giovedì 23 maggio 2013

Quando san Francesco non era il Re degli stregoni: due passi al Santuario della Madonna delle Grazie di Rasiglia...




Sfatiamo un mito: l'Umbria non è tutta francescana.

Specie lassù, sui monti dell'Appennino umbro-marchigiano, dove ancora a metà Quattrocento sopravvivevano superstizioni legate a santi leggendari.

Come al Santuario della Madonna delle Grazie di Rasiglia, sulla strada che da Foligno s'inerpica per Colfiorito.

Un santuario di frontiera conteso per secoli da fazioni armate in lotta tra loro, che nel luogo sacro si sarebbero riappacificate grazie alla mediazione di un angelo...


La chiesa deve le sue fortune alla scoperta di una statua prodigiosa della Madonna agli inizi del '400.
Non una Madonna come tutte le altre!

Quella di Rasiglia è una Virgo paritura (cioè una Vergine con il pancione), che proteggeva dalle insidie del parto le sue devote.

Gli ex-voto sulle pareti della chiesa sottolineano il concetto...




E le magie dello stregone di Assisi, che fine hanno fatto?

In questo santuario non c'è alcuna traccia di san Francesco!

Strano a dirsi perché i popoli che abitavano questi monti ad una manciata di chilometri da Assisi, erano parenti di quei contadini e di quei pastori che alla Verna avevano acclamato l'uomo in grado di parlare agli uccelli e di risanare le vacche.

Al Santuario di Rasiglia, invece, c'è un campionario ricchissimo di altri santi contadini, così radicati nella cultura popolare che le origini del loro culto si perdono nelle nebbie del tempo.
A cominciare da sant'Antonio Abate [sopra], l'eremita protettore dei maiali, maiali che gli Ospitalieri allevavano per curare con il loro grasso i famosi fuochi di sant'Antonio.

E come Sant'Antonio, non poteva mancare sulle pareti del santuario un altro dio taumaturgo, il colosso di san Cristoforo, la cui immagine portentosa risanava gli appestati (o almeno si credeva capace di farlo!)...


Ma la divinità che c'incuriosisce di più, non foss'altro perché prima d'incontrarla qui non ne avevamo mai sentito parlare in zona, è sant'Amico di Rambona.



Abate marchigiano vissuto intorno all'anno Mille, si narra che avesse addomesticato un lupo nel bosco per fargli trasportare la legna nel monastero [sopra, particolare con il lupo quasi stremato].

Il MedioEvo è pieno di santi che addomesticano lupi nascosti nelle oscurità del bosco, Sant'Amico insomma era in buona compagnia.

Qui sulle pareti del Santuario è raffigurato ovunque, addirittura due volte ai lati del trono in un affresco con la Maestà [sopra].

Nessun riferimento all'addomesticatore di lupi per eccellenza: san Francesco.

Non sarà che abbiamo un'idea un po' troppo vaga delle superstizioni medievali?


Note ---

* Gli affreschi del Santuario sono tutti anonimi.

* Se v'interessa saperne di più, nel libro sul culto di San Cristoforo dedico una sezione a parte alla sua storia.

Nessun commento: