Il gallo, portatore di luce con il suo canto, allontana gli spiriti maligni:
➔ per ciò lo si raffigurava sulla cima dei tetti...
« Soltanto la luce metteva in fuga i demoni, col canto del gallo che allontanava la tenebre e impediva così a streghe e altre entità malvage di agire.
Il gallo non compare soltanto sulla cima dei campanili e delle case, ma era anche raffigurato sulle antiche lampade dei minatori, a difesa dagli esseri demoniaci del sottosuolo, o sulle lanterne che s'appendevano ai carri in viaggio durante la notte. » [1]
Nota: la notte degli spiriti maligni è un'invenzione cristiana.
Lo storico francese Roger Caillois spiegava come, nell'antichità, l'oscurità fosse abitata dai demoni come il meriggio...
« I greci non attribuivano caratteristiche morali alla luce e alle tenebre.
Di conseguenza secondo le loro concezioni i demoni apparivano indifferentemente di giorno e di notte. » [2]
Il Solleone, coi suoi raggi torridi, cancellava l'ombra:
un pericolo da scongiurare...
« L'equidistanza tra alba e tramonto è un momento critico, una porta-varco tra vivi e morti.
In quest'ora 'immobile' in cui l'ombra -cioè l'anima- sparisce rischiando di essere rapita dalle potenze infere, dilagano i demoni e "colei chiamata Artemide" guida "uno sfrenato baccanale."
A coloro che la scorgono, per l'orrore, "la lingua si lega ed è impossibile emettere suoni". » [3]
L'insolazione estiva era attribuita ai dèmoni:
tanto che si temeva, nel mondo contadino, di essere rapiti...
« Qualche resto del demone meridiano è rintracciabile ancora in tempi a noi vicini in aree particolarmente conservatrici, come in Basilicata, dove si temeva di essere rapiti nelle prime ore pomeridiane d'estate, l'ora degli spiriti, perché si può levare un turbine, u scazzariello, che porta il rapito a convegno col diavolo, e lo lascia poi debilitato, come in delirio. » [1]
Nell'ora più torrida, il terrore per la dissoluzione dell'ombra spingeva alcune tribù africane ad evitare l'esposizione alla luce...
« [...] con essa è identificata l'anima, a tal punto che la forza dell'una dipende dalla lunghezza dell'altra.
Ad Amboyna e Uliase, due isole prossime all'equatore, ove l'ombra a mezzogiorno è estremante esigua quando non scompare del tutto, gli indigeni non escono dalle loro case in tale periodo, perché così facendo rischierebbero di perdere l'anima.
[...] I Besisi della penisola malese non sotterrano i loro morti a mezzogiorno, per paura di accorciare in misura temibile la propria stessa vita. » [2]
➔ Sui dèmoni che si manifestano nella Notte:
Manofica contro Ombre: gli Spiriti della notte.
➔ Sul culto di Artemide e 'riuso' cristiano:
Madonna delle frecce: una traccia del culto di Artemide.
Note al testo ---
[1] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo. Santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, p. 170, p. 209 e nota [1].
[2] Cfr. Roger Caillois, I demoni meridiani, Bollati Boringhieri, Torino, 1988, p. 15 e pp. 66-67.
[3] Cfr. Emanuela Chiavarelli, Diana, Arlecchino e gli spiriti volanti, Bulzoni Editore, Roma, 2007, p. 34.
giovedì 19 giugno 2025
giovedì 12 giugno 2025
Castità o seduzione? La cintura: un simbolo (rovesciato) della Dea.
La cintura di Sante e Madonne, che sembra un simbolo di contenzione sessuale, nella cultura pagana serviva al legamento amoroso...
« Afrodite con la sua cintura lega i due corpi e le due anime allo stesso gioco d'amore secondo il suo capriccio [...]. La cintura magica fa immediatamente il suo effetto. » [1]
Nelle Bucoliche di Virgilio, una maga usa i lacci di Venere per suscitare l'amore...
« Una maga innamorata porta tre volte intorno all'altare l'immagine di Dafni, l'amato che non torna dalla città, ed ordina all'ancella di legare con tre nodi i fili sacri che circondano l'immagine, pronunciando le parole: "Lego i lacci di Venere. » [2]
Nella cultura medievale, la passione amorosa sparisce.
Da Afrodite alla Madonna, invece, la cintura resta:
con ➔ significato opposto.
« È chiaro anche che dovendo "giustificare" l'ascetismo e la castità richieste agli ordini monastici e poi, in maniera sempre più stringente, al sacerdote, diveniva logico invertire i riferimenti alla sessualità sottolineando il loro opposto:
se la cintura è espressione del corpo e della carnalità, può anche divenire espressione della sua negazione, ovvero della mente e della castità. » [3]
I predicatori cristiani ribaltarono il potere della Cintura:
convertendo la forza seduttiva delle dee pagane, in un simbolo di Castità e astinenza...
« Nomi comunque sacri, divini, celesti:
in Grecia Cintura di nostra Signora, della santa Elena [...] cintura di Dio, di Maria in Croazia [...]. »
Ma perché la cintura?
[...] Forse è quanto resta di una qualche ignota, disturbata divinità femminile (la dea dell'arcobaleno era per i greci e i latini appunto una figura femminile, Iris). » [4]
➔ Una dèa della prosperità:
Ecate: la dèa (censurata) dell'Abbondanza.
Donne protettrici: la Madonna vs. Ecate.
➔ Sull'uso del numero TRE nelle formule magiche:
« An-ghin-gò / Tre galline e tre capò ». I poteri del numero TRE in una filastrocca.
Ripeti TRE volte: poteri dello Scongiuro.
Nota all'immagine ---
_In apertura, miniatura con allegoria della Carità tratta da un Libro d'Ore francese, dalla Morgan Library di New York.
Per segnatura: Ms M.359: folio 117 recto.
Note al testo ---
[1] Cfr. Giulio Guidorizzi, La trama segreta del mondo. La magia nell'antichità, Il Mulino, Bologna, 2022, pp. 112-113.
[2] Cfr. Mario Geymonat, Introduzione all'Egloga VIII in Virgillio, Bucoliche, Fabbri Centauria, Milano, 2015, p. 101.
[3] Cfr. Piccolo Paci e Palmieri-Marinoni, Di beltà e fortezza cinte: la cintura come emblema di seduzione, sacrificio e potere al femminile, da Eva a Maria, Ancora, Milano, 2017, p. 54.
[4] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo. Santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, pp. 82-83.
« Afrodite con la sua cintura lega i due corpi e le due anime allo stesso gioco d'amore secondo il suo capriccio [...]. La cintura magica fa immediatamente il suo effetto. » [1]
Nelle Bucoliche di Virgilio, una maga usa i lacci di Venere per suscitare l'amore...
« Una maga innamorata porta tre volte intorno all'altare l'immagine di Dafni, l'amato che non torna dalla città, ed ordina all'ancella di legare con tre nodi i fili sacri che circondano l'immagine, pronunciando le parole: "Lego i lacci di Venere. » [2]
Nella cultura medievale, la passione amorosa sparisce.
Da Afrodite alla Madonna, invece, la cintura resta:
con ➔ significato opposto.
« È chiaro anche che dovendo "giustificare" l'ascetismo e la castità richieste agli ordini monastici e poi, in maniera sempre più stringente, al sacerdote, diveniva logico invertire i riferimenti alla sessualità sottolineando il loro opposto:
se la cintura è espressione del corpo e della carnalità, può anche divenire espressione della sua negazione, ovvero della mente e della castità. » [3]
I predicatori cristiani ribaltarono il potere della Cintura:
convertendo la forza seduttiva delle dee pagane, in un simbolo di Castità e astinenza...
« Nomi comunque sacri, divini, celesti:
in Grecia Cintura di nostra Signora, della santa Elena [...] cintura di Dio, di Maria in Croazia [...]. »
Ma perché la cintura?
[...] Forse è quanto resta di una qualche ignota, disturbata divinità femminile (la dea dell'arcobaleno era per i greci e i latini appunto una figura femminile, Iris). » [4]
➔ Una dèa della prosperità:
Ecate: la dèa (censurata) dell'Abbondanza.
Donne protettrici: la Madonna vs. Ecate.
➔ Sull'uso del numero TRE nelle formule magiche:
« An-ghin-gò / Tre galline e tre capò ». I poteri del numero TRE in una filastrocca.
Ripeti TRE volte: poteri dello Scongiuro.
Nota all'immagine ---
_In apertura, miniatura con allegoria della Carità tratta da un Libro d'Ore francese, dalla Morgan Library di New York.
Per segnatura: Ms M.359: folio 117 recto.
Note al testo ---
[1] Cfr. Giulio Guidorizzi, La trama segreta del mondo. La magia nell'antichità, Il Mulino, Bologna, 2022, pp. 112-113.
[2] Cfr. Mario Geymonat, Introduzione all'Egloga VIII in Virgillio, Bucoliche, Fabbri Centauria, Milano, 2015, p. 101.
[3] Cfr. Piccolo Paci e Palmieri-Marinoni, Di beltà e fortezza cinte: la cintura come emblema di seduzione, sacrificio e potere al femminile, da Eva a Maria, Ancora, Milano, 2017, p. 54.
[4] Cfr. Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo. Santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, Torino, 2000, pp. 82-83.
giovedì 5 giugno 2025
Il sacrificio di Orfeo: la Luna che uccide il Sole.
Il culto del Sole cristiano è ciò che resta della venerazione per il dio monoteistico egizio Aton...
« Il nuovo culto del Sole come padre di tutte le cose pare fosse stato portato nell'Egeo settentrionale dai sacerdoti profughi del culto monoteistico di Akhenaton nel quattordicesimo secolo a.C. e si innestò poi sui culti locali; ecco perché la leggenda parla di un viaggio di Orfeo in Egitto. » [1]
Orfeo viene smembrato perché inviso a Dioniso:
la venerazione del Sole è un indizio, sopravvissuto nel mito, del contrasto tra due caste sacerdotali:
i devoti alla Luna contro i fedeli del Sole...
« Ogni mattina, Orfeo sale in cima al Pangeo per salutare l'apparizione del sole, che egli identifica con il dio Apollo.
Dioniso allora, che regna sulla regione, si vendica del disprezzo in cui lo tiene Orfeo abbandonandolo alla furia delle Menadi:
il pazzo del sole, il devoto d'Apollo è fatto a pezzi dalle seguaci di Dioniso. » [2]
La resistenza al culto Solare fu violenta.
Il mito di Orfeo, che culmina con l'uccisione del dio, ne conserva una traccia...
« Pare che gli elementi conservatori in Tracia si fossero opposti tenacemente alla nuova religione, soffocandola nel sangue in alcune parti del paese. » [1]
Il timore per le Entità che regnavano sui raggi Solari si conservò a lungo, nel mondo antico:
tanto che l'accesso ai templi, nell'ora più calda, era interdetto...
« L'importanza del mezzogiorno nel culto dei morti rende quest'ora sacra: perciò a metà del giorno all'interno dei templi si tirano le tende (παραπετασματα) e si vieta l'ingresso ai mortali. » [3]
Il dio Sole moriva a mezzogiorno con l'oscuramento del cielo:
ciò rimase nel sacrificio Cristiano...
« Sembra dunque che il mezzodì dividesse il giorno in due parti dedicate rispettivamente alle divinità uraniche e alle ctonie:
l'ora di mezzogiorno in quanto tale era riservata alle libagioni in onore dei morti (κατοικομενοις) »
« [...] questi due fenomeni concomitanti si verificano spesso a mezzogiorno, manifestandosi sotto un duplice aspetto:
il terremoto e l'oscurarsi del cielo.
Il primo esempio da citare riguarda la morte di Cristo. » [3]
➔ Le Tre Marie e le donne che eseguono i riti funerari:
Diana Infernale: il rito funerario della Donna.
➔ Sulle feste del Sole, sopravvivenza pagana in età Cristiana ---
Sant'Orfeto e il Solstizio: tracce di una festa pagana del Sole.
Da Imbolc all'Annunciazione di Maria: le feste per la nuova nascita del Sole.
Un adoratore del Sole braccato dall'Inquisizione - Lo strano caso del beato Pietro...
Nota all'immagine ---
_La miniatura in apertura, con la Vergine (Lunare) che ha in grembo il Sole-Gesù, è tratta dai Rothcschild Canticles custoditi presso la Beinecke Rare Book and Manuscript Library della Yale University (U.S.A.): folio 64 recto.
Note al testo ---
[1] Cfr. Robert Graves, I Miti greci, traduzione di Elisa Morpurgo, Longanesi, Milano, 1983, nota 3 a p. 101.
[2] Cfr. Marcel Detienne, Dioniso e la pantera profumata, Laterza, Roma-Bari, 2007, p. 153.
[3] Cfr. Roger Caillois, I demoni meridiani, Bollati Boringhieri, Torino, 1988, pp. 10, 18 e p. 73.
« Il nuovo culto del Sole come padre di tutte le cose pare fosse stato portato nell'Egeo settentrionale dai sacerdoti profughi del culto monoteistico di Akhenaton nel quattordicesimo secolo a.C. e si innestò poi sui culti locali; ecco perché la leggenda parla di un viaggio di Orfeo in Egitto. » [1]
Orfeo viene smembrato perché inviso a Dioniso:
la venerazione del Sole è un indizio, sopravvissuto nel mito, del contrasto tra due caste sacerdotali:
i devoti alla Luna contro i fedeli del Sole...
« Ogni mattina, Orfeo sale in cima al Pangeo per salutare l'apparizione del sole, che egli identifica con il dio Apollo.
Dioniso allora, che regna sulla regione, si vendica del disprezzo in cui lo tiene Orfeo abbandonandolo alla furia delle Menadi:
il pazzo del sole, il devoto d'Apollo è fatto a pezzi dalle seguaci di Dioniso. » [2]
La resistenza al culto Solare fu violenta.
Il mito di Orfeo, che culmina con l'uccisione del dio, ne conserva una traccia...
« Pare che gli elementi conservatori in Tracia si fossero opposti tenacemente alla nuova religione, soffocandola nel sangue in alcune parti del paese. » [1]
Il timore per le Entità che regnavano sui raggi Solari si conservò a lungo, nel mondo antico:
tanto che l'accesso ai templi, nell'ora più calda, era interdetto...
« L'importanza del mezzogiorno nel culto dei morti rende quest'ora sacra: perciò a metà del giorno all'interno dei templi si tirano le tende (παραπετασματα) e si vieta l'ingresso ai mortali. » [3]
Il dio Sole moriva a mezzogiorno con l'oscuramento del cielo:
ciò rimase nel sacrificio Cristiano...
« Sembra dunque che il mezzodì dividesse il giorno in due parti dedicate rispettivamente alle divinità uraniche e alle ctonie:
l'ora di mezzogiorno in quanto tale era riservata alle libagioni in onore dei morti (κατοικομενοις) »
« [...] questi due fenomeni concomitanti si verificano spesso a mezzogiorno, manifestandosi sotto un duplice aspetto:
il terremoto e l'oscurarsi del cielo.
Il primo esempio da citare riguarda la morte di Cristo. » [3]
➔ Le Tre Marie e le donne che eseguono i riti funerari:
Diana Infernale: il rito funerario della Donna.
➔ Sulle feste del Sole, sopravvivenza pagana in età Cristiana ---
Sant'Orfeto e il Solstizio: tracce di una festa pagana del Sole.
Da Imbolc all'Annunciazione di Maria: le feste per la nuova nascita del Sole.
Un adoratore del Sole braccato dall'Inquisizione - Lo strano caso del beato Pietro...
Nota all'immagine ---
_La miniatura in apertura, con la Vergine (Lunare) che ha in grembo il Sole-Gesù, è tratta dai Rothcschild Canticles custoditi presso la Beinecke Rare Book and Manuscript Library della Yale University (U.S.A.): folio 64 recto.
Note al testo ---
[1] Cfr. Robert Graves, I Miti greci, traduzione di Elisa Morpurgo, Longanesi, Milano, 1983, nota 3 a p. 101.
[2] Cfr. Marcel Detienne, Dioniso e la pantera profumata, Laterza, Roma-Bari, 2007, p. 153.
[3] Cfr. Roger Caillois, I demoni meridiani, Bollati Boringhieri, Torino, 1988, pp. 10, 18 e p. 73.
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