: dal mito di Orfeo all'incanto dei Santi.


Note al testo ---

[1] Cfr. Carlo Ginzburg, Storia notturna. Una decifrazione del sabba, Einaudi, Torino, 1989, p. 107.

[2] Cfr. Andrea Annese, "Hirsuta manu percutitur foedus". "Sfiorare" Storia notturna a partire dal Sermo CCLXXI di Cusano in Streghe, sciamani, visionari a cura di Cora Presezzi, Viella - Libreria Editrice, Roma, 2019, pp. 220-221.

[3] Cfr. Oscar Di Simplicio, Autunno della stregoneria. Maleficio e magia nell'Italia moderna, Il Mulino, Bologna, 2005, p. 315.